Recensione: Quando Borg poso' lo sguardo su Eve
Quando
Borg
posò
lo
sguardo
su
Eve
Introduzione
“Quando Borg posò lo sguardo su Eve” è un romanzo del 2020 scritto dall'autrice abruzzese Annarita Stella Petrino.
Questa scrittrice emergente ci presenta un libro dotato di una struttura molto semplice; ossia un racconto impostato secondo il focus di un ‘narratore onnisciente' ed una divisione in tre parti, ciascuna con capitoli di numero variabile.
Come compensazione per la sua semplicità strutturale, abbiamo invece a livello narrativo, una simpatica commistione fra letteratura fantascientifica e genere distopico.
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Copertina del romanzo |
Per chi non lo sapesse, l'espressione ‘romanzo distopico' sta ad indicare una storia ambientata in una possibile realtà futuristica caratterizzata da elementi spaventosi ed assolutamente non desiderabili.
Tuttavia suddetta narrazione risulta comunque essere fortemente plausibile in quanto viene costruita sulla base di elementi profondamente aderenti con la realtà attuale.
In altre parole distopico è esattamente l'opposto del termine utopico. Un qualcosa che non auspicheresti mai per il futuro prossimo dell'umanità.
La scrittrice abruzzese è una grande appassionata dei libri di Isaac Asimov, che l'hanno sempre fortemente ispirata. Ha pubblicato diversi racconti su riviste di fantascienza, webzine e vari siti.
Nel 2004 ha pubblicato il suo primo romanzo di fantascienza “La ragnatela dimensionale” nella collana ‘I delfini' della Delos books di Milano.
È anche autrice di due raccolte di racconti di fantascienza: “You God” e “Racconti nascosti nei sogni” (Edizioni il Papavero 2013/2015).
Successivamente nel 2016 ha pubblicato sempre con la stessa edizione, il romanzo breve “Immateria, al di là della matrice”.
Tecnicamente non avrei dovuto inserirla nella rubrica degli autori emergenti, visto che la suddetta in questo romanzo si è appoggiata alla Solfanelli edizioni, la quale appartiene al gruppo editoriale Tabula Fati di Chieti.
Ma dato che si tratta in ogni caso di una scrittrice poco conosciuta e di una realtà editoriale non proprio famosissima, ho deciso di inserirla comunque nella mia nuova rubrica.
Questo sempre in relazione al fatto che intendo con queste recensioni far conoscere il lavoro italiano ad ogni livello, grande o piccolo che sia.
La
trama
Nel XXII secolo il pianeta Terra esaurisce tutte le sue risorse. Ma proprio tutte. Veleni nell'aria, nella terra e nell'acqua portano ad una crisi alimentare senza precedenti mentre l'inquinamento porta la natura ad una ribellione mai vista prima.
Una serie di catastrofi climatiche si abbattono sul mondo, le quali a loro volta causeranno carestie, fame, guerre ed epidemie.
Nel giro di pochi anni, la popolazione umana viene ridotta ad 1/3 dei suoi antichi abitanti. I superstiti, ormai dispersi, si adattano a cercare rifugio dove possono.
Alcuni di loro finiscono nell'attuale Russia dove già al tempo delle prime guerre era stato costruito un magnifico laboratorio, un vero e proprio prodigio dell'alta tecnologia.
Con l'intento di creare una super razza che potesse sopportare le condizioni climatiche più avverse e di fargli cercare nuove terre abitabili, ogni famiglia sopravvissuta deve sacrificare il proprio primogenito maschio.
Questo affinché il neonato possa essere utilizzato per degli esperimenti di ingegneria biomeccanica.
Gli umani rimasti non riusciranno mai a ripopolare la Terra da soli; perciò vengono sacrificati questi bambini alla scienza ed al futuro dell'umanità.
Vengono così creati i borg.
Sono passati diversi decenni. Madre Natura sembra aver di nuovo fatto pace con il pianeta, pertanto il clima, il terreno, l'acqua e le piante sono tornate come prima della catastrofe. L'universo si è rigenerato da sé proprio come fa un organismo vivente dopo una brutta e perniciosa malattia.
Lo stesso non si può dire per gli umani. Il mondo infatti, adesso ha dei nuovi padroni: i borg.
Questi dopo aver ripopolato rapidamente i territori occupati, hanno disconosciuto le loro origini umane impostando una società piramidale molto simile a quella schiavista americana.
Tale piramide vede i borg in cima e gli umani alla base come loro schiavi senza diritti né tantomeno dignità.
In questo contesto sociale cresce la protagonista Lilandra Nassir, una giovane ventenne, unica e viziatissima figlia di una potente coppia borg proprietaria di un'intera contea.
Ma le ribellioni umane si fanno sempre più forti e i borg rispondono ogni volta con repressioni sempre più dure e sanguinose.
Perciò quando un gruppo di ribelli assalta la villa dei Nassir uccidendo i genitori di Lilandra ed una coppia di loro amici conoscenti, questa si troverà completamente sola a fare i conti con un futuro ormai divenuto totalmente incerto.
Ancora non sa che presto dovrà imparare a fare i conti anche con un oscuro passato su cui poi dovrà costruire un avvenire che non si sarebbe mai potuta immaginare.
Sarà l'inizio di un viaggio che la porterà alla scoperta di se stessa e della sua vera natura, contribuendo così a creare il destino del mondo a cui appartiene.
Un
mondo
in
bilico
tra
passato
e
futuro
Il romanzo presenta numerosi riferimenti alla cultura storico/letteraria più che a quella scientifica.
Vi sono anche numerosi riferimenti alla cultura biblica: Eve la progenitrice della razza borg, è un palese richiamo alla Eva biblica, progenitrice della razza umana.
Il sacrificio dei primogeniti maschi umani utilizzati per creare la futura razza borg, sembrano un richiamo all'ultima piaga d'Egitto, quella dove i primogeniti maschi degli egiziani furono uccisi dall'angelo della morte al fine per far pagare la stoltezza del Faraone e garantire la libertà del popolo ebraico.
La decisione dei borg di eliminare tutti i figli nati dalle unioni miste, ricorda l'uccisione dei bambini ebrei appena nati da parte degli egiziani, al fine di mantenere contenuto il loro numero ed impedire future ribellioni.
Senza contare i riferimenti alle leggi vigenti durante il periodo dello schiavismo americano.
Ma parliamo dei borg, che nel libro portano questo nome in quanto questa era la denominazione del progenitore della loro razza.
Il nome è palesemente un'abbreviazione del termine cyborg, ossia degli uomini in cui vengono impiantati dei meccanismi artificiali come protesi meccaniche ed elettroniche.
Queste protesi si adattano alla perfezione all'organismo su cui vengono introdotte, creando così un individuo bionico, un essere perfetto a metà strada tra uomo e macchina.
I borg infatti hanno al loro interno dispositivi meccanici ed elettrici, nonché dei punti ben precisi dove possono essere uccisi; quando vengono feriti, le loro componenti si vedono molto bene.
Non hanno sentimenti di alcun tipo: né positivi né negativi.
Sono incredibilmente razionali e l'unica cosa che li distingue veramente dagli esseri umani (quando non vengono feriti) è il colore degli occhi che tende a cambiare a seconda delle situazioni e l'incredibile forza fisica impossibile da sopraffare.
I borg nonostante siano frutto di una tecnologia avanzatissima, dopo lo scampato Apocalisse, costruiscono una società che non si basa assolutamente su di essa.
Creano soltanto un ingegnoso sistema di coltivazione sotterraneo ed un altro volto a rendere più efficienti le ville in cui vivono. Costruiscono anche dei recinti a prova di fuga umana.
Per il resto, il loro modo di vivere è identico a quello di fine 800' inizio 900'. Una società simile a quella in vigore in Brasile prima dell'eliminazione della schiavitù.
Abbiamo grandi proprietari terrieri borg (simili ai fazendeiros brasiliani o ai conti medievali) che possiedono una quantità indefinita di terra e di schiavi umani, tenuti sotto controllo da guardie borg.
Le contee borg comprendono intere nazioni (quella di Lilandra ad esempio, occupa Portogallo, Spagna, Francia e Italia). Infatti nel mondo Borg, è il possesso della terra la vera fonte del potere. Esattamente come nel Medioevo.
Ogni riferimento al passato viene cancellato. Il tempo non si conta in anni ma in primavere ed inverni. Le città vengono tutte ricostruite e ribattezzate. I nomi cambiano.
Non esistono più gli Stati ma solo le 5 contee borg (almeno in Europa. Non sappiamo cosa sia successo in Africa, nelle Americhe, in Asia o nell'Oceania).
Persino il vestiario è lo stesso di fine 800'inizio 900'(scordatevi jeans, t-shirt e affini) e i borg utilizzano carrozze e cavalli per spostarsi.
Personalmente ho pensato che la scelta dei borg di rinnegare gran parte della tecnologia avesse due scopi: il primo di non sovraccaricare più le energie del pianeta Terra, per timore di una nuova implosione; Il secondo, perché poca tecnologia e solo nelle mani dei borg, avrebbe loro permesso di controllare meglio gli umani.
Nel libro non viene detto è solo una mia supposizione.
Esattamente come nella società vittoriana, non mancano le ipocrisie di fondo; nonostante i borg maschi siano teoricamente delle macchine, provano una inspiegabile attrazione/curiosità nei confronti delle donne umane. Perciò proliferano bordelli/saloni di prostituzione in ogni grande città.
Ogni figlio concepito durante questi ‘incidenti' nelle case chiuse, viene ucciso subito dopo la nascita. Se si dovesse creare una razza mista, i borg non potrebbero più esercitare alcuna forma diretta di controllo.
I signori borg sono tutti sostenitori della superiorità della loro razza. Questi infatti possono unirsi solo a donne borg e lo stesso vale per gli umani.
Tale superiorità è da loro giustificata con il fatto che il pianeta Terra per poco non è finito distrutto dalla follia e dall'ambizione degli umani. Quindi questi non meritano di dominare nuovamente il mondo. Dovranno limitarsi solo a servire i nuovi padroni, coloro che hanno ‘resuscitato' ogni cosa.
Agli umani viene anche tolto ogni culto. Non potranno avere alcuna religione affinché non possano trarre conforto e sostegno da nulla. Inoltre i borg non possono concepire qualcosa come la religione, essendo estremamente razionali.
In poche parole i borg puntano ad una società futuristica ma usando solo, soltanto e solamente i sistemi di controllo e sottomissione utilizzati nel passato.
Punti
di
forza
Essendo un'appassionata di romanzi storici, una società futuristica improntata fortemente sul tempo che fu, non ha potuto fare a meno d'intrigarmi.
La storia è accattivante, scritta in modo scorrevole nonché potenzialmente interessante.
Ho molto apprezzato i colori che il romanzo riesce a trasmettere per i paesaggi, le cose, le persone. Il fascino di fine 800' si trasmette in modo palpabile in ogni singola pagina.
Mi è piaciuto il percorso di formazione vissuto dalla protagonista, che avrà modo nel corso della storia di passare da giovane viziata ed iperprotetta, ad una donna in cerca del proprio posto nel mondo.
Specie quando per ironia della sorte, finisce temporaneamente dall'altra parte della barricata, ossia nei panni di un'umana.
A motivarla, il grande sogno del suo defunto padre Andreor Nassir nonché la profonda e maturata consapevolezza di come da entrambe le razze si possa prendere il meglio oppure il peggio.
Sta solo ad umani e borg decidere.
Punti
di
debolezza
Sarò sincera; i punti di debolezza di questo romanzo si collegano tutti ad un solo ed unico problema: il libro è troppo corto.
Vi dico da subito che ha la lunghezza di una novella ed è praticamente un tascabile. Perfetto per una lettura in treno, sul tram, in spiaggia ma non per una maniaca dei dettagli come me.
La storia procede in modo scorrevole, non pesante ma comunque per me troppo veloce. A parte Lilandra, la protagonista, tutti gli altri personaggi sono incredibilmente banali e privi di particolare spessore.
Sembrano veramente riflettere gli stereotipi ricalcati dalle telenovelas ispaniche, solo che ambientati in ambito futuristico.
Gli uomini sono i peggiori. Mamma mia semplicemente terribili. Tutti uguali, tutti prevedibili, tutti monotematici. Due cose hanno in testa: sesso e potere. Fine. Non si esce fuori da quello. Gli unici sentimenti che troverete sono quelli.
Persino la storia d'amore tra Lilandra e Xavier non mi ha per niente convinta.
Lei sembra innamorarsi di lui per mera gratitudine (l'ha aiutata a fuggire dai ribelli umani che l'avevano imprigionata) e lui l'ha aiutata in quanto innamorato di lei.
E perché Xavier s'innamora di Lilandra? Perché è bella da far schifo. Punto.
A proposito. Basta, basta, basta. Il libro si sarebbe dovuto intitolare “Tutti pazzi per Lilandra”. Qui tutti ma proprio tutti, vogliono ‘andare' (e ci siamo capiti) con la protagonista. Mamma mia una cosa assurda. Sembra sia dotata di un superpotere di seduzione che questi come la vedono diventano completamente scemi.
Neanche Elena di Troia aveva avuto così tanto sex appeal a suo tempo. Poi tutti invaghiti della sua bellezza e basta. Ah no. In effetti a qualcuno interessa anche il suo patrimonio.
Lilandra fa innamorare tutti, umani e borg. Senza distinzione. Tutti che sono disposti a tutto pur di averla. Tutti uomini gelosi e possessivi in modo assurdo. Una frenesia allucinante e totalmente ingiustificata nel libro.
A proposito di questo. Altro punto a sfavore (sempre causato dall'eccessiva brevità) è la totale assenza di tensione.
Le vicende si risolvono sempre con una troppa facilità e Lilandra non si trova mai in un pericolo tale da far tremare il lettore.
Viene sempre tutto risolto o dalla sua bellezza o dalla sua forza bionica (essendo una borg nessun umano può farle del male e i borg non sono violenti di solito, semmai al massimo la ricattano).
L'intelligenza ed il coraggio (anche se a me sembra più viziata sfrontatezza sinceramente) di questa ragazza vengono completamente oscurati dalla sua bellezza ed il suo fascino. Stop.
L'esagerato soffermarsi sul suo aspetto fisico a mio avviso ne ha completamente annientato la ‘serietà' letteraria.
Persino quando riesce a portare a compimento il grandioso progetto del suo defunto padre, sembra venir accolta nel Governo più per il suo essere la figlia di Andreor Nassir che non tanto per se stessa.
Altro punto a sfavore: l'autrice (sempre a causa della fretta) non è riuscita a farmi capire bene la differenza tra borg e umani.
Mi spiego meglio. Viene ribadito fino alla nausea quanto i borg siano freddi, poco empatici e privi di emozioni. Ma francamente io non ho visto nel concreto una vera e propria differenza tra le due razze. A parte la forza bionica, a me borg e umani sembrano tutti uguali.
Non sono riuscita minimamente ad empatizzare con i secondi e la loro causa perché non ho visto vere scene di maltrattamento nei loro confronti; in compenso ne ho visto tantissime di loro che tradiscono, provano a violentare, uccidono ed ingannano.
I borg non sembrano né più freddi, né più spietati, né più gelidi, né più razionali, né più amorali degli umani. Ma forse era questo l'intento dell'autrice; far capire che le due razze millantano una differenza che nella realtà assolutamente non hanno.
Uhm.. questo mi piace.
D'altronde alla base del libro c'è proprio il concetto di come non esista la superiorità di una razza su un'altra. In questo specifico caso poi, parliamo di una stirpe che di fatto è pure una diretta discendente dell'altra.
Ok 10 punti all'autrice.
Però avrei preferito vedere qualche scena che mi facesse percepire bene la ‘fredda cattiveria' del regime borg su quello umano. Perché il tutto è lasciato molto all'immaginazione del lettore.
Troppe cose in realtà vengono lasciate alla libera interpretazione del lettore.
Solo Lilandra la vedo effettivamente cambiare nel corso della storia. All'inizio è di una superficialità incredibile, poi diventa un po' più sensata ed emotiva nei confronti del prossimo. Ma anche lì associo il tutto più ad una crescita interiore del personaggio che non tanto ad un discorso di razza di appartenenza.
Altra domanda. All'inizio vengono creati solo borg maschi. Questi poi si uniscono a donne umane creando altri borg di sesso misto fino a ben 4 generazioni. Scusate ma come è possibile che dei bambini nascano già con dei circuiti meccanici ed elettrici all'interno del corpo?
Questo l'autrice non lo spiega. I primi bambini borg erano figli di umani che venivano modificati in laboratorio, ma le generazioni successive no. Come hanno fatto a nascere già ‘meccanizzati'?
Tant'è che ad un certo punto i borg smettono di utilizzare donne umane perché tanto ormai dopo 4 generazioni hanno tutte le donne borg di cui hanno bisogno per perpetuare la loro razza.
I borg non sono il risultato di esperimenti di ingegneria genetica. In quel caso avrebbe avuto senso; qui no perché sono delle vere e proprie macchine e si vede chiaramente quando vengono uccisi.
Non ha molto senso e avrei voluto una spiegazione più chiara e dettagliata in merito; in un romanzo di fantascienza è un qualcosa che non si dovrebbe assolutamente trascurare.
Considerazioni
finali
Per come la vedo io questo romanzo fa esattamente il suo mestiere: intrattiene senza appesantire.
È piacevole da leggere, non crudo e molto rilassante. Ha in sé tutti gli elementi narrativi giusti: l'ambientazione futuristica, il viaggio, la crescita interiore, la storia d'amore, il complotto fantapolitico, il mistero delle origini e l'happy ending.
In virtù di questo, lo consiglio fortemente ad un pubblico di adolescenti (chiaramente appassionati di genere), perché è bello, leggero, mai volgare e sa avvicinare il suo pubblico sia al genere distopico che a quello fantascientifico.
I dettagli poco chiari da me notati ad un pubblico di ragazzini non interessano di sicuro. Questo libro è fatto per rilassarsi e divertirsi.
È fatto talmente bene per questo scopo che sarebbe una perfetta sceneggiatura per un film televisivo. Ha già la lunghezza che ci vuole. Sarebbe molto bello se lo prendessero in considerazione.
Sperando però che rendano Lilandra molto ma mooolto meno calamita per maschi, perché altrimenti mi diventerebbe una “Elisa di Rivombrosa” ambientato nel futuro.
E di quella (assieme alla figlia), ne abbiamo già avuta più che in abbondanza.
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