Recensione: L'eredita' della regina
L'eredità
della
regina
Struttura
del
romanzo
“L'eredità della regina” è (attualmente) uno dei nove romanzi appartenenti al ciclo Tudor scritti dall'autrice britannica Philippa Gregory.
È sicuramente abbastanza datato a livello editoriale ma non così vecchio da risultare introvabile. Spesso e volentieri girando per librerie, ho avuto modo di vederne qualche copia esposta qua e là.
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| Copertina italiana del romanzo edizione Spearling & Kupfer |
Il titolo originale dell'opera è “The Boleyn inheritance" ossia “L'eredità dei Bolena”. Personalmente non trovo questo particolare adattamento (di Marina Deppish) molto pertinente, in quanto il romanzo si concentra molto sull'eredità di morte lasciata dalla decapitazione di Anna Bolena. E con la sua, anche quella di suo fratello George.
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| Una delle copertine britanniche del romanzo |
Insomma un'eredità che fa riferimento alle specifiche figure dei Bolena che non tanto a quella delle infelici regine che fino a quel momento avevano avuto la disgrazia di avere re Enrico VIII come marito.
Ad ogni modo, per non dare l'impressione che sto sempre a lagnarmi, diciamo che tutto sommato come trasposizione è socialmente accettabile.
Lo schema narrativo impostato per questo romanzo presenta una struttura molto particolare che io stessa ho personalmente battezzato nel seguente modo: ‘a triplice narratore protagonista alternato'.
Qualcuno, dal popolo del web chiamò molto simpaticamente questo stile con la più gergale espressione: ‘narrazione in comitiva'.
All'atto pratico, il romanzo è raccontato da tre donne egualmente protagoniste, che vivono in prima persona le vicende narrate. Ognuna di loro, a turno, racconta un capitolo della storia secondo il proprio personale punto di vista.
Le protagoniste in ordine di apparizione sono: Jane Parker vedova Bolena, che abbiamo già conosciuto nel romanzo “L'altra donna del re”; Anna di Cleves, la nobildonna tedesca che diventerà la quarta moglie del terribile Enrico VIII; ed infine Caterina Howard, quinta e penultima moglie del sovrano inglese.
I capitoli non sono raccontati in maniera perfettamente sincronizzata; nel senso che non abbiamo sempre lo schema Jane, Anna, Caterina. Tuttavia non capita mai ovviamente che ci siano due capitoli consecutivi raccontati dalla stessa persona.
Come già detto, il romanzo comincia con il punto di vista di Jane Bolena e termina con quello di Anna di Cleves, visto che del trio è l'unica a sopravvivere alle vicende raccontate.
Questo stile sicuramente molto particolare, lo troveremo successivamente riproposto con una leggera variante, nel romanzo “L'altra regina”. Personalmente ritengo che questo tipo di narrazione non sia agevolissima per un neofita, per quanto interessante.
Una persona che lascia perdere il libro per qualche giorno potrebbe confondersi oppure perdere il filo, dato che è abbastanza evidente come le tre donne abbiano atteggiamenti e caratteri molto differenti.
Infatti l'autrice per sicurezza all'inizio di ogni capitolo, inserisce sempre come intitolazione il nome della donna che sta raccontando in quel particolare momento.
Per quanto poco pratico, io personalmente ho sempre amato molto il profondo sperimentalismo narrativo che caratterizzava la Philippa Gregory dei primi romanzi, ed il ciclo Tudor è sicuramente quello dove tale varietà è maggiormente evidente.
Anche se ho avuto modo di constatare in passato che questo particolare tipo di narrazione non è piaciuto più di tanto al grande pubblico rispetto ad altri utilizzati.
Trattandosi del focus di tre donne diverse chiaramente anche lo stile muta di capitolo in capitolo, tanto che abbiamo il linguaggio freddo ma intimamente tormentato di Jane, poi quello determinato ma timoroso di Anna ed infine quello semplice ed allegrotto di Caterina.
La narrazione presenta per tutto il libro un continuo crescendo di tensione; all'inizio poco percepita, poi, mano a mano che la lettura prosegue, diventa sempre più forte, lasciando nel lettore una certa sensazione di peso e di fiato corto. Almeno alla prima lettura. Poi chiaramente ci si abitua.
Tale sensazione però termina di colpo nei capitoli finali. Ad interromperla definitivamente, il sibilo della scure sul verde prato della Torre di Londra.
Jane
Parker,
la
nera
vedova
Bolena
È una delle tre narratrici protagoniste della storia. L'abbiamo già conosciuta nel romanzo “L'altra donna del re” come l'ambigua cognata delle sorelle Maria ed Anna Bolena ma anche nel romanzo “La maledizione del re”.
Jane nei libri precedenti, l'abbiamo vista come una donna strana, amante del pettegolezzo, del torbido, dello scandalo.
È innamoratissima di suo marito George Bolena ma presto si rende conto di non potere nulla contro l'omosessualità del marito (o presunta tale) ed il potente fascino di Maria ma ancora di più contro quello di Anna.
Jane viene costantemente maltrattata psicologicamente e rifiutata da George, mentre nel contempo viene denigrata ed ignorata dalle sorelle Bolena, soprattutto Anna. Ma al momento finale, sarà Jane a dare la testimonianza determinante che permetterà al marito ed alla cognata di finire sulla forca.
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| Disegno ritraente Jane Parker vedova Boleyn |
Questa figura storica è molto difficile da poter interpretare, infatti Philippa Gregory ha messo insieme tutte le informazioni reperite sul suo conto e cerca di tracciarne un profilo psicologico che per risultato finale ha prodotto la figura di una pesante squilibrata. Quindi perfetta data la fine che ha fatto. Ma andiamo con ordine.
Jane Parker nacque presumibilmente a Norfolk tra il 1505 ed il 1513. Era la figlia di Henry Parker, barone di Morley e di Alice St. John.
Era imparentata sia pur molto alla lontana, con lady Margaret Beauchamp (la madre di Margaret Beaufort) e quindi alla lontanissima con re Enrico VIII.
La sua famiglia aveva una bella commistione: grande ricchezza, buon grado di aristocrazia ed ottimi collegamenti parentali con tutti i nobili della corte inglese.
Nonostante ci sia sempre stata rappresentata come una donna repellente che ‘non attira il desiderio', Jane era piuttosto carina. Infatti quando venne organizzato il masque al castello verde (quello dove venne presentata per la prima volta a corte Anna Bolena) tra tutte le dame, lei fu una delle cinque che vennero scelte per la rappresentazione.
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| Jane Parker vedova Boleyn |
Grazie alle aristocratiche parentele andò subito a vivere a corte, dove servì la regina Caterina d'Aragona. Poi per forza di cose, si ritrovò a servire anche la cognata Anna e poi la regina Jane Seymour.
Il matrimonio con George Bolena avvenne nel 1504 oppure nel 1505.
È quasi certo a livello storiografico, che la coppia fosse molto infelice (omosessuale o meno, George era un uomo bello ma veramente troppo sessualmente promiscuo) e che molto probabilmente Jane odiasse profondamente Anna per gelosia. Anche se qualche storico sostiene il contrario.
Jane guadagnò molto in termini di ricchezza e posizione sociale grazie all'ascesa delle cognate, ma non ebbe figli.
A proposito di questo. Nel romanzo la Gregory dice chiaramente anche se molto a mezza bocca (tipico di quando si sta dando un'informazione di cui non si è del tutto sicuri), che Jane e George hanno avuto un figlio.
Dopo la caduta in disgrazia della famiglia, la donna lo aveva dovuto necessariamente sacrificare alla carriera ecclesiastica.
Infatti nel romanzo lei si considera una donna senza marito e senza figli. La Gregory allude alla figura di un certo George Boleyn che divenne decano di Lichfield.
Vi dico da subito che questo George Boleyn non poteva essere figlio di George e Jane, primo perché l'esistenza di una prole della coppia non viene citata in nessuna fonte. Secondo, grazie alla testimonianza contro il marito e la cognata, Jane riuscì a salvare il titolo di viscontessa di Rochford e una piccola parte dell'eredità dei Bolena.
Se Jane avesse avuto un figlio è ovvio che alla morte del suocero Thomas Boleyn, sarebbe andato tutto al nipote maschio, l'erede del nome. Invece ad ereditare sarà Maria con la propria figliolanza. Proprio perché il ramo maschile Bolena con la morte di George si era estinto.
Molto probabilmente il George Boleyn decano, è un cugino alla lontana delle sorelle Bolena. Non è certamente figlio di Jane Parker.
Se il matrimonio con George Bolena fosse felice o meno, se lui fosse omosessuale o meno, sappiamo che Jane riuscì a venir fuori quasi intatta dallo scandalo che travolse la famiglia.
Nel romanzo lei adduce come scusante alla sua testimonianza a favore dell'accusa, ad un piano escogitato dal duca di Norfolk, il diabolico zio Howard che abbiamo già visto nel libro “L'altra donna del re”.
Howard infatti, spinge Jane a testimoniare contro George ed Anna al fine di farli dichiarare colpevoli.
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| Thomas Howard, III duca di Norfolk |
Grazie al verdetto di colpevolezza George sarebbe stato esiliato ed Anna monacata forzatamente. Insomma non si aspettavano che il re li uccidesse ma piuttosto confidavano nel perdono reale.
Sinceramente la trovo un po' debole come scusante. Capisco che data la loro situazione tanto valeva tentare il tutto per tutto, ma seriamente c'era ancora qualcuno che pensava che re Enrico avrebbe perdonato due persone che ha condannato per tradimento, adulterio, incesto e stregoneria?! Ma quando mai quell'uomo ha perdonato qualcuno in vita sua?!
Ma andiamo avanti.
La psiche di Jane tra le tre è sicuramente quella più interessante da analizzare, in quanto è un flusso costante di pensieri molto contraddittori per tutto il libro.
O meglio all'inizio sostiene una versione ma questa cambia continuamente fino a fine manoscritto, dove finalmente si svela ciò che lei realmente pensa e sente davvero.
Quasi avesse bisogno di credere a tutti i costi che lei sia effettivamente una brava persona e che abbia sempre agito con le migliori intenzioni.
Ripete spesso, quasi a pappardella, quanto lei amasse sia George che Anna. Quanto abbia fatto il possibile per salvarli … ossia l'unica cosa che al tempo si era potuta fare.
‘Quei due' come da lei definiti spesso, che la perseguitano ogni giorno, ogni notte, come spettri che animano i suoi incubi.
Dopo la decollazione dei fratelli Bolena, Jane grazie alla sua testimonianza mantiene il proprio posto a corte come dama di compagnia della regina Jane Seymour, senza tragiche conseguenze sulla sua persona.
Storiograficamente pare invece che dichiarò soltanto e sotto l'incalzante pressione di Cromwell, che Anna aveva commentato con lei l'impotenza di re Enrico. Cromwell da parte sua fu felicissimo di poter scaricare su qualcun altro la condanna della regina Anna.
Sulla base di tali dichiarazioni iniziò a diffondersi la leggenda nera di questa donna.
Io personalmente non pretendo di giudicarla troppo severamente. Non ce la faccio. In questo romanzo poi particolarmente, Jane fa davvero pena. Una donna a cui il marito che amava ha preferito tutti, ma proprio tutti, a lei. Un uomo di fatto volgare e promiscuo, fondamentalmente incapace, arricchitosi per mezzo delle grazie delle sorelle, capace soltanto di portare a casa malattie veneree.
Due cognate che assomigliano più a due streghe (leggendo il romanzo “L'altra donna del re” il disprezzo gratuito delle sorelle Bolena è evidentissimo) che a due sorelle acquisite.
Io comprendo il suo desiderio di non salvarli. Di non voler essere trascinata nel fango dei Bolena.
Di non voler perdere tutti i sacrifici di una vita a causa dell'ambizione e della sconsideratezza di due persone che l'avevano sempre disprezzata.
No. Io non ce la faccio proprio a denigrare Jane Bolena.
La donna resta al servizio di Jane Seymour fino al 1537, quando 10 giorni dopo aver partorito, la regina muore stroncata dalla setticemia causata dal parto del principe Edoardo. Non vi è più alcuna regina da servire, quindi Jane deve tornare da sola alla sua ormai modesta dimora.
Dopo la dipartita del marito è riuscita a conservare una pensione di 100 £ l'anno che le consentono una vita non principesca come prima, ma comunque abbastanza agiata.
Passerà lì successivi due anni, fino al 1539 data d'inizio del romanzo. Jane dopo tutto questo tempo comincia a dare segni di esaurimento. È nata a corte, ha sempre vissuto a corte. La solitudine della campagna non fa per lei. Non è nemmeno potuta andare nella principale residenza dei Bolena dopo la morte del suocero, visto che la cognata Maria si è presa tutto.
Maria, da parte sua, la tratta con tutto il disprezzo di cui è capace e non avrà con lei alcun tipo di contatto. Persino quando manderà a corte (su ordine dello zio Norfolk) la figlia Catherine Carey, darà ordine a quest'ultima di trattare Jane con lo stesso velato disprezzo.
Jane soffre profondamente per quel rimprovero mal celato, e proprio da parte di Maria, che a parte mettere la testa sotto la sabbia, non aveva fatto granché per salvare i fratelli.
Intanto re Enrico dopo due anni di vedovanza che avrebbe fatto molto meglio a mantenere, ha deciso di risposarsi.
Il suo consigliere Thomas Cromwell, esponente dichiarato della religione riformata, ha deciso di trovargli una donna che possa garantirgli l'alleanza con i Paesi della fede protestante ed allo stesso tempo proteggerlo dalle potenze cattoliche rivali come Spagna e Francia.
Dopo diversi giri per le corti europee del pittore Hans Holbein, viene finalmente scelta una sorella del duca di Kleve (o Cleves): Anna.
Jane riceve una missiva del duca di Norfolk che la invita a tornare a corte per preparare l'arrivo della futura sovrana. Lei come un assetato che trova acqua nel deserto, accoglie felicemente la notizia del reintegro e parte immediatamente.
Jane riceve gli stessi appartamenti che aveva come dama di compagnia delle precedenti regine e gli stessi confort.
A giudicare da tutte le cose che ha mantenuto è difficile per un lettore non pensare che Jane abbia sacrificato volentieri marito e cognata per la propria sicurezza.
Nel romanzo la donna ha ormai come unico punto di riferimento il duca di Norfolk che come un padrone con il servo, le impartisce continuamente ordini su cosa deve o non deve fare.
Jane nove volte su dieci è riluttante ad obbedire, ma sa di non avere scelta. Dal duca dipende la sua protezione e la sua sicurezza. Se è scampata alla furia del re in passato, lo deve principalmente a lui.
Lui che aveva bisogno di una testimone chiave per indirizzare l'odio di Enrico lontano dalla sua persona. Ma questo Jane all'inizio non sembra comprenderlo del tutto chiaramente.
Perciò quando la nuova regina Anna arriva a corte, Jane in poco tempo cerca di diventare sua confidente ed amica.
Dato che Anna di Cleves è di fede luterana ed è il risultato della politica riformista di Cromwell, Jane è incaricata dal duca di trovare manchevolezze in lei, in modo tale da spingere il re a metterla da parte in favore di una potenziale candidata di Norfolk, che invece fa parte della corrente religiosa filo papista.
Jane capisce dal primo giorno che la povera nobildonna tedesca non è adatta in alcun modo ad essere la moglie di Enrico e che lei non gli piacerà mai. Tuttavia prova verso di lei una grande tenerezza e sia pur a intermittenza, passa dall'affetto per la nuova regina agli spietati ordini del duca.
Questi raccoglie le informazioni di Jane per farla passare o per strega o per vergine inviolata, a seconda dell'umore e della benevolenza futura del re. E ci riesce.
Jane infatti tradisce la giovane regnante (assieme ad altre due dame voltagabbana come lei) dichiarando che il matrimonio fra re Enrico e la neo regina Anna non è mai stato consumato.
Dichiarazione avvalorata dal fatto che il re effettivamente ne era rimasto subito disgustato e si era altrettanto subitamente invaghito della nipote di Norfolk.
Fortunatamente Jane non avrà la morte di Anna sulla coscienza perché il sovrano deciderà semplicemente di mettere da parte la nuova moglie indesiderata per sposare la 17enne cugina di Anna Bolena: Caterina Howard.
Jane ovviamente viene messa subito a capo degli appartamenti della regina bambina ed ha anche il compito di sorvegliarla. Il duca ha una nuova nipote sul trono d'Inghilterra e questa volta non si lascerà sfuggire l'occasione di controllare il trono.
A questo punto si verifica la parte interessante del romanzo che in un certo senso, pone una ‘spiegazione' agli eventi che si sono susseguiti dopo.
Re Enrico per quanto soddisfatto della giovanissima moglie, ormai non è più in grado di avere figli e soffre spesso di problemi d'impotenza e salute. Ma si aspetta comunque prole.
Caterina che inizia a dare segni di squilibrio mentale a causa del suo insopportabile matrimonio, s'innamora follemente del giovane cortigiano Thomas Culpeper. A questo punto storicamente parlando, Jane comincia a favorire degli incontri amorosi clandestini tra i due.
Perché fare una cosa del genere?!
Cosa poteva interessare a Jane di coprire la relazione clandestina della regina? Non aveva legami d'affetto particolari verso di lei. Storicamente non ne conosciamo il motivo.
La Gregory fornisce come spiegazione il fatto che è stato il duca di Norfolk ad ordinare che la tresca iniziasse.
Una volta realizzato che Caterina non avrebbe mai potuto avere un figlio dal re, e sapendo per esperienza come l'assenza di un erede può minacciare anche la più stabile delle regine, ordina a Jane di permettere alla ragazza di avere incontri intimi con un gentiluomo che può vedere spesso. Ovviamente molto discretamente. Così Caterina avrà presto un figlio, il re sarà contento ed il duca potrà continuare a controllare il trono.
Attualmente il coltello dalla parte del manico lo detiene la potentissima famiglia Seymour in quanto diretta congiunta del principe Edoardo, l'erede al trono. Norfolk vuole sconvolgere questo equilibrio.
Dato che il rischio è enorme, Howard per spingere Jane ad accettare, le promette che tratterà per lei un secondo matrimonio.
Lei desidera risposarsi e mettere per sempre la parola fine all'esperienza Bolena. Con una nuova unione e la posizione a capo dell'appartamento di una regina con figlio, avrà il futuro assicurato.
Ovviamente la donna sa benissimo di non poter trovare un marito da sola, visto che l'aver testimoniato contro George non le aveva fatto guadagnare molti punti con il sesso opposto.
Perciò accetta l'offerta.
Personalmente come scusante l'ho trovata estremamente plausibile considerando l'indole machiavellica e malvagia di Norfolk. Francamente non vedo quale altro motivo poteva avere Jane nel correre un rischio così grande.
Quello che però non calcola è che il duca è un uomo di cui non fidarsi. Mai. Nemmeno la precedente esperienza glie l'aveva fatto capire.
Quando Caterina viene scoperta, ovviamente tutte le dame vengono interrogate e poste in stato di arresto. Jane pensa di poterne sfuggire sposando l'uomo che Norfolk aveva trovato per lei, peccato che … non esiste.
Il duca ha finto. In un discorso che veramente fa rabbrividire, il duca rinfaccia a Jane di essere una donna velenosa, diabolica, malvagia nell'anima. Insomma riesce abilmente a scaricare ogni responsabilità su di lei come un perfetto manipolatore psicologico.
Le rinfaccia di aver gioito nel mandare a morte il marito perché non sapeva tenerselo. Di aver mandato a morte la cognata perché era migliore di lei in tutto, tanto che George la preferiva a lei. Ha goduto nel vederli morire perché sapeva che solo così avrebbe potuto separarli.
E finalmente dopo una serie di scuse mentali rifilateci per tutto il libro una più assurda dell'altra nonché volta a dimostrare che aveva sempre agito a fin di bene, Jane ammette a se stessa la verità.
Ha tradito per far condannare Anna.Voleva che solo Anna morisse. Solo la morte di Anna, secondo lei, le avrebbe restituito George.
Solo così lui avrebbe finalmente capito che lei lo amava e che avrebbe fatto di tutto per lui, al contrario della sua volubile sorella. Anna doveva sparire. Anna doveva morire.
Il duca di questo non è troppo convinto.
Secondo lui la donna non amava nemmeno George, infatti è stata ben contenta di scambiare la sua vita con il titolo e l'eredità dei Bolena, anche se lei sostiene di averlo fatto per dimostrare che era migliore di Anna riuscendo a salvare il loro patrimonio.
Ad ogni modo una donna così perfida non avrebbe mai potuto trovare un nuovo marito. Neanche se fosse stata milionaria.
Detto questo l'abbandona al suo destino, nonostante lei per salvarsi arrivi a dichiararsi innamorata di lui. In effetti i segni di squilibrio in questa ragazza sono davvero tanti.
Jane non può accusare il duca di essere il mandante degli incontri clandestini. Chi è stata vista far entrare ed uscire Culpeper dalla camera della regina è solo e soltanto lei. Non può collegare il duca a niente. E questo lui lo sa.
Jane viene arrestata per favoreggiamento all'adulterio e mandata nella Torre. A livello storico sappiamo che nei 5 mesi di prigionia che trascorse, ebbe un pesante tracollo psicologico che la rese folle.
Nel libro invece, Jane finge palesemente di essere matta, perché sa che la legge non consente la condanna a morte delle persone malate di mente. Peccato che durante la prigionia, re Enrico fa cambiare la legge. Ora anche i folli possono essere decapitati.
Ed infatti Jane dopo aver tanto lottato, ottiene a quasi 36 anni ciò che cercava da sempre.
Il dono di George, la sua eredità per lei: il ceppo dei Bolena.
Anna
di
Cleves,
la
moglie
“brutta”
Sono passati due anni dalla morte della regina Jane Seymour (che abbiamo visto bene nel romanzo “La maledizione del re”), più simile ad un martirio che ad una febbre puerperale.
Il sacrificio della giovane 29enne ha portato alla nascita dell'erede al trono d'Inghilterra: Edoardo Tudor, principe di Galles.
Il piccolo cresce ma suo padre sa molto bene come un solo figlio maschio non rappresenti stabilità e sicurezza per una dinastia.
Perciò dopo due anni passati a piangere una donna di cui non ha mai saputo nulla, non ha mai voluto capire nulla e di cui di fatto non gli è mai importato nulla, decide che finalmente è pronto a risposarsi.
Il suo ministro Thomas Cromwell si mette subito a lavoro al fine di trovargli una compagna adatta allo scopo. L'Inghilterra è molto cambiata dopo lo scisma del re con la Chiesa di Roma.
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| Thomas Cromwell, conte di Essex |
Il Paese fondamentalmente si è diviso in due fazioni: quelli che appoggiano la vecchia religione e sono contro i cambiamenti apportati da re Enrico, vengono chiamati i “papisti”; mentre quelli invece che sono a favore della riforma religiosa già avviata, e che anzi vorrebbero che il sovrano si spingesse ad imitare sempre più radicalmente i paesi del nord Europa, vengono chiamati “ i riformisti”.
In realtà dietro tanta devozione e tanto fondamentalismo religioso sia da una parte che dall'altra, si celano come al solito motivi politici ed economici. Erano ben pochi quelli che vedevano la questione come un problema meramente di fede.
I papisti (ad eccezione del popolo e dei poveri che di fatto avevano soltanto visto distrutti e depredati i loro luoghi di culto, di ricovero nonché simbolo di speranza) erano tutti gli esponenti della vecchia aristocrazia.
Prima fra tutte, la potente famiglia Howard e con loro anche i Courtenay, i Pole ed altri. Il cambio di fede aveva sconvolto i vecchi equilibri ma soprattutto le vecchie forme di dominio.
La riforma aveva favorito l'ascesa economica e sociale di famiglie non appartenenti al vecchio ceto. Questo portò all'ascesa politica di ‘uomini nuovi' come Thomas Cromwell, che avevano acquisito un enorme potere, togliendolo a chi lo possedeva prima.
Inoltre, la nuova fede prevedeva che anche la gente comune si avvicinasse alle sacre scritture leggendole autonomamente ma soprattutto interpretandole a seconda del proprio pensiero, in quanto concepito come un riflesso della volontà di Dio.
Prima invece essendo in latino, solo i preti le potevano leggere ed interpretare per conto degli altri.
La vecchia classe nobiliare trovava tutto questo estremamente pericoloso. Permettere ad esponenti di ceto basso di leggere, capire ed interpretare le sacre scritture a modo proprio, faceva si che questi finissero per possedere l'arma più pericolosa mai esistita: l'istruzione.
Leggendo e capendo la Bibbia nessuno sarebbe stato più soggetto al controllo diretto del potere.
Ogni imposizione derivata dalle sacre scritture avrebbe potuto essere contestata, e quindi ogni regola sovvertita a seconda dell'interpretazione personale di ognuno.
Persino re Enrico dopo la morte di Anna Bolena si era reso conto di non volere né un popolo né una classe nobiliare (la stragrande maggioranza di loro non le sapeva leggere in latino) in grado di poterlo contestare e di comprendere le sue azioni.
Perciò dopo aver fatto distribuire molte copie della Bibbia tradotta in inglese a disposizione di chiunque, le aveva fatte subito ritirare ritornando alla messa in latino, con grande disappunto di Cromwell, dell'arcivescovo Cranmer e gli altri riformisti.
Enrico in realtà una delle poche cose in cui rimase sempre fedele a se stesso, era la sua fede cattolica. Enrico fu allevato e cresciuto a tale fede e di fatto non l'aveva mai cambiata né voleva che i sudditi la cambiassero.
La sua scissione era stata ispirata da Anna, ma era nata soprattutto dal bisogno di porre fine al proprio matrimonio e al rimpinguare le casse statali con le ricchezze ecclesiastiche sottratte al papato. Punto. Era solo, soltanto e solamente una questione di soldi.
Del clan riformista invece facevano parte intellettuali, giovani uomini che seguivano la nuova fede per moda (non a caso molte famiglie si divisero tra genitori papisti e figli riformisti), aristocratici e non, che grazie alla svendita dei beni ecclesiastici avevano potuto arricchirsi a dismisura, arrivando a rivaleggiare con potenti famiglie papiste come ad esempio il pernicioso Cromwell tra i plebei e i Seymour tra i nobili.
Infatti la famiglia Seymour era nobile e antica ma senza un soldo. Aveva iniziato la propria scalata sociale grazie al matrimonio tra Jane e re Enrico.
La nascita del piccolo Edoardo aveva rafforzato la loro posizione, ma grazie alla nuova fede avevano potuto arricchirsi seriamente. La compianta Jane era cattolica, ma non i suoi fratelli Edward e Thomas. Infatti erano entrambi ben determinati ad assicurarsi che il nipote crescesse nella nuova fede al fine di rafforzare la loro duramente conquistata posizione.
Ora di tutto questo Enrico ne era sicuramente consapevole. Forse sapeva che con lo scisma aveva peggiorato la situazione ma era ben determinato a mantenere lo status quo da lui creato.
Tutti avevano firmato l'atto di Supremazia e le leggi da lui promulgate per mantenerlo, ma non era così sciocco da credere che lo accettassero sul serio.
Da qui la vena del sospetto da sempre pulsante in lui, si era ingrossata a dismisura rendendolo ancora più pericoloso.
In politica estera le cose non andavano meglio. Enrico ormai si era totalmente alienato sia le simpatie del Sacro Romano Impero che quelle del regno di Francia. Occorreva perciò orientarsi su nuovi orizzonti.
Cromwell approfitta della situazione molto tesa in politica estera per fare ciò a cui ambiva da tempo: isolare l'Inghilterra dalle potenze cattoliche e indirizzarsi verso i paesi germanici di fede protestante, associandosi a loro nella lega di Smalcalda. In questo modo, l'Inghilterra si sarebbe avvicinata ancora di più al protestantesimo ed il processo riformista sarebbe finalmente stato ultimato.
A favorire i suoi piani fu sicuramente l'impossibilità di trovare una consorte “cattolica” da affiancare ad Enrico.
Il re nella sua follia che ormai ben tutti conosciamo, aveva addirittura preteso che tutte le nobildonne europee in età da marito si recassero a Calais per essere personalmente valutate da lui, manco fossero state ad un mercato degli schiavi.
Lui avrebbe scelto la più carina e se la sarebbe portata a casa. Ovviamente di fronte a tali esternazioni c'era voluto tutto il coraggio dei suoi consiglieri per fargli capire che erano nobildonne non bestie da monta che poteva scegliere a suo uso e consumo.
Perciò si ricorse al sistema più classico. Il pittore di corte Hans Holbein viene mandato in giro per l'Europa a dipingere i volti delle eventuali candidate ed Enrico avrebbe scelto in base al ritratto. Sempre maturo il nostro re.
In realtà c'era una fortissima propensione del monarca verso la duchessa vedova di Milano, Cristina di Danimarca la 16enne nipote del sacro romano imperatore Carlo V.
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| La sedicenne Cristina di Danimarca, ritratta in abiti vedovili da Hans Holbein |
Ma la ragazza di fronte alle indagini dell'ambasciatore inglese su come avrebbe valutato un matrimonio con il re inglese, risponde piccata:
“La sua prima moglie, mia zia Caterina è stata avvelenata.La sua seconda moglie che lui amava, l'ha decapitata. La sua terza moglie l'ha lasciata morire per mancanza di cure durante il parto. Se avessi due teste una la metterei volentieri al servizio del re d'Inghilterra, ma ahimè io ne possiedo solamente una”.
Cristina insomma fa ben capire che mai avrebbe acconsentito al matrimonio se non costretta da suo zio l'imperatore. Nessuna principessa del mondo cristiano lo voleva. Ormai la sua fama di uxoricida lo precedeva ovunque.
Ma non in Germania.
Dopo la riforma di Lutero i paesi germanici si erano sempre più estraniati dalla politica occidentale e la fama di Enrico laggiù non era ben conosciuta.
La nuova fede aveva portato questi popoli a chiudersi in un profondo radicalismo religioso (volto ad estraniarsi completamente dal corrotto mondo cattolico) basato sull'interpretazione letterale della Bibbia, che odorava di estremismo lontano chilometri.
Niente feste, niente musica, niente libri a parte la Bibbia, niente passeggiate, niente gite, un bel niente di niente.
Così il duca di Julich-Kleve aveva allevato i suoi quattro figli. Ma era così in tutta la Germania luterana.
Il duca Giovanni di Cleves (versione inglesizzata della parola tedesca Kleve) era deceduto diverso tempo prima ed a causa della demenza senile non era stato più in grado di governare per anni. Alla sua morte (ma anche prima) fu il suo unico figlio maschio Guglielmo a succedergli.
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| Il padre di Anna, Giovanni III duca di Cleves |
Guglielmo nella lega di Smalcalda esercitava una posizione di influenza ed una certa leadership, quindi Cromwell fu ben felice di proporre a re Enrico le due sorelle ancora nubili del giovane duca: Anna ed Amelia.
La sorella maggiore Sibilla era già maritata con un principe elettore tedesco quindi fuori mercato.
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| Sibilla di Cleves, sorella maggiore di Anna |
Anna ci viene presentata dalla Gregory come un personaggio molto interessante, che va ben oltre il modo in cui storicamente ci è stata tramandata.
Io personalmente la ricordavo come una donnona vestita stile Obelix che alla corte di Enrico VIII non faceva altro che dondolare goffamente e parlottare in inglese misto tedesco. Nulla più.
Della sua giovinezza in Germania sappiamo ben poco, pertanto è toccato alla Gregory riempire questo vuoto storico.
Nacque presumibilmente il 22 Settembre (ma qualcuno dice il 28 Giugno) del 1515 a Dusseldorf dal duca Giovanni di Julich-Kleve e da Maria di Julich-Berg.
Prima di lei nacque la sorella Sibilla, dopo di lei Guglielmo ed Amelia.
Per i motivi sopra citati, Anna a parte leggere (solo la Bibbia), scrivere, cucire (era abilissima in questo) non sa fare assolutamente nulla. Non conosceva nemmeno le lingue a parte la propria, l'alto tedesco.
Costantemente rinchiusa in casa quasi fosse stata una monaca, la possibilità di fare un matrimonio grandioso con una grande potenza europea non poté che riempirla di speranza.
Suo padre a 11 anni, l'aveva promessa al figlio del duca di Lorena, Francesco (che per inciso sarà lui a sposare Cristina di Danimarca) ma dopo la morte del padre l'accordo era andato a monte definitivamente nel 1535.
Nel libro Anna è letteralmente una prigioniera in casa propria.
Aveva vissuto amatissima dal padre fino alla sua malattia. Dopo, suo fratello Guglielmo non aveva esitato a rinchiuderlo nelle sue stanze come un animale e da lì il padre non era mai più uscito. Senza che nessuno potesse far nulla per impedirlo.
Guglielmo ci viene rappresentato come un palese psicopatico. È un malato del controllo, un misogino, un prevaricatore. Sua madre, la duchessa Maria, pende letteralmente dalle labbra del figlio, e la sua parola per lei è legge. Anche quando non è d'accordo con lui.
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| Il duca Guglielmo di Cleves, fratello di Anna |
Anna tra le sorelle è quella più odiata. Guglielmo nutre una sorta di attrazione-repulsione nei suoi confronti. Sibilla si era subito sposata ed era andata a vivere lontano, mentre Amelia lo obbediva in tutto e per tutto. Solo Anna sopportava le sue angherie e violenze sin da piccola, reagendo sopportando ma senza mai contestarlo apertamente.
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| Amelia o Amalia di Cleves, sorella minore di Anna. Qui disegnata da Hans Holbein in quanto anche lei in lizza per diventare regina d'Inghilterra. |
Guglielmo non fa che parlare male di Anna. Ogni azione commessa dalla ragazza è impura. Si affaccia alla finestra? Spera di vedere uomini. Posa per mastro Holbein? Si compiace del proprio aspetto quindi è vanitosa. Sorride? È intrigante, maliziosa e dissoluta.
Tutto questo non sono chiacchiere vane. Anna viene frustata dalla madre ogni qualvolta il fratellino osa lamentarsi di lei. Perciò spera ardentemente che il re inglese la scelga. Qualunque cosa pur di non rivedere mai più il fratello.
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| Anna di Cleves, ritratta da Hans Holbein |
Nessuno in famiglia è terrorizzato da questo matrimonio.
Non sanno niente del calvario di Caterina d'Aragona e della principessa Maria, sanno che Anna Bolena è stata decapitata in quanto adultera incestuosa (la versione che Enrico dava per ufficiale) e che la povera regina Jane era morta di setticemia post parto. Fine.
L'unica preoccupazione della duchessa Maria è che la figlia non faccia la fine della prima Anna. Perciò istruisce a dovere la ragazza sul come non dare mai e poi mai nemmeno lontanamente la parvenza di essere una donna lasciva. Insomma deve essere più rigorosa di una monaca.
Sebbene la madre sia totalmente succube del fratello, Anna vuole molto bene alla genitrice e sopporta pazientemente sia i rimproveri che le frustate. È convinta che la madre sia una credulona a dar retta a Guglielmo ma nemmeno se ne stupisce. Essendo il figlio maschio è ovvio che straveda per lui.
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| Un disegno ritraente i genitori di Anna da giovani. |
Dopo un'attenta analisi dei dipinti, finalmente re Enrico decide chi sarà la sua futura moglie: Anna di Cleves. A colpirlo la giovinezza, l'espressione mite, dolce ed affettuosa, così simile a quella di Jane.
Inoltre i duchi di Cleves non erano luterani estremisti e si erano già dichiarati disposti ad assecondare le scelte religiose di Enrico senza problemi. In realtà nel romanzo scopriamo che Anna ha ricevuto dal fratello l'ordine di spingere il re verso il protestantesimo. Sono convinti che lui segua la religione delle mogli:
“Sposato a Caterina d'Aragona era il difensore della fede, sposa Anna Bolena e diventa il paladino della riforma, sposato a Jane Seymour sarebbe ritornato dal Papa se lei non fosse morta” .
Guglielmo di Cleves “L'eredità della regina”
Non immaginano neppure lentamente quanto la questione sia molto più complessa e pericolosa.
Anna nel suo intimo sa benissimo di non poter controllare un uomo di 49 anni abituato al potere assoluto da quando ne aveva 18. Anna ha 24 anni soltanto un anno in più di sua figlia, la principessa Maria. Ovviamente pur di andarsene fa finta di assecondare i familiari.
Il viaggio procede molto bene. Anna viene accolta gentilmente e calorosamente da tutti coloro che incontra. I nobili le portano i suoi omaggi e dopo l'arrivo a Calais arriva anche il suo seguito di dame di compagnia, compresa Jane Bolena.
Ma la situazione è molto più complessa di quanto Anna nel suo tedesco riesca a comprendere. Tutti, soprattutto le donne, sono perplessi. Anna non parla una sillaba d'inglese, non è bella, veste in modo assurdo e ridicolo (secondo lo stile europeo dell'epoca), è goffa, non balla, non canta, non suona.
Tutte conoscono fin troppo bene Enrico per capire che la cosa non reggerà. Gli uomini invece non se ne preoccupano. Il re ha visto il suo ritratto. Gli è piaciuta quindi va bene. Tra tutti il più cortese verso la regina è lord Lisle, che si assicura che la nuova regina faccia sempre la cosa giusta e cerca di farle capire come comportarsi.
Per Anna è come un sogno ad occhi aperti. L'Inghilterra è un paese stupendo, ama le folle e i bimbi che la salutano mandandole baci.
Ha simpatia per coloro che la circondano anche se trova tutti molto scandalosi specialmente le donne, visto che a suo pensare sono tutte mezze nude (per gli abiti con la scollatura in vista e i copricapi francesi che lasciano scoperti i capelli).
Inoltre ha evidenti difficoltà nel rendersi conto che ormai non può più stare da sola come faceva prima. Ora è sempre in compagnia di qualcuno.
Ma la tragedia è dietro l'angolo.
Durante il viaggio cerimoniale che la stava portando a conoscere il re, Anna ed il suo seguito alloggiano nella ex abbazia di Rochester. Siamo nel capodanno 1540.
Enrico come da sua barbara abitudine, si presenta ad Anna vestito da semplice viaggiatore. Enrico aveva sin da ragazzo l'abitudine di travestirsi per andare alle feste. Lo scopo era quello di essere amato, idolatrato ed ammirato per se stesso e non per il suo essere re.
Una cosa che solo uno sciocco come lui poteva credere fattibile, visto che Enrico con la sua chioma ramata, la sua statura di 185 cm ed il fisico imponente, mai e poi mai avrebbe potuto essere scambiato per qualcun altro, a prescindere dal travestimento.
La sua vanità l'aveva portato ad andare a “conquistare” la giovane dama di Cleves usando questo stratagemma. Enrico è vecchio, claudicante (per via della ferita alla gamba), puzza di alcool, ha i denti marci (mangiava sempre molta carne e dolci) e sembra un vecchio beone da osteria.
Nessuno e dico nessuno si sogna di avvertire Anna delle stravaganti manie del re. Tutti lo riconoscono, ma nessuno avverte la giovane.
A questo punto Enrico la raggiunge alle spalle, la attira a sé e le dice: “Le porto i saluti del re d'Inghilterra!” e la bacia.
Anna ovviamente non se l'aspettava e lo respinge immediatamente. Storicamente pare che lei si sia limitata a strattonarlo e poi ignorarlo, mentre nel libro lei sputa dopo aver ricevuto il bacio.
Qui avviene una sorta di epifania, che solo un romanzo ci può dare.
Per la prima volta in vita sua, Enrico come un proto Dorian Grey, vede attraverso gli occhi della giovane tedesca ciò che è sempre stato, ciò che di fatto è diventato. L'ombra di se stesso. Un essere enorme, mostruoso, purulento, obeso, puzzolente che deve solo ringraziare per il fatto di essere un re.
Enrico sappiamo che sconvolto si allontanò immediatamente e andò a cambiarsi per poi presentarsi ad Anna come re d'Inghilterra. Dopo la presentazione ufficiale andò via. Si sarebbero reincontrati in seguito.
Non sappiamo effettivamente quanto questo pernicioso incontro abbia influito sull'idea di Enrico riguardo ad Anna, ma sappiamo che appena rientrato era furioso. Disse che Anna era orrenda e non l'avrebbe mai sposata. Qualcuno l'avrebbe pagata cara per avergliela messa davanti.
Da lì al resto del viaggio, Anna si accorge come l'atteggiamento dei nobili nei suoi confronti sia cambiato; soprattutto lord Lisle adesso si tiene a debita distanza e la ragazza capisce di aver fatto un errore madornale.
Anna agli occhi di Enrico era stata rappresentata nel quadro di Holbein molto più bella di quanto in realtà non fosse.
La colpa andò a Cromwell che secondo lui aveva ordinato ad Holbein di “aggiustarla” perché voleva a tutti i costi l'unione protestante.
Anna era alta e bionda ma secondo alcune fonti pare avesse un aspetto cavallino, un colorito olivastro e delle cicatrici da vaiolo sul viso che erano state appunto omesse per una netiquette dell'epoca. Inoltre era fin troppo semplice, una vera e propria contadinotta delle Fiandre.
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| Ritratto di Anna di Cleves. Qui effettivamente e' molto meno bella che nel quadro di Holbein |
A questo punto si fa avanti come un serpente che sguscia dalla macchia, il duca di Norfolk (lo zio delle sorelle Bolena). Norfolk appartiene alla fazione papista e vuole prendere il posto di Cromwell. L'occasione è troppo ghiotta per non coglierla. Promette al re che cercherà di spingere Francia e Spagna l'una contro l'altra e farà in modo che la prima torni alleata dell'Inghilterra.
Enrico così non avrà più bisogno dei tedeschi e potrà sbarazzarsi di Anna. A questo scopo convoca Jane Bolena e le ordina di trovare qualunque prova che permetta al re di liberarsi di lei.
Ma poiché per tutto questo ci vuole del tempo, Enrico il 6 Gennaio 1540 sposa Anna al palazzo reale di Placentia. Ad officiare la cerimonia, l'arcivescovo riformista Thomas Cranmer.
Non solo; per non mettere in allarme Cromwell sulla sua intenzione di annientarlo, il re a sorpresa lo nomina conte di Essex facendolo quindi nobile. Tutti ci cascano. Persino il duca di Norfolk sarà furioso perché non ha ancora ben chiare le future intenzioni di Enrico.
Jane suo malgrado comincia a cercare prove per annientare la neo regina, ma Anna è più intelligente di quanto avesse potuto prevedere.
Segue alla lettera le disposizioni religiose di Enrico, senza mai scivolare nel luteranesimo e quindi nell'eresia. Studia l'inglese tutto il tempo diventando sempre più brava. Si fa benvolere da chiunque abbia a che fare con lei.
S'interessa immediatamente ai bambini reali riuscendo addirittura ad avere il permesso da Enrico d'invitare Maria ed Elisabetta. Tra Anna e la principessa Maria s'instaurerà subito una grande amicizia. Nonostante le profonde divisioni religiose entrambe si vogliono bene ed hanno rispetto l'una dell'altra.
Maria è totalmente consapevole di come il padre non voglia la nuova matrigna e teme che ricorrerà alla violenza pur di sbarazzarsi di lei. È la prima che cerca di convincere l'amica a tornare a casa sua.
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| Re Enrico al tempo delle vicende narrate. Qui e' rappresentato con sua figlia la principessa Maria. |
Anna quando realizza approfonditamente le vicissitudini matrimoniali di suo marito e si accorge del suo sfavore, ne rimane terrorizzata. Ma molto coraggiosamente, come faceva quando il fratello la tormentava, resta al suo posto ma sempre sulle spine. Sa di non poter tornare a casa, suo fratello la rinchiuderebbe da qualche parte come aveva fatto con il loro padre.
A livello coniugale le cose vanno anche peggio. Enrico fa diversi tentativi di “consumare” il matrimonio ma non riesce. Anna ovviamente non farà nulla che possa farla apparire impudica ma ovviamente non sa cos'altro fare. Rivela a lady Rutland che prima di andare a letto la sera il re le da il bacio della buonanotte e quello del buon giorno al mattino. Fine.
Chiede persino aiuto ad un terrorizzato Cromwell che ora vorrebbe soltanto non averla mai portata in Inghilterra.
Enrico dopo il bacino mattutino raduna i suoi consiglieri e ne dice di tutti i colori su Anna: che ha un ventre enorme e flaccido ed è impossibile che sia vergine (il ventre flaccido era associato ad una gravidanza), che emana cattivo odore, che lo disgusta e che persino i seni sono cadenti.
I consiglieri non impiegano molto tempo a scoprire del precontratto matrimoniale di Anna con Francesco di Lorena ed esigono che la donna faccia portare il documento che ne attesti l'annullamento. Altrimenti non ci sarà l'incoronazione.
Anna scrive al fratello affinché vengano portate le suddette carte. Se esistono. Intanto Jane Bolena riporta al duca di Norfolk la persistente notizia sulla mancata consumazione del matrimonio.
Seguono capitoli di autentico terrore con un misto di crescente tensione. Anna ormai ha capito che il re vuole liberarsi di lei, sa che farà la fine di Anna Bolena. Il suo nuovo ambasciatore il dottor Harst, cerca di farla fuggire, ma Enrico ha requisito tutti i cavalli e chiuso i porti. Sono in trappola.
Enrico manda nella Torre lord Lisle, I Pole, I Courtenay. L'accusa è di far parte di un complotto papista che vedrebbe il figlio di Margaret di York, il futuro cardinale Reginald Pole, sposato a sua figlia Maria in modo da ripristinare il cattolicesimo in Inghilterra. Ed è subito strage.
Nel mentre arresta anche Cromwell ed i suoi uomini per un complotto riformista iniziato proprio con il piano di portare Anna di Cleves in Inghilterra.
Sapevano che l'indesiderabilità della donna avrebbe spinto Enrico a non consumare il matrimonio e quindi a non generare un erede. E quindi a morte anche loro.
Durante questa mattanza, Anna una notte sapendo di essere prossima alla morte, raccomanda l'anima a Dio, giurando solennemente che se l'avesse scampata, avrebbe vissuto per se stessa e non per un uomo.
È la scena più bella di tutto il libro. Anna che giura solennemente a se stessa di diventare un girfalco, come la chiamava suo padre. Di essere una donna libera, di servire soltanto se stessa.
La mattina dopo arriva il duca di Norfolk. Anna è convinta che stia per andare alla Torre. Invece nella sua infinita misericordia, il Dio delle sue preghiere ha deciso di concederle una seconda occasione.
Norfolk è riuscito a stipulare un accordo tra Francia ed Inghilterra e l'alleanza con Cleves non serve più.
Il 9 Luglio 1540 il suo matrimonio con re Enrico VIII d'Inghilterra viene annullato su due basi: la prima il precontratto matrimoniale tra lei e Francesco di Lorena (i documenti che ne certificavano l'annullamento erano arrivati ma nessuno si era dato pena di visionarli) e la seconda per la mancata consumazione del matrimonio, avvalendosi della testimonianza dello stesso Enrico e di tre dame di Anna, tra cui lady Rochford.
Fortunatamente non era stato trovato nulla che potesse associarla al complotto riformista.
Secondo il re era stata la volontà di Dio ad impedirgli di consumare le nozze in quanto sbagliate per l'Inghilterra, e che al suo posto avrebbe preso una moglie più consona alle sue aspettative.
Enrico si è invaghito della 17enne Caterina Howard, nipote del duca di Norfolk e la sostituirà ad Anna. È praticamente cosa fatta.
Epica la scena in cui Enrico comunica alla giovane tedesca di essersi risposato aspettandosi fiumi di dolore e lacrime per averlo perduto. Anna fraintende e si dispera per davvero, ma perché sul momento crede sia morta la madre.
Alla ex regina vengono offerte due possibilità: o tornare in Germania o restare a corte come “sorella del re”. La sua buona educazione e la sua gentilezza avevano comunque fatto breccia nel cuore del re mostro. Anna ricevette in dono il castello di Hever, il palazzo di Richmond (sarà il suo preferito) e una casa nell'est del Sussex dove però lei non soggiornerà mai.
Se avesse firmato l'annullamento senza protestare sarebbe rimasta in Inghilterra diventando una principessa reale ed una cara zia per i suoi figli. Sarebbe stata inferiore per rango solo alla moglie di Enrico e le sue figlie.
Anna che comprende benissimo come la fortuna non si presenti due volte di seguito, firma l'annullamento senza opporre resistenza. È dispiaciuta per aver perso il ruolo di regina che comunque le piaceva, ma preferisce mantenere la testa sul collo. Purtroppo o per fortuna il suo regale momento è finito.
Da questo punto del libro, il personaggio di Anna si fa sempre più appartato, più ritirato nei suoi possedimenti.
Si reca a corte su invito solo una volta per Natale, mostrando a tutti la sua metamorfosi da anatroccolo a cigno. Con eleganza assoluta omaggia Enrico, la regina Caterina che nel mentre cerca di scimmiottare il ruolo della sovrana, e porta doni per tutti, sorridendo con estrema eleganza.
Per il resto vive completamente ritirata fino all'inevitabile decadenza della nuova regina, che avverrà poco tempo dopo.
Enrico ha condannato Anna allo zitellaggio perpetuo visto che il matrimonio è stato annullato sulla base di un inesistente pre contratto matrimoniale e dovrà vivere per sempre della sua “generosità”.
D'altra parte non può tornare a casa dove suo fratello la tratterebbe da merce rifiutata ed avariata. Quindi resterà alla corte di Enrico, cercando di tenersi lontana dai guai. Per quanto possibile.
Anna di Cleves fu tra le mogli di Enrico VIII, quella che visse più a lungo. Assistette indenne alla morte di Caterina Howard, alla morte dello stesso Enrico, a quella di Caterina Parr (un'altra regina di Enrico), all'incoronazione e poi alla morte dell' ex figliastro re Edoardo VI e all'incoronazione della cara amica ed ex figliastra la regina Maria I.
Fu l'unica moglie che non solo riuscì a trionfare su Enrico l'uxoricida, ma anche ad estorcergli un bel mantenimento. Cosa che poche consorti poterono vantare. Sfuggì all'ombra del ceppo che pesava sulle regine di Enrico.
Come promise a se stessa, non si risposò mai più né ritornò in Germania.
Dopo la morte di Caterina Howard, suo fratello pretendeva che Enrico la riprendesse in moglie e lei ovviamente si dissociò categoricamente da queste intenzioni, chiudendo del tutto ogni rapporto con Cleves. Visse solo e soltanto per se stessa, come aveva giurato di fare, e come ribadisce nel capitolo finale di questo romanzo.
Morì di cancro all'età di quasi 42 anni il 16 Luglio 1557 a Chelsea Old Manor.
Lasciò dei soldi alla sua servitù ed alle due figliastre. Il 3 Agosto fu sepolta dalla regina Maria I nell'abbazia di Westminster anche se la tomba non è subito visibilissima.
Il suo epitaffio dice semplicemente:
“Anne di Cleves, regina d'Inghilterra nata nel 1515 e morta nel 1557”
Con buona pace di re Enrico VIII e dei suoi capricci senili.
Caterina
Howard,
la
moglie
“stupida”
A volte si nasce con un destino. Un destino a cui non si può sfuggire. Ed è il caso della piccola Caterina Howard, la cui vita senza volerlo, si rivelò un sorta di macabra prosecuzione di quella di sua cugina Anna Bolena.
La giovane Howard nacque presumibilmente nel 1523 a Lambeth (Londra) ma la data è ancora molto incerta. Nel romanzo la Gregory la spaccia per una 14enne ma in realtà di anni doveva averne almeno 17 all'inizio del libro.
Era una dei tanti figli di Lord Edmund Howard (fratello minore del duca di Norfolk e di lady Elizabeth Howard, la madre di Maria ed Anna Bolena) e di Joyce Culpeper.
Pare che Caterina fosse imparentata anche con Jane Seymour ma molto alla lontana. Per la madre era il secondo matrimonio e lei doveva essere la decima figlia. Ad ogni modo Joyce muore quando Caterina è piccolissima e suo padre non è assolutamente in grado di mantenere la sua numerosa prole.
Edmund è eternamente povero e squattrinato. Vive della carità dei fratelli e soggiorna a Calais sempre mezzo indebitato.
Caterina assieme ai fratelli e le sorelle dopo la morte della madre va a vivere a Horsham House nel Sussex e a Norfolk House di Lambeth sotto le cure della duchessa vedova, la matrigna di suo padre.
La duchessa non c'è quasi mai ed i bambini/ragazzi sono sempre lasciati a se stessi. Non vi sono solo i parenti in quelle case ma anche i figli di altri nobili squattrinati. Caterina sin dall'infanzia convive liberamente con ragazzi e ragazze della sua età e questo la porta a svilupparsi precocemente. L'ambiente è molto lascivo e libertino tanto che viene battezzato “Lo zoo di Lambeth”.
È ignorante come una pecora ma almeno sa leggere, scrivere, danzare e suonare musica. Amava molto gli animali.
Nonostante non fosse una grande bellezza e fosse di statura minuscola (la chiamavano infatti “la parvissima puella”) ha il carattere allegro e civettuolo che piace tanto agli uomini.
All'età di 10 anni subisce delle molestie (a suo dire) dal giovane Henry Mannox il suo insegnante di musica. Pare che Mannox all'epoca avesse circa 30 anni ma gli storici non ne sono del tutto sicuri. Improbabile che un 30enne dell'epoca fosse ancora celibe, come invece effettivamente era.
Ad ogni modo su testimonianza della stessa Caterina ed anche di Mannox, le molestie non arrivarono mai ad un rapporto fisico vero e proprio in quanto furono scoperti dalla duchessa e Mannox mandato via. I due interruppero ogni contatto nel 1538.
Tuttavia la reputazione della ragazzina non rimase immacolata molto a lungo. Poco dopo il 1541 influenzata dalle ragazze più grandi, Caterina prende molta confidenza con gli uomini infatti diventa l'amante del giovane Francis Deheram. Nel romanzo Caterina lo porta via alla compagna di stanza Joan Bulmer godendone come una matta.
Lo stile narrativo di Caterina Howard fa quasi ridere. Sembra veramente di leggere i commenti delle ragazzine sul settimanale Cioè. Sembrano i pensierini di una teenager. Ah già ... in effetti lo è. Devo dire che la Gregory l'ha impersonata davvero molto bene.
Caterina ci viene rappresentata semplicemente come una ragazzina stravagante, vanesia, civettuola, superficialotta se vogliamo, ma mai cattiva o antipatica. A me personalmente i capitoli con lei come narratrice fanno molto sorridere. Ha uno stile così giovanile (che ormai mi è ben poco congeniale) che riporta alla spensierata adolescenza.
Non vi è alcuna malizia in lei. Tranne quando deve adescare un uomo. Lì tira fuori tutta l'essenza di volpe che è in lei.
Non possiede né l'arguzia di Anna, né la sua ambizione, né la sua rabbia interiore.
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| Disegno di Hans Holbein erroneamente ritenuto raffigurante Caterina Howard |
Anche lei come Maria viene spinta verso Enrico anche se almeno all'inizio si lascia spingere volentieri per amore delle pelli di zibellino. Ha vissuto in condizioni modeste tutta la vita pur essendo una ragazza Howard. In qualche modo vuole recuperare la vita che le spetta.
Ad ogni modo sia nel romanzo che probabilmente nella vita reale, Francis s'innamora della ragazzina e celebrano una sorta di promessa di matrimonio per conto proprio.
Lui è in partenza per l'Irlanda (per fare fortuna) e dà a Caterina dei soldi che lei dovrà conservare fino al suo ritorno.
Caterina in tutto questo non prende nulla sul serio. Nonostante Francis le spieghi che una promessa matrimoniale è valida quanto un contratto vero e proprio, Caterina la prende veramente a ridere. Accetta i soldi di Francis e lo asseconda tanto per farlo stare tranquillo.
Poco tempo dopo suo zio il duca di Norfolk si presenta a Lambeth con l'intenzione di portarla a corte e farla diventare una delle dame della nuova regina. Caterina che aveva sempre sognato la vita di corte è felicissima di andarci.
Rispetto ai suoi coetanei di Lambeth è comunque nata Howard anche se poverissima, ed è destinata ad una vita diversa dalla loro. Francis quando lo viene a sapere è gelosissimo. Sa che Caterina a corte incontrerà giovani uomini nobili e ricchi e le rammenta il loro matrimonio.
Caterina la prende di nuovo a ridere e chiude definitivamente ogni contatto con lui. Durante la permanenza a corte è quasi divertente leggerla.
Si affeziona subito alla regina Anna, sia pur a modo suo le dà consigli, fa nuove amicizie e tutti i giovanotti fanno a gara per la sua attenzione.
Astutamente durante l'incontro fra Anna e re Enrico a Rochester, la ragazzina fa palesemente finta di non aver riconosciuto il re e subito si mette a civettare con lui. Non ha grandi intenzioni: vuole solo che il re la prediliga per ottenere regali. Vestiti, gioielli, soldi, visto che di quelli è sempre a corto.
Enrico ovviamente rimane subito affascinato dalla 17enne e trova assolutamente normale che una ragazzina così giovane preferisca lui ad eventuali cortigiani suoi coetanei.
Caterina invece rimane colpita da un suo lontano cugino, Thomas Culpeper, un 20enne bellissimo e borioso, entrato nelle grazie del re grazie a questi due motivi. Vantava già un omicidio ed uno stupro ma grazie alla benevolenza del re ne era praticamente uscito indenne.
Entrambi sono belli e nobili ma non hanno un soldo. Quindi non possono sposarsi. Con il tempo sembra che Thomas s'innamori seriamente di lei.
Quasi senza che Caterina se ne renda conto, suo zio il duca di Norfolk ha altri piani per il suo futuro.
Sa che il re è smanioso di liberarsi della moglie tedesca e ha adocchiato la sua passione per Caterina.
Se lei farà un po' la sostenuta ostentando la verginità come aveva fatto sua cugina Anna, ci sono buone possibilità che lui la sposi.
In questo Caterina non ci metterà molto. Appena Enrico realizza che può averla, accelera le pratiche per l'annullamento e la sposa. Siamo ben lontani dal calcolo strategico di Anna Bolena. Caterina a parte sbattere le ciglia non fa assolutamente nulla.
Diciannove giorni dopo l'annullamento del matrimonio tedesco, Enrico il 28 Luglio 1540 fa decapitare Cromwell e contemporaneamente sposa Caterina al palazzo di Oatlands. Nel libro il re la chiama “la mia rosa senza spine” anche se qualche storico sostiene che sia fortemente improbabile che Enrico la chiamasse davvero così.
Caterina viene ricoperta di tutto ciò che desidera. Ma è la notte a pagarne il prezzo.
La repulsione verso Enrico la manda quasi in depressione, inoltre sa benissimo che con quello pseudo rapporto sessuale non riuscirà mai ad avere un duca di York.
Enrico la tratta come una moglie bambolina: la palpeggia in pubblico, usa frasi da scaricatore di porto, la sbeffeggia come una bimbetta e cosa peggiore la incoraggia a ballare e a trascorrere il suo tempo con Thomas Culpeper. Una miopia paurosa.
Caterina prudentemente fa del suo meglio e non si lamenta mai. Anche se tutti, ma proprio tutti, la trattano da completa idiota a cominciare dai suoi parenti.
Presto però si accorge che la principessa Maria malcela nei suoi confronti un palese sguardo a metà fra l'indignazione ed il disprezzo.
Nel libro non si vede molto, ma Caterina si lamentò con Enrico del fatto che Maria non le portasse lo stesso rispetto che aveva avuto per Jane Seymour o per Anna di Cleves.
Enrico ovviamente non mancherà di rimproverare aspramente la figlia, colpevole di non stravedere per una ragazzina più giovane di lei che recita malamente il ruolo appartenuto alla madre. Tuttavia ancora una volta, dovrà mordersi la lingua e tacere.
Intanto la passione per il giovane Culpeper cresce nella giovane Howard.
Enrico da ragazzo voleva ricreare la corte di re Artù di Camelot. In una cosa c'è sicuramente riuscito: nel triangolo amoroso alla Artù, Ginevra e Lancillotto reincarnato da lui, Caterina e Culpeper.
Il duca di Norfolk consapevole che se la nipote non avesse avuto un figlio in tempi brevi prima o poi il re se ne sarebbe stancato, ordina a Jane Bolena di procurare a Caterina “un po' di vigore”.
Insomma incoraggiarla ad avere incontri con un altro uomo, rimanere gravida e poi spacciare il bambino per il figlio del re. Ovviamente l'amante sarebbe stato ucciso affinché rimanesse obbligatoriamente discreto. Da qui in poi Jane alimenta gli incontri amorosi fra Thomas e Caterina.
Le cose procedono relativamente bene per un po', se non fosse per la gamba di Enrico che lo costringe a letto in preda alle febbri e per la sua costipazione che non si preoccupa minimamente di nascondere. Caterina non si lamenta ma poco prudentemente non ha intenzione di rendere Enrico il centro del suo mondo.
Quando il sovrano si rimette in sesto fanno un viaggio cerimoniale al confine scozzese per incontrare il nipote di Enrico, re Giacomo V. Ma il monarca scozzese non si presenta. Sappiamo già dal romanzo “Tre sorelle, tre regine” i motivi per cui il giovane re non si fidava dello zio inglese.
Dopo qualche tempo (e alcuni incontri segreti con Culpeper) Caterina viene incoraggiata da Jane Bolena a dire al re di presumere di essere incinta. Non è vero, ma serve a riempirlo di speranza e a bendisporlo nei suoi confronti. Enrico dopo averlo saputo, le promette una bella incoronazione per quando sarà effettivamente sicura.
Caterina dopo non molto tempo riceve una non gradita sorpresa. Sua nonna da Lambeth, la obbliga a prendere Francis Deheram appena rientrato dall'Irlanda, come suo segretario personale. Immaginate lo sconcerto del ragazzo nello scoprire che la sua promessa sposa è diventata la regina d'Inghilterra.
Non sappiamo per quale motivo la duchessa abbia insistito tanto.
Sta di fatto che Caterina in un modo o nell'altro prende a servizio presso di sé praticamente tutti i giovani che frequentava a Lambeth. All'inizio Deheram si vanta addirittura in pubblico di conoscere bene la regina più di chiunque altro, ma viene immediatamente messo a tacere.
Deheram ormai ha capito che Caterina è inavvicinabile, e che inoltre gli preferisce Culpeper.
I due infatti oltre ai rapporti intrattengono anche una regolare corrispondenza epistolare (una lettera di Caterina per lui è arrivata fino a noi).
Ma l'idillio dura poco. In autunno Caterina viene denunciata all'arcivescovo Thomas Cranmer. Pare che un certo John Lescelles aveva cercato di far avere un posto alla sorella Mary alla corte della regina e che questa non ci era voluta andare perché conosceva bene il comportamento della neo regina a Lambeth.
John andò subito a riferirlo a Cranmer (che per inciso era un riformista) il quale colse subito l'occasione per rovinare la famiglia papista più potente in circolazione.
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| Thomas Cranmer, arcivescovo di Canterbury |
Vennero avviate delle indagini interrogando Mary Lescelles.
Non ci volle Sherlock Holmes per scoprire tutta l'infanzia di Caterina a Lambeth e la sua relazione con Deheram che guarda caso era appena diventato il segretario personale della regina senza che questa l'avesse prima chiesto al re.
Viene interrogata anche lady Rochford che per paura della tortura, confessa il suo ruolo nell'aiutare Caterina ad incontrare Culpeper.
La lettera con i risultati delle indagini di Cranmer arriva ad Enrico il giorno di Ognissanti nella cappella reale. Proprio pochi giorni prima il pingue monarca aveva fatto dire nelle Chiese di tutta l'Inghilterra una messa speciale volta a ringraziare Dio per avergli mandato una moglie adatta a lui come Caterina.
Iniziano interrogatori e torture. Ovviamente Deheram subito denuncia la relazione di Caterina con Culpeper nella speranza di sviare l'attenzione da sé. Inutile.
Una delegazione va al palazzo di Winchester per interrogare la regina. Caterina terrorizzata dirà tutto il contrario di tutto, abbandonandosi a scene di puro isterismo.
Non nega la relazione con Francis, convinta che l'averla avuta prima dell'incontro con il re sia cosa di poco conto e comunque sostenne sempre con forza che lui l'aveva violentata.
Nel libro quando apprende che hanno arrestato anche Thomas dà letteralmente di matto. Non capisce quasi nulla di quello che i suoi esaminatori vogliono sapere, ma cerca di assecondarli nella speranza di essere rilasciata.
Il 23 Novembre 1541 Caterina perde il titolo di regina d'Inghilterra e viene portata nell'abbazia di Syon. Rimarrà lì tutto l'inverno. Caterina sperava ardentemente che il re la perdonasse.
Nel suo sadismo, Enrico lasciava sempre passare diverso tempo prima di uccidere le sue vittime, dandogli sempre così l'illusione di poterla scampare.
Il 1 Dicembre 1541 Deheram e Culpeper vengono condannati a morte per tradimento.
Culpeper essendo un aristocratico viene semplicemente decapitato, Deheram invece, viene impiccato, squartato e tagliuzzato. Pare che Enrico odiasse di più lui per aver deflorato la regina al posto suo.
Le teste di entrambi furono esposte sulla cima del ponte di Londra.
Gli Howard finirono tutti rovinati. Ergastolo e beni confiscati dalla corona (tempo dopo però furono rilasciati). Tutti tranne Norfolk che riuscì abilmente a gettare tutta la colpa sulla matrigna, Jane Bolena ed ovviamente la nipote.
Il 29 Gennaio 1542 il Parlamento presenta una proposta di legge approvata il 7 Febbraio che rende un tradimento punibile con la morte se una regina non comunica al re le sue precedenti storie sessuali almeno entro 20 giorni dalle nozze. Oltre ovviamente ad incitare un uomo a commettere adulterio con lei.
Il matrimonio ufficialmente venne sciolto sulla base del precedente contratto matrimoniale stipulato dalla regina con Francis Deheram.
Il 10 Febbraio 1542 Caterina con la forza tra urli, pianti e strepiti viene portata nella Torre. Nel romanzo il suo stesso zio è a capo della congrega che la porta nella Torre e lei poverina aveva sperato invece che venisse per salvarla.
Caterina nel libro si era spesso informata sulla storia di sua cugina Anna, ma aveva voluto credere che le accuse contro di lei fossero vere. Se fosse stata più attenta avrebbe capito che non avrebbe mai dovuto fidarsi dei suoi familiari.
Durante il tragitto verso la Torre, la ragazza assiste allo scempio fatto alle teste di Francis e Thomas.
Non subirà alcun processo e verrà condannata a morte il 13 Febbraio 1542 alle 07:00 del mattino. Subito dopo di lei sara' il turno di Jane Bolena.
Dopo il primo sconforto iniziale, Caterina prende atto del suo destino e della sua eredità. Decide pertanto di andare incontro alla morte con la stessa dignità di Anna. Si fa portare un ceppo dove si esercita a posare la testa nel modo più congeniale possibile.
Andò incontro alla morte terrorizzata ma cercando sempre di mostrare tutta la calma e la dignità che le riuscì.
Il folklore popolare le attribuì la seguente frase prima di morire:“Muoio come regina d'Inghilterra ma avrei preferito morire come signora Culpeper”.
Ovviamente Caterina non disse nulla del genere. Si limitò a chiedere perdono a Dio e al re per come si era comportata nel suoi confronti.
Personalmente mi sono sempre chiesta il motivo di queste scuse tardive sul patibolo (anche Anna Bolena lo fece) che ho sempre trovato penose e prive di qualsivoglia dignità.
Informandomi meglio ho scoperto che tali scuse servivano non a salvare il condannato, ma a ben disporre il re nei confronti dei familiari superstiti e quindi proteggerli da eventuali future ritorsioni.
Caterina Howard, la quinta regina, muore di un colpo rapido ed indolore a circa 19 anni. Una ragazza colpevole soltanto di aver voluto vivere la sua giovane vita e forse, il suo primo vero amore.
Considerazioni
finali
Personalmente ritengo che questo romanzo sia tra i meglio riusciti di Philippa Gregory.
Ha uno stile fluente e scorrevole, infatti il linguaggio delle tre protagoniste si adatta coerentemente alla loro personalità, ricostruendone in tal modo un profilo psicologico preciso ed accurato.
Ai miei occhi ha il grande merito di aver restituito la dignità a questi tre personaggi storici che sono sempre stati visti la prima come una donna sadica e malvagia, la seconda come una cavallona brutta e germanofona e la terza come una grandissima ehm ... cortigiana.
La Gregory attenendosi molto bene alla realtà storica a disposizione, ha ricostruito a regola d'arte il vissuto di queste giovani donne che hanno avuto la disgrazia di dover interagire con il più grande narcisista psicopatico di tutti i tempi e di esser state (loro malgrado) al centro di complotti politici molto più grandi di loro.
L'unico minuscolo neo è sicuramente la presunta maternità di Jane Bolena e la narrazione a tre che forse non convince troppo, anche se a me personalmente è piaciuta.
È un libro tragico che nel suo piccolo crescendo di tensione fa riflettere. Tre vite, Tre donne, tre sogni infranti ed una sola grande sopravvissuta: la speranza di ognuna di loro di poter ottenere un giorno, la propria libertà.
Autore MLG






















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