Recensione: L'ultima Tudor

 L'ultima 


Tudor



Struttura 


del 


romanzo


E così eccoci qua.

Confesso candidamente di essere molto emozionata nel parlarvi di questo romanzo, in quanto è in assoluto la prima volta che recensisco un manoscritto “inedito” di Philippa Gregory.

Poiché questa è letteralmente la sua ultima fatica letteraria.

Sino ad oggi ho recensito tredici libri appartenenti a questa saga, ma erano tutti abbastanza datati a livello editoriale.

Pertanto le mie non erano impressioni ‘a caldo' ma considerazioni perfettamente ragionate dopo almeno un paio di volte in cui mi ero approcciata ad ogni singola opera.

In questo caso invece, si tratta veramente di una prima impressione.

“L'ultima Tudor” è l'ultimo romanzo appartenente alla saga dei Plantageneti/Tudor, ed è stato pubblicato qui in Italia a fine Maggio 2020. Ossia da circa 6 mesi.



Copertina italiana del romanzo. Edizione Spearling & Kupfer


Ammetto che avrei potuto recensirlo appena uscito nelle librerie, ma sto recensendo ogni libro in un rigorosissimo ordine cronologico. Pertanto ho dovuto attendere che arrivasse il momento giusto per poterne parlare.

Cioè ora.

Il titolo britannico dell'opera è identico a quello dell'adattamento italico: “The last Tudor”; perciò per quel che mi riguarda, non è tanto la traduzione italiana a cura di Marina Deppish ad essere oggetto della mia personale perplessità, quanto piuttosto il titolo originale voluto dalla sua creatrice.


Copertina britannica del romanzo


Questa intitolazione è sicuramente d'impatto non posso negarlo. Crea una sorta di effetto Final destination quale è in effetti l'atmosfera che si respira in tutta la vicenda.

Ma a che titolo le sorelle Grey protagoniste di questo romanzo si possano definire ‘le ultime Tudor o principesse Tudor', per me resta un mistero che francamente ancora fatico a comprendere del tutto.

Trovo che il volo pindarico effettuato con questo titolo sia semplicemente esagerato.

La trama verte sulla vicenda delle tre sorelle Grey, cugine di secondo grado delle regine Tudor Maria I ed Elisabetta I d'Inghilterra.

Per chi non avesse presente la parentela, le sorelle Grey erano le tre figlie di Lady Frances (Francesca) Brandon, a sua volta figlia maggiore della principessa Maria Tudor (sorella minore di Enrico VIII)  la regina vedova di Francia (L'abbiamo già conosciuta in “Tre sorelle, tre regine”).


Lady Frances Brandon




Il padre delle ragazze era invece Lord Henry Grey marchese di Dorset (poi divenuto duca di Suffolk grazie alla moglie), il quale era nipote (ossia primogenito del primogenito) di Thomas Grey il figlio di Elisabetta Woodville (già vista in “La regina della rosa bianca”)


Lord Henry Grey


In pratica Jane, Katherine e Mary Grey discendevano dalla regina Elisabetta Woodville attraverso entrambi i genitori.

Il loro padre direttamente da Thomas Grey e la loro madre dalla principessa Elisabetta di York.


I coniugi Frances Brandon ed Henry Grey


In un certo senso si vede abbastanza chiaramente questa doppia parentela Woodville data la spiccata tendenza (soprattutto delle ultime due) di queste sorelle ad essere molto impulsive, a lasciarsi guidare solo dai sentimenti e cosa peggiore, a contrarre matrimoni segreti.

Queste tre sorelle caddero una dopo l'altra di fronte all'inimicizia delle loro cugine reali, sia pur in tempi diversi.

Tuttavia a cadere non furono soltanto loro; infatti la parentela Tudor si rivela particolarmente perniciosa quando sul trono vi è una regina regnante senza eredi propri.

Elisabetta si dimostrerà molto più pericolosa della sorellastra Maria e molto meno animata da scrupoli di qualunque tipo. Esattamente come il padre ed il nonno al loro tempo.

Ad ogni modo nella storia non ci sono soltanto loro tre a turbare i sonni delle regine Tudor, ma anche altre cugine con gradi di parentela superiori o eguali.

Infatti il libro in secondo luogo, si concentra moltissimo anche sui discendenti della principessa Margherita Tudor (la sorella maggiore di re Enrico VIII) che abbiamo già conosciuto nel romanzo “Tre sorelle tre regine”.

Attraverso i libri successivi sappiamo che il figlio di Margherita, re Giacomo V di Scozia, è morto in battaglia combattendo proprio contro lo zio Enrico VIII lasciando come unica erede una sola figlia di 9 giorni: Maria Stuarda regina di Scozia.

Enrico VIII avrebbe voluto per sé la custodia della neonata al fine di maritarla con il figlio Edoardo, ma non era riuscito nell'impresa.

Gli scozzesi per sfuggire al re inglese l'avevano portata in Francia affinché sposasse il delfino Francesco.

Poi c'è la figlia di Margherita Tudor, ossia Lady Margaret Douglas; questa dopo aver vissuto tutta la vita sotto la custodia dello zio Enrico VIII, era stata da lui maritata con il nobile scozzese Matthew Stewart. Dal matrimonio erano poi nati due figli: Henry e Charles.

Tanto Maria Stuarda quanto Margaret Douglas tramano costantemente per ottenere il trono inglese. Sia pur a modo loro.

Devo dire che le cugine scozzesi tramarono molto ma molto di più delle sorelle Grey, la cui unica colpa fu solo quella di avere sangue reale e di voler fare costantemente a modo proprio.

La regina di Scozia vanta un diritto di primogenitura indiscusso; Margaret Douglas invece è una donna ormai anziana (è prima cugina delle regine Tudor) ma comunque ben determinata a spingersi in avanti a tutti i costi, oppure in alternativa, a farlo con i propri figli. Henry nel particolare.

Anche le sorelle Grey (specialmente Jane) vengono fortemente manipolate dai loro genitori, soprattutto dalla madre Frances. La duchessa di Suffolk come prima cugina delle sovrane Tudor, non intende assolutamente farsi da parte. Esattamente come le altre.


Lady Frances Brandon


La trama quindi è una vera e propria faida familiare che vede soprattutto la regina Elisabetta determinata ad ogni costo di fregiarsi dell'altisonante titolo di ultima Tudor.

(E solo pensandola in quest'ottica riesco a dare un effettivo senso al titolo)

Per il resto, passano invece completamente in sordina le figure di Eleanor Brandon

(sorella minore di Frances, anche lei figlia di Maria Tudor regina di Francia e quindi anche lei prima cugina delle due regine inglesi)

con la di lei figlia Margaret Clifford.


Eleanor Brandon o sua figlia Margaret Clifford


Madre e figlia in questa diatriba familiare non compaiono affatto con mio profondo dispiacere. Non vengono neppure menzionate.

Storicamente sappiamo che effettivamente fecero tutto il possibile per estraniarsi dall'odio parentale che aveva colpito tutte le altre cugine. Riuscendoci alla fine.

In realtà come prevedibile, a causare molta confusione era stato il testamento del morente Enrico VIII: questi aveva designato come erede il figlio Edoardo, seguito dalle figlie Maria ed Elisabetta.

Dopo di loro, in barba al secolare diritto di primogenitura, aveva designato i discendenti della sorella Maria basandosi sulla motivazione che gli eredi di Margherita essendo scozzesi, erano degli stranieri. Quindi inadatti al trono.

Secondo me lo fece semplicemente perché aveva sempre amato molto di più la sorella minore piuttosto che l'altra. Infatti re Enrico non fece mai mistero di preferire i discendenti di Maria a quelli di Margherita.

Ma aggirare una tradizione secolare non è sempre facile; infatti gli eredi di Margherita non hanno nessuna intenzione di cedere. Causando così tutti i problemi che conseguiranno.

Chiedo scusa per questa lunga digressione sulle parentele ma purtroppo era necessario al fine di far comprendere bene l'atmosfera in cui ci si addentra quando si legge quest'opera.

Senza la comprensione di questi legami, è impossibile apprezzare appieno la vicenda nel suo complesso.

A livello strutturale il romanzo presenta una peculiare novità mai vista prima in nessun altro romanzo della saga.

Il libro è diviso in tre parti; ognuna delle quali porta il nome della sorella che sarà la narratrice protagonista di quella specifica parte. Ogni parte ha capitoli di numero variabile con la solita intitolazione del luogo e della data in cui avvengono le vicende.

La prima parte viene raccontata da Jane Grey, ed è in assoluto la più breve; ma è una fondamentale introduzione per gli eventi successivi.

La seconda, la più lunga, ci viene raccontata da Katherine Grey che ci porta nel culmine del suo dramma personale, specialmente per il doloroso epilogo.

La terza, di mediana lunghezza, la racconta Mary Grey l'ultima sorella.

Una piccola, giovane donna tendenzialmente ignorata dalla storia ma che dimostrerà un coraggio ed una resilienza che le altre due sorelle non riuscirono ad avere.

La narrazione oltre ad attraversare avvenimenti che abbiamo già visto nei libri “Il giullare della regina” e “L'amante della regina vergine”, introduce in maniera semplicemente perfetta, tutte le dinamiche antecedenti alla prigionia inglese di Maria Stuarda regina di Scozia.

Finendo così per completare il quadro che poi andremo definitivamente a delineare con il prossimo romanzo: “L'altra regina”.

Vi faccio già da ora un piccolo spoiler che tanto non riveste di grande importanza (o perlomeno non credo).

Nell'epilogo del libro, Philippa Gregory ha chiarito che ‘molto probabilmente' (ma dandolo praticamente per certo) questo sarà il suo ultimo romanzo che parla dei Tudor con parentela annessa e connessa.

Ha ammesso di star lavorando ad una nuova serie di romanzi senza però chiarire di che tipologia si trattano.

Quindi con viva e vibrante soddisfazione posso annunciarvi che il prossimo romanzo della saga “L'altra regina” sarà effettivamente l'ultimo nell'ordine cronologico degli eventi.

Avremo così la conclusione di un'epopea durata ben quindici libri. Giuro, sono commossa.

 

Tre


sorelle 


per 


un 


unico 


destino:


Il 


martirio



Jane 


Grey 


la 


martire 


per 


la 


fede


Lady Jane Grey, figlia primogenita di Lord Henry Grey duca di Suffolk e di Lady Frances Brandon nipote di re Enrico VIII d'Inghilterra, è colei che racconta dal proprio punto di vista la prima parte del romanzo.

È passata alla storia come La regina dei nove giorni e il suo è ricordato per essere stato il regno più breve di tutta la storia inglese.

Morì neanche 17enne ad opera della regina Maria I d'Inghilterra. In questo romanzo vengono esplorate tutte le dinamiche che la portarono al proprio destino silenziosamente votato al martirio.


Possibile immagine di Jane Grey


Tra tutte e tre le sorelle, Jane sinceramente è quella che mi è piaciuta di meno per come è stata rappresentata.

Dovrebbe essere quella che desta maggiore empatia nel lettore data la giovanissima età e soprattutto il tremendo ed ingiusto destino a cui la famiglia e la storia l'hanno condannata.

Ma almeno a livello personale, non è stato affatto così.

In questo paragrafo, cercherò di spiegarne i motivi.

Personalmente ho sempre avuto di Jane Grey un'immagine molto diversa da quella che mi è stata proposta in queste pagine.

Le informazioni che abbiamo su di lei a riguardo sono piuttosto risicate, ma sicuramente fanno emergere una ragazzina moralmente integra ed intellettualmente onesta.

Sotto molti aspetti, Jane fa davvero una grande tenerezza.

Qui invece, è stata parecchio stravolta.

Jane è letteralmente una fanatica protestante. Non trovo altro modo per descriverla.

A livello storico sappiamo che fosse una delle giovani donne più brillanti, colte e preparate del suo tempo, con un'erudizione tale da potersi tranquillamente confrontare con i principi Tudor.

Aveva letto e studiato nel salotto letterario della regina Caterina Parr di cui poi era finita per diventare l'allieva prediletta al posto di Elisabetta.

Aveva avuto precettori di altissimo livello. Conosceva fluentemente il greco, il latino, l'ebraico e l'italiano. Corrispondeva regolarmente con intellettuali famosi anche fuori dai confini inglesi.

I suoi genitori l'avevano sottoposta ad una rigidissima educazione che non prevedeva tentennamenti di alcun tipo. La coppia non aveva avuto figli maschi, pertanto Jane essendo la maggiore era destinata ad essere il biglietto da visita della famiglia.

Abbiamo diverse testimonianze di come il suo filosofo preferito fosse Platone e di come avesse confidato a Roger Ascham (il precettore di Elisabetta I ed Edoardo VI) di come i suoi genitori fossero esageratamente duri con lei.

Abbiamo addirittura una lettera in cui Jane manifesta costantemente l'impressione di non essere mai in grado di soddisfare appieno i suoi genitori. Si sente sempre inadatta, indesiderata e a malapena tollerata.


Possibile immagine di Jane Grey


Nel libro prova un malcelato disprezzo nei confronti dell'arrivismo sociale di sua madre e vive una sorta di idolatria nei confronti del padre.

Sappiamo che Henry Grey s'impegnò in prima persona per favorire l'educazione delle figlie ma quello di Jane resta un attaccamento eccessivo che si discosta dalle lettere che abbiamo rinvenuto.

Poi c'è il carattere. Jane nelle sue lettere appare sempre come una ragazzina buona, semplice, devota. A tratti sicuramente rassegnata. Qui invece è fredda, altera ed una grandissima saccente.

È totalmente consapevole della propria cultura e non fa altro che rimarcarlo. Tratta tutti con indifferenza a cominciare dalla povera sorella Katherine che invece da parte sua la stima moltissimo.

Katherine tenta in tutti i modi di starle accanto. Persino quando Jane viene abbandonata da tutti, quando è prigioniera nella Torre di Londra.

Ma Jane è talmente fanatica, talmente ossessionata dalla propria fede concepita come un destino ineluttabile che solo lei può compiere, da allontanare spesso e pure a male parole la sorella.

Nei confronti di Mary prova solo una genuina curiosità intellettuale per via del suo nanismo. Nulla di più.

Ha un'idea completamente distorta di Caterina Parr di cui si ritiene l'erede spirituale. La vede in un'ottica tutta sua fatta di puro estremismo, specialmente nel vedere la morte come una sorta di missione finale.

Ora chiunque abbia letto il romanzo (O la mia recensione) sul romanzo “La sesta moglie” che ha proprio Caterina Parr come protagonista, sa benissimo che quelli di Jane sono solo vaneggiamenti.

Caterina Parr era una donna pratica, attaccata alla vita ed alle belle cose, ai limiti della sua stessa dignità. Aveva una sincera fede ma il suo raziocinio ed il suo concreto pragmatismo non le permettevano di scivolare nel fanatismo.

Era una vera intellettuale a tutto tondo.

In Jane tutto questo non si vede.

Mary Grey si dimostrerà molto più simile alla compianta Parr che non tanto Jane stessa.

Anche il rapporto con Guilford Dudley il suo giovane marito è stato molto travisato.


Possibile immagine di Guilford Dudley


Chiaramente Jane non aveva fatto i salti di gioia a sposarlo ed era vero che Guilford fosse un ragazzo estremamente viziato dalla madre, la quale spesso interferiva tra loro.

Ma pare che in realtà sia pur nel pochissimo tempo che ebbero a disposizione, i due si vollero sinceramente bene. Fu lui che con dolci parole la convinse ad accettare la corona.

Quella corona che il duca del Northumberland (padre di Guilford) e Frances Brandon vogliono sottrarre a tutti i costi alla regina Maria ponendola sulla testa di Jane subito dopo la morte di re Edoardo. Questo con il fine di controllare il trono attraverso i due inermi ragazzini.



John Dudley duca del Northumberland


Fu sempre Guilford a tenere le riunioni del consiglio mentre si trovavano nella Torre in attesa dell'incoronazione di Jane.

È storicamente nota la lite che ebbero quando la ragazza si rifiutò di conferire al marito il titolo di re ma solo quello di duca di Clarence.

Ma ad infuriarsi seriamente fu più la suocera che il ragazzo, tanto da pretendere addirittura che il figlio abbandonasse la moglie nella Torre. Guilford ovviamente non lo fece.

Quando poi Maria riesce a riprendersi il trono e fa condannare a morte il suocero di Jane, i due ragazzi durante la prigionia nella Torre si mandarono messaggi affettuosi. Pare riuscirono anche a vedersi qualche volta.

Se Jane si rifiutò di assecondare richiesta di Guilford sul trascorrere la loro “ultima notte come marito e moglie” fu solo perché a detta della stessa Jane, ciò avrebbe soltanto accresciuto la loro sofferenza e l'attaccamento a quella vita che stavano per lasciare.

Infatti la regina Maria pressata dal consiglio reale, ha sentenziato la loro morte per tradimento. Jane è divenuta il simbolo del protestantesimo e Guilford dell'usurpazione del trono. Dovevano morire.


La regina Maria

Insomma il rifiuto di Jane alla fine dei conti, fu un atto d'amore.

Jane assistette alla decapitazione del consorte e pianse amaramente pronunciando il suo nome.

Qui non vi è nulla di tutto questo.

Jane sopporta Guilford perché costretta. Non ha simpatia per lui, lo ritiene viziato e arrogante. Nessun accenno al suo averla convinta ad accettare la corona. Nessun accenno alle lettere scambiate nella Torre.

Fa da padrone nella versione narrata, solo l'immensa delusione provata nel vedersi tradita da suo padre. Solo questo porta il lettore a provare un po' di simpatia per lei.

Empatia che poi svanisce quando vediamo il suo comportamento nei confronti di Katherine quando va a trovarla nella Torre.

Nel romanzo Jane rifiuta di trascorrere l'ultima notte con Guilford perché troppo presa dai libri, dalle lettere che sta scrivendo e dal suo prepararsi all'eredità spirituale e morale che sta lasciando.

Signori questo non è il ritratto di un'innocente martire 16enne. Anzi non sembra neanche una ragazzina di 16 anni.

Questa è una fanatica. Spiacente ma non mi è affatto piaciuta.

Io in questa rappresentazione non ho visto nulla della piccola Jane Grey, la regina dei nove giorni. Ho visto una ragazzina esaltata e con troppi grilli in testa.

E devo dire la verità la sua morte non mi ha trasmesso nulla a nessun livello. Ed è questo che mi dispiace profondamente.

Quello che doveva essere un punto altissimo del romanzo non mi ha lasciato nulla. Anzi ho provato quasi contentezza nel vederla finalmente uscire di scena.

Non provi tristezza, né dolore, né compassione.

Solo una grande delusione.


Katherine 


Grey, 


la 


martire


per 


l'amore


Se da una parte trovo assai poco lusinghiero e veritiero il ritratto di Jane Grey, dall'altra posso dire che in compenso, sua sorella Katherine invece mi è piaciuta tantissimo.

L'ho trovata davvero un bellissimo personaggio sia pur con tutte le sue numerose debolezze ed altrettanti limiti.

Katherine è in assoluto la più dolce e affettuosa delle tre sorelle; vuole sinceramente bene a Jane nonostante lei sia sempre scorbutica e odiosa con lei.

Inoltre non si illude mai di essere amata o anche solo vagamente considerata dai suoi genitori.

È incredibilmente protettiva nei confronti della sorellina Mary, soprattutto per via della sua malformazione fisica. Anche a costo di sfidare apertamente la regina Elisabetta.

Katherine dopo la decapitazione di Jane, diventa potenziale erede al trono, sia durante il regno di Maria che in quello di Elisabetta. Ma se da una parte era riuscita tranquillamente a sfuggire alla prima regina, non ci riuscì affatto con la seconda.

Katherine è stata dipinta in modo plausibile ed estremamente fedele in ogni aspetto. La sua vicenda rispecchia fedelmente la storia originale.

È la più bella in assoluto delle tre ragazze Grey, ovvero l'unica ad aver effettivamente ereditato la leggendaria avvenenza di sua nonna Maria Tudor, la regina vedova di Francia.


Lady Katherine Grey


Katherine è una grande amante degli animali: nel romanzo ha un carlino femmina, un gatto, una scimmia e degli uccellini da compagnia. Anche se storicamente pare che di animali ne avesse molti di più.

Ovviamente se li porta dietro ovunque per tutto il libro. Credo che sia la prima eroina di questi romanzi a dimostrare un sincero amore per gli animali.

Tiene Mary completamente all'oscuro delle proprie vicende personali in quanto non vuole assolutamente rischiare di esporla ad alcun pericolo.

Solo per questo dimostra una forza ed un affetto incredibili data la totale solitudine che questa ragazza si ritrovò ad affrontare.

Ma per Katherine l'amore sarà anche la sua più grande condanna. Da sempre innamorata del cugino materno di re Edoardo, Edward Seymour (ma in tutto il romanzo viene chiamato Ned) non può averlo in quanto promesso a sua sorella Jane.

Poi l'unione viene annullata e Jane finisce sposata a Guilford Dudley mentre a lei tocca sposare l'erede di Lord Herbert, conte di Pembroke.

Katherine vivrà per qualche tempo in casa Herbert ma dopo la caduta della sorella Jane e della sua famiglia, per salvare la faccia i suoceri faranno annullare le nozze in quanto ‘non consumate'.

Nel libro l'erede degli Herbert appare sempre come fragile e malaticcio tutto il tempo.

Salvo poi diventare un giovane forte, saccente e presuntuoso quando il matrimonio viene annullato. Sospetto che la malattia sia stata una scusa dei genitori per impedirgli di consumare le nozze e non compromettersi fino all'ultimo.

Katherine torna così a vivere con la madre (il padre viene fatto decapitare da Maria dopo un ennesimo tentativo di rivolta) e l'unica sorella che le è rimasta. Dopo diversi anni anche Frances muore di vecchiaia.

Nel libro Frances sembra più avvilita dalla morte del marito che della figlia primogenita.

Ha sposato in seconde nozze un uomo di basso rango proprio per estraniarsi dall'odio di Maria ma di fatto è una donna finita. Si allontana sempre di più dalle sue due figlie e si spegne in maniera totalmente evanescente, senza lasciare un vero vuoto né in Katherine né in Mary.

Le due sorelle Grey restano quindi da sole mentre sale al trono Elisabetta.

Sia pur non volendo, Katherine finisce al centro di trame e complotti di cui la povera ragazza non ha né una vera consapevolezza, né una guida, né la capacità di destreggiarsi.

Viene addirittura adottata da Elisabetta che la riconosce apparentemente come sua erede.

Elisabetta in questo libro riesce a dimostrarsi cento volte più meschina, volgare, disumana e miserabile del padre e del nonno. La sua parentela Tudor è semplicemente innegabile.

La sovrana sembra accanirsi in modo particolare verso tutte le sue cugine, specialmente se donne. È abituata a circondarsi di uomini sempre devoti ed ossequiosi per un mero interesse che lei non vede o fa finta di non vedere.

Non permette a nessuna delle sue dame di sposarsi a meno che l'unione non sia di suo diretto interesse. Ostenta Robert Dudley come amante mentre le altre dame devono rimanere in silenzio e trattarla con rispetto mentre nega loro il matrimonio.

È infame e meschina per come mortifica apertamente la deformità di Mary. Falsa fino all'inverosimile come suo nonno quando ostenta perdono mentre trama l'arresto alle spalle.

Non sa cosa sia la pietà né la misericordia. È una donna gelosa, invidiosa di tutte le donne che osano essere più felici di lei.

Dopo che ha contratto il vaiolo e comincia a ricoprirsi il volto di biacca, ha la sfacciataggine di presentarsi ai matrimoni con il solo scopo di essere più attraente della sposa stessa. Narcisista, monomaniaca e a tratti anche ridicola, solo che nessuno glie lo può far notare.

Katherine all'inizio nella sua bontà non riesce a realizzare la perfidia della propria cugina e commette l'errore che in realtà Elisabetta aspettava da molto tempo.

La regina da sempre invidia la bellezza e la giovinezza di Katherine come del resto fa con tutte le sue parenti. L'abbiamo già visto verso Lettice Knollys nel romanzo “L'amante della regina vergine”.

Le odia perché possono sposarsi, essere amate e vivere felici. Le odia perché l'unica cosa che ha più di loro è il trono e rischia costantemente che siano proprio loro a portarglielo via.

Lei non riesce a rinunciare alla Corona ed alla propria ambizione forse sapendo dentro di sé che se smettesse di essere la regina d'Inghilterra, la folla di uomini adoranti e di persone plaudenti si ridurrebbe drasticamente.

Perciò quando Katherine contrae nozze segrete con l'ex fidanzato di sua sorella, Ned Seymour, Elisabetta coglie la palla al balzo per rovinare una ragazza che in realtà aveva sempre voluto vedere distrutta.

Katherine purtroppo si era sposata segretamente e solo con la sorella di Ned come testimone. Questa era poi deceduta a causa della tubercolosi poco tempo dopo.

Ned in seguito era partito per l'Italia assieme al figlio di William Cecil per migliorare la propria istruzione lasciando a Katherine un anello e un documento dove la riconosceva come sua moglie nominandola erede del suo patrimonio.



Edward Seymour conte di Hertford


Fa una tenerezza infinita l'amore che provano l'uno per l'altra ed il fatto di come Katherine resti incinta ma non riesca a capirlo. Nessuno le ha mai parlato di queste cose. Non ha una madre, non ha famiglia, né sorelle, né zie, né cugine che la possano aiutare.

Vive la gravidanza in piena solitudine e nel totale terrore mentre cerca di nascondere il suo stato. Solo quando giunge all'ottavo mese, cerca l'aiuto di Bess Hardwick un'amica di sua madre, a cui è talmente affezionata da chiamarla zia. Ovviamente la cara zia la scaccia subito e la rimprovera per aver osato coinvolgerla.

Alla fine non avrà scelta che rivolgersi a Robert Dudley nella speranza che interceda per lei presso la regina. Elisabetta prima si diverte ad umiliarla facendo finta di nulla e obbligandola a mangiare cibo che la fa stare male; poi inaspettatamente la fa rinchiudere nella Torre.

Storicamente pare che Katherine perse i documenti lasciati da Ned. Nel romanzo sembra più una cospirazione. Infatti viene lasciato intendere che Elisabetta abbia fatto volutamente sparire quelle carte in modo da poter accusare la cugina di complotto e far così annullare il matrimonio.

A parte la defunta Janie Seymour non c'erano altri testimoni che potessero confermare l'unione.

Il matrimonio segreto e non autorizzato di una potenziale erede della regina, lasciava aperta la strada a teorie su sediziosi complotti. Elisabetta sa molto bene come Katherine e Ned Seymour siano una bellissima e giovane coppia. Entrambi reali, entrambi belli; entrambi giovani, sani e fertili.

Katherine inoltre era sempre stata molto amata e proposta continuamente dalle potenze straniere come erede della regina. Anche il consiglio regale era sempre stato della stessa opinione.

Un intellettuale di nome John Hales aveva addirittura scritto un libro sostenendo la pretesa di Katherine come erede al trono.

L'opposto della regina bastarda e del suo fedifrago amante ormai conclamato uxoricida.

Ned viene subito riconvocato in Inghilterra ed imprigionato nella Torre. Ma lontano da Katherine.

C'è un'inchiesta sul loro matrimonio e nonostante il comportamento lodevole di entrambi i coniugi nel non cedere alle pressioni, l'obiettivo è farlo annullare. E ci riescono.

Pare che Elisabetta volesse sistemare Katherine con il conte di Arran, un illegittimo erede al trono di Scozia. Che onorevole programma per la sua amata cugina.

Katherine persino nella prigionia non abbandona i suoi animali e li porta tutti con sé. E sempre nella Torre dà alla luce suo figlio Edward che nel romanzo viene chiamato Teddy.

Il custode della Torre Edward Warner, si affeziona alla sua storia e le permette incontri regolari con suo marito.

Il loro matrimonio viene annullato contro la loro volontà. Diventano soltanto amanti peccaminosi così come illegittima la loro prole che diventa quindi inadatta al trono.

Elisabetta non ha nessuna intenzione di liberare Katherine, ma anzi gode della sua prigionia che ne sta distruggendo la bellezza. Continua ad imputare a Katherine partecipazioni a pseudo complotti con il solo scopo di poterla continuare a mantenere rinchiusa. Così spera almeno.

Invece Katherine rimane nuovamente incinta. Nove mesi dopo nasce suo figlio Thomas Seymour.



Lady Katherine Grey con uno dei suoi figli


Elisabetta alla notizia della nascita di un altro rivale agisce in modo ancora più spietato. Fa condannare Edward Warner e obbliga Katherine a separarsi dal figlio maggiore e dal marito.

In realtà la regina voleva lasciarli morire nella Torre, ma la peste aveva indotto il Consiglio reale a forzarla per farli uscire.

Ned e Teddy vanno a vivere dalla suocera mentre lei e il figlio Thomas vivranno da suo zio John Grey. Ovviamente tutti e quattro saranno prigionieri.

E le cose resteranno così.

Elisabetta lascerà marcire la ragazza e non prenderà mai seriamente in considerazione l'idea di liberarla. Ormai è palese a distanza di anni, come la regina non tema complotti e cospirazioni ma semplicemente goda nel rovinare la vita di una ragazza da sempre migliore di lei.

Riceve continuamente pressioni affinché venga liberata, ma la regina è abile a inventare scuse e prendere tempo. In ogni caso la disereda dalla successione al trono.

Successivamente Ned viene mandato a vivere altrove, ma sempre prigioniero. Mentre il piccolo Teddy resta con la nonna.

Katherine sempre in compagnia del secondogenito e dei suoi inseparabili animali, vivrà in questo modo altri 14 anni cambiando ben altri due carcerieri dopo lo zio.

Sua nonna Catherine Brandon aveva tentato di farla ricongiungere alla sorella Mary anche lei prigioniera in casa sua. Ma Elisabetta ovviamente non lo permette.

Quando Katherine realizza che la cugina non la libererà mai, la depressione s'impadronisce di lei al punto tale da spingerla a lasciarsi morire di fame.

Muore a 27 anni, completamente devastata psicologicamente da quella orribile esperienza.

Nel romanzo è commovente il racconto della morte della ragazza. La sua cagnetta non aveva voluto abbandonarla neanche dopo la morte, finendo per morire il giorno dopo accanto alla sua tomba.

Il gatto viene sistemato nel fienile. Gli uccellini e l'anziana scimmietta vengono portati a sua sorella Mary.

Prima di morire aveva scritto delle lettere per Ned, per i figli e per Mary. Posa anche per dei ritratti che possano ricordarla alle persone che ha amato.

La morte della seconda sorella Grey viene raccontata nella terza parte che ha per protagonista Mary ma è comunque pesantissima da leggere.

Dopo la sua morte Elisabetta da perfida qual è, organizza un magnifico funerale ed ha la faccia tosta di fingere un cordoglio che non prova. Mentre in realtà si esalta per la morte dell'ennesima cugina/rivale.

Il piccolo Thomas viene portato a casa della nonna dove si trova anche il fratello maggiore. Ned Seymour ora vedovo, per gradi e dopo diversi anni viene rilasciato dall'infame regina.

La storia di Katherine sotto certi aspetti è quella che emotivamente coinvolge di più il lettore. Fa pena vedere questa ragazza dolce, ingenua, buona, senza nessuno che le voglia bene a parte suo marito, distrutta in quella maniera così sottile, perfida e crudele.

Senza dubbio una storia che difficilmente si dimentica.

Un vero e proprio trionfo d'ingiustizia. La triste fine di una donna che non aveva ambizioni regali di alcun tipo ma che chiedeva solo di essere felice con le persone che amava.

E tutto questo, donne come Elisabetta Tudor non sono assolutamente in grado di comprenderlo.


La regina Elisabetta



Mary 


Grey, 


la 


martire 


per 


la 


vita


Mary Grey la terza sorella, esce completamente indenne dalle vicende che hanno coinvolto entrambe le sorelle maggiori.

Era troppo piccola per avere un qualsiasi coinvolgimento ai tempi di Jane, mentre Katherine al fine di proteggerla l'aveva sempre tenuta all'oscuro delle sue azioni.

Per questo a seguito della disgrazia della sorella mediana, Mary si ritrova ancora a servire Elisabetta come dama di compagnia.

Il legame tra Katherine e Mary è sicuramente quello più forte e amabile. Jane era sempre stata troppo elitaria ed algida portando quindi le due sorelline a legare maggiormente tra loro.

Mary cerca per quanto possibile di aiutare Katherine standole vicino durante la sua prigionia nella Torre ma quando la giovane madre viene trasferita a casa del loro zio John Grey le visite saranno definitivamente bandite.

È la punizione inflitta dalla regina per aver osato avere un altro figlio ed aver continuato ad essere amata e felice anche nella prigionia.

Elisabetta dall'alto della sua meschinità non si accanisce su Mary come faceva con le sorelle.

L'ultima Grey ha infatti una malformazione alla colonna vertebrale ed è affetta da nanismo. Pertanto la regina la vede solo come un fenomeno da baraccone, non certo come una potenziale rivale per il trono.


Lady Mary Grey

Elisabetta aveva sempre odiato l'erudizione di Jane e la bellezza di Katherine. In Mary non vede nulla che possa farle paura.

Nel libro per ulteriore sicurezza, Elisabetta mette alla prova Mary provando a chiederle un'opinione su un testo molto complesso scritto da John Dee. Sia mai che la ragazza si riveli intelligente come Jane.

Nel romanzo solo la nana della regina,Thomasina, la prende sinceramente in simpatia e cerca di aiutarla. Mary non sembra apprezzare il suo aiuto perché non riconosce la propria diversità e non si considera assolutamente alla pari di Thomasina.

Ad ogni modo la piccola Grey ha un carattere molto forte e non si lascia mai scoraggiare dalla propria condizione che fronteggia e gestisce sempre con grande dignità e determinazione. Non risponde mai alle battute di pessimo gusto di Elisabetta e nemmeno si prende la briga di offendersi.

Sa bene quanto la regina sia una donna meschina per cui non valga assolutamente la pena di prendersela.

Il suo grande dolore va sempre alla sorella prigioniera e ai suoi poveri nipotini. Sente che non potrà mai avere dei figli e i suoi piccoli nipoti sono tutto ciò che ha.

Anche la sua storia è stata costruita in modo fedele a quella originale.

Mary s'innamora e sposa in segreto un sergente della guardia reale: Thomas Keyes. Nel romanzo la loro unione è sincera e genuina, totalmente scevra da ogni calcolo politico (da parte di lui ovviamente).

Mi ha molto colpito la prima notte di nozze dove la deformazione fisica di Mary sembra non rivestire di alcuna importanza per nessuno dei due.

Questo è un aspetto dei romanzi di Philippa Gregory che ho sempre amato e che non ho mai visto in nessun altro scrittore.

La Gregory mi affascina da sempre per la sua capacità di vedere la bellezza sempre e comunque. Specialmente quella femminile.

Vede l'eleganza, la grazia, la bellezza e la dignità attraverso quei freddi quadri che la storia ci ha tramandato. Vede la gioia, il coraggio, la leggiadria di donne di cui si sa sempre troppo poco.

Anche gli uomini li descrive sempre con un quel fascino, quella cortesia e quell'eleganza che francamente ormai si fa sempre molta fatica a vedere e persino a concepire.

Il suo è davvero un dono magnifico e in assoluto la cosa che amo di più all'interno dei suoi libri.

Ma ora torniamo a Mary Grey.

Quando Elisabetta scopre che Mary durante la sua assenza per un matrimonio ha sposato un uomo di basso rango, alto quasi due metri, con il doppio dei suoi anni, vedovo e con sette figli, l'offesa alla dignità regia diventa enorme.

Elisabetta a malapena concepiva Mary come persona. Figurarsi se riusciva a pensare che potesse trovare qualcuno che spontaneamente la prendesse in considerazione.

Storicamente ci è stato tramandato come effettivamente Mary fosse davvero brutta e che l'unione sia stata giudicata sconveniente non solo dalla regina, ma da tutti.

Molti davano per scontato che Keyes avesse usato Mary per cercare di arrivare al trono.

Perciò anche la terza sorella Grey viene imprigionata, ma stavolta non nella Torre. Si ritrova confinata in una casa privata, rinchiusa notte e giorno in una minuscola stanza.

Ma Mary resiste. La sua fortuna fu sicuramente il non essere rimasta incinta di Keyes perché a quel punto la Torre sarebbe diventata una vera certezza.

Keyes venne imprigionato per qualche tempo e poi mandato ai lavori forzati in marina. I due non si rividero né si risentirono mai più. Lui sarebbe morto qualche tempo dopo nel Settembre del 1571.

Il matrimonio non venne annullato in quanto previa esperienza di Katherine, la cerimonia era stata officiata in una chiesa con l'intera famiglia di Keyes a testimone, piu' due figlie di lady Stafford con ben tre cugine ed un'amica di Mary.

Ribadisco che solo la mancata gravidanza la salvò dalla scure perché un suo figlio sarebbe diventato un potenziale erede per il traballante trono di Elisabetta.

Mary visse prigioniera per ben sette anni. Tutti i dettagli della prigionia sono ben descritti nel romanzo.

Solo la permanenza in casa della nonna acquisita Catherine Brandon, si rivelerà piacevole. E sarà sempre lei a darle la forza, il coraggio e la costanza di continuare a lottare. Fino al nuovo trasferimento presso gli odiosi coniugi Gresham.


Lady Catherine Brandon

Mary dovrà imparare a resistere a tutto; anche alla morte della sorella.

Elisabetta nella sua incredibile crudeltà aveva tolto a Mary tutto il suo patrimonio e proibito alla ragazza di vedere la sorella morente.

A causa della penuria economica solo dopo diversi anni riesce a lasciare i Gresham per andare a vivere presso il suo ex patrigno Adrian Stokes. Per poi finalmente ottenere una casa tutta sua.

Mary riuscì a resistere fino a riabilitarsi completamente nel 1577 tanto che tornò ad essere una dama di compagnia della regina Elisabetta.

Morì a 33 anni ed Elisabetta come da programma, anche per lei allestì un magnifico funerale.

Era riuscita a seppellire l'ultima Grey.

L'ultima Tudor poteva ritenersi più che soddisfatta.

 

Considerazioni


finali


Personalmente nonostante il livello qualitativo del romanzo sia all'altezza di tutti i suoi precedenti, devo dire che ho percepito una sorta di ‘stanchezza emotiva' da parte dell'autrice.

Stanchezza che poi ho visto confermata nelle sua nota a fine libro.

La vicenda delle sorelle Grey per quanto parte integrante del ciclo Tudor, ammetto non risulti particolarmente accattivante da un punto di vista letterario. Almeno se paragonata a quelle sulle donne dei libri precedenti.

Forse la Gregory per prima ne è consapevole.

Ma dopo la bellezza di 14 romanzi inerenti al tema già pubblicati, mi rendo conto che ormai siamo in fase di raschiamento del barile.

Inoltre le tre protagoniste per quanto cerchino di plasmare il proprio destino e di risultare comunque indipendenti dalla volontà della Corona, il risultato è sempre lo stesso. I Tudor fanno sempre terra bruciata attorno a loro con l'eterna complicità di chi glie lo consente.

Lo ha fatto Enrico VII, poi Enrico VIII, poi Maria I ed infine Elisabetta I.

Le sorelle Grey per quanto ci abbiano provato sono tutte finite vittime del perverso meccanismo di sangue che le legavano alla famiglia reale non lasciando loro alcuna possibilità di scelta.

Questo le rende poco interessanti dal punto di vista narrativo; specie se paragonate a donne più fortunate che invece sono riuscite nei loro intenti.

Alla fine Katherine e Mary hanno trascorso quasi tutta la vita prigioniere ed anche quando la seconda ha finalmente ottenuto la libertà, ha abbassato a tal punto la testa da non farsi risentire mai più.

L'unica che poteva emozionare nel suo percorso è stata Jane, ma l'autrice l'ha resa talmente antipatica che non sono riuscita ad empatizzare con la sua vicenda.

Ciò mi ha spinta a creare una mia variante personale della sua storia dove ho rappresentato Jane Grey come effettivamente la vedo e l'ho sempre concepita.

(Presto verrà pubblicata sulla mia pagina Facebook)

Il manoscritto è quasi interamente fedele alla vicenda originale (ne abbiamo parlato nel paragrafo su Jane) e a livello narrativo Philippa Gregory ormai ha raggiunto un tale zenit che non può più essere messa in alcun modo in discussione.

L'unica soluzione come lei stessa ha affermato è un nuovo ciclo di romanzi. Ormai la sorgente “Tudor e famiglia” ha esaurito tutto il potenziale che poteva offrire.

È tempo di esplorare altri lidi e sono felice che l'autrice lo abbia capito prima che fosse troppo tardi e finisse per lasciarsi tentare dal riciclo continuo della saga e dei suoi personaggi.

Specialmente dato il successo che han fatto.

Un nuovo ciclo di storie sono certa che le darà una nuova carica vitale, finendo per risaltare ancora di più il grande e magnifico lavoro fatto sinora e che ha tanto emozionato noi eterni appassionati.

Autore MLG

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