Recensione: Principessa Laurentina

Principessa 


Laurentina


Struttura 

del 

romanzo

Principessa Laurentina” è il secondo ed ultimo libro di una mini saga della scrittrice per l’infanzia Bianca Pitzorno.
È stato strutturato e pensato per un pubblico adolescenziale di età compresa tra i 13 ed i 15 anni. Lo stile linguistico infatti è perfetto per un pubblico di quel target, datala giusta commistione di leggerezza e serietà.
Nonostante esso si ponga come ‘seguito’ del romanzo “Speciale Violante” e presenti numerosi riferimenti al libro precedente (ricordi e discorsi  di Barbara su Scintilla Luz, la troupe dell’orfana di Merignac e Wolf il ragazzo tedesco), è un romanzo che tocca tematiche molto serie e prende una piega completamente differente da quelle classiche adolescenziali.
Principessa Laurentina” è un romanzo privo della leggerezza e possiamo dirlo anche della superficialità del primo. Infatti presenta numerosi spunti di riflessione e porta alla ribalta argomenti anche molto problematici. Primo fra tutti il pesante e talvolta logorante rapporto genitori/figli.

Una delle copertine del romanzo. Edizione Arnoldo Mondadori.

Il libro ricopre un arco temporale di circa un anno (massimo un anno e mezzo) ed è diviso in quattro parti con capitoli di numero variabile; a seguire, un epilogo finale.
Il libro inizia in medias res, ossia dalla parte centrale del racconto per poi procedere con un lunghissimo flash back che riporta il lettore al punto centrale. Da lì la storia prosegue normalmente.
Ovviamente ritroviamo come protagoniste principali Barbara Lulli, Valentina Prada e Vittoria Intimari con la sottile ma ben percepibile differenza che se nel manoscritto precedente tutte e tre erano protagoniste quasi alla pari, qui è palesemente il vissuto personale di Barbara a fare la parte del leone.
Tutta la vicenda ruota attorno al suo dramma personale e per Valentina e Vittoria vi è uno spazio abbastanza risicato. Saranno più presenti verso la fine della storia.
Per quanto riguarda il focus è quello del narratore onnisciente anche se abbiamo una lunga parte intitolata “Il diario di Barbara” dove appunto la protagonista scrive le sue impressioni sul proprio diario personale ed è da lì che il lettore apprende lo scorrimento delle vicende.
Troviamo anche una lunga lettera scritta sempre da Barbara a Vittoria e Valentina, dove la ragazza racconta di aver scoperto le regali origini del suo patrigno.
Il titolo del libro infatti non è una metafora. Questa è la storia di una vera principessa con tanto di sangue blu ed antenati illustri:
la principessa Laurentina, la sorella di Barbara.

Il 

dramma 

umano 

di 

Barbara 

Lulli

Avevamo lasciato Barbara nel romanzo precedente che dopo esser stata costretta a lasciare Dorgo per andare a Nizza, deve far compagnia alla madre, reduce da un infortunio. L’avevamo poi piacevolmente ritrovata a Settembre all’inizio della scuola. Lei, Vittoria e Valentina più che mai pronte ad incominciare la terza media.
Un finale felice, degno di tre spensierate teen agers. Tuttavia Barbara non può immaginare che la sua vita sta per cambiare improvvisamente e drasticamente.
Dopo circa due mesi di scuola (Settembre ed Ottobre) prima dell’inizio delle vacanze di Ognissanti, Marcella Navarra convoca i figli Claudio e Barbara per annunciare loro un fatto molto importante: lei ed il suo compagno l’ingegner Lorenzo Laurenti, hanno deciso di sposarsi e dopo le nozze andranno a vivere a Milano, la città dove lui lavora.
Nella precedente recensione ho supposto che Alaria la città dove le tre ragazze vivono, potrebbe trovarsi vicino alle Alpi Trentine, ma credo invece di tratti delle Alpi Lombarde.
In questo libro viene detto che Alaria dista 200km da Milano e 23km dal paesino di montagna di Dorgo. Inoltre a Milano, Alaria viene sempre definita con disprezzo “una cittadina di provincia”. Deduco quindi che si trovi all’interno della regione Lombardia. Ma andiamo avanti.
Barbara non ha ancora 14 anni e viene letteralmente costretta a lasciare Alaria per andare a vivere a Milano con la madre ed il patrigno. Tutto questo invece non riguarda suo fratello Claudio, iscritto ad un prestigioso college americano. Infatti questi parte subito per gli States.
Barbara non vuole lasciare la sua terra. Ama la sua casa, la sua gente, la sua famiglia, le sue amiche. Non tollera di abbandonare la città natìa per alcun motivo. Tenta all’inizio di opporsi, ma è tutto inutile.
Il giudice l’ha legalmente affidata alla madre che è ben decisa a tenersela stretta ad ogni costo; suo padre ad Alaria vive in un monolocale e su a Dorgo dal nonno Giorgio non esistono nemmeno le scuole elementari.
Suo fratello Claudio in tutto questo contesto, della sorella semplicemente se ne infischia. Lui fa quel che vuole e non gl’interessa minimamente dei problemi di Barbara. Anzi l’insulta dicendo che deve adattarsi alla sua nuova situazione.
Il problema della ragazza oltre al non voler lasciare la sua casa e la sua vita, sta principalmente nel fatto che non ha mai e poi mai accettato il divorzio dei genitori.
Aveva sopportato il nuovo compagno della madre solo perché questi vivendo a Milano si faceva vedere raramente. Non solo; aveva sopportato anche per “nobile e generoso rispetto dei sentimenti altrui”.
Comunque la ragazza è gelosissima anche del padre e non tollera neppure lontanamente che anche lui possa risposarsi.
Barbara viene portata via dalla sua città subito dopo il ponte di Ognissanti ed iscritta frettolosamente in una scuola media di Milano. Da qui l’inizio della fine.
Barbara non accetta la nuova casa, non accetta la nuova scuola, non accetta la sua nuova situazione.
All’inizio tenta di affrontarla passando le giornate al telefono con Vittoria e Valentina. Dopo un mese il patrigno le mette il contascatti per impedirle di fare chiamate interurbane poiché molto costose (esattamente come nel libro precedente siamo nell’Italia degli anni novanta).
Pertanto passerà il tempo a scrivere lunghissime lettere alle amiche e al nonno, aspettando spasmodicamente una loro risposta.
Barbara tecnicamente avrebbe potuto vedere il padre il fine settimana, ma la lontananza è tale da rendere il tutto praticamente impossibile.
A scuola smette di studiare. Aspetta che in casa non ci sia nessuno per poter mangiare degli intrugli improponibili o della nutella nascosta. Ingrassa nel giro di poco tempo e il viso le si riempie di foruncoli, guadagnandosi l’espressione disgustata della madre. La sua salute peggiora e si ammala facilmente. Non coltiva amicizie di nessun tipo. Ignora persino i nomi dei nuovi compagni di classe, compresa la compagna di banco.

Una delle copertine del romanzo.

A week end alterni il padre va a Milano a trovarla, ma sono incontri forzati, in cui i due non sanno assolutamente cosa dirsi. Barbara vede le azioni paterne come un semplice dovere che lui deve espletare.
A peggiorare il tutto Barbara è sempre più scostante ed aggressiva con il patrigno che ovviamente da parte sua fa il possibile per farla contenta. Ma è inutile. Pertanto ci penserà la madre a mollarle dei sonori ceffoni e riempirla di rimproveri. Sono situazioni assurde. Come se non bastasse, Marcella la madre di Barbara è pure incinta.
Barbara prende la notizia prima con vergogna e disgusto (a causa dell’età della madre, 45 anni) poi con semplice indifferenza. Cercherà in ogni modo di vivere e comportarsi come se la cosa non la riguardasse. Anche le amiche rimangono sconvolte nel constatare l’indifferenza di Barbara.
Ma lei ormai vive in una sua dimensione. Una strada senza uscita. Passa le giornate a sperare che arrivi ora Natale, ora Pasqua, ora l’estate per poter tornare a Dorgo, nella speranza di recuperare la sua vita.
Riempie i quaderni di pagine e pagine con poesie dove piange la sua terra. Piange di notte nel suo letto recitando il vecchio appello scolastico della scuola di Alaria. Di fatto vive come uno spettro.
Barbara ben presto finisce nel tunnel della depressione in una sorta di strada senza uscita. Un’uscita che inaspettatamente alla fine arriverà ma che di fatto sarà una cura peggiore della malattia.

Barbara 


la 

famiglia 

Laurenti 

di 

San Protaso

Barbara dicevamo, a Milano è costretta a vivere con la madre ed il patrigno Lorenzo.
Lorenzo Laurenti è un ricchissimo ingegnere ed è proprio il caso di dire che Marcella sposandolo ha vinto il terno al lotto. È scapolo, estremamente ricco e viene descritto pure come un uomo belloccio.
È molto innamorato di Marcella. Da subito fa amicizia con Claudio e cerca in ogni modo di conquistare (senza successo) Barbara. Le regala un motorino, le offre ripetizioni quando la vede andar male a scuola, non s’intromette mai nelle discussioni tra lei e la madre e le regala persino un cane. Un cucciolo di cane da caccia alla tana che Barbara chiamerà Dagoberto. Ma è tutto inutile. Litigherà anvhe con la moglie perché a volte ritiene un po’ superficiale il suo modo di approcciarsi con la figlia.
A Natale, per caso si presentano in casa Laurenti due anziane signore rispettivamente di settanta e sessantotto anni. Nel romanzo scopriamo che sono le ultime parenti rimaste di Lorenzo e sono le sue cugine:
La principessa Selvaggia Laurenti di San Protaso e la principessa Olimpia Laurenti di San Protaso (sono sorelle), quest’ultima vedova.
Ebbene si, Lorenzo il patrigno di Barbara è un principe. Infatti Lorenzo è l’ultimo maschio della loro stirpe e proprio l’aver sposato una divorziata plebea aveva spinto le due anziane principesse a rifiutare di partecipare al matrimonio. Alla fine però le due vetuste nobildonne decidono di perdonare il traditore quando scoprono che Marcella aspetta un bambino.
Dopo la nascita della piccola Laurentina le due vegliarde diventeranno una presenza assidua in casa Laurenti coccolando e sbaciucchiando la loro “adorata principessina” che riempiono di regali.

Una delle copertine del romanzo

Nel romanzo le principesse cugine vengono descritte in modo semplicemente grottesco, ridicolo quasi caricaturale. Sempre cariche di gioielli falsi come alberi di Natale (quelli veri li han venduti per debiti), arroganti, presuntuose, ossessionate dalle loro aristocratiche parentele e la servitù che possedevano nel loro palazzo avito.
Non fanno nessun mistero di ritenere la madre di Barbara una donna insignificante e la sua ex famiglia delle complete nullità. Ma sanno che dovranno per forza accettarle. Specialmente perché le care principesse a forza di vivere senza lavorare e con abitudini molto costose, hanno dovuto vendersi tutto quello che avevano.
Risultato? Vivono poveramente e molto modestamente in un piccolo appartamento alla periferia di Milano. Barbara si diverte un mondo ad osservare le principesse cugine per prenderle in giro con la famiglia Lulli o con le amiche.
“Sapete cosa ho scoperto a Natale? Che Lorenzo il mio patrigno è un principe. Non solo. Con il matrimonio, anche mia madre è diventata una principessa, e il bambino che nascerà da questi due campioni sarà un principino pure lui. A me e Claudio invece di tutta questa aristocrazia non ce ne viene neppure una briciola. Tuttavia devo riconoscere che con tutti i suoi difetti, Lorenzo non è come tua nonna, Vittoria, che non è contenta se tutti quanti non sanno che è una marchesa e non la riveriscono. Lui di questa storia della nobiltà non ne aveva mai parlato. Pensate che neppure mamma lo sapeva. E avremmo continuato a non saperlo se a Natale non fossero venute a trovarci due sue cugine, le uniche parenti che gli sono rimaste. Principesse anche loro naturalmente. Eh si care mie, in questa famiglia il sangue blu scorre a torrenti!”
Estratto di una lettera di Barbara a Valentina e Vittoria dal romanzo“Principessa Laurentina”.

Barbara 


Milano

Sarà odio a prima vista. Dal primo giorno.
Barbara non riuscirà mai ad amare la città dal freddo umido e strisciante che si contrappone all’aria gelida e tersa come cristallo di Alaria.
Non sopporta la metrò, non sopporta la confusione. Il correre della gente per strada come fosse “inseguita dal nemico”. Non riesce ad ambientarsi in quella città che ritiene essere senz’anima.
Durante il primo anno trascorso, Barbara frequenta la terza media. Non stringe amicizia con nessuno, non ricorda i nomi dei compagni di classe né tantomeno dei professori.
Vive barricata nel suo rifiuto che la porta ad andare malissimo a scuola. Suscitando lo scontento della madre.
L’unico motivo per cui non viene bocciata a fine anno sarà perché Barbara avvierà una lenta ripresa causata da uno sprezzante commento delle principesse cugine circa la formazione ricevuta ad Alaria.
Barbara punta sul vivo, non tollera che si parli male della sua città, della sua scuola e dei suoi vecchi insegnanti, pertanto avvierà una formidabile rimonta che la porterà ad avere la sufficienza piena in tutte le materie.
L’anno venturo su consiglio delle amiche Valentina e Vittoria decide innanzitutto di tenere un diario segreto dove poter liberare i propri pensieri, ed una volta iscritta al liceo classico Ludovico Ariosto di Milano, stringe amicizia con una ragazza, Ornella Viani, ed un ragazzo, Roberto Altara. Gli unici della classe come lei a prendere più di otto nei compiti di italiano.
Ornella è descritta come una bella ragazza dai lunghi capelli raccolti in una grossa treccia. Intelligente, spiritosa e molto popolare specie tra i ragazzi di I e II liceo. Roberto invece è descritto come un “un ragazzino, un baby” nel senso che è incredibilmente piccolo di statura e con un aspetto bimbesco. Infatti Barbara all’inizio è convinta che sia almeno due anni più piccolo di lei.
Barbara tuttavia rimane favorevolmente impressionata dall’insegnante d’italiano la signora Ludovica Danesi. La ragazza finisce per maturare una vera e propria ammirazione per questa donna sobria ed austera, così diversa dalla madre. Anzi non fa altro che rimarcare quanto preferirebbe avere lei come genitrice.
Anche se il ricordo della signorina Lilietta Pancaldi (l’attempata insegnante tutta pizzi già incontrata nel romanzo “Speciale Violante”)  divenuta l’insegnante di latino e greco di Valentina e Vittoria è troppo forte e le procura non pochi malumori.
I suoi rapporti extrascolastici comunque si riducono alla frequentazione dei soli Ornella e Roberto. Come abbiamo già potuto constatare nella recensione del libro antecedente, sappiamo come Barbara sia una ragazza tremendamente elitaria ed attratta solo da persone affini a lei. Infatti si ferma a due amici.
Il trio si scioglie dopo poco tempo perché senza volerlo Barbara cade vittima del triangolo alla Renato Zero: Ornella s’innamora di Roberto e lui di Barbara. Quest’ultima da parte sua, non è assolutamente attratta dal ragazzo e pur riuscendo alla fine a mantenere una buona amicizia con lui, preferisce frequentare maggiormente Ornella che per fortuna non glie ne fa una colpa della preferenza di Roberto.
Il rapporto che lega Barbara a questi due ragazzi è comunque molto superficiale nell’intimo. La ragazza anche se prova simpatia per loro, li frequenta esclusivamente per sopravvivenza e non li ritiene minimamente all’altezza delle ormai lontane Vittoria e Valentina.
Una delle copertine del romanzo

Inutile dire che quando Barbara si troverà a tornare ad Alaria non si degnerà nemmeno di salutarli, felice di non rivedere mai più quella pappamolla di Ornella né quel moccioso di Roberto come da lei definiti.
Anche l’idolatria nei confronti della signora Danesi si sgonfierà come una bolla di sapone.
Dopo la morte della madre, la professoressa manda a Barbara un lunghissimo telegramma. Il sunto è una specie di predicozzo sul non lasciarsi andare e al non prenderla come una scusa per non studiare.
Ma la frase che darà più fastidio a Barbara sarà la seguente: “Fa che anche in cielo tua madre continui ad essere fiera di te”.
La giovane troverà la frase troppo retorica, troppo banale. Semplicemente insopportabile visto che Marcella non era mai stata fiera della figlia né lo aveva mai dimostrato. Meno che mai per i risultati scolastici. Barbara infatti veniva spesso definita dalla genitrice “intellettuale” con una punta di disprezzo.
Barbara non risponderà al telegramma dell’ex insegnante e deciderà di cancellarla per sempre dalla sua vita.
Esattamente come la città di Milano.

Barbara 


sua 

madre, 

un 

conflitto 

mai 

risolto

Il rapporto che lega Barbara a sua madre Marcella Navarra è il perno attorno al quale ruota questo romanzo.
Barbara sin dal primo momento, come già detto, non accetta il secondo matrimonio della madre e non accetta il trasferimento forzato. Sempre come già detto lo dimostrerà in mille modi.
Madre e figlia pur vivendo nella stessa casa finiscono irrimediabilmente per allontanarsi l’una dall’altra e Marcella in questo contesto dimostra non poche colpe.
Nonostante non sia affatto una donna stupida e si accorga palesemente di come la figlia stia manifestando sintomi di un profondo disagio fisico e psicologico, non fa assolutamente niente per impedirlo.
L’odio nei confronti dell’ex marito (il padre di Barbara) fanno si che neanche per un secondo le sfiori l’idea di rinunciare alla custodia della figlia. Vede la figlia ingrassare e tutto quello che riesce a fare è insultarla, sperando così di stimolarne l’orgoglio.
Non arriva a capire che una persona sofferente di depressione un orgoglio non lo possiede più.
Cerca di allontanare Barbara dalla famiglia del padre, risponde a ceffoni quando la figlia le rinfaccia che l’appartamento di Milano non lo sente come casa sua; la obbliga a partecipare a noiosissime gite fuori porta con lei, Lorenzo ed altre coppie per non lasciarla sola a casa.
Non vuole che la figlia nel fine settimana vada ad Alaria perché accompagnarla e venirla a riprendere la obbligherebbe a tornare prima dalle gite settimanali che fa regolarmente con il marito.

Una delle copertine del romanzo

Una donna sensata, avrebbe capito che era il caso di lasciar perdere. Ma lei non lo fa e ricorre all’arma più becera di tutte: il tradimento.
Infatti dopo la nascita di Laurentina, Marcella incarica Liselotte la fraulein della neonata, di carpire la confidenza di Barbara e praticamente farsi raccontare tutti i fatti della figlia.
La fraulein che di fatto è una simpatica ragazza tedesca molto bisognosa di denaro, accetta. Nel giro di poco tempo la 27enne riesce non solo ad avere la totale confidenza di Barbara, ma trova addirittura il diario della 14enne e lo consegna alla madre perché possa leggerlo.
Alla fine sarà la stessa Marcella a rivelare alla figlia che Liselotte è pagata per amarla, quando s’accorge che Barbara si sta legando troppo alla tedesca. Infatti la signora Laurenti non tollera che si dia troppa confidenza alla servitù.  
Barbara a quel punto chiude i rapporti con Liselotte e brucia il suo diario personale.
Questa sarà la goccia che farà traboccare il vaso. Sentendosi tradita, spiata e pure presa in giro, Barbara scrive una lunga e  durissima lettera alla madre dove le comunica ufficialmente quello che Marcella aveva già letto nel suo diario: Barbara ha trovato il modo di tornare ad Alaria a vivere con il padre e lei non potrà fare nulla per impedirglielo.
Nonostante madre e figlia si amino reciprocamente (perché è evidente) non si capiscono proprio. Sono troppo diverse. Dato che il romanzo segue la psiche di Barbara, vediamo come sia lei a sentirsi costantemente poco amata dalla genitrice e cerca comunque nel suo piccolo, di compiacerla sempre.
Infatti madre e figlia avranno una breve e laconica discussione dove Marcella riesce a guadagnare tempo rimandando ogni discussione al suo ritorno da un viaggio che farà con Lorenzo in Sudafrica.
Ma da qual viaggio Lorenzo e Marcella non torneranno mai più.
Barbara dopo la morte della madre e del patrigno tornerà definitivamente a vivere ad Alaria. Esattamente come voleva.
Ogni giorno, ogni notte, ogni momento della sua vita saranno per sempre divorati dal senso di colpa del sopravvissuto, tanto che la 14enne ogni notte inventa per se stessa una storia plausibile sul possibile ritorno della madre (nel libro non era stato possibile identificare la salma di Marcella):
“Chissà. La telefonata dall’Africa poteva sempre arrivare. 
Barbara aveva bisogno di crederci perché non riusciva a sopportare la realtà. Non riusciva ad accettare che la madre era morta per sempre e che non sarebbe tornata mai più.
Tuttavia in un punto lucido della sua testa, sapeva che era proprio morta, che non c’era più niente da fare e che avrebbe dovuto imparare a vivere senza di lei”.
Epilogo del romanzo “Principessa Laurentina

Laurentina 

Laurenti 

di 

San 

Protaso: 

principessa, 

orfana, 

sorella

La sorella di Barbara nasce prematura (otto mesi) nell’ospedale di Pratile, a pochi chilometri dal paesino di Dorgo in una calda notte di Giugno.
Il rapporto che lega Barbara alla piccola sorellastra è sin dall’inizio, molto negativo.
La ragazza quando apprende che la genitrice è incinta prova prima ripugnanza, poi vergogna ed infine indifferenza.
Nonostante le piacciano i bambini, e sia notoriamente una brava baby sitter con il vezzo di battezzare cani e gatti con i nomi più assurdi possibili, dal primo giorno si comporta come se la nascita della sorella non la riguardasse.
Le uniche davvero entusiaste saranno le amiche, soprattutto Valentina che essendo la maggiore di tre figli ha una sorta di deformazione professionale.
A Barbara non interessa conoscere la sorella, nemmeno vorrebbe andare a vederla in ospedale, infatti saranno le amiche a portarcela. Quasi di peso. Non parla mai di lei nemmeno per lettera, e nemmeno si disturba a prenderla in braccio. La ignora completamente.
È profondamente infastidita dall’interesse delle amiche per la neonata, non sopporta l’idolatria che la madre ha per il suo prezioso tesoruccio e le principesse cugine non mancano di criticarla per lo scarsissimo attaccamento alla sorellina.
Le cose andranno avanti così per tantissimo tempo. Fino alla morte di Marcella e Lorenzo.
Barbara ritorna ad Alaria e per quanto possibile cercherà di dimenticarsi dell’esistenza di Laurentina. La piccola infatti è stata letteralmente agguantata dalle principesse cugine, convinte che tramite lei avrebbero ereditato il patrimonio del parente defunto.
Invece rimangono sconvolte nello scoprire che Lorenzo aveva investito tutto il suo denaro in certi esperimenti d’ingegneria elettronica non particolarmente produttivi e che il lussuoso appartamento dove vivevano era in affitto.
Le due anziane sono costrette a fare ritorno nella loro tristissima casa in periferia con una neonata da accudire per giunta.
All’inizio la fraulein della piccola, Liselotte, decide di seguirle (è stata pagata fino alla fine dell’anno). Poi quando le due anziane iniziano a trattarla da vera e propria domestica, restituisce il denaro e torna in madrepatria.
Barbara all’inizio non vuole sentire niente. Non le interessa ciò che succede. Sarà Valentina ad obbligarla a telefonare per avere notizie della sorella e a convincerla a tornare a Milano per andarla a trovare. Barbara si lascerà manovrare come un pesantissimo ed ingombrante pupazzo. Nella sua testa i sentimenti sono maledettamente ambigui e molto poco definiti.
Arrivata a Milano Barbara ha l’immediata tentazione di scappare via. Solo la presenza quasi poliziesca di Vittoria e Valentina la costringe a rimanere salda sui suoi propositi.
Trova la sorella malaticcia e perennemente rinchiusa nel suo box, in una stanzetta buia e polverosa. Appare evidente come le principesse cugine siano stufe di avere in casa un simile impiastro.
Alla fine sempre incoraggiata dalle amiche, Barbara osservando la sorella, così simile a lei da piccola, così seria, così espressiva come la madre, decide di rapirla e portarla via.
Ha una sorta di redenzione sulla via di Damasco che la porta a rendersi conto di non poterla buttare fuori dalla sua vita.

Una delle copertine del romanzo

Perché Laurentina è tutto ciò che le resta della madre. Tornata ad Alaria, Barbara si aspetta di avere tutti contro. Invece è fortunata.
Infatti le principesse cugine non ci provano neanche a riprendersi la bambina ma glie la lasciano volentieri (l’avevano presa in custodia senza un effettivo ordine legale) e Barbara verrà aiutata da tutti a tenerla.
I primi a sostenerla saranno suo padre (che tutto sommato si scopre felice di vedere che la figlia non avesse subito un blocco emotivo causato dalla morte della madre) ed Augusta la nuova fidanzata del genitore: professione giudice.
A Barbara non piace Augusta. Finisce per tollerarla solo perché la donna sarà un aiuto preziosissimo in famiglia e perché la donna ha capito ed accettato il fatto che lei verrà sempre dopo Barbara nel cuore di Alessio Lulli.
Poi si sa. La fortuna aiuta gli audaci. In questo caso meglio definirla la divina provvidenza.
Infatti alla fine arriva il deus ex machina che sblocca la situazione.
Per caso nello studio di Lorenzo viene rinvenuta una busta sigillata con un’assicurazione sulla vita da lui stipulata il giorno di nascita della figlia: ben un miliardo di lire da dividere in parti uguali tra Marcella, Claudio, Barbara e Laurentina.
Quando Barbara lo verrà a sapere verrà nuovamente travolta dai rimorsi per come aveva ingiustamente trattato il patrigno. Il denaro verrà poi equamente diviso tra Claudio, Barbara e Laurentina.
Permettetemi un piccolo appunto sul personaggio di Claudio Lulli il fratello di Barbara. Vi giuro che questo ragazzo è semplicemente il peggior personaggio del romanzo, tanto è detestabile. Duecento volte più odioso delle principesse cugine, che almeno fanno ridere.
Quando Barbara viene costretta ad andare a vivere a Milano non solo non cerca d’incoraggiarla, ma la liquida con sufficienza. 
Quando il nonno, Giorgio Lulli gli fa notare che sarebbe meglio aspettasse un anno prima d’iscriversi all’università americana per aiutare la sorella ad ambientarsi risponde: “Se Barbara sta male è perché è una stupida. Che altro vorrebbe? Mamma ha sempre avuto un debole per lei ed anche Lorenzo la vizia, glie le lascia passare tutte. Lo so che con voi fa la martire perseguitata ma è solo una ragazzina stravagante con troppi grilli per la testa. E tu e papà fareste meglio a non incoraggiarla”.
Ma non è finita qui. Quando viene a sapere che Laurentina è stata presa in custodia dalle principesse cugine, scende in campo, mister chiacchierone, a vantarsi di come se ci fosse stato lui a guida della famiglia avrebbe preso la custodia di Laurentina.
Allora il nonno tendenziosamente gli suggerisce che sarebbe un’ottima idea. Cominciasse a lasciare l’università americana e cercarsi un lavoro in Italia così da offrire un tetto alla sorellastra. Ovviamente Claudio di rinunciare alle proprie ambizioni, non ci pensa nemmeno.
Quando poi l’assicurazione di Lorenzo paga il denaro concordato, sarà Barbara con LA SUA PARTE a pagare Liselotte (verrà richiamata dalla Germania) per Laurentina e persino estinguere il mutuo del padre (ma la casa sarà intestata solo a lei). Claudio che ci fa invece? Smette di lavorare per mantenersi agli studi e stop.
Claudio? Posso dire una cosa? Da lettrice. Vai a farti friggere.
E le principesse cugine? Ahahah questa è da ridere. Appena scoprono dell’assicurazione di Lorenzo si precipitano in tribunale a chiedere l’esclusivo affidamento di Laurentina, sconfessando la lettera che avevano mandato a Barbara dove annunciavano di lasciargliela perpetuamente. Troppo tardi. Augusta la fidanzata del padre di Barbara, ha fatto in modo che fosse proprio lui a diventare temporaneamente il tutore legale di Laurentina (fino all’indipendenza economica di Claudio).
Non posso fare a meno di pensare a quanto sia micidiale il karma. Alessio Lulli che aveva lasciato Marcella, che se ne era andato di casa perché non sopportava più la ex moglie, ora diventa il tutore legale della figlia lasciata dalla donna. Semplicemente incredibile. Quando si dice il destino.
Conoscendo il personaggio di Marcella, non so se avrebbe gradito tutto questo. L’odio che aveva per Alessio era troppo forte. Il ripudio, l’abbandono non lo aveva mai accettato.
Come aveva già dimostrato scarsissima lungimiranza nel voler necessariamente tenere legata a sé Barbara, sicuramente avrebbe preferito lasciare Laurentina con le principesse cugine. Inoltre nel romanzo Marcella non si lascia sfuggire nemmeno un afflato contro le due anziane. Nonostante Selvaggia ed Olimpia non la stimino né rispettino.
Barbara avrebbe tanto voluto che la madre fosse stata fiera di lei, almeno per quanto concerne ‘il salvataggio’ della sorellina.
Forse è per questo, solo e soltanto per questo, che Barbara ha deciso di spingersi ad amare la bambina.  
Nella speranza di fare davvero in modo che la madre, almeno dalla tomba, per la prima volta, potesse amarla per davvero.

Considerazioni 

finali

Al fine di poter recensire il libro al meglio, l’ho riletto. Nonostante lo possieda da tanto tempo e lo abbia letto già diverse volte. Tuttavia le emozioni che trasmette sono sempre molto forti, penetranti, divoranti e contrastanti.
Specie per una persona giovane, una mente in itinere.  
Questo libro non ha la leggerezza e se posso dirlo “la vacuità” di quello precedente, ma possiede una profondità emotiva notevole.
Oltre alla tematica portante che è quella del rapporto genitori/figli e la famiglia in generale, vengono prepotentemente portate in esame situazioni di profondo disagio giovanile come la depressione, le famiglie allargate, la difficoltà dei rapporti tra le persone; insomma un libro che smuove davvero i sentimenti di coloro che lo leggono.
Un immaginario epilogo carico di dolore e di sofferenza fa il resto.
È uno dei libri che ho amato di più durante la mia adolescenza ed in questa sede spero d’incoraggiare quanti più possibile a leggerlo.
Perché nonostante tutto in Barbara Lulli vive ognuno di noi.
Un essere umano che ogni giorno deve trovare il coraggio di andare avanti, e che suo malgrado deve imparare a vivere anche senza coloro che si amano.
 Autore MLG

Commenti

Post più popolari