Recensione: L'amante della regina vergine
L’amante
della
regina
vergine
Struttura
del
romanzo
“L’amante della regina vergine” è un romanzo storico del 2004 creato dall’autrice britannica Philippa Gregory. Fa parte del cosiddetto ‘Ciclo Tudor’ o ciclo sulla dinastia Tudor.
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Copertina italiana del romanzo edizione Spearling & Kupfer |
È sicuramente uno dei romanzi editorialmente più datati della scrittrice, infatti è piuttosto difficile riuscire a reperire una copia da acquistare.
Io personalmente ho ricevuto il libro in regalo da un’amica che ha impiegato davvero parecchio tempo per riuscire a trovarlo e farlo arrivare.
La mia edizione è stata tradotta in Italia non dalla ormai ben nota Marina Deppish, ma bensì da Linda De Angelis, dato che a quanto pare le edizioni più datate dei libri della Gregory sono state affidate a lei. Solo successivamente i nuovi adattamenti sono passati alla Deppish.
Il titolo inglese dell’opera è un semplice “The virgin’s lover” ossia “L’amante della vergine”.
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Copertina britannica del romanzo |
Tuttavia in Italia con questa intitolazione si rischiava un forte fraintendimento con un romanzo rosa; perciò essendo Elisabetta I conosciuta universalmente con l’appellativo di ‘regina vergine’ direi che la traduzione è perfetta in quanto non altera minimamente il significato originale.
Con questo sistema il lettore focalizza immediatamente il manoscritto in questione sulla figura dell’ultima sovrana Tudor.
Questo non è sicuramente uno dei romanzi più amati dal grande pubblico, almeno dalle opinioni generali che ho potuto rinvenire sul web. Ad ogni modo, di questa problematica ne riparleremo più avanti.
Il libro presenta parecchie peculiarità che lo rendono abbastanza differente da tutti quelli letti sin ora; tanto per cominciare è l’unico romanzo di tutta la saga Plantageneti/Tudor ad essere impostato secondo l’esclusiva ottica della figura letteraria del narratore onnisciente.
Infatti i capitoli sono molto lunghi ed hanno per intitolazione il luogo e la data in cui avvengono le vicende mentre il narratore onnisciente descrive per noi in maniera molto distaccata ed impersonale, tutte le varie situazioni in cui si trovano i vari personaggi.
Tuttavia attraverso lui, il lettore è in grado di conoscere solo i pensieri e le azioni dei quattro personaggi che costituiscono le quattro colonne portanti di tutto l’arco narrativo: Amy Robsart, Robert Dudley, la regina Elisabetta I Tudor e William Cecil.
Altra caratteristica di questo libro è la sua incredibile brevità, in quanto la storia incomincia il 17 Novembre del 1558 (giorno della morte della regina Maria I) e termina l’8 Settembre del 1560 con la morte di Amy Robsart. Un arco temporale di neanche due anni.
Infine tra tutti i romanzi ‘tudoriani’ questo è il più leggero e scorrevole in assoluto. L’autrice sembra quasi abbandonare le spoglie di romanziera storica per abbandonarsi senza riserve ad un genere rosa dalle tinte giallo thriller.
Essendo un’opera editorialmente molto datata, siamo ancora agli albori della carriera della scrittrice, pertanto siamo nel pieno di quella fase che a me personalmente piace definire come: ‘sperimentalismo gregoryano’.
Non troviamo sicuramente personaggi epici o degni di particolare memoria, dato che a farla da padrone sono proprio le meschinità terrene e comportamenti umani moralmente aberranti.
La storia s’incentra prepotentemente sui primi due anni di regno della regina Elisabetta, ma soprattutto sul triangolo amoroso venutosi a creare a causa della sua relazione con il cortigiano Robert Dudley (già conosciuto nel romanzo “Il giullare della regina”) sposato da circa 10 anni con Amy Robsart.
Le vicende narrate sono rappresentate con un vero e proprio parallelismo, dove abbiamo da una parte gli accadimenti della corte inglese con Elisabetta, William Cecil e Robert Dudley; dall’altra le noiose giornate di Amy Robsart passate a piangere come una novella Penelope, un marito che da lei non vuole ritornare.
Solo le tanto brevi quanto sporadiche visite di Dudley alla moglie collegano i due filoni.
A cercare di mettere delle pezze a questa relazione sconsiderata della monarca e alle ambiziose mire di Dudley, il fidato consigliere della regina: William Cecil.
Un triangolo che sotto certi versi assomiglia più a un quadrilatero, data l’importanza ricoperta da quest’ultimo che oserei definire fondamentale in tutta la vicenda.
Il quale con la sua abile azione risolutrice, riuscirà a dimostrare una volta per tutte che il potere vince sempre su tutto; specialmente sull’amore.
Il
triangolo
che
non
avevamo
considerato;
Lei:
Amy
Robsart
Lady Amy Dudley, nata Robsart è una dei quattro protagonisti principali della storia, dato che il narratore onnisciente riesce a leggere nel flusso dei suoi pensieri.
Anche se sinceramente avrei preferito non lo facesse. Amy è una donna i cui pensieri preferiresti davvero non conoscerli. Meglio mantenere un’aura di mistero su questa figura fin troppo penosa e davvero poco interessante ad ogni livello. Ma andiamo con ordine.
Amy Robsart nacque il 7 Giugno del 1532 a Norfolk che come ormai ben sappiamo, si trova nel nord dell’Inghilterra. Suo padre era John Robsart un ricco ed importante gentiluomo (ma non nobile) e sua madre era Elizabeth Scott. Amy era la loro unica figlia ed erede.
Quando Amy viene al mondo, ormai il potere di Anna Bolena si è ben consolidato. La riforma protestante è stata definitivamente avviata ed infatti l’anno successivo nasce la principessa Elisabetta.
I genitori di Amy stranamente allevano subito la figlia alla fede riformata (il nord solitamente era schierato a favore dei papisti) e si legano a tutte le famiglie appartenenti a quell’ambiente.
Prima fra tutte, la famiglia Dudley, che all’epoca non erano ancora duchi del Northumberland ma solo conti di Warwick.
L’ascesa della famiglia Dudley (come abbiamo già visto nella recensione “Il giullare della regina”) raggiunge il suo apice durante il regno di re Edoardo VI, quando appunto John Dudley diventa duca e Lord protettore al posto dello zio del re, Edward Seymour.
Amy pare abbia sposato Robert Dudley (uno dei figli di John Dudley) nel 1550 appena compiuti 18 anni, mentre il ragazzo ne aveva 17. Di fatto però i due giovani si conoscevano già da 3 anni.
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Possibile ritratto di Amy Robsart poco tempo prima delle nozze con Dudley |
Nel romanzo invece la Gregory sostiene che la coppia si sia sposata quando lui aveva 16 anni e lei 21.
Cioè Amy sarebbe stata 5 anni più grande del marito. Ho fatto delle ricerche ma questa cosa che Amy fosse così grande d’età non la trovo da nessuna parte.
Invece sia nel libro che nella realtà è storicamente accertato che l’unione sia avvenuta per motivi passionali ossia che i due ragazzi si siano semplicemente invaghiti l’uno dell’altra.
Nel libro entrambe le famiglie erano profondamente ostili alle nozze per motivi abbastanza ovvi.
Amy per i Dudley viene da una famiglia ricca ma dalla mentalità ristretta, piccolo borghese. Una famiglia che si è fatta strada con il duro lavoro e totalmente privi di ogni ambizione, i cui interessi non escono mai dai confini del Norfolk.
Robert per i Robsart viene da una famiglia di ricchi arrampicatori sociali, totalmente privi di qualsivoglia valore morale e capacità lavorative. Irrimediabilmente dei nullafacenti.
Ma alla fine i due adolescenti sono testardi e riescono a convincere le rispettive famiglie. Alla fine i Dudley guadagnano maggiore ricchezza ed influenza nel nord del Paese mentre i Robsart guadagnano il titolo e l’ascesa sociale.
Quindi alla fine son tutti contenti.
Storicamente Amy è descritta come molto bella. Nel libro raramente si accenna ad una descrizione fisica della giovane. Viene soltanto sottolineato come in gioventù Robert sia rimasto affascinato dall’atteggiamento remissivo e dai modi innocenti di Amy, così diversi dalle cortigiane che lui aveva sempre frequentato sin dall’infanzia.
Una cosa mi preme sottolineare fra le altre; nel romanzo Amy dice spesso che sta "imparando a scrivere". Insomma e' praticamente analfabeta ed e' una cosa che viene ribadita spesso.
Ecco questo dettaglio mi ha fatto storcere parecchio il naso mentre leggevo. Amy non era assolutamente analfabeta. I suoi genitori venivano da un ceto elevato e le hanno quindi dato l'educazione convenuta.
L'ultima lettera che Amy scrisse nella propria vita era indirizzata alla sua sarta. L'ho vista e non rivela assolutamente l'esitante scrittura di una persona incerta quali sono appunto gli analfabeti.
Inoltre...siamo seri. Il figlio di un conte, di un lord, che sposa una ragazza analfabeta?! Va bene l'amore, va bene la passione. Ma qui siamo sul fantascientifico proprio.
Ad ogni modo la passione si esaurisce ben presto e la coppia non avrà figli. Tutte le differenze sociali tra i due finiscono inevitabilmente per venire a galla.
Già nel romanzo “Il giullare della regina” Hannah Green nel breve periodo in cui è ospite a casa di Amy e Robert, ha modo di rendersi conto come quei due non siano assolutamente fatti per stare insieme.
Amy una volta passata l’ebbrezza della novità si rivela totalmente incapace di stargli accanto.
È pesante, gelosa e vendicativa in modo ossessivo, totalmente priva di fascino, ottusa e cosa ancora più grave, veramente ignorante e desiderosa di rimanere tale.
L’unico momento in cui il matrimonio era andato effettivamente a gonfie vele era stato quando la regina Maria aveva fatto arrestare e rinchiudere Robert nella Torre, colpevole di aver partecipato con i familiari al complotto per mettere sul trono lady Jane Grey.
Amy era stata la donna più felice del mondo in quel periodo. Suo marito non poteva tradirla, non poteva lasciarla e lei andandolo a trovare, poteva averlo tutto per sé e nel modo che preferiva.
Lui non avrebbe potuto fuggire da nessuna parte e nessuno lo considerava essendo ormai divenuto un traditore.
Dopo la liberazione i rapporti fra i due peggiorano di nuovo. Amy lo rivuole a casa affinché impari a vivere come suo padre e impari ad accontentarsi di ciò che ha.
Lui invece brama di riottenere il prestigio ed il suo posto a corte, dato che ormai da traditore è diventato poverissimo e vive letteralmente della carità della matrigna di Amy. Carità che gli viene costantemente rinfacciata.
Perciò partecipa spontaneamente alla battaglia di San Quentin dove Calais finisce per sempre nelle mani dei francesi e Dudley deve ritornare in patria nuovamente in disgrazia.
Amy ama suo marito in modo quasi ossessivo, ma non riesce ad accettarlo per ciò che è. Lui vuole abbastanza bene alla moglie, ma più passa il tempo, più si vergogna di lei.
Le liti fra i due in tutto il libro non si contano. Liti pesanti, di quelle dove quasi volano i piatti.
Nel libro“ Il giullare della regina” addirittura lei prova a suicidarsi per attirare l’attenzione di Robert. Senza nessun risultato.
Ogni volta che si vedono, vengono dette cose orrende, di quelle che un lettore moderno leggendole non può fare a meno di pensare: “Ma di fatto questi due perché si ostinano a restare insieme?”.
Amy purtroppo è un personaggio che per quanto teoricamente positivo (forse il migliore del quartetto) suscita nel lettore un fastidio ed una repulsione incredibile.
È patetica e penosa in modo assurdo. Ottusa fino all’inverosimile. È una persona che vive nel suo piccolo mondo e le va bene così. Punto.
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Interpretazione pittorica di Amy Robsart |
Non condivide nulla con Robert e nonostante lei si faccia trattare peggio di un tappeto persiano riesce comunque ad essere fastidiosa, piagnucolosa e priva di personalità.
Non ha interessi di alcun tipo e passa le giornate ad aspettare il ritorno di suo marito. Personalmente più che amore la sua mi sembra ossessione.
A proposito, dopo la morte della regina Maria e l’ascesa al trono dell’amica d’infanzia Elisabetta, Robert torna a corte e lei gli conferisce il titolo di maestro di stalla o di scuderia.
Robert a casa non tornerà praticamente più e sua moglie sarà costantemente ospite di amici e parenti. Ogni tanto il neo maestro di stalla va a farle qualche breve visita ma fugge sempre dopo pochi giorni.
Manda soldi per il mantenimento della moglie e basta. Lei invece passa le sue giornate a cucire camicie, ad aspettare, a pregare che lui torni, a farsi venire le crisi perché non torna, per poi ripromettersi che gli sarà ancora più devota.
Poi quando finalmente lui ritorna, ogni volta non ha né la sagacia, né l’astuzia, né l’intelligenza per tenerselo.
Non vuole proprio saperne di capire che il suo rapporto è finito e si ripromette costantemente che cercherà di recuperarlo.
Questo farà Amy per tutto il libro. Piangere, pregare e cucire.
L’unica volta in cui si rivela una donna interessante è quando sfida il marito dicendogli che Elisabetta ha portato solo una grande rovina e che niente è andato bene dopo la riforma protestante.
Si scopre così a sorpresa che Amy è una intima papista, lasciando Robert senza fiato dallo stupore.
Ma dopo 30 secondi subito attacca a piangere e ad implorare perdono (Perdono per cosa?! Perché non sono d’accordo?!). Quando in realtà fra i due l’unico vero miserabile è proprio lui.
Nel libro Amy lamenta spesso dei forti dolori al petto che vanno e vengono. Ma lei non vi dà peso e continua a lavorare sulla sua fede per accettare il marito che ormai non fa più nessun mistero di voler mettere fine al loro matrimonio per sposare la regina ormai divenuta sua amante conclamata.
Fino a quando Robert di fronte al suo ennesimo rifiuto di far annullare la loro unione non l’abbandona definitivamente. Non manda nemmeno il denaro per il suo mantenimento. Non le scrive. Non dice dove dovrebbe stare.
Amy finisce ospite della carità degli amici che comunque non la vogliono visto che non ci tengono ad inimicarsi il potente marito.
Fino al giorno in cui un misterioso sconosciuto le lascia una lettera di Robert dove chiede d’incontrarla in segreto e che la ama ancora. Alla vista dell’anello con il sigillo dei Dudley in allegato alla lettera, Amy si convince che Dio abbia ascoltato le sue preghiere.
Il mattino dopo manda via gli amici e i domestici che si recano ad una fiera, dicendo che vuole riposare e stare a casa da sola.
Si presenta un uomo che le chiede di affacciarsi alla finestra in quanto lord Robert la sta aspettando di sotto. Lei si affaccia subito dandogli le spalle e lo sconosciuto le spezza il collo in un colpo solo.
Poi la depone ai piedi della scalinata di casa, aggiustandole persino la cuffietta ed il vestito scomposto.
Amy Robsart muore così all’età di 28 anni. Una donna, una tragedia, una sola ed unica grande pena, in una storia dove la sua morte non lascia nemmeno un gran senso di pathos.
Ad oggi nessuno ha mai scoperto le vere cause della morte di Amy Robsart. Le ipotesi sono davvero molteplici e pertanto questa vicenda rappresenta uno dei più grandi misteri irrisolti della storia inglese.
Ipotesi numero 1: Morte accidentale.
La più accreditata dalle fonti. Amy lamentava di continuo un cronico dolore al petto e si ipotizza un cancro maligno al seno che le avrebbe causato l’assottigliamento delle ossa.
Queste possono così spezzarsi al minimo trauma, come ad esempio una banale caduta da sei gradini come nel caso di Amy.
Ma come faccia una caduta da sei gradini a non farle cadere la cuffia e a non scomporle il vestito resta un mistero.
Nel libro non viene nemmeno accennato il fatto che Amy oltre al collo spezzato, presentasse anche due ferite alla testa.
Ipotesi numero 2: uxoricidio
La teoria meno approvata dagli storici. A più livelli.
Dunque, Robert Dudley vuole sposare la regina ma non può farlo in quanto già maritato. Allora uccide la moglie di cui già circolano diverse voci sul fatto che sia molto malata.
Secondo questa teoria Dudley avrebbe commissionato l’omicidio a Richard Verney che non essendo riuscito ad eliminarla con il veleno (la causa del dolore al petto) sia infine passato alle maniere forti.
Altamente improbabile.
Le lettere di Robert Dudley scritte dopo la morte della moglie rivelano uno stato d’animo sinceramente sconcertato per la vicenda. Inoltre uccidere Amy non avrebbe minimamente perorato la sua causa circa il futuro del suo matrimonio reale. Anzi l’avrebbe affossata del tutto come in effetti accadde.
Ipotesi numero 3 : Suicidio
Amy si sarebbe spontaneamente tolta la vita. Ancora più improbabile. Amy era una fervente cristiana e con il suicidio non avrebbe mai compromesso la propria anima immortale solo per fare un dispetto a Dudley o per placare quel dolore cronico di cui soffriva.
(Il tentato suicidio nel libro “Il giullare della regina” è un’invenzione della Gregory nonché un pretesto narrativo per il seguito)
Inoltre nessuna persona sana di mente si suicida gettandosi giù da una rampa di sei gradini. Anche se l’aver volutamente congedato amici e domestici è un altro elemento a favore di questa tesi.
Tuttavia vi sono diverse lettere indirizzate a Robert Dudley che lo avvisano di come la moglie stesse avendo negli ultimi tempi dei comportamenti strani, anomali, quasi folli.
Nel libro questi comportamenti sono il pregare da sola, il parlare da sola e il singhiozzare la notte.
Più un chiaro indice di depressione che di follia.
Ipotesi numero 4: Il complotto
L’ipotesi maggiormente accreditata dall’autrice inglese. Viene costruita nel romanzo in modo magistrale come solo lei sa fare.
Dunque Elisabetta ha promesso a Dudley di sposarlo. Ma con il passare del tempo inizia a rendersi conto che non è affatto una grande idea. Rischia di perdere il trono, troppi sono contrari all’unione. Inoltre lui è sposato e lei non può sciogliere un matrimonio che legalmente è inattaccabile.
Il primo ad osteggiare l’unione è il fidatissimo consigliere William Cecil che vede in Dudley un pericoloso arrampicatore sociale nonché attentatore alla dignità regia della sua giovane pupilla.
Elisabetta ama Robert. Non può venire meno all’impegno che ha preso e non vuole apparire meschina. Dovrà pensarci Cecil.
Già da tempo gira la voce circa una presunta malattia di Amy di cui Robert non sa nulla visto che non si è mai interessato alla salute della moglie.
Perciò casualmente proprio il giorno del compleanno della regina, il 7 Settembre 1560, Cecil parlando con l’ambasciatore spagnolo fa notare come Dudley voglia ad ogni costo la separazione dalla moglie e che questa sia effettivamente terrorizzata alla prospettiva di morire avvelenata.
Su istigazione di Cecil, più tardi la stessa Elisabetta dice anche lei all’ambasciatore come Amy Robsart sia malata da tempo e che presto morirà.
Queste affermazioni furono fatte veramente.
Il giorno dopo, l’8 Settembre 1560, viene ritrovato il cadavere di Amy. Tempismo perfetto.
L’ambasciatore ne parla a tanti, i quali ne parlano a tutti. Robert Dudley non viene accusato direttamente della morte della moglie ma viene comunque avviata un’inchiesta. Sono in molti a volerlo distrutto a causa dell’affetto che la regina ha per lui.
Ma su ordine della stessa Elisabetta che non voleva assolutamente che accadesse qualcosa di male al suo amato, Dudley viene subito assolto e la faccenda liquidata come morte accidentale.
Ma Dudley ormai è ufficiosamente un vedovo nero. L’ombra del sospetto gli resta appiccicata come pece. Perciò molto elegantemente Elisabetta può tirarsi fuori dalla promessa di matrimonio senza interrompere i rapporti con Robert.
Nel libro esattamente come nella realtà, Elisabetta non smise mai né di amarlo né di prediligerlo.
Davvero curioso nei confronti di un uomo che potrebbe essere un uxoricida, essendo lei stessa figlia di un uxoricida. A meno che la stessa Elisabetta non sapesse perfettamente dell’innocenza di Robert.
William Cecil diverso tempo dopo presenta una documentazione in Parlamento che elenca i vari motivi per cui Robert Dudley non può sposare la regina. Tra questi il più rilevante sarà: “È sospettato della morte della moglie”.
Robert ormai come un marchiato a fuoco non potrà far altro che accettare la cosa ed abbandonare definitivamente ogni velleità regale.
Il suo orgoglio ne uscirà annientato e dovrà per sempre accontentarsi di essere uno dei favoriti di Elisabetta.
Dal buio di una tomba, la piccola, minuta, silenziosa ed insignificante Amy ha così avuto la sua vendetta.
Lui:
Robert
Dudley
Noi lettori gregoryani l’abbiamo già più che ampiamente conosciuto nel romanzo “Il giullare della regina”.
Egli è uno dei tanti figli del lord protettore John Dudley duca del Northumberland (per maggiori informazioni leggere la recensione sul sopracitato libro) e sin da subito fa innamorare di sé Hannah Green grazie al suo fascino ed alla sua forte sensualità maschile.
Già nell’altro libro sapevamo come fosse sposato con Amy e di come lui ormai si rendesse pienamente conto di quanto la loro unione fosse stata un errore; Hannah infatti si accorge subito come Amy non abbia alcun ascendente su di lui e che anzi rappresenti soltanto motivo d’imbarazzo.
In questa storia il loro rapporto matrimoniale viene maggiormente approfondito dato che fa da perno della vicenda.
Sarò onesta. Non sono una grandissima fan dei personaggi maschili della Gregory, (tranne rarissime eccezioni) quasi tutti dipinti come dei veri e propri miserabili. Beh devo dire che per parte mia, Robert Dudley è veramente il peggiore (dopo Enrico VIII).
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Robert Dudley |
Nel libro non mi sembra particolarmente innamorato né di Amy (ma lo sapevamo già) né della stessa Elisabetta.
Analizzandolo meglio, mi sono resa conto di come assomigli tantissimo a re Enrico VIII il padre della regina e come manco a farlo apposta, tra loro si riproduca la stessa dinamica della generazione precedente.
Robert nel libro ha 5 anni meno di Amy (non è vero lei era solo 1 anno più grande), sono sposati ma non hanno figli. Lei è una donna ormai divenuta lagnosa e quella bellezza che tanti anni prima lo aveva spinto a sposarla (quando aveva 16/17 anni) è del tutto svanita.
È finita la fanciullesca devozione, è finita la passione. Non hanno avuto figli. Vi ricordano qualcuno?
Dudley si assicura solamente di far vivere bene la moglie (più per la propria reputazione che per altro) e non disdegna nemmeno i rapporti sessuali con lei, ma di fatto cerca di starle a debita distanza frequentando prostitute. Non hanno nulla in comune: né l’educazione, né gli ideali men che meno obiettivi comuni.
Lei ha una bellezza che non lo incuriosisce più e non ha uno straccio di acume o di fascino. Non può controllarlo.
Per il bene della coppia uno dei due avrebbe dovuto fare un passo indietro per adeguarsi all’altro. Ma siamo nel 1500’ e non è certamente l’uomo quello che cambierà il proprio modo di pensare e di essere per amore di una moglie.
Amy cerca di adattarsi ma è veramente troppo ottusa per riuscirci. Oltre al fatto che non condivide nulla dello stile di vita del marito e glie lo rimprovera in continuazione. Pertanto l’unico modo per andare d’accordo è far si che Amy viva lontano presso amici mentre lui si trova a corte.
Robert conosce Elisabetta da quando erano bambini e sono coetanei. Per quanto legittima a quarti d’ora, la ragazza ha ricevuto l’educazione e l’istruzione di una principessa; inoltre lei ed il giovane Dudley sono molto simili.
Entrambi arroganti, entrambi privi di scrupoli, entrambi ambiziosi e disposti a tutto pur di arrivare dove vogliono. Entrambi estremamente arguti, eleganti ed affascinanti.
Vi ricordano qualcuno?
Robert è sempre stato attratto da Elisabetta ma chiaramente non poteva certo aspirare a sposarla. In ogni caso lui si era maritato con Amy durante il terzo anno di regno di Edoardo VI e la stessa Elisabetta aveva partecipato alle loro nozze con vivo entusiasmo.
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Robert Dudley |
Lui non avrebbe mai potuto immaginare che Edoardo sarebbe morto ragazzino e che dopo di lui Maria sarebbe morta senza eredi. Ora Elisabetta è la regina ed è una donna sola. Una donna su cui le principali monarchie europee desiderano mettere le mani.
In tutto il libro lui approfitta costantemente della debolezza di Elisabetta per spingerla prima ad amarlo, poi ad adorarlo ed infine a sposarlo.
La regina è una donna giovane e sola che non sa ancora bene quali pesci prendere. Abituata da sempre ad agire nell’ombra, non è capace di prendere decisioni esponendosi.
Robert questo lo sa benissimo e cerca di guadagnarsi il suo affetto e la sua fiducia isolandola sempre di più dagli altri membri del consiglio. In modo particolare da William Cecil, il suo braccio destro.
I due diventano presto amanti ed ovviamente tale situazione mette Elisabetta in un imbarazzo incredibile; i principali partiti europei non la vogliono più come moglie, i sudditi la disprezzano perché ha sedotto un uomo sposato (vi ricorda qualcuno?) e mezza nobiltà inglese vuole uccidere Dudley per la sua ascesa sociale.
Ma a lui fare l’amante non basta; ovviamente vuole altro. Lui vuole essere re e lo dice chiaramente. Vi ricorda qualcuno/a?
Infatti non sembra preoccuparsi particolarmente delle minacce di morte che riceve ed approfitta della situazione per accumulare quanto più potere gli riesce.
Addirittura avrà la faccia tosta di chiedere esplicitamente ad Elisabetta di annullare il suo matrimonio con Amy (la regina è stata appena nominata suprema governatrice della chiesa inglese) mentre alla moglie chiede di lasciarlo libero.
Ovviamente tutte e due sono reticentissime ad accontentarlo.
Robert è un abile manipolatore psicologico (narcisista sicuramente); riesce spesso a manipolare Elisabetta a suo piacere tanto che ad un certo punto arriverà a credere di averla in pugno proprio come suo padre un tempo controllava re Edoardo.
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Robert Dudley |
Ma per fortuna Dudley rivela presto il suo più grande limite, ossia l’arroganza e la stupidità. Difetta di astuzia e prudenza ed alla lunga si compromette: inizia a sentirsi sicuro della sua relazione con la regina. Troppo sicuro. E questa sarà la sua rovina.
Elisabetta non è stupida e soprattutto non lo è William Cecil. Ci penseranno loro a rimettere l’arrogante aristocratico al posto che effettivamente gli compete.
L’altra:
La
regina
Elisabetta
Dopo la morte della sorellastra, la principessa Elisabetta è l’ultima erede Tudor. La nuova regina d’Inghilterra.
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La regina Elisabetta I d'Inghilterra |
È quasi commovente il capitolo introduttivo dove Elisabetta è fiera di essere riuscita ad ottenere ciò che sua madre avrebbe sempre voluto per lei.
Fa davvero tenerezza, specie perché chi come me ha letto il libro (o la mia recensione) “L’altra donna del re” sa benissimo quanto Anna non avesse alcuna ambizione per la figlia e che lei per prima ritenesse assurda l’idea di una regina regnante inglese.
Senza contare che a differenza di Caterina d’Aragona che aveva lottato fino alla morte per i diritti ereditari di Maria, Anna aveva subito firmato l’annullamento del matrimonio da Enrico e quindi la caduta in disgrazia della figlia, pur di avere salva la vita.
Intenerisce comunque questa visione così edulcorata che Elisabetta ha di entrambi i genitori.
Non è solo la madre che idealizza profondamente; ma anche il padre. Nella recensione “Il giullare della regina” ho già dato un possibile quadro psicologico della principessa e delle cause del suo modo di ragionare.
In questo libro la giovane donna finalmente si rende conto delle immani difficoltà che comportano il mantenere un trono piuttosto che ottenerlo. Elisabetta è astuta, istruita ed intelligente ma a causa del modo in cui suo padre l’ha trattata, ha davvero poca esperienza della vita di corte.
Abituata da sempre a tramare nell’ombra ora deve esporsi in prima persona nelle sue decisioni, cosa che dimostra di non essere capace di fare.
In tutto il romanzo è un impazzire continuo di ordini che prima dà e poi disfa subito dopo. Non è convinta di nulla, ha paura di tutto. E quando non viene assecondata dà la colpa agli altri.
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La regina Elisabetta |
Comprensibile. Ha 25 anni, nessuno l’ha mai amata o protetta. È l’ultima della sua stirpe e teme il fallimento più di ogni altra cosa. Detesta essere paragonata a Maria e il modo migliore per convincerla a fare qualcosa (Robert e Cecil usano spesso questa tattica) è ricordarle quanto il padre l’avrebbe approvata.
Ha una paura cronica del confronto con il padre e spesso quando è molto depressa si autoaccusa di essere la figlia di un suonatore di liuto e non di un re. Quindi lei ben conosce le cattiverie dette sul suo conto ma preferisce pensare che il padre non le ritenesse vere.
Nessuno le parla mai di Anna se non in termini di deferenza (cosa potrebbero mai dire altrimenti?) ed ha un attaccamento fortissimo nei confronti dell’unica famiglia che le è rimasta: i Bolena.
Elisabetta appena ascesa al trono fa subito rientrare dall’esilio i suoi cugini Catherine (assieme a suo marito Francis Knollys) ed Henry Carey, i figli di sua zia Maria Bolena.
Se ne erano andati diversi anni prima in quanto da ferventi protestanti, non potevano vivere nell’Inghilterra di Maria.
Ama tantissimo i suoi cugini tanto che Catherine diventa subito prima dama del suo appartamento e anche suo cugino Henry (che in questo libro non compare) farà una bella carriera.
Ma Elisabetta è pur sempre la figlia di Anna e come lei si dimostra invidiosa ed astiosa per natura. Infatti quando vede per la prima volta la 17enne Lettice Knollys (nel libro viene chiamata Laetitia pronunciato alla latina, quindi Letizia) la figlia di Catherine, ha subito un feroce moto d’invidia.
Lettice assomiglia moltissimo ad Elisabetta, ma è una sua versione migliorata: rossa come lei (ma di una tonalità più scura), ha un volto più bello, più giovane e fresco.
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Lettice Knollys |
La somiglianza di Lettice scatena il risentimento della monarca per due motivi: primo i rari capelli rossi della cuginetta avvalorano la tesi di come anche sua cugina Catherine fosse figlia di suo padre. Ed Elisabetta è molto gelosa della sua parentela Tudor, di cui si sente l’ultima rappresentante.
Secondo, essendo una donna narcisista e vanitosa, la regina non gradisce una sua versione più giovane ed attraente davanti agli occhi.
Lettice è una vera civetta. Impicciona fino all’inverosimile, finisce presto nel libro paga di Cecil in quanto gli fa costantemente rapporto su ciò che accade negli appartamenti della regina. La ragazza lo fa per i vestiti ovviamente, dato che Elisabetta si guarda bene dal darle i suoi abiti smessi.
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Lettice Knollys |
Dudley subisce immediatamente il fascino di Lettice, ma essendo già impelagato in una relazione a tre, preferisce cercare d’ignorarla. Lettice invece non fa nessun mistero di essere fortemente attratta da Robert.
Nei confronti della parentela Howard invece la sovrana non è così affezionata.
Elisabetta non ha dimenticato come gli Howard abbiamo mandato a morte la madre senza colpo ferire e di come abbiano sempre preso le distanze da lei fino a quando non è diventata regina.
Il cugino Howard ora è il nuovo duca di Norfolk, l’unico duca in tutto il Paese nonché quello con la parentela reale più stretta. È un giovane uomo di una vanteria continua e soprattutto prova un odio viscerale nei confronti di Robert Dudley che è riuscito a diventare il favorito della cugina.
Ovviamente il duca lo minaccia di morte da mattina a sera e lo ucciderebbe se gli venisse garantita l’impunità.
Intanto la situazione di Elisabetta si fa precaria. In Europa la figlia di Anna Bolena non è considerata la vera regina d’Inghilterra.
Infatti Maria Stuarda, la figlia di suo cugino il defunto re Giacomo V di Scozia, ha sposato il delfino di Francia e si autodefinisce regina d’Inghilterra e di Scozia.
Elisabetta deve quindi affrontare la Auld Alliance da sola e non ha un centesimo per farlo; un matrimonio risolverebbe tutti i suoi problemi.
Ma Elisabetta è una Tudor e loro non sono famosi per i matrimoni combinati; la giovane infatti non è minimamente propensa a sposare uno sconosciuto venuto lì apposta per prendersi l’Inghilterra tramite lei.
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La regina Elisabetta |
L’unico re Tudor che aveva fatto un matrimonio combinato a cui aveva cercato tra l’altro di sottrarsi fino all’ultimo, era stato suo nonno re Enrico VII. Alla fine suddetto matrimonio aveva funzionato bene solo perché al re era piaciuta molto Elisabetta di York.
Lei quindi prende costantemente in giro tutti i pretendenti incentivandoli e fingendo di volersi sposare, ma quando la relazione con Robert diventa di dominio pubblico la sua causa si fa sempre più incerta.
Robert sa manipolare la ragazza nel modo giusto, dicendole sempre ciò che vuole sentirsi dire. La aiuta a vivere in una corte che non conosce ed ovviamente le fa da consigliere, migliore amico ed amante.
All’inizio funziona. Elisabetta pensa seriamente d’infischiarsene e sposarlo dato che la guerra contro la Scozia sta andando talmente male che ormai sente già che perderà il trono.
Perciò accetta di celebrare un matrimonio segreto “In verba de praesenti” (promessa di matrimonio da svolgersi in futuro se possibile) con solo Francis e Catherine Knollys come testimoni.
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La regina Elisabetta |
Ma la guerra termina bene grazie all’intervento di Cecil ed Elisabetta non sente più l’immediata necessità di sposare Robert. Lo ama ancora moltissimo ma molti comportamenti del suo uomo la stanno facendo dubitare.
Robert pretende che dopo le nozze vere e proprie lei gli dia il titolo di re. Nemmeno Filippo d’Asburgo aveva osato chiedere tanto a Maria, il quale si era accontentato del titolo di principe consorte.
Robert in molte occasioni tratta in privato con gli ambasciatori stranieri, escludendo Elisabetta e Cecil, come se fosse già re.
Spesso e volentieri le ricorda di come lui non sia nato per essere re ma saprebbe comunque governare meglio di lei e Cecil messi insieme. Dulcis in fundo promette ad Elisabetta che anche dopo le nozze ‘potrà continuare a fare ciò che desidera’.
Elisabetta ha sempre fatto ciò che desiderava in tutta la sua vita e non ha mai pensato neanche per 30 secondi che le cose sarebbero potute essere diverse. Specialmente dopo la propria ascesa al trono.
La regina inizia quindi a fare due più due.
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La regina Elisabetta |
Nel romanzo non viene esplicitato, ma inizia a rendersi conto della fine fatta dalla prima moglie di suo padre, un’infanta di Spagna.
Riflette sulla fine fatta da sua madre, che suo padre aveva reso per amore la donna più potente d’Inghilterra.
Poi sulla fine miserevole fatta da tutte le sue matrigne, ultima la Parr, umiliata da quello stesso amato marito (Thomas Seymour) che l’aveva tradita con lei.
Infine sulla fine fatta dalla sorellastra, il cui marito l’aveva psicologicamente distrutta e rovinata politicamente. Senza contare che era pronto a tradirla con lei.
Su costante consiglio di Cecil finalmente si rende conto che l’amore non vale quel trono per cui ha sacrificato una vita intera. Finalmente emerge la vera regina che tutti noi storicamente conosciamo ed ammiriamo.
Solo alla fine del libro inizia a manifestarsi la sua corazza, la sua astuzia, la sua vera indole, la sua capacità di andare oltre il velo di Maya. Tuttavia essendo una Tudor non le piace che si pensi male di lei e comunque ama ancora Robert.
Va detto ad onor del vero, che Dudley non è mai sleale a livello politico; tutto ciò che fa è sempre a vantaggio di Elisabetta e spesso le sue azioni sono condivise. Ma è il suo comportarsi come se lei non esistesse che la innervosisce seriamente.
Perciò ordina a Cecil di trovare un modo per rimangiarsi la promessa di matrimonio fatta a Robert ma senza che lui possa risentirsi con lei. Lei è nata per essere regina; lui dovrà ritornare al suo posto, quello del cortigiano. E senza far storie.
E Cecil ovviamente l’accontenta. Salvando così la regina d’Inghilterra principalmente da se stessa.
Il
risolutore:
William
Cecil
È il vero eroe di questa storia. Un personaggio che mi è piaciuto molto come è stato costruito dalla Gregory. Personalmente è il personaggio migliore di tutto il libro.
Molti storici odierni hanno ritenuto come alla base del trionfo politico della regina Elisabetta I d’Inghilterra, non ci fossero solo le capacità personali della sovrana, ma anche e soprattutto le valide collaborazioni di cui essa poté disporre durante il suo regno.
William Cecil è uno di questi personaggi.
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William Cecil |
William Cecil è uno dei tanti protestanti convinti (assieme a John Dee conosciuto nel “Giullare della regina”) che hanno aiutato Elisabetta ad ottenere il trono.
Aveva già servito in giovinezza sia il nonno di Elisabetta che suo padre, quindi ne conosceva molto bene l’operato politico.
Infine durante il regno di Edoardo aveva servito il padre di Robert Dudley (nel romanzo però non viene detto).
Durante l’ascesa al trono di Maria, l’apparente indifferenza di Cecil alla causa protestante e il non aver fatto parte di coloro che avevano appoggiato l’annullamento del matrimonio del re con Caterina d’Aragona, gli aveva portato la grazia della regina.
Facendolo così finire dalla parte dei cattolici.
Il duca del Northumberland aveva a suo tempo affidato a Cecil la gestione delle terre di Elisabetta finendo così per conoscerla ed aiutarla ad ottenere il trono.
Perciò la giovane appena diventata regina, non dimentica chi l’ha sostenuta e lo nomina suo primo consigliere e segretario di Stato.
Cecil è un lavoratore infaticabile; integerrimo, onesto (verso la corona e il suo Paese), devotissimo alla sua famiglia che però vede raramente a causa dei suoi impegni; ha invece dei metodi alquanto discutibili quando si tratta di risolvere le controversie politiche.
Cerca di spingere la regina ad essere più forte, più risoluta. Ma è molto difficile. Il carattere della ragazza spesso lo esaspera a tal punto che nei suoi pensieri non fa che rammaricarsi di cosa abbia fatto di male il suo Paese per ritrovarsi senza un re.
Secondo lui una donna non è in grado di regnare in quanto ‘sempre alla ricerca di un padrone’.
Pertanto cerca di spingerla a fare due cose: la prima è sostenere apertamente i protestanti scozzesi che si sono ribellati alla regina reggente, la cattolica Maria di Guisa (la vedova di suo cugino re Giacomo V); la seconda è trovare un buon partito da sposare.
Ma l’impresa è titanica.
Come immaginavo, Elisabetta non ha una coscienza religiosa profondamente radicata come i fratellastri e lei stessa nel libro sostiene che sia una questione di davvero ben poca rilevanza su quale sia la fede praticata in Inghilterra; tuttavia si mostra contraria alla transustanziazione papista, secondo lei frutto di mera superstizione.
Elisabetta non vuole mai esporsi e manda denaro in segreto a sostegno dei ribelli scozzesi. Cecil nel romanzo per riuscire una volta per tutte ad eliminare il problema, spinge la sovrana alla guerra aperta e poi si reca in Scozia dove fa avvelenare segretamente Maria di Guisa che comunque era malata da tempo.
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Statua di cera di William Cecil |
Elisabetta che sa del veleno, non rimane sconvolta dalla morte della madre della rivale; lei stessa è cresciuta senza genitrice e Maria Stuarda dovrà imparare a fare altrettanto. Nessuna pietà per colei che osa definirsi la regina d’Inghilterra.
Per quanto riguarda il matrimonio … in verità nessun pretendente è adatto. La relazione fra lei e Robert profondamente osteggiata da Cecil, farà il resto.
Cecil detesta Dudley con tutta l’anima; lo vede solo come un giovane arrogante e vanaglorioso privo di effettive capacità.
Non capisce come faccia Elisabetta a prediligerlo così tanto. Spesso Dudley riesce ad allontanarla da lui, ma Elisabetta è volubile e ci vuol davvero poco per farla ritornare dall’uomo che ama come un padre.
Quando Cecil apprende delle nozze segrete stipulate fra lei e Dudley, dietro supplica della regina, capisce come ormai il giovane aristocratico non abbia più freni.
Su permesso della sua pupilla crea un piano per annientare talmente tanto la reputazione del 27enne che questi non si riprenderà mai più.
Durante le nozze segrete con la sovrana, Dudley aveva donato alla regina l’anello con il suo stemma di famiglia: il bastone e l’orso.
Cecil manda un suo sicario con l’anello dei Dudley per mostrarlo ad Amy e quindi convincerla che suo marito voglia davvero vederla e parlarle. Il giorno dopo l’assassino inviato da Cecil uccide Amy ma non riprende l’anello al dito della ragazza per riportarlo al suo padrone.
Infatti quando Dudley vede l’anello che dal dito di Elisabetta è magicamente passato a quello di Amy, capisce che c’è lei dietro la morte della moglie.
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William Cecil |
Questo passaggio per me è una forzatura. Nel libro Elisabetta quando dà l’anello a Cecil gli dice chiaramente che dovrà assolutamente riaverlo in modo che Robert non sospetti nulla; invece non accade e Cecil sembra che se ne dimentichi.
Dudley all’inizio è furibondo perché crede che Elisabetta abbia ucciso Amy per poterlo avere (farlo rimanere vedovo era decisamente più facile che farlo separare) poi addirittura vede in tutto questo una prova del grande amore che lei ha per lui.
Per la morte di Amy manco mezza lacrima.
Quando poi la dipartita della consorte si rivela una tragedia per la sua reputazione, Robert sarà costretto a farsi da parte, ma sempre convinto che Elisabetta abbia fatto semplicemente male i suoi conti. Ecco spiegato il perché siano rimasti in buoni rapporti.
Alla fine del libro però Cecil va a trovare il giovane e questi sembra fargli capire molto bene che in realtà sia stato tutto un piano architettato solo per rovinarlo; ma poiché è la frase con cui si conclude il libro non leggiamo la risposta di Dudley.
Sfumata per sempre la possibilità di sposare la regina, nel 1578 lui convolerà a nozze per la seconda volta ed in segreto, proprio con Lettice Knollys la cuginetta rosso crinita di Elisabetta. La quale era rimasta vedova del primo marito Walter Devereux.
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Lettice Knollys |
La reazione di Elisabetta da sempre attaccatissima al suo favorito e per giunta proprio con l’odiata pro cugina, costerà ad entrambi l’espulsione dalla corte. Robert verrà richiamato e perdonato diversi anni dopo.
Storicamente sappiamo che Dudley amò la regina per tutta la vita (a suo dire) e le fu sempre leale. Divenne un eccezionale suddito (ma mai il suo miglior comandante) dato che non avrebbe mai potuto essere un eccezionale marito. Le scrisse una lettera d’amore in punto di morte che lei poi conserverà fino al giorno della sua stessa dipartita all’età di 69 anni.
Non sapremo mai se il loro sia stato davvero un grande amore, dati i due soggetti e le loro discutibilissime condotte. Io per parte mia solo di una cosa sono sicura: gli amori impossibili, sono effettivamente gli unici che durano in eterno.
Considerazioni
finali
Questo romanzo da quello che ho potuto constatare a livello personale, non è mai stato molto apprezzato dal mondo dei lettori.
Perciò mi sento in dovere di fare delle precisazioni per coloro che qualora non lo conoscessero, volessero leggerlo.
“L’amante della regina vergine” è in assoluto il libro meno complesso di tutta la saga.
Non vi sono particolari vicende politiche (a parte la guerra in Scozia) e tutto ruota attorno al triangolo amoroso Amy/Robert/Elisabetta.
Poiché è questa storia d’amore a fare da fulcro della vicenda, questo libro ha delle forti sfumature da romanzo rosa per essere uno storico, quindi godibile per qualunque tipo di pubblico o livello culturale. Se a questo aggiungiamo che la vicenda ricopre un arco temporale di soli due anni, capirete bene che non c’è moltissimo da raccontare.
I quattro personaggi che vi ho descritto (gli altri servono a fare da sfondo) non hanno un forte approfondimento psicologico o d’impatto come invece abbiamo visto in tutti gli altri romanzi.
Amy è patetica, Robert è un ambizioso manipolatore, Elisabetta una incerta manipolatrice occulta, Cecil è l’unico capace di risolvere i problemi.
Forse il romanzo non è piaciuto in quanto non emerge di prepotenza l’Elisabetta da noi storicamente conosciuta, ossia quella della Golden Age, quella dell’invincibile Armada, quella che ha decapitato Maria Stuarda.
La relazione con Dudley poi non ha tanto la veste romantica che mi aspettavo. Insomma finisci il libro e continui a pensare che queste siano persone con cui non si possa instaurare un empatico legame lettore/personaggio.
A me personalmente questo romanzo nel suo complesso mi è piaciuto. Ma molto dipende da cosa ci si aspetta. Vedere una Elisabetta manipolabile, incerta, che si strappa le pellicine dalle mani per l’insicurezza, mi piace molto.
Mostra la realtà dinamica del personaggio. Una giovane che ha dovuto imparare a sopravvivere e pertanto a discernere tra amore e potere. Una donna che non è nata regina (come dice lei) ma che semplicemente lo è diventata sbagliando ed avendo paura. Specialmente agli inizi.
Una donna che ha dovuto sacrificare la giovinezza e l’amore, per poter rendere onore all’eredità che ha ricevuto.
Tutte cose che nei film non fanno mai vedere perché alle pellicole cinematografiche piacciono solo le donne vincenti e mai quelle insicure.
La leggerezza del tutto raccontato da un narratore onnisciente mi ha molto rilassato nella lettura.
Questo è stato il terzo romanzo ad essere stato scritto dall’autrice britannica quindi presenta ancora uno stile acerbo anche se accattivante.
Ci tengo a ribadire che non è il più bello tra i libri che ha scritto e nemmeno quello più memorabile; ma francamente non ho mai capito l’astio generale nei confronti di questo lavoro, a parte la resa del personaggio di Amy Robsart, veramente insopportabile.
Mi spiace tanto dirlo, ma se alla fine del libro Amy non fosse stata uccisa, tu lettore avresti comunque sperato fino all’ultimo che fosse intervenuto qualcuno per farlo.
E ho detto tutto.
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