Recensione: Polissena del porcello
Polissèna
del
porcello
Struttura
del
romanzo
Trafficavo nella mia libreria di casa, quando mi sono ritrovata davanti, ben occultato da altri libri, questo romanzo. Lo comprai diversi anni fa, quando ovviamente, ero ancora una ragazzina.
Dato che si tratta di un libro carinissimo di cui ho mantenuto un piacevole ricordo pressoché inalterato, ho deciso che dovevo assolutamente consigliarvelo.
“Polissèna del porcello” è uno dei romanzi di letteratura per l'infanzia scritti dall'autrice sarda Bianca Pitzorno. È un libro scritto e pensato per un pubblico di un età fra i 10 e i 12 anni; anche 13 se pensate che il vostro ragazza/o lo possa apprezzare.
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Copertina del romanzo. Edizione Arnoldo Mondadori |
A differenza dei libri recensiti sin ora della medesima autrice, questo manoscritto è ambientato in un contesto totalmente inventato, fantasioso, quasi fiabesco; il che ha permesso alla scrittrice di poter spaziare liberamente con la sua inesauribile fantasia.
Il libro presenta una struttura caratterizzata da una divisione in otto parti con capitoli di numero variabile; a seguire un lunghissimo ma totalmente destabilizzante epilogo finale.
La narrazione presenta la figura letteraria del narratore onnisciente. Trovo sia perfettamente azzeccato con il contesto fantastico della vicenda, visto che l'intera storia è ambientata in un'epoca presumibilmente a cavallo tra 700' ed 800' (ma non vi sono riferimenti precisi).
I fatti non presentano alcun riferimento ad un qualcosa di realmente esistito, infatti è tutto inventato di sanissima pianta.
Se avete un figlia/o oppure vorreste consigliare un libro per un giovane particolarmente attratto dai testi di fantasia, ebbene questo libro fa totalmente per voi, in quanto l'autrice come ulteriore elemento di attrattiva è riuscita ad inserirci la tematica del viaggio ed una forte vena di mistero misto ad intrigo che davvero non guasta mai.
La trama verte sulla storia della giovane Polissena Gentileschi, una ragazzina di 11 anni, che una domenica pomeriggio apprende totalmente per caso, di non essere figlia dei suoi genitori.
La ragazzina sconvolta scappa di casa, e dopo aver scoperto la verità sul suo essere effettivamente una trovatella, decide di partire alla ricerca dei veri genitori avendo a disposizione solo dei piccoli indizi.
A farle compagnia nel suo lungo viaggio (che durerà un anno circa) c'è la piccola attrice girovaga Lucrezia Ramusio, una bambina di 9 anni eternamente accompagnata dai suoi fidatissimi animali acrobatici.
Riuscirà Polissena a scoprire la verità circa la sua nascita? Ritroverà i suoi genitori? Cosa farà con la sua famiglia adottiva? Lo scoprirete solo leggendolo.
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Bianca Pitzorno, autrice del romanzo. |
Polissena
Gentileschi?
È la protagonista della nostra storia. Una ragazzina di 11 anni cresciuta (ed all'inizio del romanzo si pensava anche nata) nella ridente contea di Cepàluna.
I suoi genitori sono il ricco mercante di stoffe Vieri Gentileschi e la sua bellissima moglie Ginevra Assarotti. Polissena ha inoltre due sorelline: Ippolita di 9 anni e Petronilla di 6.
Con loro oltre a tutta la servitù ed i lavoranti di casa Gentileschi, c'è Agnese, la vecchia bambinaia della signora Ginevra, trasferitasi con lei subito dopo il matrimonio.
Polissena vive pertanto in una famiglia più che benestante, amatissima ed adorata, servita e riverita, e per giunta senza una madre che la annoia con l'obbligo dei lavori domestici.
I genitori inoltre si assicurano che lei e sorelline studino tutto ciò che c'è da conoscere per una ragazzina di buona famiglia.
Certo capitava qualche volta che a causa di un capriccio o di un cattivo comportamento, la ragazzina venisse punita con il digiuno serale. Solo in quei casi Polissena fantasticava (più per stizza che per altro) sull'essere figlia di nobili, monarchi o principi che l'avevano perduta tanti anni prima.
Inutile dire che terminata la sua punizione la ragazzina a queste cose non ci pensava neanche più, tornando ad amare i genitori come prima e più di prima.
Nel romanzo viene chiarito molto bene come i signori Gentileschi rappresentino un modello per tutti gli abitanti di Cepàluna. Sua madre infatti, considerata da tutta la contea la più bella donna mai vista, all'età di 16 anni era stata promessa dal padre ad un nobile locale, Arrigo Filippucci.
Lei all'inizio non si era opposta al matrimonio con quest'uomo di 30 anni, ma pose come unica condizione di posticipare le nozze di un paio d'anni, dato che ancora non se la sentiva di lasciare la casa paterna.
Ma il suo fidanzato non era minimamente dello stesso avviso e aveva fatto di tutto per convincerla a sposarlo subito.
Ginevra per tutta risposta, ruppe il prestigioso fidanzamento e qualche tempo dopo incontrò Vieri. I due fecero la famosa ‘fughina' e si sposarono in segreto, infischiandosene completamente dell'opinione familiare.
Il loro amore era diventato oggetto di storie raccontate in tutta la contea e le loro figlie, soprattutto Polissena, ne erano orgogliosissime.
Un pomeriggio domenicale, mentre i signori Gentileschi erano in visita ad un vecchia zia, Polissena scopre da un'odiata ragazzina del cortile di nome Serafina, che i signori Gentileschi l'avevano adottata 10 anni prima da un monastero gestito dalle monache dell'ordine di Betlemme.
Polissena all'inizio non ci crede, ma quando riesce con un imbroglio a far ‘confessare' anche la loro governante Agnese, non riesce a gestire in modo razionale l'emozione e fugge via.
Dopo un cammino infinito, a piedi, riesce a giungere nel monastero sopracitato. Lì assiste in piena notte a quello che crede essere l'abbandono di un neonato, mentre in realtà è …. un porcellino. Un dono per le suore da parte di un ragazzo riconoscente alla Madre Superiora.
Nonostante l'ora tardissima, l'undicenne riesce ad ottenere un colloquio con la reverenda Madre Superiora, che le conferma la verità: Polissena non è la figlia della coppia Gentileschi.
Infatti è stata abbandonata in piena notte dieci anni prima, davanti alla porta del monastero insieme ad un grande scrigno in legno con all'interno alcuni oggetti.
Polissena decide ritrovare i veri genitori ad ogni costo, anche per scoprire il motivo dell'abbandono.
La Madre Superiora a questo scopo le restituisce lo scrigno con cui era stata trovata.
Polissena vi trova all'interno: un piccolo ciondolo di corallo a forma di pesce, una sciarpa a righe, una lunga calza da uomo in seta rossa ed un pezzo di tela nera cerata con un parziale disegno bianco, che sembra sia stata strappata da un altro pezzo più grande.
La mattina dopo la ragazzina congeda le suore e senza una vera meta s'incammina con il porcello (la Superiora glie l'aveva regalato in modo che potesse guadagnare qualche soldo vendendolo) e finisce in un bosco.
Lì trova una vecchia conoscenza: Lucrezia Ramusio della compagnia del vecchio Giraldi.
Lucrezia e il vecchio Giraldi sono un duo di attori girovaghi, ben conosciuti a Cepàluna. Il loro è una specie di circo itinerante, infatti sono accompagnati anche dai loro animali; inoltre, la bambina è una grande amica di sua sorella Ippolita.
Polissena in realtà nel bosco trova solo Lucrezia con gli animali ed apprende da quest'ultima che Giraldi è morto.
Dopo essersi reciprocamente informate sulle proprie vicissitudini personali, le due stringono un patto: Lucrezia che teme di finire in mano a dei nuovi tutori, non può viaggiare sola.
Perciò chiede a Polissena di far parte del suo circo assieme al porcello e tra uno spettacolo e l'altro, cercheranno le vere origini dell'ex signorina Gentileschi.
Il primo indizio sarà proprio il pesciolino di corallo della ragazza, infatti anche Lucrezia ne possiede uno uguale, fatto a mano da un pescatore di Tempestàl. Il viaggio pertanto inizierà da lì.
Incontreranno ogni sorta di pericoli, persone diverse (alcune semplicemente assurde) e durante questo lungo viaggio Polissena imparerà ad adattarsi in contesti completamente differenti da quello in cui è cresciuta.
Polissena non ha più la sua famiglia a proteggerla e solo con la compagnia di Lucrezia dovrà imparare a destreggiarsi da sola in un mondo davvero pericoloso.
Polissena non è esattamente la ragazzina più adorabile del mondo: si vede palesemente che è stata molto coccolata, amata e soprattutto viziata. Fisicamente è molto bella: alta, con una folta massa di capelli neri e ha occhi neri su un bel viso rosato.
È ossessionata dal fatto di voler essere a tutti i costi un'aristocratica, infatti ha il terrore di scoprire che i suoi veri genitori sono poveri. Spera sempre che siano dei ricchi nobili che per pura disgrazia l'hanno perduta.
È testarda ed istintiva fino all'esasperazione. Non si contano le volte in cui nel romanzo ogni volta che crederà di aver trovato (quasi sempre sulla base di pochissimi indizi) i veri genitori, subito gli butta le braccia al collo con una confidenza assurda.
Un suo tratto non proprio lodevole è che dopo la fuga da Cepàluna non si degna nemmeno di mandare uno scritto alla famiglia per far sapere come sta. Anzi è ossessionata dall'idea di dimenticarli anche se li pensa spesso e con dolore. È fermamente convinta che il suo posto sia con i genitori biologici, non importa a quale costo.
Va detto però in suo onore che quando penserà di essere la figlia del pescatore di Tempestàl, resterà a vivere lì nonostante l'infinita sporcizia e la grande miseria.
Ha un carattere molto collerico specie quando le cose non vanno come dovuto e non ha molta sensibilità nei confronti degli altri. O meglio cerca di dimostrarla, ma non la sente. Tende a mettere sempre se stessa al primo posto in ogni cosa.
Non è esattamente la protagonista più amabile del mondo. Ma non è lei ad essere interessante, è il grande mistero dietro la sua nascita ad appassionare un lettore.
Per fortuna l'unico che riesce a sopportarla è il suo porcello da lei battezzato Biancofiore. Infatti alla fine della storia il piccolo porcello da latte lascia la compagnia Giraldi e segue la sua padroncina nella sua vera casa.
Lucrezia
Ramusio
e
gli
animali
acrobatici
Lucrezia Ramusio è la co-protagonista della storia. È un'orfana, figlia di due poverissimi braccianti di Paludis, Egberto e Teresa Ramusio.
Un'epidemia di peste ha letteralmente decimato la popolazione del paesino, lasciando lei tra i pochissimi superstiti. Viene quindi adottata a circa 2 anni, dal vecchio Giraldi, un saltimbanco itinerante.
Giraldi le insegna tutto sull'arte circense, rendendo la ragazzina sempre più brava ed autosufficiente.
Lucrezia infatti impara tutto, malgrado lo stesso Giraldi che viene descritto come un vero e proprio mostro.
Sempre ubriaco, sempre violento, sia verso Lucrezia che verso gli animali. Negli ultimi tempi aveva preso l'abitudine di spendere l'intero guadagno della compagnia (dove lui ormai non faceva più niente) nelle bettole. La sua stessa morte avviene a causa di una brutta caduta mentre era in compagnia dei suoi amici ubriaconi.
Dopo averlo seppellito, il senso di liberazione in Lucrezia sarà enorme. Anche se spesso i suoi sogni saranno costellati da orrendi incubi dove il vecchio Giraldi è resuscitato dalla tomba.
Lucrezia non ha nessun ricordo dei suoi genitori, tranne un vecchio medaglione in ottone con il loro ritratto in miniatura che li rappresenta alteri, regali e fieri, così simili alla loro figlia.
La bambina infatti nonostante la piccolissima statura (causata dalla denutrizione) è molto carina. Ha lunghi capelli biondi e ricciuti, occhi neri, corporatura muscolosa e molto abbronzata per via della vita da girovaga.
Ha il sano terrore che vedendola sola qualche ‘caro benefattore' possa avere l'idea di appiopparle un nuovo tutore che lei assolutamente non vuole.
Nonostante la giovanissima età Lucrezia è straordinariamente autosufficiente, intelligente, astuta e prudente.
È anche dotata di una grande cultura, appresa tutta in strada e senza esser mai stata a scuola. Superiore anche a quella di Polissena. Ha il dono della favella, ossia il riuscire a chiacchierare con la gente; pertanto, sembra molto più grande della sua età.
L'incontro con Polissena le cambierà la vita in ogni senso; grazie a lei potrà viaggiare senza destare ‘compassione' in chi la incontra, anche se a dirla tutta è Lucrezia a fare da balia asciutta all'undicenne.
Lucrezia studia le mosse da fare, i comportamenti da seguire, le cose da dire, organizza il viaggio, cura gli animali (che per lei sono la sua vera famiglia), addestra sia Polissena che il porcello Biancofiore alla vita da artisti di strada. Si dimostra davvero determinata e regale anche nelle situazioni di estremo pericolo.
Tuttavia Lucrezia e Polissena litigheranno spesso ad un certo punto. La seconda comincerà a non sopportare più l'eterna superiorità ad ogni livello della piccola girovaga, specie in quanto più giovane di lei.
La prima invece sarà spesso intollerante ai capricci, all'immaturità ed al classismo sociale della borghesotta. Lucrezia infatti detesta tutti i ricchi, nobili in primis. È sconvolta dal fatto che Polissena ci tenga tanto ad essere come loro.
Per Lucrezia contano solo la libertà e l'indipendenza. Ed ovviamente, i suoi adoratissimi animali che sono appunto:
Casilda: è l'amatissima bertuccia di Lucrezia. Sembra sia l'animale che la bambina ama di più dato che la tratta proprio come una bimba.
E lei di ricambio, ama farsi trattare così dalla padroncina. Viene spesso utilizzata nelle scenette dove deve interpretare una bambina molto piccola e molto capricciosa.
Lancillotto: è lo scimpanzé della compagnia. Prende subito in simpatia il porcello Biancofiore, cercando di proteggerlo e tirarlo fuori dai guai.
Ramiro: è un cane San Bernardo. Pare che sia talmente grosso da riuscire a trainare da solo, il carretto con i costumi della compagnia. Nel romanzo scopriamo che anche sua madre, Bianca, faceva parte del circo itinerante. È un perfetto cane da valanga, infatti appena vede un uomo svenuto, si precipita a dargli l'acquavite.
Dimitri: sarebbe un orso. Io francamente sono un po' perplessa perché nel romanzo c'è scritto che Dimitri è capace di fare un numero circense in groppa a Ramiro. Ora capisco che un cane San Bernardo sia enorme, ma che riesca a portare in groppa un orso?! Inoltre Dimitri non è abbastanza forte da tirare il carretto dei costumi, infatti lo fa Ramiro.
Posso solo presumere che Dimitri sia un cucciolo altrimenti non riuscirei proprio a spiegarmelo. Comunque sa fare un bel numero in equilibrio su una corda armato di ombrellino.
Apollonia: è un'oca. È molto suscettibile e le piace essere trattata molto bene. Quando è contrariata becca molto forte e non è per niente piacevole. Depone le uova tutti i giorni.
Biancofiore: il porcello di Polissena. Lucrezia riesce ad addestrarlo nonostante lui si cacci spesso nei guai assieme alla padrona. Impara a fare un bellissimo numero dove interpreta un neonato urlante. Alla fine del viaggio di Polissena, anche Biancofiore dovrà lasciare la compagnia itinerante.
Dopo la partenza del duo dalla ex compagnia Giraldi, a far parte del team entra una nuova bambina: Clorinda la Gigantessa (per via del suo numero con i trampoli).
Il
lungo
viaggio
alla
ricerca
del
passato
Polissena e Lucrezia durante il loro viaggio visiteranno molti luoghi e vedranno i posti più disparati. E cosa più importante conosceranno tante persone che aiuteranno più o meno volontariamente, la nostra trovatella a ritrovare la sua vera famiglia.
Dopo aver lasciato le monache dell'ordine di Betlemme, le due ragazzine finiscono in diversi luoghi, tutti molto caratteristici:
Tempestàl:
Si tratta di un piccolo villaggio sul mare. Seguendo la traccia del pesciolino di corallo, riescono a rintracciare il pescatore che l'ha fabbricato.
L'uomo vive in una miserabile baracca con i suoi dieci cenciosissimi figli, e cosa ancora peggiore con la sua detestabile, manesca e mostruosa seconda moglie (non è la madre di nessuna dei bambini).
Polissena per un breve periodo, crederà di essere una dei figli del pescatore e stringerà amicizia con tutti i ‘fratelli' soprattutto Bernardo il primogenito, un ragazzo dolce e coraggioso.
Quando Polissena scoprirà di non aver alcun legame di parentela con loro, riparte promettendosi che una volta diventata principessa avrebbe fatto ministro Bernardo. Fortunatamente prima o poi le cose andranno bene anche per questa povera famiglia.
Roccabrumosa
È una specie di antica fortezza sul mare, un tempo adibita a prigione. Adesso serve da ricovero a tutti gli ex pirati ‘pentiti'. Qui le nostre ragazze apprendono la storia del malvagio pirata Crudelinfame, conosciuto come ‘Il terrore dei mari in calze rosse' sempre armato della sua frusta‘il gatto a nove code' a bordo della sua nave chiamata‘La sanguinaria'.
Paludìs
È la terra natale di Lucrezia. Le due vi si recano per una breve sosta con lo scopo di visitare il cimitero dove sono seppelliti i genitori della piccola girovaga. Qui trovano anche una tomba accanto a quella dei signori Ramusio. Una tomba dove pare sia seppellita una certa Lucrezia Ramusio.
La fattoria
di
Pacuvio
È una fattoria meravigliosa, tipo quella della pubblicità del Mulino Bianco. Tutto sa di meravigliosa semplicità.
Il proprietario è un novello sposo di nome Pacuvio, un bravissimo ragazzo che scopriremo essere molto legato al mistero delle origini di Polissena.
Pacuvio aiuterà le due ragazzine a sostenere economicamente il loro lungo viaggio ed offrirà loro anche un rifugio nel caso le cose dovessero mettersi male.
La
Civetta
Verde
“La locanda per il viaggiatore d'alto rango” così recita l'insegna di questo locale.
La proprietaria è la signora Aspra, la classica donnetta potente con i deboli e debole con i forti. Nel suo esclusivissimo e lussuosissimo locale accetta solo nobili e ricchi viaggiatori.
Quando Polissena e Lucrezia giungono alla locanda, scopriamo che vi sono tutti i nobili della corte reale di Mirenài dato che gli è stato proibito far festa a causa della principessa Isabella, che pare non sia più in grado di sorridere.
La signora Aspra assume solo cameriere di 15 anni e le licenzia a 18 perché troppo vecchie. Le vuole solo bellissime, e le veste sempre mezze nude. Aspra fa vivere sia le domestiche, sia i cuochi, sia i garzoni, nella miseria più assoluta; non gli permette nemmeno di assaggiare ciò che le cuoche preparano. Se qualcuno si ammala, vengono licenziati e mandati via.
In questo posto scopriamo come dieci anni prima si sia consumato un gravissimo complotto: il reggente di Mirenài, il principe Uggeri conte di Belvì (fratello di re Medardo) ha scambiato la propria figlia la contessina Glinda, con la cugina Isabella la principessa reale.
Poi ha consegnato la nipote alla signora Aspra con l'ordine di ucciderla, in cambio di una lussuosa locanda tutta ristrutturata.
Il conte non è mai stato scoperto e tutt'oggi i sudditi di Mirenài sono convinti che Glinda sia la principessa Isabella. Compresi gli pseudo genitori, il re e la regina.
Sfortunatamente per la signora Aspra, dopo l'incontro con Polissena e Lucrezia, i suoi affari non resteranno così floridi tanto a lungo.
A Mirenài
Lasciata la Civetta Verde, le due ragazze scoprono un bando proclamato dalla regina madre di Mirenài: chiunque riuscirà a far sorridere di nuovo sua figlia, la principessa Isabella, riceverà il titolo di marchese, terre e ricchezze. Chi non ci riesce, in prigione a vita.
Nonostante l'enorme rischio e i già numerosissimi tentativi falliti, Lucrezia si propone. Intanto lei e Polissena riescono per puro caso ad entrare nell'entourage della principessa come valletti.
In breve tempo conoscono la principessa, una meravigliosa e bellissima ragazza: alta, dai capelli nero corvino, occhi azzurri, volto rosato ed un cuore davvero grande.
Isabella infatti è afflitta da tantissimi problemi, quali l'incapacità di sopportare una vita fatta di grandi privazioni emotive come quella reale.
La perdita del padre, re Medardo, la lontananza dalla regina sua madre, ed infine lo zio reggente che per quanto la adori, ha un carattere molto duro con lei.
Isabella infatti non può vivere con la madre, dato che dopo la morte del re, il consiglio aveva conferito l'esclusiva reggenza allo zio e non alla genitrice. Pertanto madre e figlia son costrette a vedersi molto di rado.
Ma peggio di tutte c'è il suo ‘angelo custode' l'arciduchessa Teodora, che non la lascia mai in pace, con la sua ossessione per l'etichetta.
Inoltre tra i validissimi metodi educativi dell'arciduchessa, c'è il far frustare una giovane servetta ogni qualvolta che la principessa si ribella ai suoi metodi o si mostra troppo tiepida nell'obbedienza.
Polissena non mostrerà alcuna empatia nei confronti della principessa, liquidandola come una semplice ‘pappamolla'. Lucrezia invece, da parte sua, si affezionerà enormemente alla ragazza promettendole di aiutarla.
Una cosa ve la posso dire: l'incontro con Polissena e Lucrezia cambierà davvero e definitivamente, la vita di Isabella.
Per cominciare le due riusciranno a fare l'impossibile: ossia far tornare a sorridere la principessa.
Infatti riceveranno il titolo promesso, ma il reggente le manderà in prigione con l'accusa di pubblica offesa.
Per far ridere la ragazzina, Lucrezia aveva infatti inscenato una pantomima con i suoi animali travestiti da membri della corte reale, tra cui il reggente (l'orso Dimitri), l'arciduchessa Teodora (l'oca Apollonia) e la stessa Isabella (la bertuccia Casilda).
Nelle prigioni Polissena e Lucrezia faranno un incontro tanto casuale quanto mirabolante, con il dottor Samuele Varotari, che cambierà definitivamente la sorte della storia, che sembrava ormai definitivamente avviata.
Le due ragazzine riusciranno ad evadere grazie ad una lama nascosta nel pane mandato loro da Isabella.
Il monaco
stìlita
Ha fatto voto di povertà, ha passato gli ultimi dieci anni a mangiare cavallette, a pregare in cima ad una colonna reggendosi su un solo piede, e a fustigarsi tutti i giorni per espiare una sua antica colpa.
Con il risultato di esser divenuto una specie di santo del circondario per tutti i peccatori in cerca di un consiglio. Polissena e Lucrezia vanno da lui disperate, visto che la loro ricerca è giunta ad un punto morto. Non immaginano neppure lontanamente che questa sarà l'ultima tappa (quella decisiva) del loro viaggio.
No, Polissena non ha alcun legame di parentela con il monaco stilìta se è questo che state pensando. Mica son così sciocca. Ahahah.
Considerazioni
finali
Che cosa dire di questo romanzo? È bellissimo.
Bellissimo proprio per la sua sconfinata semplicità: il tema del viaggio, il mistero che avvolge la nascita della protagonista, le numerosi parti comiche e la straordinaria fantasia dell'autrice non possono non farvi amare questo libro.
Certo appare un po' strano vedere come due ragazzine riescano ad andare in giro da sole per un intero paese nel profondo disinteresse generale, come appare ancora più strano che i signori Gentileschi non siano minimamente riusciti a rintracciare Polissena per riportarla a casa; ma credo sia proprio questo il motivo per cui l'autrice ha scelto di ambientarlo così indietro nel tempo.
Le comunicazioni infatti non erano così rapide come oggi e rintracciare una persona era tutt'altro che semplice, tanto più che lasciata la fattoria di Pacuvio le due ragazzine escono dalla contea di Cepàluna finendo praticamente all'estero dove trovarle era veramente impossibile; inoltre di cosa facessero i bambini delle classi povere, davvero non importava niente a nessuno.
Per quanto riguarda la struttura narrativa invece, l'unico difetto se lo si vuol definire tale, è sicuramente l'abuso spregiudicato dell'elemento deus ex machina presente nel libro. Nel senso che spessissimo le protagoniste arrivano a comprendere l'intrigo o il legame con la vicenda di Polissena non tanto per logica, ma grazie a delle sconfinate botte di … fortuna.
Sì fortuna, la quale si presenta sempre con dei ritrovamenti inaspettati o con il fortuitissimo incrocio con i personaggi giusti.
Infatti l'incontro con il dottor Samuele Varotari nelle prigioni e l'idea di andare a trovare il monaco stilìta li ho trovati un po' deboli narrativamente parlando.
Ma dato che questo romanzo è stato costruito e pensato per un pubblico di pre-adolescenti non credo proprio vi daranno eccessivo peso.
La struttura è semplice, lineare con un linguaggio molto chiaro e diretto. L'epilogo finale poi, una lunghissima lettera scritta da Lucrezia a Polissena, è un vero e proprio colpo da maestro. Quando lo lessi la prima volta, giuro, non potevo crederci.
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Copertina del romanzo |
Insomma questo libro è talmente bello nella sua abilità d'intrattenimento che qualunque sua lacuna la si potrà perdonare tranquillamente.
Io l'ho fatto. Infatti dopo 21 anni è ancora qui con me.
Autore MLG
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