Recensione: La maledizione del re

La 

maledizione 

del 

re


Struttura 

del 

romanzo

“La maledizione del re” è il romanzo che chiude (almeno editorialmente) il ciclo tutto al femminile sulla guerra delle due rose, composto dall'autrice britannica Philippa Gregory.
Ho già elencato nel paragrafo ‘Due parole prima di cominciare' della mia recensione di “Tre sorelle tre regine” sul perché abbia deciso di non portarlo come seguito di “Una principessa per due re”. Per chi non l'avesse letto, dirò solamente (al fine di non ripetermi) che questo libro di guerra delle rose non ha niente a parte la protagonista.

Copertina italiana del romanzo. Casa editrice Spearling & Kupfer

Il titolo originale del manoscritto doveva essere “The last rose” ossia l'ultima rosa. Questo, in palese riferimento alla protagonista Margaret Plantageneta del casato di York, la ‘Maggie' che abbiamo già incontrato nel romanzo “Una principessa per due re”.
Questo titolo effettivamente era molto bello: poetico, significativo e pure appropriato, visto che effettivamente Margaret è stata l'ultima esponente della bianca rosa di York a lasciare questo mondo. Quando morì era veramente l'ultima Plantageneta ancora in vita. Molto suggestivo.
Personalmente ignoro il motivo per cui la Gregory abbia deciso di cambiare il titolo. Accantonato quindi “The last rose” abbiamo avuto invece al suo posto “The king's curse” che Marina Deppish la nostra adattatrice, ha fedelmente riportato: “La maledizione del re”.

Una delle copertine britanniche del romanzo

Anche questo titolo ovviamente è molto appropriato, pertanto non ho proprio nulla da dire a parte il fatto che io l'avrei preferito tradotto come “Il re maledetto”.
Semplicemente perché secondo me ‘La maledizione del re' crea in un lettore neofita della saga, il dubbio se il manoscritto racconti di un re che ha scagliato una maledizione oppure un re che invece l'ha subita. Con la mia versione si toglie ogni ambiguità e per quanto mi riguarda sarebbe pure foneticamente più accattivante.
Ma dato che non voglio dare l'impressione che sto sempre a lamentarmi, diciamo che va benissimo anche così.
Il romanzo segue la classica impostazione già vista nei precedenti libri sulla guerra delle due rose: abbiamo la narratrice protagonista, ossia Margaret, che racconta le vicende secondo il proprio personale punto di vista.
All'inizio per qualche momento, ho creduto che fosse un romanzo con narratore non protagonista; vi era infatti un esagerato soffermarsi su Caterina d'Aragona ed ho avuto il dubbio che la storia vertesse realmente sulla regina spagnola; ma fortunatamente non è così.
Il racconto comincia il giorno della decapitazione del fratello di Margaret (Il povero Teddy del romanzo “Una principessa per due re”) e finisce con la morte di Margaret, che avviene molto tempo dopo quella di Caterina d'Aragona.
Oltre al fatto che tutti i libri sulla guerra delle due rose seguono la logica del narratore protagonista; non avrebbe avuto alcun senso cambiare stile proprio all'ultimo. Pertanto mi sono sbagliata. Chiedo venia.
Il libro esattamente come tutti gli altri, presenta un susseguirsi di capitoli più o meno lunghi (a seconda di quello che c'è da raccontare) che hanno per intitolazione il luogo e la data dove avvengono i fatti narrati.
Trattandosi di una serie di romanzi storici con personaggi realmente esistiti, direi che non fa una piega.
Lo stile è molto asciutto; Margaret è una donna molto pratica, attaccata alla vita, che raramente si perde nei dettagli.
Tranne quando deve rievocare episodi della sua felice infanzia; quando lo fa, percepiamo sì una voglia di ricordare, ma allo stesso tempo sentiamo anche un potente freno, perché tali felici rimembranze si scontrano con un presente fin troppo doloroso.
Non ci sono piagnucolii, né scatti di rabbia ma in compenso tanta tristezza. In Margaret troveremo sempre questa velata sofferenza ed intrinseco dolore.
Il dolore di una donna che per tutta la vita ha sempre saputo di essere non solo l'ultima della propria famiglia e del proprio casato; Margaret sarà di fatto anche l'ultima rappresentante di un mondo che avrà la sfortuna di vedere annientato per sempre.

Margaret 

di 

York, 

l'ultima 

rosa

Margaret l'abbiamo già conosciuta nel romanzo“La futura regina”;  nasce nel castello di Farleigh Hungerford il 14 Agosto 1473 ed è la figlia, se ben ricordate, di Giorgio duca di Clarence (il fratello sciocco, infingardo e traditore di re Edoardo IV) e della povera Isabella Neville (la primogenita del conte di Warwick).
Pertanto Margaret è la nipote, l'unica nipote ancora in vita del creatore di re. Un grande nome, per un'altrettanto pesantissima sorte.

Ritratto di nobildonna inglese. Lo stile, il vestiario e la bianca rosa nella sua mano, ha portato a ritenere quasi certamente che si tratti di un ritratto di Margaret di York.

L' ombra della Torre, l'odore del ceppo ed il sibilo della scure saranno la lenta litanìa che scandirà il ritmo della sua esistenza.
Una sorta di final destination iniziata con la morte dei suoi nonni.
L'abbiamo vista rimanere orfana di entrambi i genitori a soli 3 anni, poi assieme al fratellino debole di mente Edward (Teddy) viene adottata dagli zii Riccardo ed Anna che diventeranno re Riccardo III e regina consorte.
Ma la felicità della bambina durerà poco. Con la morte prematura degli zii, Margaret a soli 10 anni si ritrova ad essere una sopravvissuta della vecchia famiglia reale, mentre i Tudor, madre e figlio, s'impossessano di un trono che non gli appartiene.
Margaret, il suo fratellino e le sue cinque cugine le principesse di York, sono parte del bottino di guerra. Che farne di loro?
Abbiamo visto nel romanzo “Una principessa per due re” quale sorte sia toccata alla principesse cugine; lei invece viene maritata a 14 anni ad un nipote di Margaret Beaufort (figlio di una sorellastra), la neo regina madre: Sir Richard Pole.
Richard compare molto poco in questo romanzo, dato che inizia con Margaret che ha già 26 anni. Nonostante lui sia 11 anni più vecchio ed il matrimonio sia stato combinato, è sinceramente innamorato di lei.

Stemma di Sir Richard Pole, il marito di Margaret

È un uomo solido, di poche parole ma soprattutto costantemente impegnato a proteggere la moglie dal suo pericolosissimo nome. Margaret è una Plantageneta, un costante biasimo vivente per i Tudor, un eterno ricordo che prima del loro arrivo c'era una famiglia reale amata e riconosciuta. Un continuo rammentare di come madre e figlio siano soltanto degli usurpatori.
Margaret si nasconde volentieri dietro al nome di suo marito che di fatto la declassa pesantemente; ma nei suoi pensieri vi è una costante sofferenza, un rigurgito occasionale di rancore, un dolore costantemente inespresso sulla consapevolezza di essere la figlia di un duca reale, di essere stata la nipote di due re, di essere la nipote del creatore di re, e di doverlo costantemente nascondere.
La donna deve continuamente convivere con l'odio verso se stessa per aver meschinamente accettato di nascondersi dietro al marito per avere salva la vita e il non aver fatto abbastanza per proteggere il fratellino Teddy.
Teddy infatti non poteva nascondere il suo nome sposando una qualsiasi pescivendola; debole di mente oppure no, restava il conte di Warwick, restava l'ultimo erede di York. Pertanto, viene eliminato.
Margaret ogni giorno della sua vita dovrà rendere conto ed obbedire alle due persone che hanno ucciso suo fratello solo per il nome che portava.
A salvarla dal compromettersi, c'è il grande amore che nutre per la cugina Elisabetta, ormai divenuta la regina dei Tudor.
Margaret sarà sempre molto felice nel constatare come i figli di Elisabetta, i principi Tudor, abbiano ereditato tutti le caratteristiche della madre.
Per questo motivo lei e suo marito accetteranno con gioia di diventare i custodi di Arturo, il principe di Galles, quando questi viene mandato al castello di Ludlow.
Margaret adora Arturo e sa che il ragazzo diventerà un grande re e cancellerà definitivamente l'odiosa parentesi paterna.
Quando il libro comincia, Margaret e Richard hanno già tre figli: Henry (nato nel romanzo “Una principessa per due re”), Arthur ed Ursula.
Molto rapidamente arriverà Reginald il quarto figlio, ed infine Geoffrey nato postumo. Richard infatti morirà di febbre durante l'isolamento di Margaret per il parto.
Margaret non è una donna passionale; è consapevole di come il marito la ami, e lei gli è abbastanza devota ma proprio non riesce ad accettare che il suo nome offuschi il proprio e soprattutto quel suo servire i Tudor per poco più di un grazie. Non tollera la sua totale mancanza di ambizione.

Vetrata colorata del castello di Cardiff ritraente Margaret di York

Quando rimane vedova e ritorna ricca, nonostante riceva una proposta di matrimonio, la rifiuterà categoricamente. Resterà per sempre da sola, dedicandosi solo alla crescita del patrimonio.  
Come madre seguendo la propria tradizione familiare, cercherà di sistemare la prole nel modo più conveniente possibile e sarà una lavoratrice instancabile ed infaticabile nella gestione dei propri possedimenti.
Ha una vera ossessione per il denaro, i beni, le eredità, la discendenza; non tanto perché sia avida, ma solo perché il denaro rappresenta una grande sicurezza e soprattutto la testimonianza di come lei sia sempre stata all'altezza del grande nome che porta.
Infatti dopo la morte di Enrico VII e Margaret Beaufort, non ci penserà due volte ad abbandonare l'appellativo di lady Pole e riprendersi il regale nome.
L'intera esistenza di Margaret sarà contrassegnata da lutti e dolori praticamente dall'inizio alla fine; ma a farla da padrone nella sua personalità, sarà sempre il profondissimo attaccamento alla vita.
Margaret infatti è davvero come la plantagenista, ossia una pianta di ginestra; non importa quanto il mondo attorno a lei crolli: lei resiste, attecchisce, sopravvive, va avanti. Per lei, nulla è più importante della vita. Solo in nome della vita ha rinunciato a se stessa, rinnegando il suo grande nome.
È indubbiamente la donna più forte e resistente che mi sia capitato d'incontrare in questi romanzi. L'unica quasi capace di starle al pari sarà soltanto l'infanta Caterina d'Aragona, venuta in Inghilterra per sposare Arturo.
Il suo arrivo in Inghilterra era stata la definitiva sentenza di morte per suo fratello, dato che i reali spagnoli non avrebbero mai acconsentito alle nozze se ogni pretendente York non fosse stato eliminato.
Nonostante questo, tra Margaret e Caterina si crea un legame forte, indissolubile, che durerà una vita intera.
Margaret infatti rischierà la propria sopravvivenza e la propria incolumità per aiutare Caterina a portare avanti la menzogna sul matrimonio ‘non consumato' con il principe Arturo.
Intuisce la regina che potrebbe diventare ed il suo potente orgoglio York (o Neville?) non le permetterà di ossequiare i Tudor per l'ennesima volta.
Margaret è consapevole come di fatto il casato dei Tudor abbia i giorni contati; sua cugina Elisabetta infatti le ha svelato l'antica maledizione scagliata da lei e da sua madre la regina bianca, sull'assassino dei principi di York. Tutti i maschi della stirpe dovranno morire, resterà solo una donna sterile.
Lady Pole pertanto assisterà impotente alla fine dei Tudor, vittime di una potentissima fiamma che però non brucerà soltanto loro, ma parimenti distruggerà anche tutti coloro che li circondano.

La 

maledizione 

dei 

Tudor: 

cronaca 

di 

un 

mondo 

che 

si 

sfascia

Questo romanzo verte principalmente sui tremendi sconvolgimenti portati dai monarchi Tudor sul trono d'Inghilterra; di cui Margaret sarà la diretta (e conseguentemente anche la nostra) testimone.
Margaret infatti è nata nell'Inghilterra dei Plantageneti ed i cambiamenti apportati dalla nuova casa reale genereranno degli stravolgimenti tali, da renderla di fatto l'ultima superstite di un mondo scomparso. Suo malgrado.
Nel libro la potente maledizione scagliata dalla regina bianca e da sua figlia la principessa bianca, fa da principale collante per le infinite disgrazie Tudor, tuttavia anche loro stessi in prima persona contribuiranno non poco.
In questa vicenda troveremo tantissimi personaggi, tutti importanti, tutti singolari, tutti degni di grande attenzione. Pertanto ve ne riporterò la maggior parte e di come la loro esistenza sia finita nell'infernale ingranaggio della stirpe maledetta.

Arturo Tudor, il principe di Galles

È la prima vittima della maledizione. Sin dalla nascita, sua nonna Elisabetta Woodville, la regina bianca, aveva predetto alla figlia che non vedeva in Arturo un futuro re.
La principessa bianca da parte sua, aveva sempre cercato d'ignorare il materno avvertimento, ma con il passare del tempo i suoi timori diventano sempre più forti.
Incarica Sir Richard Pole e la stessa Margaret di vegliare sul figlio una volta che questi va a vivere nel Galles, al castello di Ludlow.
Ma nulla può fermare l'ingranaggio maledetto. Cinque mesi dopo il matrimonio del principe con l'infanta Caterina d'Aragona, questi muore non ancora 16enne, vittima del terrificante sudor anglicus (il morbo del sudore).
L'unica vittima di un intero castello tra l'altro. Il principe quindi pone fine alla sua giovane vita, ucciso dalla pestilenza portata dai mercenari francesi di suo padre, quando questi aveva invaso l'Inghilterra per prendersi un trono che non gli apparteneva.
Arturo vivrà per sempre nel cuore della sua sposa Caterina ed in quello di Margaret, che lo amava come un figlio.

Elisabetta di York la principessa bianca

La morte prematura di suo figlio Arturo e l'assenza di una gravidanza di Caterina, convince definitivamente la regina Tudor che c'è una maledizione. L'amore nei confronti di suo marito Enrico, la spinge a tentare l'impossibile: avere un altro figlio.
Elisabetta ha 36 anni e forse ingenuamente, ritiene di aver ereditato la forte tempra della madre e della nonna (queste partorirono gli ultimi figli dopo i 40 anni) pensando di poter sfidare la sorte.
Nel romanzo non viene detto, ma si percepisce in lei il senso di colpa della sopravvissuta, quel desiderio d'immolarsi per aver causato la morte di quel figlio ‘che lei aveva creato per l'Inghilterra'.
Muore il giorno del suo 37esimo compleanno, dopo aver partorito una bambina deceduta due giorni prima di lei.

I ragazzi Pole

Sono i cinque figli della protagonista. Dopo la morte del loro padre, Richard Pole, Margaret si trova in tremende difficoltà finanziarie. Senza il servizio del marito, non ha abbastanza denaro per mantenere i possedimenti e pagare l'educazione dei figli.
Margaret supplica i Tudor, madre e figlio, e questa per tutta risposta, riceve solo un gran silenzio. La giovane vedova si arrangia ad imparare a fare la casara, la contadina, l'amministratrice, la mungitrice, di tutto e di più pur di salvare la piccola eredità familiare. Sarà costretta a vendere persino l'amato cavallo da guerra del marito.
Disperata, alla fine non avrà scelta: andrà a supplicare personalmente Margaret Beaufort. La regina madre si offre di aiutarla ma ad una sola condizione: deve testimoniare che il matrimonio tra Caterina d'Aragona ed Arturo è stato effettivamente consumato.
La regina madre non vuole quella ragazza né come moglie del figlio né dell'altro nipote. Deve sparire.
Margaret ricattata, tirerà fuori l'orgoglio Plantageneto e si rifiuterà di tradire l'amica. Con l'immediata conseguenza di finire letteralmente rovinata. Manderà i figli Henry ed Arthur da suo cugino George Neville, ed il dolce ma ciarliero figlio Reginald di 6 anni, dovrà andare a vivere stabilmente dai monaci certosini.
I certosini sono un ordine che prega e studia. Fine. Non è concesso scambiarsi una sola parola neanche tra confratelli. Unica eccezione la domenica. Immaginate la gioia per un bambino di 6 anni abbandonato lì dalla madre.
Margaret chiede ospitalità in un monastero per se stessa, la figlia Ursula ed il piccolo Geoffrey che chiaramente non potrà restare lì per sempre.
Solo la morte di re Enrico VII che nel frattempo stava torturando ed imprigionando ogni potenziale traditore (come al solito), salva Margaret dai propri pensieri suicidi. Re Enrico VIII sale al trono e sposa Caterina, la quale manderà immediatamente a chiamare la cara amica.
Margaret riavrà il titolo tutto suo di contessa di Salisbury e con esso tutte le proprietà che un tempo le appartenevano per diritto di nascita. Può richiamare i figli da casa Neville, può maritare Ursula e Geoffrey. Ma per Reginald è troppo tardi. Ormai appartiene alla Chiesa. In ogni caso re Enrico sborserà un patrimonio per la sua istruzione in Italia e quindi il ragazzo vivrà per sempre isolato dal resto della famiglia.
Ma anche per i ragazzi Pole la vita sarà felice per poco; quando il nuovo re scivola nella stessa tirannia che aveva caratterizzato il padre, l'intera famiglia Pole verrà annientata, colpevole di avere sangue Plantageneto.
Henry verrà condannato a morte. Senza processo, senza accusa e senza difesa. Suo figlio di soli 6 anni, verrà lasciato a morire nella Torre. Probabilmente di fame o malattia.
Stemma di Henry Pole, barone di Montague

Arthur forse il più fortunato di tutti, morirà di peste molto prima del risveglio neroniano del re.
Ursula dopo aver sposato il figlio del duca di Buckingham, cade in disgrazia dopo la decapitazione del suocero per tradimento, e quindi la famiglia Stafford perde tutti i possedimenti. Da duchessa di Buckingham a baronessa Stafford. Letteralmente dalle stelle alle stalle.

Presunto ritratto di Ursula Pole

Reginald dopo secoli di studi finirà per sempre esiliato all'estero senza possibilità di ritornare. Non aveva preso le parti di re Enrico quando questi voleva far annullare le nozze da Caterina d'Aragona. Si prenderà pure un pugno in faccia dal re solo per avergli detto la verità, ossia che non si poteva fare come voleva lui.
Reginald da sempre sofferente per non aver potuto vivere con la famiglia e che non aveva mai sentito una vera vocazione monastica, dopo la morte del fratello Henry e della madre, prederà i voti fino a divenire cardinale.
Ritratto del cardinale Reginald Pole


Ritratto del cardinale Reginald Pole


Geoffrey viene imprigionato per sospetto tradimento. Margaret sin dalla nascita l'aveva viziato più di qualunque altro suo figlio. Sempre indebitato, non abituato a fare sacrifici, incapace di lavorare, nella Torre resiste dalla sera alla mattina.
Verrà graziato solo dopo aver tradito e quindi venduto la madre ed il fratello Henry in cambio della libertà. Dopo la morte della madre, chiederà ed otterrà anche l'indulgenza dal Papa per il proprio crimine atroce.

Il duca di Buckingham

Edward Stafford, duca di Buckingham viene da una famiglia con ascendenza reale direttamente proporzionata alla stupidita' che caratterizza tutti i suoi membri.
Da quando è iniziata questa saga nessun duca di Buckingham è morto di vecchiaia. Tutti tradiscono il monarca di turno e puntualmente finiscono decapitati. Ma a quanto pare, loro sono troppo superbi per imparare dalla loro prevedibile storia familiare.
Poco dopo il matrimonio di suo figlio Henry con Ursula Pole la figlia di Margaret, il duca si fa sempre più audace nelle sue invettive contro il re. Non tradisce Enrico, ma non manca mai di sottolineare che è figlio di un uomo arrivato in Inghilterra con poco più degli abiti che aveva indosso. Ne redarguisce costantemente la volgarità, l'incoerenza, la stupidità.

Ritratto di Edward Stafford, duca di Buckingham.

Quando poi Enrico rende Thomas Wolsey il figlio del macellaio, il suo unico consigliere nonché unico governatore de facto del Paese, Buckingham non si contiene più con le offese.
Wolsey impiegherà 10 minuti d'orologio a convincere il giovane re che il duca viene da una famiglia notoriamente pericolosa e sovversiva alla monarchia. Oltre che con un lignaggio di tutto rispetto. Migliore di quello dei Tudor.
La morte del duca per tradimento non si farà attendere. Ma sarà qui che Margaret e tutti i nobili commetteranno il loro primo grande errore: non aver fatto niente per impedire la morte del duca, sarà semplicemente fatale.

Thomas Wolsey il figlio del macellaio

Un personaggio sicuramente controverso, ma dal destino molto tragico. Thomas Wolsey il figlio del macellaio di Ipswich (in realtà le vere origini non sono note) era stato introdotto alla corte di re Enrico VII come cappellano reale. Fu fortunato, dato che era un periodo in cui il vecchio re voleva porre un freno al potere della nobiltà inglese.
Wolsey che di ecclesiastico non aveva proprio niente (aveva un'amante e due figli) aveva fatto carriera grazie alla sua incredibile laboriosità, alla capacità di assolvere bene e molto rapidamente anche i compiti più noiosi, ma soprattutto ad una grande ambizione che lo portò ad essere subito notato dal giovane re Enrico VIII.
Quando il 17enne Tudor ascese al trono, si accorse di come a detenere le redini della politica fossero Richard Foxe e William Warham, i fidati bracci armati del padre. Erano loro che governavano segretamente il Paese al posto del giovane, seguendo le direttive lasciate dal vecchio monarca che non si fidava per niente del figlio minore.

Ritratto del cardinale Wolsey

Wolsey fu abbastanza astuto da uniformare i suoi pensieri ai desideri (coerenti e non) del giovane re, che finì subito per prediligerlo sopra tutti rendendolo l'unico padrone del regno, specie perché al giovane Enrico non interessavano molto gli affari di stato.
Fu un politico straordinario sia in campo amministrativo che estero, dove veniva spesso mandato in veste di diplomatico. Aveva una ben nota simpatia per i francesi, che cercava sempre di favorire. Sua fu l'idea del matrimonio fra re Luigi XII di Francia e la sorella di Enrico, la principessa Maria Tudor.
Farà carriera diventando legato pontificio, poi arcivescovo di York ed infine cardinale. Nessuno dubitava del fatto che un giorno sarebbe riuscito a diventare anche Papa.
Wolsey è mellifluo, intelligente, astuto, pacato, grande amante del lusso, della mondanità e arriva sempre dove vuole. Ottiene come residenza personale il magnifico palazzo di Hampton Court simbolo della realizzazione di tutta una vita.
Ritratto del cardinale Wolsey

Nonostante fosse obeso e tutt'altro che in salute, contrae la peste e riesce a guarire ben due volte.
Nonostante l'antipatia (ricambiata) nei confronti di Caterina d'Aragona, i due non divennero mai nemici dichiarati fino all'ingresso di Anna Bolena nella vita del re.
Peccato che Wolsey commette l'enorme errore di sottovalutare pesantemente anche la giovane Anna (lo vedremo meglio nel romanzo “L'altra donna del re”).
Infatti quando non riuscirà nonostante gli infiniti sforzi, a convincere il Papa a firmare l'annullamento del matrimonio del re da Caterina d'Aragona, sarà la fine per lui.
Ad Enrico non piace che si fallisca al suo servizio. Ad Anna Bolena ancora meno. Wolsey finisce imprigionato per tradimento (Anna fu determinante nel convincere Enrico che il cardinale era interessato più alla propria ascesa personale che al servirlo bene) e durante il tragitto verso Londra per il processo, il cardinale si ammalò e morì a Leicester.
William Shakespeare nella sua tragedia ‘Enrico VIII' gli attribuisce questa frase in punto di morte: ‘Se soltanto avessi servito il mio Dio con metà dello zelo con cui ho servito il mio re, egli non mi avrebbe abbandonato nella mia vecchiaia, nudo, ai miei nemici'.
Wolsey fu davvero un secondo padre per Enrico. Lo stesso re anni dopo fece capire di essersi amaramente pentito di come aveva trattato il cardinale. Ma con i se non si fa la storia purtroppo.

Il cardinale John Fisher e Tommaso Moro

Nonostante sia stato il confessore personale di Margaret Beaufort e debba a lei la propria ascesa alle gerarchie ecclesiastiche, Fisher fu davvero un grande uomo di fede.
Aveva promesso alla Beaufort che avrebbe vegliato sulla salute spirituale del nipote ma sarà invece lui a prendersi cura della sua testa.
Nel momento di estrema povertà, era stato lui ad aiutare Margaret a sistemare se stessa ed i figli, salvandoli dalla totale miseria.
Come ogni uomo coerente, Fisher rifiuta di firmare l'Atto di Supremazia in cui riconosce Enrico VIII capo della Chiesa inglese. Inoltre rifiuta di accettare l'annullamento del matrimonio tra il re e Caterina d'Aragona.
Enrico lo accusa di lesa maestà e lo condanna a morte.
Il Papa per salvargli la vita, lo aveva nominato cardinale ed aveva anche mandato l'ingiunzione che lo avrebbe portato a Roma per essere giudicato secondo il diritto ecclesiastico.
Infatti tutti gli esponenti delle gerarchie ecclesiastiche rispondevano soltanto alla legge della Chiesa.
Ovviamente il re non gli permetterà di andare da nessuna parte. Fisher viene decapitato e la sua testa esposta su una picca. La Chiesa Cattolica oggi lo venera come un martire.

Ritratto del cardinale John Fisher

Tommaso Moro invece, è uno dei più onesti ed intelligenti uomini di sapere del proprio tempo. Persino Enrico ne stimava profondamente la moralità e la personalità.
È un uomo di legge e nel romanzo è grande amico di Reginald, il figlio di Margaret. Dopo la morte di Wolsey, ne prende il posto come Lord Cancelliere la più alta carica del Paese, ma si dimette quando realizza che prima o poi dovrà firmare l'Atto di Supremazia e l'Atto di Successione dove dovrà riconoscere come erede del re, la figlia di Anna Bolena e non la figlia di Caterina d'Aragona.
All'inizio Enrico lo lascia perdere dato che l'uomo si è ritirato a vita privata e promette di non creare problemi. Ma quando il nuovo consigliere di Enrico, Thomas Cromwell, lo convince che finché permette a qualcuno di esimersi dal firmare il giuramento, chiunque potrà opporglisi, Moro viene obbligato a firmare.
Moro, molto umanamente, ha paura di morire e rifletterà per giorni cercando di trovare un'ambigua scappatoia per scribacchiare una mezza firma senza tradire la sua coscienza. Da vero credente qual è però, alla fine capisce che non può addurre scuse davanti a Dio per la propria vigliaccheria.

Ritratto del cancelliere Tommaso moro

Moro dirà addio alla famiglia, ai suoi amici e poi muore decapitato. La sua testa prenderà il posto di quella di Fisher sulla stessa picca. Oggi è riconosciuto come un martire della Chiesa Cattolica.

Caterina d'Aragona la regina militante

Questo libro è molto incentrato sull'ascesa e la caduta dell'ispanica regina. L'avevamo lasciata nel romanzo“Caterina la prima moglie” dopo la vittoria contro gli scozzesi e la scoperta di una terza gravidanza.
Qui abbiamo una rapida ripetizione del percorso fatto dal precedente libro, ma chiaramente con molti meno dettagli su di lei visto che il libro è dal punto di vista di Margaret.
Il legame tra le due donne è forte ed indissolubile. Quando Margaret deve scegliere tra la propria incolumità e la lealtà nei confronti della ragazza, sceglie la seconda. Quando Caterina diventa regina la prima cosa che farà sarà nominare Margaret sua prima dama di compagnia.
In memoria dei tempi felici in cui Margaret si era occupata del giovane Arturo, ogni volta che Caterina mette al mondo un figlio, lei viene subito nominata sua custode. Peccato che la maledizione colpisce i Tudor esattamente come la scure colpisce le teste di chi gli si oppone.
La regina Caterina d'Aragona

Nel romanzo assistiamo all'infinito strazio di questa povera donna che perde energie, tempo, salute, vigore, bellezza e dignità nel tentare di dare un erede al suo insopportabile marito. Per ogni anno che passa senza un principe della nursery, Caterina perde agli occhi del coniuge e della corte, credibilità, importanza ed amore.
Come se l'essere madre e una grande regina fossero due cose strettamente interconnesse.
Caterina reagisce rafforzando la fede, pregando a più non posso, ed indossando un doloroso cilicio. Ma niente. La donna perde i suoi figli mentre il marito è troppo impegnato a correre dietro a qualunque sciocca gli prometta un maschio. La sua posizione di regina traballa sempre di più fino a spaccarsi.
Caterina a 24 anni genera una bambina nata morta e prematura (qui abbiamo per coerenza con il libro precedente “Caterina la prima moglie”, la ripetizione della storia del gemello maschio), e poi un figlio, Enrico il principe di Galles, nato il 1 Gennaio e deceduto il 28 Febbraio 1511.
Secondo alcuni storici il bambino morì di febbri intestinali, una delle principali cause di morte negli infanti in quel periodo; ma abbiamo anche un'altra teoria che poi vi spiegherò.
Un anno dopo la regina ha un altro maschio, nato prematuro che muore appena uscito dal ventre materno.
Un anno dopo un altro maschio, nato prematuro. Poche ore dopo, Margaret avrà il penoso compito di dire ai genitori che il piccolo è morto.
Due anni dopo, nasce leggermente prematura, l'unica figlia della coppia: la principessa Maria, battezzata così in onore della zia la regina vedova di Francia.
Due anni dopo Caterina avrà una bambina morta, nata prematura.
La coppia non avrà più figli fino ai 37 anni di Caterina, anni in cui la donna andrà in menopausa precoce. L'inizio della fine.

Ritratto di Caterina d'Aragona

Quando Enrico realizza che non ci saranno più neonati Tudor, il suo interesse volge altrove e quando la sua amante Bessie Blount partorisce un figlio maschio proprio mentre Caterina genera l'ultima figlia, il re si convince che il suo matrimonio è maledetto.
Il re leggendo un passo del Levitico ha un'epifania: Caterina gli ha mentito ed in realtà le sue nozze con Arturo sono state effettivamente consumate. Deve sbarazzarsi della moglie.
All'inizio non sono in molti a biasimarlo, soprattutto gli uomini in quanto consapevoli del suo bisogno di avere un erede; ma quando si rendono conto che il re intende rimpiazzare la regina con Anna Bolena la figlia di un plebeo, capiscono come la situazione stia degenerando.
Enrico prima tenta di ottenere l'annullamento dal Papa, il quale temporeggia visto che Caterina è la zia del Sacro romano imperatore. Poi viene istituita una commissione d'inchiesta sul loro matrimonio.
Viene scomodato il figlio di Margaret, Reginald, che deve trovare documenti in tutte le università del mondo cristiano che avvalorino la tesi dell'annullamento.
Peccato che il povero Reginald trovi solo testi che affermino l'esatto opposto. Guadagnandosi un biglietto di sola andata per l'esilio a vita.
Enrico fingerà di volere un chiarimento per spingerlo a tornare, ma il suo intento è palesemente quello di ucciderlo. Reginald che non è affatto stupido, si guarderà bene dal rientrare.
Roma intanto manda il legato pontificio Lorenzo Campeggio (o Campeggi) per istituire un tribunale. La Chiesa spera in ogni modo di convincere la regina Caterina a farsi spontaneamente da parte, magari prendendo i voti, in modo da accontentare tutti.
Ma Caterina ha immolato tutta la propria esistenza per morire da regina d'Inghilterra. Non cederà solo perché quello sciocco del marito ha deciso il contrario.

Ritratto della regina Caterina d'Aragona

Infatti il processo si conclude con: un nulla di fatto, una Caterina in trionfo, ed un Enrico umiliato.
Il re quando comprende che la Chiesa non intende appoggiarlo, sobillato da Anna e dal suo nuovo consigliere Cromwell, decide di fondare una Chiesa tutta sua a modello protestante ed obbligherà il resto del Paese ad accettare.
Fisher muore, Moro muore, e Caterina d'Aragona completamente sola, in povertà, spogliata di ogni diritto ed isolata dalla figlia, muore stremata a 51 anni nella fredda e buia Kimbolton House.
Morirà di cancro al cuore per quella che probabilmente fu la sindrome oggi definita ‘del cuore spezzato'. Quando le venne fatta l'autopsia il suo cuore fu trovato nero. Perciò tutti si convinsero che era stata avvelenata dal marito.
Caterina faceva sempre assaggiare i suoi pasti al cane prima di mangiare, e negli ultimi tempi si preparava tutto da sola. Inoltre Enrico aveva ormai sposato Anna da 3 anni. Non avrebbe proprio avuto senso avvelenarla in quel momento. Tanto valeva farlo prima.
Comunque nessuno si darà da fare per salvare o difendere i diritti di Caterina. Tutti sono contrari alle nuove leggi promulgate, tutti sono a favore della regina ma firmano come pecore. Tutti non vogliono che Fisher e Moro muoiano, ma lo permettono.
Tutti sperano in un esercito straniero, un'invasione spagnola o papale che darebbe loro la facoltà di ribellarsi. E mentre gli inglesi attendevano che qualcun altro si compromettesse, nessuno si compromise.
E la tragedia andò avanti.

L' infelice principessa Maria

Margaret viene nominata custode della principessina appena questa viene al mondo. Margaret vivrà sempre nel terrore che a questa piccola preziosa erede possa accadere qualcosa di male a causa della maledizione.
Inutile preoccuparsene; non esiste maledizione peggiore che avere un Tudor come padre. Farà cento volte più danni di qualunque possibile anatema.
Maria vivrà un'infanzia felice, coccolata ed amatissima dai genitori, in quanto loro unica figlia ed erede. Margaret la adora ed è felicissima di occuparsi di lei.
La vediamo crescere, apprendere rapidamente l'inglese, il greco, il latino, lo spagnolo e il francese. È capace di suonare. Una bambina buona, ubbidiente, sveglia ed attenta. Ha persino una cotta per Reginald, il figlio di Margaret.








Ritratto di principessa inglese. Data la straordinaria somiglianza con Maria, si ritiene sia uno dei tanti ritratti ufficiali preparati per i suoi possibili fidanzamenti.

Lascia una certa perplessità il fatto che possieda una statura minuscola, un fisico magro, asciutto, ed un volto pallido. Il padre fa presto a convincersi che la figlia sia viva per scommessa.
Intanto nella speranza di avere un figlio maschio, fidanza Maria con tutti i partiti d'Europa per poi rinnegarli: il cugino Carlo V il sacro imperatore (figlio di sua zia Giovanna, sorella della madre), il re di Francia e poi suo figlio Enrico il duca di Orleàns, infine suo cugino re Giacomo V di Scozia (figlio della zia Margherita, sorella di suo padre). Insomma i fidanzamenti non si contano.
Tondino ritraente la principessa Maria Tudor. Forse era destinato al cugino Carlo V a cui era promessa all'epoca.

A dimostrare come lei sia l'erede al trono, viene mandata a vivere nel castello di Ludlow con Margaret e la sua corte personale. Non è la principessa del Galles ma è come se lo fosse.Non solo; Enrico manda a vivere li' con lei anche la nipote Margaret Douglas figlia della sorella Margherita (l'abbiamo conosciuta in "Tre sorelle, tre regine").
Servita e riverita, tutto comincia a cambiare quando il figlio di suo padre e della cameriera Bessie Blount, viene insignito dei titoli di duca di Richmond, Somerset, conte di Notthingham ed alto ammiraglio d'Inghilterra. Insomma rende un figlio illegittimo pari a lei per titoli.
Nonostante Maria da vera principessa obbedisca al padre e tratti Henry Fitzroy (tale è il nome del fratellastro) come suo effettivo congiunto, tra i due non vi è amicizia.
Maria non manca di sottolineare come Fitzroy sia un orribile bambino. E non in senso estetico.
L'ingresso di Anna Bolena nella vita del padre segna l'avvio della tragica esistenza di questa ragazza. Inizia una vera e propria battaglia tra i suoi genitori ed a farne le spese, sarà soltanto lei.
Maria inizia ad avere ciclo irregolare, pianti, dolori di stomaco, attacchi improvvisi di vomito, stipsi, mal di testa. Dolori psicosomatici di vario tipo insomma.Viene anche separata dalla cugina Margaret, a dimostrare come stia perdendo lo status di erede al trono.
Divisa tra la lealtà verso la madre ed il potente fascino manipolatore del padre, Maria inizia a soccombere fisicamente. Vani saranno i tentativi di Margaret di proteggerla da chiacchiere, pettegolezzi e di mantenerla nella meravigliosa nebbia dell'ignoranza.
Ma Maria è tutt'altro che stupida e sarà sempre informata su tutto.
Maria perde il castello di Ludlow perché il padre vuol far capire al mondo che lei non è più l'erede al trono.Viene trasferita in una residenza lussuosa ma non certo principesca.
Perde anche il diritto di chiamarsi principessa. D'ora in poi sarà solo Lady Maria Tudor e chiunque la chiami in modo diverso dovrà essere decapitato.
Viene isolata dalla madre. Non potranno nemmeno scriversi lettere e quando Caterina morirà, non le sarà permesso né di piangere né di partecipare al funerale.    
Caterina da parte sua non aveva dimostrato maggiore amore genitoriale quando incoraggiava la figlia a seguire la sua vera fede, qualunque fosse stato il prezzo, anche la morte.
Quando il padre sposa Anna Bolena e nasce la sua sorellastra la principessa Elisabetta, questa prende il suo posto come legittima erede al trono (in attesa che Anna generi un maschio) e chiunque sostenga che sia invece lei la legittima erede, viene decapitato. Maria vede così morire tutti i suoi amici e sostenitori.
Viene brutalmente separata da Margaret, colpevole semplicemente di amarla.
Le vengono portati via tutti i suoi beni ed i gioielli per darli ad Elisabetta (Anna si era già presa quelli della madre) ed il padre le ordina di andare nel palazzo di Hatfield per servire la sorellastra come dama di compagnia. Maria in un grande atto d'onore, ci va senza fiatare.
Margaret e famiglia cercheranno letteralmente di spaccarsi la testa per escogitare un piano al fine di salvare Maria (sorvegliata a vista) e portarla all'estero. Poi la morte di Anna li convince che ormai non vi è più pericolo per lei, visto che la nuova regina Jane Seymour, la ama e le è molto affezionata.
Peccato che Enrico non sia soddisfatto. Manda il duca di Norfolk (zio di Anna) a minacciare apertamente Maria che se non riconoscerà il padre come capo della chiesa inglese ed incestuoso il matrimonio dei genitori, lei morirà come moriranno tutti quelli che prenderanno le sue difese. Norfolk le dirà apertamente che se fosse stata figlia sua, le avrebbe spaccato la testa contro il muro. Ed Enrico permette tutto questo.
Maria ha 20 anni. Ha perso sua madre, ha perso tutti quelli che amava. Non ha nessuno che la possa aiutare. Incoraggiata dall'ambasciatore spagnolo e da tutti coloro che le vogliono bene, firma per avere salva la vita. Non si perdonerà mai per il tradimento nei confronti della madre.

La principessa Maria Tudor

Maria godrà di un periodo di relativa tranquillità con l'ascesa al trono della matrigna Jane Seymour e la nascita del fratellastro Edoardo. La morte di Jane riporterà il padre in uno stato umorale che la metterà in pericolo per l'ennesima volta.
Infatti Maria come colpo di grazia vedrà morire anche Margaret stessa, condannata a morte per il suo nome Plantageneto. Ancora una volta, da vera principessa dovrà rassegnarsi ad assistere completamente impotente, alla perdita di tutte le persone che ha amato.

Anna Bolena

Una donna che credeva di essere l'unica intelligente in un mondo di scemi.
Esattamente come Caterina d'Aragona 20 anni prima, Anna riesce ad ammaliare ed affascinare Enrico.
Il rifiutarsi di diventare la sua amante, la rendono un premio che solo lui può conquistarsi. A corte infatti viene chiamata la Lady.
Anna commette lo stesso errore della donna che l'aveva preceduta: crede che Enrico la ami, crede di poterlo controllare, pensa di poterlo manipolare. Ma a giocare col fuoco si sa, prima o poi ti bruci.
Anna dopo essersi fatta desiderare per ben sei anni, ottiene il suo scopo: diventa regina e distrugge tutto ciò che faceva parte del mondo del marito prima d'incontrarla: Wolsey, Caterina d'Aragona, Fisher, Moro, la principessa Maria, tutto. Persino l'amatissima sorella di Enrico, la regina vedova di Francia ed il migliore amico Charles Brandon.
Anna diventa la donna più potente del Paese. Quello che non sa è che Enrico pretende indietro sempre il doppio di quello che ha donato.
Anna infatti non si rivelerà migliore della regina che era andata a rimpiazzare, specie con una maledizione potente ed implacabile sulla testa.
Un anno dopo l'investitura a marchesa di Pembroke, nasce sua figlia la principessa Elisabetta. Poi nei tre anni successivi, avrà un aborto dietro l'altro. L'ultimo figlio, un maschio abortito a 20 settimane, porterà Enrico ad impazzire e comportarsi come se non fosse mai accaduto.
Dopo la morte di Caterina, Anna aveva cercato inutilmente di riappacificarsi con Maria.
Intanto Enrico realizza che anche il matrimonio con Anna è maledetto.  
Il carattere poco docile della nuova consorte ed il suo esagerato fascino, fanno presto a convincerlo di essere caduto vittima di un sortilegio innescato da un'incestuosa adultera (Anna trascorreva troppo tempo con il fratello George).
Una violenta caduta da cavallo durante un torneo poi, gli causerà anche un danno celebrale alla testa ed una tremenda ferita alla gamba che lo renderanno quasi invalido.
Intanto nella sua vita entra la giovane Jane Seymour.
Anna viene accusata di tradimento, adulterio, incesto ed il matrimonio annullato. Viene condannata a morte e la loro figlia delegittimata.
Anna fu odiatissima da tutta la nobiltà inglese. Margaret prima fra tutti, dato lo squallido comportamento nei confronti di Caterina e Maria. Inoltre essendo di bassa estrazione aveva destato l'invidia di molte persone. Di ogni condizione sociale.
Tuttavia la morte della 29enne lady lasciò sgomenti tutti gli inglesi. Nessuna regina d'Inghilterra aveva mai subito un trattamento simile. Nessuna donna era mai stata accusata e distrutta in questo modo, per quanto fosse una persona discutibile.
Ma nessuno fermò Enrico. Nessuno gli impedì di fare ciò che fece e la follia andò avanti.

La principessa Elisabetta

Compare poco in questo romanzo, dato che il punto di vista è quello di Margaret che è sempre stata contro Anna Bolena. La vediamo insieme alla sorellastra Maria poco dopo l'ascesa al trono di Jane Seymour.
Il padre continua a dire che è figlia di uno degli amanti di Anna e non certo sua. Ma Maria nonostante tutto, ha imparato e si sforza di amarla come una sorella dovrebbe fare.
La piccola Elisabetta ha già un grande fascino e desta l'affetto di chi la incontra anche se ormai non è più una principessa, ma solo Lady Elisabetta Tudor.

Possibile ritratto della principessa Elisabetta


Lord Thomas Darcy, Robert Aske ed il pellegrinaggio di grazia

La follia di re Enrico ormai è ben chiara. Anzi chiarissima. Ma nessuno gli si oppone. Continuano ad assecondarlo, nell'assurda speranza di tempi migliori.
La paura infatti che si scateni una seconda guerra delle due rose è troppo forte nell'immaginario collettivo, e preferiscono sopportare un dispotico ed ormai pazzo re Tudor.
I ricordi di massacri come quello della battaglia di Towton li rende sordi, muti e ciechi di fronte a questo dispotismo dichiarato.
Solo Margaret oscilla nella sua lealtà. Nel re rivede il bambino che ha visto sgambettare nella nursery, il bambino che voleva soltanto essere amato. Rivede il dolce viso di sua cugina Elisabetta. Ingenuamente continua a volerlo giustificare, a volersi auto convincere che Enrico migliorerà, che tutto passerà.
Non è di questo avviso lord Thomas Darcy, un vecchio e fiero aristocratico del nord che vorrebbe convincere tutti i suoi pari ad opporsi a re Enrico. Margaret è tra le prime a rifiutare; ha troppa paura. Suo padre è morto nella Torre, suo fratello anche. Non sobillerà una ribellione.

Possibile ritratto di Lord Thomas Darcy

L'occasione si presenta quando grazie a Cromwell e la riforma della Chiesa, tutti i monasteri che un tempo obbedivano a Roma, vengono spogliati di ogni diritto.
I frati vengono allontanati, le monache cacciate. Gli arredi sacri vengono portati via e finiscono nel tesoro reale. Lo stesso accade per i libri. Tutte le terre appartenenti ai monasteri vengono depredate e vendute a ricchi confinanti. Magari amici di Cromwell.
Cromwell è molto abile a vedere il torbido anche nell'acqua chiara. Nonostante sia palese che non tutti gli ordini e i monasteri vivano nella povertà che tanto predicano, la verità è che i cittadini perdono il loro punto di riferimento, perdono i luoghi dove pregare (le abbazie vengono chiuse), perdono le loro icone sacre. In altre parole, perdono il conforto dato loro dalla fede.
Il nord, da sempre cattolicissimo, organizza un vero e proprio esercito, guidato dal ribelle Robert Aske, un uomo sinceramente devoto, intelligente ma soprattutto onesto. La ribellione viene soprannominata ‘Pellegrinaggio di grazia' proprio per dimostrare che da parte loro vi è solo una grande lotta per la fede.
Molti lord offrono il loro aiuto, tra cui un apparentemente ambiguo Tom Darcy. Molti invece, combattono per il re solo in attesa dell'occasione per voltare gabbana. Tra questi Henry, il figlio di Margaret. Enrico tenta di fermarli ma sono davvero troppi. Non potendo combatterli, promette di ascoltare le loro condizioni.
E quei poveri, poveri, poveri sciocchi ci credono. Credono di potersi fidare di un re che ha minacciato di morte la figlia, condannato una moglie e lasciato morire l'altra.
Robert Aske negozia con il re, lamenta dell'operato di Cromwell ed ottiene la riapertura dei monasteri con il ritorno alla vecchia tradizione. Non vi è nessuna intenzione di deporre o spodestare il re.
Enrico li accontenta, tanto da regalare a Robert Aske la propria collana d'oro. Tutti ci credono.
Qualche mese dopo, adducendo a scuse una meno credibile dell'altra, Enrico tramite Cromwell va a ripescare uno per uno nelle loro case tutti i ribelli. Li fa ammazzare e mette i loro cadaveri a penzolare. Per gradi li scova e li uccide tutti.
Durante la notte, alcune donne avevano cercato di seppellire i loro congiunti. Per tutta risposta Enrico fa riesumare i cadaveri, li rimette a penzolare e fa fare alle mogli la stessa fine.
Un vero e proprio massacro. Uno degli episodi più terrificanti della storia inglese.
La testimonianza di come la parola d'onore di un uomo come Enrico non valga proprio niente.
Inutile che vi dica la fine fatta da Lord Darcy
(come tutti i lord che non avevano subito appoggiato il re o la cui lealtà era stata molto ambigua)
e Robert Aske vero?
Dopo questo atto di pubblica barbarie, nessuno si oppone. Il terrore ormai ha preso il posto delle cellule sinapsi e s'instaura una paralisi mentale collettiva che impedisce ogni ribellione.

Henry Fitzroy

Elizabeth Blount, detta Bessie, è stata la prima amante storicamente accertata di Enrico VIII.  

Possibile ritratto di Elizabeth Blount, detta Bessie (ma secondo me e' Jane Seymour)

Si suppone sia stata veramente innamorata di Enrico (mai ricambiata ovviamente). In questo romanzo la vediamo solo succube delle ambizioni familiari e quindi poco coinvolta sentimentalmente, infatti prova una grande compassione nei confronti di Caterina.
Rimane incinta del re e nove mesi dopo gli dà un figlio maschio. La sua nascita convince il reale padre che la colpa dell'assenza di un erede sia solo della regina.
Il bambino viene chiamato Henry Fitzroy (letteralmente ‘figlio del re') e sarà l'unico figlio illegittimo che Enrico riconoscerà. È descritto come un ragazzino estremamente somigliante al padre, vivacissimo e molto viziato.
È uno dei pochi personaggi che di fatto non sentiamo mai parlare, ci viene soltanto descritto da altri. Peccato, perché ero davvero curiosa di sentirlo.
Viene subito posto sotto la tutela di Wolsey, il quale si assicura anche di maritare Bessie, visto che ormai è solo merce usata.
Viene scelto per lei Gilbert Talboys, l'unico gentiluomo che non si era potuto opporre al matrimonio visto che era stato il padre, ormai completamente rimbambito, a concordarlo.
In ogni caso Enrico pagava sempre bene chi si accollava le sue ex amanti.
Fitzroy vive a corte titolato e riconosciuto, tanto che a 6 anni il padre lo rende per status e lignaggio, allo stesso livello della principessa Maria: duca di Richmond, duca di Somerset, conte di Notthingham ed alto ammiraglio d'Inghilterra. Non c'era mai stato in Inghilterra un doppio duca prima di lui.
Con il passare del tempo in Enrico si fa sempre più forte l'idea di rendere Fitzroy suo erede.
Addirittura seguendo un'imbeccata di Wolsey (ma storicamente non è accertato) mediterà di far sposare Fitzroy e Maria ignorando altamente il fatto che sono fratellastri.
Fortunatamente nessuna dispensa papale potrebbe avere un simile potere e l'idea viene accantonata. Pertanto il re si limiterà ad estromettere sempre di più la figlia dalla successione per far posto al doppio duca.
Durante la relazione con Anna Bolena, la donna al fine di mantenere il controllo, riesce a maritare sua cugina Mary Howard con Fitzroy.

Ricostruzione del volto di Mary Howard, la duchessa di Richmond

Vi racconto una cosa che nel libro non c'è (come molte di cui ho parlato).
Nel libro non viene detto per mantenere il fattore mistero, ma Henry Fitzroy era tisico. Insomma era malaticcio e debole di polmoni. Pertanto quando venne maritato a Mary Howard per impedirgli di morire per aver ‘consumato troppo' il matrimonio, ai due fu imposto di vivere separati.
Lui ebbe delle amanti da cui ebbe ben due figlie femmine, e morì lo stesso, consumato dalla tisi a 17 anni. Mary rimase una vedova/vergine per tutta la vita.
Nel libro infatti, la maledizione colpisce ancora: dopo la morte di Anna, Enrico ha appena sposato Jane Seymour ma questa non rimane incinta. Perciò nomina Fitzroy come suo unico erede e cerca una scappatoia legale per renderlo principe di Galles. Mentre si lambicca il cervello su come fare, il giovane muore.


In una vecchia proprieta' di Elizabeth Blount, e' stato ritrovato questo tondino. Era nascosto. Dopo la morte di Fitzroy, re Enrico ne fece distruggere ogni immagine, per non ricordarsi mai piu' di lui. Deve averlo nascosto sua madre per commemorarlo. Non abbiamo altri suoi ritratti. 

Come predetto: non ci saranno eredi Tudor. Ogni maschio della stirpe deve morire.
Alla notizia della morte del figlio prediletto, Enrico impazzisce, piange, urla come un cane ferito.
Il giorno dopo, come suo solito, fa sparire tutti i ritratti del figlio che morendo lo aveva profondamente deluso e si comporta come se non fosse mai esistito.
La vedova, Mary Howard, non potrà più farsi vedere in giro, perché la sua presenza poteva rammentare al re la passata esistenza di Henry Fitzroy.

Jane Seymour

Un'altra povera ragazza immolata sull'altare dell'inutile sacrificio da una pericolosissima famiglia troppo ambiziosa.
Jane Seymour è l'altra faccia di Anna Bolena: Jane ha solo un anno meno di Anna, ed è il suo esatto opposto: pallida, scialba, intellettualmente pigra, ingenua, timorosa (fifona che dir si voglia), dolce, affettuosa e cosa ancora più importante sceglie come motto personale ‘sempre paga di servire ed ubbidire' che ad Enrico piace molto ovviamente. L'ultima cosa che vuole è una moglie che gli ricordi Caterina o Anna.
Jane quando sposa Enrico, ha 28 anni e stranamente è ancora nubile. I Seymour sono una famiglia potente, che sta a corte ma di fatto son talmente squattrinati da non avere un nichelino bucato per dare a Jane una dote decente. Se a questo aggiungi che Jane era bionda, chiara, ma anche tanto brutta, lo zitellaggio è assicurato.

Ritratto della regina Jane seymour

Enrico come dicevo s'innamora di lei per questo, è una donna completamente insignificante a tutti i livelli. In qualunque cosa lui le sarà sempre superiore e potrà sempre dominarla.

Jane invano tentera' di supplicare il consorte affiche' riapra le abbazie e grazi i poveri pellegrini ribelli.
Margaret nel romanzo rimane quasi costernata nel vedere questa incompetente damigella diventare regina. Jane è fredda con lei ma non tanto sciocca da non appellarsi al suo parere. dato che Margaret nella sua vita ha visto ben cinque regine sul trono prima di lei e quindi meglio di chiunque altro sa come bisogna comportarsi.
L'affetto che lega entrambe a Maria poi le rende sicuramente non nemiche.
Jane viene prepotentemente spinta dalla famiglia a civettare con il re, nonostante lei per prima abbia paura di lui. Enrico da parte sua non è minimamente ammaliato dalla moglie e le piace per questo; una donna che non può abbacinarlo.
Spesso osserva Jane con sguardo sospettoso specie quando tarda a rimanere incinta; dopo la morte di Fitzroy si è convinto che il figlio sia morto per un peccato di Bessie (che nel frattempo aveva avuto una fiumana di figli col marito) e cerca in Jane dei nuovi difetti, una colpa, una manchevolezza.
Questo è l'unico libro dove abbiamo la concreta possibilità di vedere il personaggio di Jane da vicino; comparirà anche nel libro “L'altra donna del re” ma qui assistiamo bene al suo dramma personale.
Jane infatti rimane finalmente incinta e quando arriva al termine della gravidanza, a Londra infuria la peste. Enrico fugge lontano, al sicuro, lasciando Jane in isolamento per il parto, da sola. Da sola nel senso, senza di lui. Con una maledizione che le penzola sulla testa.
Jane impiega 3 giorni a partorire. Il travaglio è infinito ed il bambino sembra non poter nascere.
Mandano a chiedere al re se devono effettuare un parto cesareo e uccidere la regina oppure semplicemente lasciar morire il neonato, maschio o femmina che sia. Enrico da gran vigliacco qual è si rinchiude e rifiuta di proferire risposta, in modo da poter addossare la colpa a qualcun altro a cose fatte.
I medici per paura decidono di non agire e Jane riesce a partorire da sola. Nasce un maschio, vivo e sano. Enrico esce dal suo splendido isolamento e va di corsa a vedere il bambino che viene battezzato Edoardo, principe di Galles.
Edoardo Tudor, il principe di Galles

Questo matrimonio è valido sia per i cattolici (Enrico aveva sposato Jane dopo la morte di Caterina d'Aragona inoltre la ragazza era una fervente cattolica) che per gli anglicani, quindi non ci saranno problemi per la successione.
Jane partecipa al battesimo, ma dopo la cerimonia deve mettersi a letto. La setticemia la uccide nel giro di 10 giorni, tra dolori allucinanti e deliranti allucinazioni.
La morte di questa ragazza porterà Enrico ad amarla ed idealizzarla esattamente come faceva con sua madre, Elisabetta di York. Jane diventa un angelo fatto di purezza, uno spirito benevolo che veglia su di lui.
Chiederà a Margaret di riaprire la prioria di Bisham per far dire messe per lui e Jane.
Enrico da grande uomo coerente ha fatto chiudere tutte le abbazie inventandosi una religione in cui lui per primo non credeva. In compenso credeva all'essere capo delle ricchezze della Chiesa e al non dover più ubbidire alle direttive del Papa.
Ma i suoi principi dogmatici restarono per sempre cattolici.
Dopo la dipartita di Jane, Margaret seppur felice della nascita di Edoardo, non ha alcun dubbio: il principe è nato con un destino già segnato.

Thomas Cromwell
Nel romanzo non viene spiegata per filo e per segno l'ascesa politica di questo oscuro ed ambiguo personaggio. Basti dire che aveva iniziato la propria carriera in Inghilterra al servizio di Wolsey occupandosi di questione ecclesiastiche, benché laico.
Estremamente colto, fa abbastanza in fretta ad entrare nelle grazie del re, come lui è altrettanto determinato a fare una grande carriera politica. Divenne segretario del re, poi membro giurato del suo consiglio privato, ed infine segretario di Stato.
Arrivò anche ad ottenere titoli nobiliari ossia da barone a conte di Essex.
Nel romanzo viene posta particolare enfasi da Margaret su come Cromwell non sia altro che l'ennesimo parvenu riuscito a sfruttare i costanti desideri del monarca. Cromwell infatti si mette al totale servizio di Enrico e si darà molto da fare per aiutarlo ad annientare Caterina d'Aragona a favore di Anna Bolena.
Per riuscire nell'intento, Cromwell potenzia la rete di spionaggio già tanto in voga ai tempi di Enrico VII fino a raggiungere vette ineguagliabili. Cromwell scava come una talpa alla ricerca di prove e misfatti, se non li trova se li inventa e li fa diventare reali grazie alla tortura.
 
Ritratto di Thomas Cromwell


In seguito annienta anche Anna Bolena dato che lui e la regina erano entrati in rotta per la gestione delle rendite ecclesiastiche, inoltre quando ne intuì la disgrazia, Cromwell fu ben felice di dissociarsi da lei.
Al fine di permettere al re d'impadronirsi delle terre della Chiesa, istituirà vere e proprie commissioni d'inchiesta al fine di chiudere ogni abbazia. Il tutto nel nome della fede chiaramente. Mica delle sue tasche o dei suoi amici.
Era un uomo di fortissime tendenze luterane ma che dovette sempre tener nascoste dato che Enrico del protestantesimo abbracciava solo l'espropriazione dei beni ecclesiastici.
Viene posta molta enfasi su questo personaggio meschino, disonesto e maledettamente determinato. Quando Enrico promulgò l'atto di supremazia furono in molti a chiedere il suo aiuto per non doverlo firmare, tra cui molti frati certosini. Cromwell per tutta risposta li fece morire.
Ma esattamente come Robespierre durante la rivoluzione francese, lo stesso Cromwell alla fine cadrà vittima della tremenda macchina tritacarne da lui stesso avviata.

Lo sterminio dei Plantageneti

Dopo la morte di Jane Seymour, Enrico avvia delle trattative per delle nuove nozze. Ovviamente sarà Cromwell ad occuparsene.
Non è ben chiaro cosa scatti nella mente dell'ormai impazzito sovrano, ormai divenuto un mostro obeso e rabbioso. Comincia a temere per la successione, teme che Edoardo possa venire contestato.
La sua salute peggiora ed è consapevole che se dovesse morire lascerebbe un re infante nelle mani di nobili che potrebbero fargli fare la fine dei suoi zii i principi della Torre.
Senza nessunissimo motivo inizia a temere tutti coloro che hanno stretta parentela Plantageneta. Sfruttando la profonda paranoia del re, Cromwell si attiva e servendosi di un pretesto abbastanza banale, riesce ad imprigionare Henry Courtenay e suo figlio Edward di soli 14 anni. Questi era il figlio di Caterina di York, la sorella minore della madre di Enrico.
Cromwell fa presto a trovare prove su prove per condannarlo, ed imprigiona anche Geoffrey Pole il figlio più giovane di Margaret.
Rinchiuso nella Torre a pane ed acqua, il giovane Pole canta come un usignolo in primavera. Rivela ogni parziale cospirazione a cui la madre ed i fratelli hanno partecipato (e mai con ruolo attivo) ed i piani del fratello Reginald per portare un esercito spagnolo/papalino in Inghilterra per poi sposare la principessa Maria. Il tutto in cambio di cibo e vestiti.
Una volta ottenuto ciò che volevano, Geoffrey viene liberato. In compenso Margaret ed Henry vengono rinchiusi nella Torre, insieme al piccolo Harry di 6 anni.
La famiglia Pole è considerata molto più pericolosa rispetto ai Courtenay.
Se qualcuno decidesse riesumare il Titulus regius del defunto Riccardo III (vedasi romanzo “La futura regina”) che sosteneva l'illegittimità dell'unione tra re Edoardo IV ed Elisabetta Woodville,  i Tudor ed i Courtenay diverrebbero in blocco dei plebei e resterebbero solo Margaret con i suoi figli ad avere diritti di successione.

Ad ogni modo, Enrico fa condannare a morte sia Courtenay che Henry Pole. Vengono decapitati. Margaret trascorre un tempo infinito rinchiusa nella Torre dove ascolta le conversazioni delle guardie. Apprende del matrimonio del re con la tedesca Anna di Cleves, poi del conseguente ripudio per sposare la damigella Caterina Howard.
Per lei si accende un vero faro di speranza quando vede rinchiuso nella Torre e poi decapitato lo stesso Cromwell. È convinta che il re la perdonerà e la farà uscire.
Ma Enrico ormai ha deciso: i Plantageneti devono morire.
Margaret un'ora prima di essere decapitata, viene avvisata dalla guardia che sta per morire.
Finalmente in questa sua ultima ora, realizza il grande amore che suo marito Richard aveva per lei ed il suo disperato tentativo di tenere lei ed i figli al sicuro.
Margaret comprenderà finalmente la mancanza di ambizione del marito, il suo voler stare nascosto nonostante fosse un caro nipote della Beaufort. Realizza il grande amore che prova per lui e finalmente ad un passo dalla tomba, riesce ad amarlo come avrebbe meritato.
La donna non avrà nessun processo, nessuna accusa, nessuna difesa. A 67 anni viene uccisa da un maldestro boia con molteplici colpi mentre lei fino all'ultimo rivendica la propria innocenza.
Margaret è stata ufficialmente riconosciuta come martire della fede dalla Chiesa Cattolica.
Suo nipote Harry fu lasciato morire nella Torre. Il giovane Edward Courtenay invece, alla lunga fu liberato.

Ritratto di Edward Courtenay

Un'intera esistenza rubata dai Tudor.
Margaret tentò per tutta la vita di sfuggire al proprio destino, alla propria pericolosa eredità spirituale di morte. Ma a volte la vita sa essere più beffarda e crudele di qualunque maledizione.

Considerazioni 

finali

Questo libro ricopre un arco temporale estremamente lungo. Vi dico soltanto che leggendo questo romanzo attraverserete lo stesso arco di tempo dei seguenti libri:“Caterina la prima moglie”, “Tre sorelle tre regine”, “L'altra donna del re” e pure “L'eredità della regina”.
Personalmente lo trovo straordinariamente ben orchestrato se non altro con tutti i personaggi che la Gregory si è trovata a dover magistralmente gestire.
Ma devo dire che per me la prova è stata brillantemente superata. Il linguaggio è semplice, fluido come sempre, quindi non c'è rischio di appesantimento.
Inoltre devo riconoscere che la trovata narrativa della maledizione scagliata dalla Woodville e da Elisabetta di York per spiegare le infinite morti dei neonati Tudor, è davvero geniale. Trovata che ha permesso alla scrittrice di essere perfettamente coerente con la storia ufficiale.
A proposito; il libro è molto coerente e storicamente accurato. È evidente un lavoro davvero certosino sulla stesura dell'intreccio.
L'atmosfera attraversa una vera e propria parabola: dai vertici della serenità ai massimi della tensione. Proprio come ci si sentiva alla corte di un sovrano totalmente umorale come Enrico VIII. La tensione del regno del padre è altrettanto percepibile.
Oltre ai personaggi di cui vi ho parlato, ne sono presenti tanti altri inventati ma perfettamente verosimili, che riesumano il folklore e le leggende popolari dell'epoca, prima fra tutti la profetessa Elizabeth Barton, che predice l'estinzione dei Tudor persino ad Enrico in persona.
Al termine del libro vi è una disquisizione dell'autrice sulle possibili morti dei figli di Enrico VIII.
Le teorie sono molte e tutte difficilmente dimostrabili senza riesumare le ossa e fare analisi approfondite.
La teoria più accreditata è che Enrico VIII fosse portatore di un raro gruppo sanguigno chiamato Kell positivo, trasmessogli dalla madre Elisabetta di York, la quale l'avrebbe ereditato come portatrice sana, dalla madre e quindi dalla nonna Giacometta.
Quasi come se gli avessero inferto una maledizione del sangue.
Quando un uomo Kell positivo tenta di generare un figlio con una comunissima donna Kell negativa, il risultato sono aborti spontanei o bambini con sistemi immunitari talmente compromessi da morire poco dopo la nascita.
Solo la prima gravidanza procede normalmente dato che la madre impiega un po'di tempo a sviluppare gli anticorpi contro il gene, i quali poi attaccano il feto per ucciderlo dalla seconda gestazione in poi.
A meno che il bambino non erediti il gene Kell negativo della madre. A volte però la madre può sviluppare gli anticorpi già dalla prima gravidanza, come sarebbe accaduto a Caterina d'Aragona.
Questo spiegherebbe la sopravvivenza di Henry Fitzroy, Elisabetta ed Edoardo, tutti primogeniti. Mentre Maria pare fosse Kell negativa e per questo riuscì a sopravvivere.
Ovviamente è soltanto una teoria.
Inoltre questo gene colpisce solo gli uomini (che hanno una madre portatrice sana) e porta un pesante deterioramento fisico e mentale dopo i 40 anni di età. Questo spiegherebbe come dai 40 anni in poi il sovrano sia diventato l'ombra di se stesso.
Altri sostengono che furono le numerose cadute e le commozioni celebrali che subì durante le giostre a danneggiargli il cervello a lungo andare.
Tutto quello che so, è che i Tudor nacquero da sempre sotto una cattiva stella per quanto concerne la progenie.
Che fossero maledetti oppure no, la verità è che la vera maledizione la subirono soprattutto coloro che ebbero la sfortuna di avere a che fare con loro.
Autore MLG

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