Recensione: L'altra regina

 

L'altra 


regina


Struttura 


del 


romanzo


“L’altra regina” è un romanzo storico dell’autrice britannica Philippa Gregory la cui pubblicazione in Italia risale ormai al lontano 2008.

Cronologicamente è l’ultimo libro appartenente alla saga sui Plantageneti/Tudor, dato che l’autrice ha già pubblicato due romanzi ambientati alla corte degli Stuart d’Inghilterra.


Copertina italiana del romanzo casa editrice Spearling & Kupfer


Il titolo originale dell’opera è identico a quello italico dell’adattamento di Marina Deppish, ossia ‘The other queen’.


Una copertina britannica del romanzo


Il libro presenta una struttura narrativa che noi infaticabili lettori gregoryani abbiamo già riscontrato nel romanzo “L’eredità della regina”.

Questo stile narrativo è già stato battezzato dalla sottoscritta con la seguente denominazione: “Struttura a triplice narratore protagonista alternato”.

In pratica la vicenda ruota tutta attorno a tre protagonisti: Maria Stuarda regina di Scozia ed i due coniugi scelti dalla regina Elisabetta Tudor per sorvegliarla durante la sua prigionia in Inghilterra: George Talbot conte di Shrewsbury e sua moglie Bess (Elizabeth) di Hardwick.

Ognuno dei tre a turno, racconta un capitolo della storia secondo il proprio personale punto di vista.

Il romanzo inizia e finisce con il focus di Bess Hardwick in quanto il manoscritto non segue un ordine alternato ben preciso ma si adatta alle esigenze di trama.

È in assoluto la prima volta che vedo l’autrice indossare i panni di un personaggio maschile. Ma devo dire che George Talbot fa talmente pena come figura da non risultare molto difficile da interpretare; patetico fino all’inverosimile.

Ma ne parleremo meglio fra poco.

La trama è interamente concentrata su quella che io personalmente definisco “La cattività inglese” della regina Maria Stuarda, durata la bellezza di 16 anni fino a quando questa non fu decapitata su ordine di Elisabetta I.

Tutto il vissuto personale di Maria Stuarda prima della sua fuga dalla Scozia per cercare salvezza in Inghilterra, è già stato raccontato dal personaggio di Mary Grey nel romanzo “L’ultima Tudor”.  

Io personalmente nella recensione di quello specifico libro non ne ho fatto alcun cenno perché non aveva senso per me spezzare la storia delle sorelle Grey per inserirne un’altra di cui comunque avrei dovuto parlare in seguito.

Perciò nel paragrafo che segue cercherò di descrivere interamente il vissuto della regina di Scozia partendo dalla nascita fino alla prigionia per poi arrivare alla sua tragica fine.


Maria 


Stuarda, 


la


rivale


di


sangue


L’8 Dicembre 1542 nasce nel palazzo di Linlithgow, l’erede al trono del regno di Scozia.

 Suo padre re Giacomo V

(che come sappiamo era figlio di primo letto della principessa Margherita Tudor e da noi già conosciuto nel romanzo “Tre sorelle, tre regine”)

non era presente alla nascita della bambina.

Questi stava combattendo la battaglia di Solway Moss che lo vedeva schierato contro il suo stesso zio, re Enrico VIII d’Inghilterra, il fratello di sua madre.

Il rapporto tra zio e nipote era stato fortemente compromesso dall’eccessiva ambiguità del sovrano inglese nel prestare soccorso sia a lui che a sua madre durante il periodo della reggenza del duca di Albany (sempre visto nel romanzo “Tre sorelle, tre regine”).

In seguito durante lo scisma dalla Chiesa Cattolica, re Enrico aveva preteso che anche il nipote facesse altrettanto al fine di creare un regno indipendente nell’isola. Giacomo da sempre fervente cattolico, alleato della Francia nonché devoto papista, finì col rifiutarsi categoricamente di accondiscendere al volere dello zio.

I due avevano anche programmato un incontro a York (Enrico VIII all’epoca era sposato con Caterina Howard) ed il re scozzese per tutta risposta semplicemente non si era presentato.

Enrico che come ormai ben sappiamo, non amava particolarmente i rifiuti, lo interpretò come un insulto personale ed iniziarono così gli scontri armati fra lui ed il nipote.

La parentela quindi non gli evitò dal combattersi a vicenda.

In realtà Giacomo non partecipò alla battaglia di Solway Moss in quanto in quel momento affetto da una febbre altissima. Si diceva che avesse bevuto dell’acqua contaminata che aveva finito poi col causargli un’infezione. Perciò mentre gli scozzesi venivano sconfitti, lui si ritirava malato e debole nel palazzo Falkland.

Proprio in quei giorni, avvenne il travaglio di sua moglie la regina Maria di Guisa la quale diede alla luce la sua erede: Maria Stuart principessa di Scozia.

Prima della Guisa, Giacomo aveva sposato la principessa Maddalena di Francia, figlia di re Francesco I e di Claudia di Francia. Ma il matrimonio era durato soltanto due mesi. La principessa da sempre di salute delicata e cagionevole, non era riuscita a sopportare il tremendo clima scozzese.

Terminato il lutto per la morte di Maddalena, il giovane re aveva quindi sposato Maria di Guisa una rampolla della più potente famiglia cattolica in Francia. Pare che in realtà Giacomo avrebbe dovuto sposare subito lei, ma dopo aver visto l’eccezionale bellezza di Maddalena, avesse quindi deciso di scartarla.


I genitori di Maria Stuarda: Re Giacomo V di Scozia e Maria di Guisa


Dato l’odio feroce verso gli inglesi trascinatosi sin dall’infanzia, Giacomo aveva preferito associarsi da subito alla Francia nella ormai ben nota Auld Alliance.

Dal matrimonio con Maria erano nati due maschietti: il primo, James, visse circa un anno. Il secondo, Roberto, appena qualche mese. Infine era nata Maria. Secondo le fonti, pare che la piccola fosse leggermente prematura.

Alla notizia della nascita di una femmina, Giacomo pare abbia pronunciato con profonda amarezza una frase tutt’oggi passata alla storia: “Tutto è cominciato con una ragazza e con una ragazza finirà”.

Il casato degli Stuart aveva infatti ottenuto il trono grazie al matrimonio della principessa scozzese Marjorie Bruce, l’ultima della dinastia reale dei Bruce, con Walter Stewart, (Stuart è la sua inglesizzazione) alto sovrintendente di Scozia.

Giacomo quindi furente con sé stesso, con il destino, e forse con la vita stessa, morì sei giorni dopo la nascita della figlia, il 14 Dicembre.

Maria Stuarda quindi a soli 6 giorni di vita, era diventata la nuova regina di Scozia.

Non potendo chiaramente governare, nel regno iniziò una battaglia intestina al fine di ottenere la reggenza. I contendenti principali erano il cardinale Beaton ed il protestante conte di Arran, che nella successione reale veniva subito dopo Maria. Lo stesso Arran che William Cecil voleva far sposare ad Elisabetta e che lei di rimando, voleva rifilare a Katherine Grey.

Beaton sosteneva di avere diritto alla reggenza in base al testamento del defunto re, il quale ovviamente si rivelò un falso. Infatti fu Arran ad ottenere la reggenza fino al 1554 per poi venire rimosso dalla regina madre che sia pur con fatica, riuscì a destituirlo.

Nonostante si dicesse che Maria fosse delicata e cagionevole di salute, venne regolarmente battezzata nella chiesa di San Michele e coloro che la videro non notarono nessuna debolezza fisica in particolare.

Il 1 Luglio 1543 quando Maria aveva appena 6 mesi venne firmato il trattato di Greenwich. Infatti il pro zio Enrico VIII colse la sua nascita come occasione per unificare le corone d’Inghilterra e di Scozia proponendo un matrimonio fra Maria e suo figlio Edoardo. La bambina compiuti i 10 anni, avrebbe dovuto trasferirsi alla corte inglese.

Se la coppia non avesse avuto figli, i due regni sarebbero rimasti indipendenti come sempre. Tuttavia il cardinale Beaton nuovamente al potere, cercò di promuovere a tutti i costi un’alleanza cattolica e filo francese tanto da far infuriare re Enrico che invece stava proprio cercando di smantellare la Auld Alliace grazie a questo accordo.

Mentre Arran e Beaton continuavano a litigarsi la reggenza, la piccola Maria il 27 Luglio 1543 sotto scorta del conte di Lennox, venne portata con la madre al castello di Stirling dove venne ufficialmente incoronata regina di Scozia.

Poco tempo prima dell’incoronazione, re Enrico aveva fatto arrestare tutti i mercanti scozzesi diretti in Francia sequestrandone i beni. La questione venne interpretata come una tale prepotenza da parte del re inglese, che Arran decise di schierarsi con Beaton; perciò il parlamento scozzese annullò il trattato di Greenwich definendolo un “brutale corteggiamento”.

Enrico alla notizia avrebbe poi risposto con una lunga guerra di logoramento volta ad obbligare gli scozzesi ad accettare l’unione fra Edoardo e Maria.

Il conte di Hertford Edward Seymour (zio di Edoardo) fece quindi irruzione a Edimburgo e Maria di rimando venne mandata a Dunkeld.

Nel Maggio 1546 Beaton venne assassinato dai lord protestanti e nove mesi dopo la morte di re Enrico, gli scozzesi vennero sconfitti nella battaglia di Pinkie. A questo punto Maria fu portata nel priorato di Inchmahome per tre settimane.

Gli scozzesi a questo punto, come prevedibile, avevano chiesto aiuto all’alleata francese.

Re Enrico II di Francia, che probabilmente non aspettava altro, in cambio propose un matrimonio fra suo figlio primogenito ed erede di 3 anni, il delfino Francesco, con la piccola Maria.

Arran all’epoca reggente accettò l’accordo sulla base di un perpetuo aiuto militare da parte dei francesi ed un ducato per sé stesso.

Nel Febbraio del 1548 Maria fu trasferita nel castello di Dumbarton. Gli inglesi nel frattempo continuavano la loro opera di distruzione impossessandosi di Haddington.

A Giugno arrivarono finalmente i francesi e il 7 Luglio l’accordo matrimoniale fra Maria e Francesco venne accettato dal Parlamento scozzese.

Maria all’età di 5 anni, venne subitamente mandata a vivere nella corte di Francia salpando il 7 Agosto 1548 da Dumbarton.

Maria andò in Francia con due fratellastri illegittimi, con le figlie dei principali rampolli scozzesi, ed ovviamente l’intera corte reale. S’ambientò subito. A detta dei contemporanei, era una bambina vivace, bella ed intelligente.


Ritratto di Maria Stuarda da bambina

Nella corte francese tutti ma proprio tutti la adoravano, specialmente re Enrico e la sua piccola cognata la principessa Elisabetta. L’unica donna a non subire minimamente il suo fascino e la sua simpatia fu la suocera, Caterina de Medici.

Maria era capace di parlare oltre allo scozzese, il latino, il greco, l’italiano, il francese e lo spagnolo. Ricevette un’educazione rinascimentale a tutto tondo e crescendo divenne una ragazza eccezionalmente alta (pare 180 cm) e molto bella. Contrasse anche il vaiolo ma questo non lasciò tracce nel suo bell’aspetto.

Nonostante il suo futuro sposo fosse basso, non molto intelligente e pure balbuziente, i due andarono subito d’accordo come due fratelli. Il 4 Aprile 1558 Maria firmò un testamento il quale in caso di prematura dipartita, avrebbe lasciato il regno di Scozia alla corona francese. Venti giorni dopo sposò Francesco a Notre Dame de Paris, rendendo suo marito re consorte di Scozia.


Ritratto di Maria Stuarda con il primo marito Francesco delfino di Francia (1558)


Durante il lungo soggiorno in Francia, re Edoardo VI il pro cugino che sarebbe dovuto diventare suo marito, morì a neanche 16 anni. I protestanti inglesi avevano tentato di dare la corona ad una pro cugina di entrambi lady Jane Grey, la quale però dopo nove giorni era stata destituita. Al suo posto, era subentrata la cattolica sorellastra di Edoardo divenuta la regina Maria I d’Inghilterra.

Quando la regina Maria morì senza eredi neanche 6 anni dopo, l’erede testamentaria divenne la sorellastra Elisabetta di fede protestante.

I Francesi quasi certamente si aspettavano che Maria Tudor scalzasse la sorellastra a favore della piccola Stuart, cattolica come lei e la più vicina nella linea di successione. Ma di fatto non accadde.

Re Enrico VIII aveva posposto i discendenti della sorella maggiore Margherita, pertanto la regina Maria pur di adempiere alla volontà paterna sino all’ultimo, sul letto di morte aveva nominato Elisabetta che infatti era subentrata al suo posto.

Tuttavia i natali della nuova regina ai tempi messi in dubbio dal suo stesso padre, avevano reso la sua posizione molto precaria. Re Enrico II di Francia sosteneva pubblicamente che il trono inglese spettasse alla nuora e di fatto, tutte le principali potenze cattoliche la pensavano come lui.

Per anni sia pur a distanza, Elisabetta e Maria Stuarda si contesero il trono inglese. Maria usava regolarmente il blasone di Elisabetta sostenendo pubblicamente di essere la legittima regina d’Inghilterra; il tutto mentre dichiarava la seconda cugina null’altro che un’usurpatrice.

Ma la sorte mutò quando il 10 Luglio 1559 Enrico II di Francia morì per un’infezione all’occhio causata da una ferita alla giostra. Francesco a 15 anni era re Francesco II di Francia, e Maria di 17 anni, la sua regina consorte.

Il duca di Guisa ed il cardinale di Lorena entrambi zii materni di Maria, assunsero immediatamente il potere e divennero gli uomini più potenti della corte.

Intanto nel regno di Scozia, il potere dei protestanti era cresciuto considerevolmente e la madre di Maria, ora reggente, solo grazie all’ausilio delle truppe francesi riusciva a tenerli a bada in una continua lotta armata.

All’inizio del 1560 William Cecil con l’appoggio segreto di Elisabetta, aveva mandato delle truppe a sostegno dei protestanti proprio mentre avveniva la rivolta ugonotta in Francia, il tumulto di Amboise, facendo sì che i francesi non potessero inviare in Scozia ulteriori aiuti.

I fratelli Guisa infatti si limitarono a mandare degli ambasciatori per trattare la pace. L’11 Giugno 1560 stroncata dalla malattia, muore la madre di Maria, la regina reggente.

Viene così firmato il trattato di Edimburgo il 6 Luglio 1560, dove sia la Francia che l’Inghilterra s’impegnavano a ritirare le loro truppe dalla Scozia. La Francia inoltre riconobbe Elisabetta come regina d’Inghilterra ma Maria quando venne a sapere della morte della madre, si rifiutò categoricamente di ratificare il trattato.

Continuò a definirsi la regina d’Inghilterra e ad usare il blasone convenuto. Nessun riconoscimento alla rossa regina Tudor.

Il 5 Dicembre 1560 il debole e malaticcio re Francesco, muore per un’infezione all’orecchio che gli aveva provocato un ascesso celebrale dopo appena due anni di regno. Maria a 19 anni, è una vedova. Verrà chiamata la Reine Blanche perché in Francia il bianco era il colore del lutto reale.

Maria soffrì molto per aver perso il marito e al trono di Francia salì il cognato di 10 anni che divenne re Carlo IX.

Caterina de Medici colse finalmente l’occasione per liberarsi di una nuora che non aveva mai voluto.

Non essendo incinta, per Maria non vi era altra scelta che il ritorno in Scozia, terra che non vedeva da quando era soltanto una bimba.

Nove mesi dopo il 19 Agosto 1561, Maria rientra nella sua terra natale, dove al contrario che in Francia, l’aspetta un’accoglienza decisamente ostile.

La Scozia è letteralmente spaccata in due fazioni: cattolica e protestante. Maria essendo cattolica viene subito guardata con sospetto dal fratellastro illegittimo il conte di Moray che invece era divenuto il leader della fazione protestante. Anche Elisabetta al di là del confine, la vede come una potenziale nemica e rivale.

Il riformatore protestante John Knox nelle sue prediche condanna costantemente la regina per il vestiario inappropriato, i balli e l’aver ascoltato la messa. Nonostante Maria l’avesse poi convocato per chiarirsi ed in seguito fatto accusare di tradimento, il predicatore venne tranquillamente rilasciato.

Prudentemente Maria mantiene il fratellastro protestante come consigliere principale e non cerca in alcun modo d’impedire la progressione della fazione riformata. Mantiene persino molti di loro nel consiglio di stato.

Senza dubbio Maria era ben consapevole di non poter fronteggiare militarmente la fazione protestante e mantenerli nel consiglio significava guadagnare punti per un’eventuale successione alla corona d’Inghilterra.


Ritratto di Maria Stuarda (1558-1560)

Infatti si unì a Moray per annientare il cattolico lord Huntly che aveva guidato una rivolta contro di lei nelle Highlands.

Poi senza mascherare troppo le sue intenzioni, manda da Elisabetta il suo ambasciatore William Maitland di Lethigton.

Infatti la regina Tudor non aveva ancora avuto un erede e quindi Maria molto chiaramente chiede di essere presa in considerazione per la successione reale.

Elisabetta come ormai sappiamo da tempo, non era il tipo di donna da prendere decisioni su due piedi e in ogni caso la sua natura profondamente ambigua non l’avrebbe mai portata a dare una risposta netta. Perciò si rifiuta di nominare un qualsivoglia successore che avrebbe potuto istigare i nemici della fazione opposta a deporla.

Sempre come da programma ormai ben noto, Elisabetta aveva però blandito l’ambasciatore scozzese sul fatto che non ci fossero obiettivamente candidati migliori di Maria. Le due regine avrebbero dovuto incontrarsi a York o a Nottingham per chiarire la reciproca situazione. Ma in Luglio Elisabetta manda in Scozia un messo dove annulla l’incontro a causa della rivolta civile scoppiata in Francia.


Maria Stuarda, regina di Scozia

Maria a quel punto comprende che se non avesse avuto un erede difficilmente sarebbe stata preferita alla regina inglese e comunque in ogni caso doveva assicurare la successione alla corona di suo padre. Perciò si mette alla ricerca di un marito. Suo zio il cardinale di Lorena, senza consultarla, tenta di affibbiarle l’orrendo arciduca d’Austria Carlo d’Asburgo.

Quando Maria viene a sapere delle trattative a sua insaputa, annulla subito tutti i negoziati.

In seguito tenta di proporsi a Don Carlos il figlio ed erede di Filippo II di Spagna; ma il re spagnolo si rifiuta di affidare una donna tanto importante al figlio aggressivo e malato di mente.

Elisabetta a quel punto fa la sua proposta; allucinante tra l’altro. Propone il suo amante Robert Dudley appena passato da maestro di stalla a conte di Leicester appositamente per sposarla, adducendo che se l’avesse accettato l’avrebbe immediatamente nominata sua erede.

Elisabetta è convinta che Robert possa manipolare e controllare Maria per suo conto mantenendola lontana da mire troppo ambiziose. Probabilmente dietro questa bella idea più che la mente di Elisabetta si celava quella del consigliere William Cecil che avrebbe così ottenuto anche il risultato di allontanare un pericoloso favorito ormai divenuto troppo potente.

In realtà Dudley non aveva nessuna intenzione di lasciare l’Inghilterra e men che mai voleva perdere il proprio ascendente su Elisabetta che ancora sperava di riuscire a sposare.

Maria ovviamente, alla proposta di un marito di rango tanto inferiore e per giunta ex amante della cugina, si rifiuta categoricamente.

Le trattative quindi arrivano ad un punto morto e le nozze saltano.

Qualche tempo dopo un poeta francese alla corte di Maria, un certo Pierre de Boscosel de Chastelard, forse infatuato della regina, viene trovato sotto il letto della sovrana. Si era nascosto nell’attesa che rimanesse sola per dichiaragli il suo amore. Maria l’aveva subito bandito dalla Scozia ma lui oltre a non allontanarsi affatto dopo qualche tempo aveva cercato d’introdursi a forza nella sua camera da letto.

Maria all’intrusione aveva chiamato in soccorso il fratellastro Moray ordinando di ucciderlo. Moray non lo uccise ma il francese venne comunque processato per tradimento e decapitato.

Si pensa ad oggi che l’innamoramento del poeta fosse solo un complotto ugonotto per offuscare la reputazione di Maria.

Intanto comincia a farsi strada un pretendente interessante. Come già detto nel romanzo “L’ultima Tudor”, la vecchia Margaret Douglas cugina di Elisabetta, non ha alcuna intenzione di stare a guardare e cerca d’impadronirsi del trono inglese a modo suo.

Margaret è la nipote di re Enrico e lei e suo marito sono sudditi inglesi nonché importanti proprietari terrieri e nobili scozzesi. Manda perciò il figlio primogenito Henry Stuart Lord Darnley a conoscere Maria quando questa era ancora in lutto per Francesco nella speranza scoccasse la scintilla.

Sia lui che Maria discendono a pari livello dalla principessa Margherita Tudor e vantano una forte pretesa al trono inglese.

I due si rivedranno il 17 Febbraio 1565 in Scozia al castello di Wemyss. Il giovane Stuart oltre ad essere biondo e belloccio, è alto più di 180 cm e porta in Scozia il lusso e la cortesia inglese. Per Maria ormai abituata a uomini che nemmeno si lavano (questo lo dice pure nel romanzo), è effettivamente amore a prima vista.


Ritratto di Henry Stuart, lord Darnley

Il matrimonio pare fu per passione ma non credo proprio che Maria non abbia considerato il lignaggio di Darnley prima di sposarlo. Nonostante fossero cugini e cattolici, si sposarono il 29 Luglio 1565 nel palazzo di Holyrood senza avere la dispensa papale.

Erano stati Robert Dudley e Cecil a permettere il viaggio di Darnley in Scozia. Quando Elisabetta viene a sapere delle nozze, rimane spaventata e furibonda nello stesso tempo.

Entrambi hanno una forte pretesa al suo trono e se fosse nato un figlio questi avrebbe avuto più diritti di lei.

La regina Tudor pertanto cerca subito di far annullare il matrimonio basandosi sul fatto che essendo suo cugino e suo suddito, Darnley avrebbe dovuto chiedere il suo permesso per sposarsi. Ma non ci riesce. Inoltre essendo Elisabetta protestante, non poteva certo attaccarsi all’assenza della dispensa papale.

Dopo il matrimonio della sorellastra, il potere di Moray in Scozia perde molto del suo smalto. Perciò questi si ribella a Maria radunando attorno a sé i principali signori protestanti.

Moray tenta prima d’impossessarsi del castello di Edimburgo ma non riuscendoci è costretto alla fuga. Maria sarebbe arrivata poco dopo per radunare altri soldati. Fra i due non si arrivò mai ad un vero scontro diretto e la regina diventa sempre più potente; specie dopo il ritorno di James Hepburn, conte di Bothwell e del figlio di lord Huntly.

Moray allora non ha altra scelta che lasciare la Scozia e chiedere asilo in Inghilterra mentre Maria crea un consiglio a parità cattolica e protestante.

Ma dopo poco tempo il matrimonio tra lei e Darnley diventa molto teso. Lei è incinta ma lui dopo le nozze diventa sempre più arrogante, pretenzioso e manesco; non assomiglia più all’uomo che lei ha sposato.

Diverse fonti citano inoltre che Lord Darnley già dai tempi inglesi, fosse palesemente bisessuale.

Darnley tra le tante cose pretende di avere la corona matrimoniale, ossia la facoltà di divenire re per diritto proprio anche dopo la dipartita della moglie in modo da mantenere il trono scozzese. Inoltre esige anche la parità regia con la moglie. Maria ovviamente, gli rifiuta entrambe le cose.


Ritratto di Maria Stuarda con Henry Stuart il secondo marito

Darnley si mostra da subito molto geloso dell’amicizia tra la moglie e il suo segretario italiano David Rizzio, tanto da ucciderlo davanti a lei. Arriva anche a puntare la pistola al ventre di Maria perché nella propria follia questi è convinto che Rizzio sia il vero padre del bambino che lei attende.

Henry Stuart per riuscire nel suo progetto si era anche unito agli stessi nobili che precedentemente avevano appoggiato Moray. Poi in seguito aveva cambiato idea tornando dalla moglie, ma i ribelli li costringono comunque a fuggire nel castello di Dunbar per poi tornare a Edimburgo il 18 Marzo.

Gli ex ribelli di Moray a questo punto rientrano nel consiglio regale.

Il 19 Giugno 1566 sempre a Edimburgo, nasce Giacomo, duca di Rothesay, il figlio della coppia. Ma nonostante la nascita di questo bambino, i rapporti fra i due coniugi continuano a rimanere tesi.


Ipotetico ritratto che ritrae Maria Stuarda con il figlio Giacomo di Scozia


Nell’Ottobre del 1566 mentre si trova a cavallo presso Jedburg, con tanto di guardia al seguito, Maria decide di andare in visita del conte di Bothwell gravemente ferito e ammalato a causa di una scaramuccia di confine.

Al suo ritorno, Maria è talmente malata che si teme per la sua vita e a salvarla, solo l’abilità dei suoi medici francesi.

A Novembre la regina convoca il consiglio in quanto ormai ben decisa ad ottenere l’annullamento del matrimonio da Darnley.

I nobili vedendo il comportamento arrogante del re consorte, decidono che tutto sommato non è adatto al ruolo di sovrano e come effettivamente occorra destituirlo.

Darnley a questo punto temendo per la propria sicurezza si rifugia nei suoi possedimenti a Glasgow. È gravemente malato. Forse febbre o addirittura un tentativo di avvelenamento. Comunque rimase indisposto per diverse settimane.

A fine Gennaio, Maria invita il marito a tornare a Edimburgo. Era andata spesso a trovarlo durante la convalescenza, tanto che tutti avevano sperato in una riconciliazione. La notte fra il 9 e il 10 Febbraio del 1567, Maria dopo aver visitato il consorte partecipa alle celebrazioni nuziali di un membro della sua famiglia.


Ritratto di Maria Stuarda

Nelle prime ore del mattino, la casa dove si trova Darnley esplode. Lui viene poi trovato morto in giardino, pare soffocato anche se questi non presenta segni di lotta sul corpo o ferite.

Iniziano così a diffondersi pesanti sospetti che implicano Bothwell, Moray, Maria, il segretario Maitland ed il conte di Morton.

La stessa Elisabetta scriverà una lettera a Maria per avvertirla di queste voci.

A fine Febbraio il conte di Bothwell viene ritenuto il principale responsabile dell’omicidio.

Il conte di Lennox, padre di Darnley, vuole che questi venga processato e Maria accetta di buon grado. Tuttavia la regina non permette che il processo ritardi per cercare altre prove; perciò non essendoci prove concrete della colpevolezza di Bothwell, questi viene assolto e rilasciato.

Una settimana dopo Bothwell convince più di due dozzine di lord e vescovi a firmare l’Ainslie Tavern Bond dove acconsentono alla sua richiesta di sposare Maria.

Tra il 21 e il 23 Aprile 1567 Maria va in visita di suo figlio al castello di Stirling. Sarebbe stata l’ultima volta che l’avrebbe visto.

Durante il viaggio verso Edimburgo, giorno 24, Bothwell rapisce Maria portandola al castello di Dunbar dove forse la violenta.

Il 6 Maggio i due tornano a Edimburgo ed il 15 Maggio a Holyrood si sposano con rito protestante. Maria si era illusa che il matrimonio fosse stato accettato dai più ma di fatto non è così. I protestanti non vogliono come re Bothwell appena creato duca delle Orcadi; mentre per i cattolici il matrimonio non è neppure legale.


James Hepburn, conte di Bothwell, terzo marito di Maria Stuarda

Non è legale perché Bothwell si è separato dalla moglie 12 giorni prima delle nozze e solo con rito protestante; infine lo scandalo per aver sposato il probabile assassino dell’ex marito diventa incontrollabile; pertanto ventisei nobili confederati scozzesi si rivoltano contro la coppia.

Maria e Bothwell li affrontano a Camberry Hill ma non vi fu battaglia perché Maria aveva perso sostenitori durante i negoziati. A quel punto la regina viene portata a Edimburgo ma la popolazione non prende bene il suo arrivo, accusandola di essere un’adultera assassina.

La notte successiva, Maria viene imprigionata nel castello di Loch Leven su un’isoletta e tra il 20 e il 23 Luglio, abortisce due gemelli. Il 24 Luglio viene costretta ad abdicare in favore del figlio Giacomo di appena un anno.

Moray diviene il nuovo reggente per conto del piccolo re e Bothwell viene condannato all’esilio. Finisce imprigionato in Danimarca, dove diviene folle per la prigionia e muore nel 1578.

Solo il 2 Maggio del 1568 Maria riesce a fuggire con l’aiuto del proprietario del castello, George Douglas.

In seguito raduna un esercito di 6000 uomini e si scontra con Moray nella battaglia di Langside il 13 Maggio venendo sconfitta.

Dopo una notte trascorsa nell’abbazia di Dundrennan il 16 Maggio la regina attraversa il Solway Firth su una barca da pesca arrivando nel Cumberland, ossia nel nord dell’Inghilterra. Il 18 Maggio i funzionari di Elisabetta la prendono in custodia protettiva e la portano a Carlisle Castle.

Maria a questo punto è convinta che Elisabetta l’aiuterà immediatamente a riconquistare il trono. Speranza vana. Elisabetta è lenta ed incerta tanto che per prima cosa avvia un’inchiesta sulla condotta dei confederati che si sono ribellati a Maria; poi in secondo luogo, indaga sulla sua presunta consapevolezza nell’omicidio del marito.

La regina scozzese viene quindi portata al castello di Bolton, lontana dal confine scozzese ma non troppo vicina a Londra. La commissione d’inchiesta si tenne prima a York e poi a Westminster tra l’Ottobre del 1568 ed il Gennaio 1569. Intanto i sostenitori della regina Maria combattono in Scozia contro Moray e i suoi sostenitori.

Ed è qui, esattamente a questo punto, che finalmente inizia la storia raccontata dal romanzo.

Con mio profondo disappunto devo dire, visto che ha saltato praticamente l’intera vita attiva della regina di Scozia. L’unica degna di effettivo interesse.

Senza volervi togliere il piacere della sorpresa in un romanzo relativamente povero specialmente se paragonato a tutti gli altri scritti dalla medesima autrice, mi limiterò a parlare di come è stata rappresentata la regina di Scozia in questo libro.

La storia ce l’ha tramandata come una donna molto “di cuore” nel senso che a differenza di Elisabetta, la rivale scozzese tendeva ad essere molto più istintiva nelle sue scelte e sicuramente meno esitante e riflessiva rispetto alla parente inglese.


Maria Stuarda, regina di Scozia


Questo discorso è vero ma sicuramente in piccola parte a giudicare dalle sue azioni. La Gregory rappresenta Maria Stuarda come una donna abbastanza fredda e calcolatrice specialmente quando interagisce con gli uomini.

Del resto ha perfettamente senso che una donna allevata ed educata per tutta la vita alla corte di Francia, sappia perfettamente chi sia a far girare il mondo cercando poi di manipolarlo a sua volta.

Sicuramente la sua scelta di fuggire in Inghilterra fu determinata in primis da motivi logistici ed in secondo luogo dalla prospettiva di ottenere l’appoggio di una regina consacrata come lei, la quale tempo addietro aveva addirittura promesso di nominarla sua erede. Infine organizzarsi in Inghilterra per un’eventuale invasione dal sud sarebbe stato molto più semplice.

Ma Maria non aveva tenuto conto dell'indole  impossibile di Elisabetta. Infatti la non conoscenza del carattere della cugina le costerà davvero molto caro.

Maria nel romanzo ha un carattere sicuramente nervoso e smanioso di agire di fronte ad ogni necessità; quindi esattamente l’opposto di Elisabetta che nel romanzo “L’amante della regina vergine” abbiamo visto esitare di continuo per ogni minima cosa.

Tuttavia i ragionamenti che Maria espone e le cose che fa, non mi danno assolutamente l’idea di una persona totalmente istintiva e irrazionale. L’unico lato effettivamente irrazionale che dimostra è quella sorta di ossessione nei confronti del terzo marito, il conte di Bothwell.

L’uomo come già detto è prigioniero in Danimarca e da quella prigione non ne uscirà mai più. Ogni capitolo dove lei è narratrice, questa è un continuo nominare Bothwell su quanto fosse in gamba, su quanto fosse coraggioso, su quanto fosse intelligente, astuto e bla bla bla.

Senza contare le infinite lettere dove supplica lui un uomo prigioniero di liberarla. Sinceramente avrei mille volte preferito che la Gregory utilizzasse o inventasse delle lettere scritte ai suoi cospiratori piuttosto che queste lagne che tra l’altro hanno pure ben poco senso narrativamente parlando.

Ad ogni modo il libro parla dei 15 anni che Maria trascorrerà in Inghilterra. Apparentemente come ospite, ma poi sempre più come prigioniera. Anni dove le due regine non s’incontreranno mai di persona ma impareranno costantemente a diffidare l’una dell’altra.

A parte le lettere a Bothwell, Maria per tutto il libro viene spostata da un castello all’altro senza effettivamente fare nulla. L’unica cosa che in teoria farebbe è complottare ma non ci viene fatto vedere in modo chiaro e lampante salvo poi venire dichiarato al lettore solo quando questa viene scoperta.

Maria è una sostenitrice feroce del diritto divino dei re e si ritiene sacra ed intoccabile. Ora, data l’atmosfera che vigeva in quegli anni, effettivamente tale rappresentazione è veritiera, specialmente alla corte degli Stuart. Ed infatti è il primo nonché principale motivo per cui Elisabetta non la fa condannare per tradimento dal primo giorno che mette piede in Inghilterra.

La Gregory non si espone circa la colpevolezza di Maria Stuarda nell’omicidio del secondo marito; viene lasciato intendere sia innocente ma da come si comporta e dalle cose che dice, sono ben pochi a crederle, lettore compreso.

Del resto per tutto il libro non fa che sostenere di essere stata violentata da Bothwell per poi supplicare costantemente e segretamente il suo aiuto. È palese la volontà dell’autrice di lasciare una porta aperta circa la morte di Darnley dipingendo la regina di Scozia nel modo più ambiguo possibile.

Come dicevo quella che dovrebbe essere la rivale di Elisabetta lo è non tanto per le sue capacità personali ma piuttosto per la propria posizione sociale ossia per ciò che lei rappresenta e possiede.

Maria di fatto non fa nulla e gli avvenimenti del romanzo le ruotano letteralmente attorno. E quindi proprio perché di sua iniziativa non fa niente alla fine tutte le cospirazioni in cui la vedono coinvolta sistematicamente falliscono. Falliscono o per la mollezza dei suoi alleati oppure per la rete di spionaggio di Cecil che è semplicemente imbattibile.

Più di una volta avevo letto diversi articoli storici dove il regno di Elisabetta era stato profondamente rivalutato dagli storici moderni. Questi infatti attribuivano il successo della regina Tudor sui molti complotti contro di lei non tanto per le sue capacità personali quanto al suo essersi saputa affidare ai consiglieri giusti.

Dopo averlo visto in azione nel romanzo “L’amante della regina vergine” e poi nel libro “L’ultima Tudor” qui il consigliere di Elisabetta dà veramente il meglio di sé.

Cecil ha una rete di spie pagate profumatamente (forse anche per questo Elisabetta era sempre molto avara e poco propensa a pagare ed ingaggiare eserciti) e sfuggirgli è semplicemente impossibile. Ogni cospirazione viene sempre trovata e sedata in pochissimo tempo. Il suo regno ed il suo stile mi ricordano molto quello del nonno, re Enrico VII.

Maria da parte sua gode del costante appoggio delle potenze cattoliche: la Spagna in primis, la Francia la terra di sua madre in cui è cresciuta ed ovviamente il Papa di Roma. Tutte potenze che ovviamente hanno ogni interesse a rovesciare Elisabetta e riportare l’Inghilterra nell’orbita cattolica grazie alla regina di Scozia.

Maria inoltre ha il vantaggio di essere una giovane ed attraente donna di 26 anni disponibile per un eventuale matrimonio e con un figlio maschio ed erede.

Tutte cose che Elisabetta con il suo “matrimonio con l’Inghilterra” non può proprio competere. Specialmente ora che ha superato i 35 anni.

Il piccolo Giacomo molto umanamente rappresenta una vera spina nel cuore di Maria. Ha dovuto abbandonarlo in Scozia e giustamente freme dalla voglia di tornare da lui. Sa che si trova in mano a precettori protestanti che lo stanno riempiendo di cattiverie e menzogne contro di lei.


Ritratto del figlio di Maria Stuarda, Giacomo VI di Scozia

Pur di tornare da Giacomo Maria sarà disposta a firmare un accordo con Elisabetta il quale prevede che il bambino dovrà essere portato in Inghilterra ed allevato dalla regina inglese come protestante. In cambio lei potrà tornare in Scozia e diventare sua erede.

Ma non vi preoccupate; come tutti gli accordi presi, anche questo va a gambe all’aria con il risultato che Giacomo resterà in Scozia e Maria non lo rivedrà mai più.

Nel libro un’altra possibilità le viene offerta da una proposta di matrimonio arrivata da Thomas Howard duca di Norfolk, che di fatto è un cugino materno di Elisabetta. Come nella più scontata delle situazioni, Norfolk corteggia Maria e vorrebbe sposarla ma senza chiedere il permesso alla cugina/regina.

Partendo dal presupposto che Maria giustamente non sapeva di come Elisabetta fosse all’oscuro della proposta matrimoniale mi domando cosa esattamente Thomas Howard non avesse compreso dall’esperienza matrimoniale delle sorelle Grey che abbiamo visto nel romanzo “L’ultima Tudor”.

Non è la prima volta che leggo questo romanzo ma alla sua rilettura sono rimasta scioccata. Howard commette una mossa talmente sciocca ed ingenua che persino io faticavo a crederci. Poi ovviamente si rimette alla clemenza di Elisabetta che come ovvio, lo sospetta di volerla rovesciare.

Dopo un periodo di prigionia nella Torre, Howard viene rilasciato dalla regina solo perché parente di sua madre. E siccome evidentemente intelligenti si nasce e non si diventa, tenta nuovamente di sposare Maria e tradire la cugina.

Howard non possiede né intelligenza, né astuzia ma solo la vanagloria tipica della classe nobiliare. È un cattolico del nord e come tutti gli Howard aspira al trono da sempre; direttamente o indirettamente.

Vi risparmio l’idea completamente ridicola elaborata dal duca per far arrivare a Maria il denaro spagnolo per finanziare una rivolta contro la regina; Cecil impiega tre secondi a scoprirlo.

Ad ogni modo per farla breve, Maria Stuarda in questo libro non è un personaggio negativo; è solo completamente e totalmente insignificante. L’unica cosa che la si vede effettivamente fare è la fuga dal castello di Bolton nel primo capitolo che la vede protagonista. Ma anche lì viene subito scoperta.

Durante la prigionia inglese non si fa problemi ad incoraggiare la venerazione che il suo carceriere George Talbot nutre per lei. Lo manipola, lo seduce e riesce completamente a rovinarlo. Prima ne distrugge il patrimonio, poi il matrimonio ed infine anche la reputazione presso Elisabetta.

Elisabetta in questo libro non è molto attiva come personaggio; compare in totale in tre capitoli e la sua più che altro, è una presenza assente.

Inutile dire che quando scopre di come si stiano muovendo diverse cospirazioni contro di lei a vantaggio della regina di Scozia non riesce a sopportare come una donna più giovane e bella riesca ad avere un ascendente maggiore del suo.

È palese come non voglia assolutamente rendere Maria sua erede. Né lei né nessun altro. Ma deve continuare a creare questa illusione in parte per accontentare i nobili, in parte per le potenze straniere, in parte per sopravvivenza personale.

Alla fine ha dovuto decapitare il parente di sua madre che l’aveva preferita a lei. È furiosa per aver dovuto fare una scelta simile. Mai e poi mai la figlia di Anna Bolena avrebbe voluto uccidere qualcuno dei suoi.


Maria Stuarda ritratta durante la prigionia 

Non lo perdonerà mai alla regina scozzese. Infatti nel suo intimo ma soprattutto fortemente istigata da Cecil il quale da parte sua la vuole morta fin dal suo arrivo in Inghilterra, ha già deciso che la regina di Scozia deve morire.

Ormai è solo una questione di tempo.


Bess 


di 


Hardwick, 


un 


nome 


sudato


Questo romanzo ai miei occhi ha un grande merito: avermi fatto conoscere la particolarissima figura di Bess di Hardwick.

Fu una delle donne più ricche e potenti dell’epoca elisabettiana e morì durante il regno di Giacomo I.

Fu una donna letteralmente autoaffermata che ha costruito un impero economico solo e soltanto grazie alle proprie capacità personali.


Ritratto di Bess di Hardwick

In realtà in questo libro non è la prima volta che la incontriamo e la Gregory non ci tiene particolarmente a farle fare bella figura. Bess altri non è che la carissima amica di Frances Brandon, la madre delle sorelle Grey.

La famosa “zia Bess” dal quale la povera Katherine Grey si reca disperata ed incinta alla ricerca di un aiuto. La cara zietta la scaccia in malo modo per aver anche solo pensato di poterla coinvolgere nei propri problemi.

Si dimostra più clemente solo nei confronti di Mary Grey durante la sua prigionia. Tuttavia sospetto che l’atteggiamento più morbido fosse dovuto al fatto che Mary non avendo avuto figli dal marito, non aveva ricevuto un trattamento spietato come quello riservato alla sorella.

Ad ogni modo Bess nel romanzo “L’ultima Tudor” scrive a Mary di non poterla ospitare in casa sua in quanto la regina Elisabetta l’ha destinata a custodire un’ospite ben più importante: Maria Stuarda appena arrivata esule dalla Scozia.

La regina si trova al castello di Bolton ma lei e suo marito il conte di Shrewsbury ricevono l’ordine di portarla nel loro castello a Tutbury dove in poche parole dovrà vivere agli arresti domiciliari.

All’inizio Bess non comprende minimamente la potenziale pericolosità della situazione. Ha sposato George Talbot da circa 2 anni e pensa che ospitare la regina scozzese gli porterà altro denaro, ricchezza e vantaggi. Ma non andrà affatto così.

Il personaggio di Bess non viene dipinto come meriterebbe; risulta una donna molto statica, inquadrata e veramente pesante. Sembra una sorta di zio Paperone al femminile. È un continuo lamentarsi dei soldi spesi e delle perdite economiche che stanno subendo.

Infatti Elisabetta come suo solito esige che Maria venga trattata da regina ma non paga un centesimo per il suo mantenimento che finisce tutto sulle spalle dei due coniugi.

Maria ovviamente non rimborserà i suoi carcerieri e nel giro di poco tempo i due s’impoveriscono pericolosamente. Nel libro Bess è costantemente terrorizzata all’idea di perdere tutto quello per cui ha lottato una vita intera.

Da ragazzina a neanche 16 anni, era stata promessa in matrimonio al tredicenne Robert Burley (o Borlow) il quale era l’erede di una tenuta accanto alla sua.

Nel romanzo Bess si autorappresenta come una poveraccia, la figlia di una vedova senza mezzi e ridotta alla fame. Sinceramente da quello che ho letto di lei è abbastanza esagerata come definizione ma tutto sommato credibile se pensiamo che di solito le persone che si sono fatte da sole tendono a rappresentare il proprio vissuto molto più duro e tragico di quanto effettivamente non fosse.

Bess era nata in una famiglia di nobiltà minore proprio ad Hardwick. Suo padre aveva creato la sua piccola ricchezza con pochi ettari di terra. Fu lui a combinare il primo matrimonio della bambina, prima di morire a soli 40 anni. In totale erano 5 figli, tra cui suo fratello James, l’unico maschio.

Il matrimonio fra Bess e Robert non sappiamo se fu un vero matrimonio anche perché lui morì fra i 14 e i 15 anni. Come accaduto con la storia di Elisabetta Woodville (romanzo “La regina della rosa bianca”) alla morte di Robert la famiglia rifiutò di corrispondere a Bess la dote vedovile e le terre in eredità. Solo diversi anni dopo un’aspra battaglia legale Bess riuscì ad ottenere ciò che le spettava.

Nel romanzo lei non parla mai di Robert né del suo primo matrimonio.

In seguito appena ventenne sposa William Cavendish che viene rappresentato nel libro come l’uomo più importante della sua vita.


Willliam Cavendish


Infatti vi è una sorta di parallelismo fra lei e Maria Stuarda. Mentre la regina è ossessionata dal ricordo di Bothwell, Bess vive nell’eterno rimpianto di William Cavendish in una sorta di costante nostalgia specie quando lo paragona di continuo al nuovo inetto marito George Talbot.

Cavendish aveva il doppio dell’età di Bess  e già due volte vedovo all’epoca del matrimonio; e con due figlie per giunta.

Si era arricchito enormemente grazie alla dissoluzione del patrimonio ecclesiastico e all’affermarsi della fede protestante. Cavendish da scaltro uomo d’affari aveva comprato tutte le proprietà della chiesa come funzionario della corte degli aumenti, per poi trasformarle nel suo patrimonio personale. Nel libro è stato lui a comprare la casa di Chatsworth, la dimora da cui Bess è letteralmente ossessionata. Una reggia, il simbolo della sua fatica in terra e che vive nel terrore di perdere per colpa della regina scozzese.

Sempre Cavendish ha insegnato a Bess come gestire efficacemente una tenuta e le ha insegnato a saper riconoscere un buon affare facendo di lei la donna che è diventata. La coppia in totale genera otto figli, sei dei quali arrivano all’età adulta.

Dopo la morte di questi, Bess riesce a contrarre un altro grande matrimonio, ossia con Sir William St Loe capitano della guardia della regina Elisabetta nonché capo maggiordomo d’Inghilterra. Anche lui con vaste tenute nel West Country, nel Gloucestershire e nel Somerset. Quando la incontriamo nel romanzo “L’ultima Tudor” Bess infatti è sposata con lui.


Stemma di William St Loe


La coppia non ebbe figli e St. Loe di suo aveva soltanto due figlie. L’uomo morì in circostanze misteriose, completamente all’improvviso. Si vociferava che il fratello l’avesse avvelenato per poter ereditare tutto. Invece St. Loe prima di morire aveva lasciato a Bess il suo intero patrimonio ed anche la custodia delle figlie.

Alla morte del terzo marito, Bess ha 40 anni, un bell’aspetto ed è la donna più ricca d’Inghilterra. Tuttavia esita a lungo prima di contrarre un altro matrimonio ed alla fine sceglie lord George Talbot conte di Shrewsbury. L’uomo è vedovo con dei figli pertanto Bess diventa una ricchissima contessa.

Addirittura per mantenere il patrimonio in famiglia, Bess marita una sua figlia ad un figlio di George e viceversa.

All’epoca le donne non potevano gestire autonomamente i propri possedimenti e sposandosi affidavano tutto al nuovo marito che ne diventava l’effettivo proprietario. Bess nel romanzo continua ad amministrare attivamente le sue terre e George glie lo lascia fare. Lui è nato ricco e nobile per cui non sa nemmeno da dove si cominci a gestire una tenuta.

I due formano una coppia veramente stonata: il romantico aristocratico e la bottegaia arricchita. Stridono come il gesso sulla lavagna. La loro unione sarà felice fino a quando non saranno incaricati di custodire Maria Stuarda.

Bess in verità ha capito prima di chiunque altro come la custodia della regina serva soltanto a guadagnare il tempo necessario a Cecil di trovare prove per ucciderla. Ragion per cui mantiene segretamente i contatti con lui, tanto che Cecil la incarica di arrivare anche ad uccidere la Stuarda qualora fosse necessario.

Bess esegue gli ordini nascostamente dal marito che invece da aristocratico della vecchia guardia, disprezza profondamente Cecil e vorrebbe addirittura liberarsene politicamente. Bess sa che Cecil è un osso troppo duro e che conviene averlo più come alleato che come nemico. E sarà solo grazie a questo che Talbot manterrà la testa attaccata al collo fino alla fine della sua vita.

Nel libro la regina di Scozia (ma pare anche nella realtà) si approfitta del suo potere seduttivo per mettere i due coniugi l’uno contro l’altro. In seguito la diversità di carattere dei due finisce per portarli alla separazione de facto.

Maria Stuarda vivrà prigioniera dei Talbot per 15 anni dove Bess tendenzialmente avrà il ruolo di spia per conto di Cecil.

Elisabetta a parte spostare continuamente la cugina nelle molte residenze dei Talbot non salda nessuno dei suoi conti.

Alla fine Bess vedendo che ha sposato un uomo che non è capace di farsi valere con una regina ed è in completa balìa di un’altra, decide di lasciarlo per evitare di perdere il proprio patrimonio.

Perciò i due si separano legalmente dividendo tutti i loro beni. Elisabetta aveva cercato di farli riconciliare ma senza alcun risultato concreto. Durante quegli anni di separazioni intervallate, Bess si era convinta che suo marito avesse una relazione con la Stuarda, relazione che gli storici d’oggi negano con forza. Talbot aveva gravi problemi di salute tant’è che la stessa Bess aveva in seguito ritrattato le sue accuse.

Maria Stuarda nel suo ultimo anno di prigionia dove si sarebbe definitivamente compromessa in una nuova congiura volta ad uccidere Elisabetta, fu affidata a Sir Amias Paulet.

Talbot morì nel 1590 e Bess divenne contessa vedova. Dopo la morte del marito perse l’amatissima dimora di Chatsworth per i numerosi debiti accumulati, ma grazie al duro lavoro fece costruire per i suoi discendenti la magnifica villa di Hardwick Hall simbolo della conquista di una vita.


Ritratto di Bess di Hardwick

Nel libro traspare poco di tutto questo; è una donna che non fa altro che lamentarsi e cospirare con Cecil. Un personaggio veramente ridotto all’osso.

Tuttavia il suo incontro con Maria Stuarda non sarà del tutto inutile; grazie a lei riesce ad incontrare lady Margaret Douglas la cugina di Elisabetta (ma nel libro tutto questo non c’è) la quale oltre che zia era anche la seconda suocera della Stuarda.

Bess in virtù di questo incontro riesce a far sposare la figlia Elizabeth Cavendish con il figlio minore della Douglas ossia Charles Stuart. Da questo matrimonio nasce Arbella Stuart la loro unica figlia.


Arbella Stuart, la nipote reale di Bess di Hadrwick

Il matrimonio avvenne all’insaputa di Talbot e senza chiedere il permesso reale. Quando Elisabetta lo venne a sapere mandò la cugina Margaret nella Torre per qualche tempo mentre per Bess nessuna punizione. Lei di rimando si ritirò nelle sue residenze e aspettò che l’umore della regina fosse migliorato.

Il fatto che Elisabetta non l’abbia neanche punita dimostra il notevole potere economico raggiunto da questa donna.

Bess desiderava ardentemente che la nipote Arbella diventasse regina e cercò in ogni modo di riuscirci, anche se poi la stessa Arbella distrusse ogni possibilità di ascesa al trono sposando di nascosto il pretendente reale William Seymour, facendo infuriare suo cugino re Giacomo I.

Delusissima dal comportamento di questa nipote su cui aveva rivestito ogni personale ambizione, i rapporti tra Bess e Arbella non migliorarono mai più.

Ma questa è un’altra storia.


George 


Talbot, 


il 


pesce 


innamorato


Forse il peggiore del trio.

Questo è il primo e sarà anche l’unico personaggio maschile (almeno in questa saga) di cui l’autrice vestirà i panni.

George Talbot è un esponente della vecchia classe aristocratica e lo dimostra in ogni capitolo in cui è narratore. Ha ancora gli ideali del periodo plantageneto, crede nell’onore cavalleresco e nell’importanza della nobiltà.


Ritratto di George Talbot, conte di Screwsbury


È leale e fedele alla monarchia e di questo ne fa un vanto continuo. Ma rimane dell’idea che solo i nobili dovrebbero consigliare la regina. Esattamente come tutti i suoi pari in Inghilterra non tollera lo strapotere di William Cecil e l’esagerata influenza che questi ha sulla sovrana.

Esattamente come con la generazione precedente, ossia con Thomas Wolsey e Thomas Cromwell ai tempi di Enrico VIII.

All’inizio del libro, Talbot fa parte della giuria che ha il compito di studiare le lettere fatte pervenire dal conte di Moray per giudicare la condotta libertina della regina di Scozia.

Talbot sembra essere l’unico a non aver capito che il processo è solo una scusa per poter decapitare la regina scozzese. Si rifiuta di considerare le lettere come prove ed il processo ne esce con nulla di fatto. Sono otto lettere indirizzate a Bothwell senza firma, due contratti di matrimonio, e un paio di sonetti d’amore.

In realtà per Elisabetta l’obiettivo è perfettamente centrato in quanto il processo nullo le consente di avere la scusa per poter continuare a tenere prigioniera la cugina; ma senza tuttavia farla condannare attentando al suo stesso diritto reale.

Poiché se lei può condannare a morte una regina consacrata, non si capisce perché qualcun altro non potrebbe in futuro farlo con lei, la bastarda di Anna Bolena.

Gli storici odierni come Antonia Fraser, Alison Weir e John Guy sostengono che le lettere dello scrigno che attesterebbero l’infedeltà della regina di Scozia siano state tutte manipolate e modificate da Moray per poterla deporre. La stessa Maria sostenne che la sua calligrafia non era difficile da imitare. Con ogni probabilità si trattava di lettere inviate a Bothwell da altre persone.

I sonetti poi riflettevano una capacità poetica davvero povera per una donna dell’istruzione di Maria.

A livello totalmente personale io dubito che Bothwell fosse uomo da apprezzare i sonetti o qualunque tipo di romanticheria.

La cosa comica è che il primo a ritenere autentiche quelle lettere fu il cugino di Elisabetta, il duca di Norfolk. Lo stesso che poi avrebbe congiurato contro di lei per sposare Maria.

Ad ogni modo Talbot credendo nell’onore e nella dignità regia si rifiuta di considerare valide quelle prove che gli scozzesi hanno impiegato pure parecchio tempo a consegnare. 

Disprezza Cecil in quanto parvenu salvo poi rendersi conto dopo parecchio tempo, di come abbia sposato una donna identica a lui. Bess nel romanzo si sforza di apparire devota e sottomessa tanto che lui all’inizio non si rende pienamente conto del potenziale della moglie.

La lascia scartabellare con conti e registri ma ne prova solo un gran fastidio. Pensa che una contessa non dovrebbe abbassarsi a fare lavori manuali. Una coppia stonata che non tollera il reciproco modo di fare.

Entrambi si sono sposati perché erano ricchi e lui anche nobile ma non hanno tenuto conto di tutto il resto.

In questo libro, sarà proprio la prigionia della regina di Scozia a fargli rendere conto di quanto Bess sia diversa da lui e che in realtà stimi William Cecil molto più di lui.

Finisce quindi per legarsi ad una sorta di amore cavalleresco e cortese nei confronti di Maria Stuarda dove otterrà in cambio come unico risultato, la rovina economica e la fine del suo matrimonio. È completamente ottenebrato dalla bellezza di Maria ed è diviso fra lei e la secolare lealtà che lo lega alla corona di Elisabetta.


Maria Stuarda, la regina di Scozia


Ma tanto la regina Tudor se ne accorge immediatamente e volutamente lascia la Stuarda in sua custodia senza rimborsargli un centesimo di quello che spende per lei.

Questo come punizione per la sua esagerata devozione che lo ha portato ad abbassare la guardia e quindi a permettere a Maria di complottare contro di lei.

Nel romanzo Talbot si separa dalla moglie e offeso all’onore per le accuse della consorte circa la sua relazione con la regina di Scozia, si isola e non vorrà più avere niente a che fare con lei.

Nel libro ad un certo punto si rende conto di come la regina scozzese lo stia palesemente sfruttando; e sebbene ne provi rabbia e vergogna alla fine non riesce a fare a meno di assecondarla.

Un debole. Un vero e proprio debole.

Talbot custodirà l’altra regina e sarà anche presente alla sua decapitazione nel castello di Fotheringhay in un penultimo capitolo del libro che in teoria dovrebbe essere commovente ma … almeno alla sottoscritta non ha lasciato proprio nulla.


Maria Stuarda

Solo una grandissima contentezza di non dover più rivedere gli intimi piagnistei di questa pallida imitazione di un cavalier servente.


Considerazioni 


finali


Sono dispiaciuta. Molto dispiaciuta in realtà.

Io normalmente amo Philippa Gregory ed adoro i suoi libri. Ma questo… non è veramente a livello. Non lo è affatto.

Mi ha trasmesso continuamente l’idea di una storia scritta tanto per fare cassa. Vedo poco impegno e nessuna partecipazione.

I personaggi sono tutti stereotipati in un modo incredibile: Maria Stuarda che continua a ripetere di dover essere libera e che piange per Bothwell, Bess che piange per i soldi persi, George che piange per la povera regina scozzese ed il suo onore leso.

La trama poi è statica. Sono una serie di complotti uno dietro l’altro ma che non coinvolgono attivamente nessuno dei tre protagonisti.

Se la Gregory ci teneva a fare un libro sulla regina di Scozia avrebbe dovuto raccontare la sua vita dall’inizio.

La prigionia inglese non ha nulla che possa far affezionare o anche solo empatizzare con questo personaggio.

Io posso solo consigliare di leggere questo libro perché così almeno avrete la soddisfazione di dire che li avete letti tutti. Altro non posso dire.

A proposito; il libro è uscito molti anni fa ma ai neofiti consiglio caldamente e sentitamente di leggere la saga nel seguente ordine: “L’amante della regina vergine”, “L’ultima Tudor” e poi “L’altra regina”.

Perché altrimenti tutte le cospirazioni ma soprattutto il fondamentale pregresso sulla vita della regina di Scozia non riuscirete a seguirlo molto bene.

Io per parte mia sono potenzialmente avvilita perché ho iniziato a recensire questa saga di 15 libri cominciando dal romanzo “La signora dei fiumi” che per me è quasi un capolavoro (ma è una cosa mia personale) ed ora mi trovo dopo più di un anno a dover concludere questa bellissima epopea in completa bruttezza anziché in una giusta e meritata bellezza.

Autore MLG

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