Recensione: La regina senza corona
La
regina
senza
corona
Struttura
del
romanzo
“La regina senza
corona” è un romanzo storico dell’autrice italiana Lisa Laffi ed è stato
pubblicato per la prima volta nel 2020, ossia l’anno scorso.
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Copertina del romanzo;casa editrice tre60 |
Personalmente ho ricevuto questo manoscritto come regalo di Natale da parte di un’amica ed ho impiegato ben cinque mesi per riuscire ad averlo tramite libreria. È stato ordinato poco prima di Natale e l’ho ricevuto in Marzo.
Il periodo natalizio non è sicuramente fra i migliori
per ordinare un libro non presente in negozio, pertanto ho dovuto richiederlo
una seconda volta ed alla fine, finalmente, mi è arrivato.
Tralasciando la mia particolare disavventura
personale, potete tranquillamente trovarlo su Amazon o nelle principali
librerie online.
Io ho scelto di sostenere la libreria della mia
cittadina ecco perché ho dovuto attendere tanto.
Comunque il romanzo in questione tratta del vissuto
personale della giovane Margherita d’Asburgo, nata arciduchessa d’Austria.
Questa ragazza nel corso della propria vita, si è trovata diverse volte ad un
passo dal diventare regina. Nel romanzo tale situazione viene denominata ‘La prova
delle quattro corone’ dove Margherita attraverso delle dolorose esperienze,
matura e fortifica il proprio carattere, finendo poi col divenire la famosissima
governatrice dei Paesi Bassi durante l’impero del nipote Carlo V.
Il romanzo verte quindi sulla lunga strada percorsa da
questa donna prima di diventare il personaggio che la storiografia di oggi
ricorda negli annali della storia moderna.
Il romanzo presenta una struttura divisa in tre parti
con capitoli di numero variabile, i quali dovrebbero portare i nomi dei luoghi
in cui Margherita si trova a vivere in quella precisa fase della sua vita.
Dico ‘dovrebbe’ perché la prima parte denominata “Francia” (la più lunga) racconta le vicissitudini
francesi della protagonista ma anche quelle borgognone, assolutamente non
irrilevanti allo sviluppo della trama con infine una piccola parentesi in terra
italica, nei panni di Conrad Meit.
La seconda parte “Spagna”
ha pochissimi capitoli con lei protagonista, visto che sono quasi tutti
ambientati in Germania dove il lettore si troverà a vivere le situazioni personali di Conrad Meit; ma di questo ne parleremo meglio fra poco.
La terza ed ultima parte “Savoia” è anch’essa molto breve e si conclude con il ritorno di
Margherita nelle Fiandre, il luogo dove effettivamente si compirà il suo
destino e si concluderà definitivamente la sua personale sfida.
A raccontare l’intera vicenda è la figura letteraria
del narratore onnisciente che legge principalmente i pensieri di Margherita, di
Filiberto di Savoia ma ahimè pure quelli di Conrad Meit.
Lo stile è molto lineare e sicuramente godibile anche
per coloro che non conoscono nel dettaglio la vicenda dell’arciduchessa
austriaca.
Margherita
e
la
Francia
Margherita d’Asburgo nasce il 10 Gennaio del 1480 a
Bruxelles, in Belgio.
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Margherita d'Austria a 10 anni |
La sua condizione sociale è abbastanza particolare
anche per una nobildonna dell’epoca.
Suo padre è il Sacro romano imperatore Massimiliano
d’Asburgo mentre sua madre è la più ricca ereditiera del mondo cristiano: Maria
di Borgogna.
I genitori di Margherita sono una coppia abbastanza
inusuale; infatti al tempo la carica di “Sacro romano imperatore” non era
ereditaria (sarebbero stati gli stessi Asburgo a farla divenire tale), ma
elettiva.
Erano i sette principi elettori a decidere chi sarebbe
stato l’imperatore una volta deceduto quello precedente. Inutile dire che la
carica imperiale era semplicemente in vendita. Chi poteva permettersi di
pagarla (rigorosamente sottobanco) veniva eletto. Corrompendo quattro elettori
su sette si aveva la vittoria assicurata.
All’epoca di Margherita i principi elettori erano quattro
laici (il re di Boemia, il conte palatino del Reno, il duca di Sassonia e il
margravio del Brandeburgo) e tre ecclesiastici (l’arcivescovo di
Magonza, l’arcivescovo di Treviri e l’arcivescovo di Colonia).
Questi sette personaggi controllavano l’intera
Germania e di fatto erano loro a riscuotere le tasse in questi territori e a
gestire ogni entrata. L’imperatore era una carica puramente rappresentativa,
una sorta pallida reminiscenza dell’antico impero di epoca medievale. Questo in qualche
modo doveva rappresentare la massima istituzione del mondo cristiano assieme al
papato, il quale però manteneva ancora ben saldo il proprio potere temporale.
L’imperatore non era padrone praticamente di nulla ed
ogni volta che voleva imporre una tassa o dichiarare una guerra, necessitava sempre
del consenso dei principi tedeschi. Se loro non erano d’accordo, non se ne faceva
nulla. Questa poi sarà una delle ragioni principali per cui gli Asburgo
cercheranno (ed otterranno) che la carica imperiale da elettiva diventi
ereditaria.
Il padre di Margherita era il secondo imperatore della
dinastia. Prima di lui c’era riuscito il padre, l’imperatore Federico III.
Tuttavia Massimiliano ancora non aveva il potere d’imporsi e subiva molto le
decisioni dei principi elettori cosa che gli avrebbe procurato non pochi
problemi.
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Massimiliano d'Asburgo |
Proprio questa sua particolarità di essere praticamente
un regnante senza potere e senza soldi, l’aveva spinto a cercare “l’amore” di
donne che potevano in qualche modo risolvere la sua penuria economica.
Da qui l’unione con Maria di Borgogna.
Maria di Borgogna era l’unica figlia del duca Carlo il
temerario e quindi nipote del duca di Borgogna Filippo il buono.
Carlo il temerario si era sposato tre volte (la sua
terza moglie fu Margherita di York, la sorella di re Edoardo IV d’Inghilterra)
ma solo dalla seconda moglie Isabella di Borbone, aveva avuto la sua unica
figlia ed erede.
All’epoca non v’era la legge salica nei territori
fiamminghi, quindi per quanto non preferibile, la successione femminile poteva
sempre verificarsi. Infatti alla morte del padre, Maria è l’erede della
Borgogna, del Brabante, delle Fiandre, del Lussemburgo, della Franca contea,
dell’Artois, dell’Olanda e della Zelanda. Insomma di tutti i Paesi Bassi.
Tutti territori ricchissimi sotto ogni punto di vista
e che quindi l’avevano resa la donna più ricca d’Europa. Inutile dire che tutti
i governanti del suo tempo desideravano sposarla proprio per annettere ai
propri territori le ricchissime Fiandre.
Maria da subito manifestò una netta predilezione nei
confronti di Massimiliano con cui il padre spesso l’aveva fidanzata a
singhiozzo. Maria aveva 20 anni al tempo della morte del genitore ed il re di
Francia Luigi XI (suo padrino fra le altre cose) voleva obbligarla ad un
matrimonio con il figlio di 7 anni, il delfino Carlo. Lei a quel punto aveva
atteso l’arrivo dell’esercito di Massimiliano per salvarla e rivendicare il
loro fidanzamento.
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Maria di Borgogna |
E così era stato. Oltre a scacciare i francesi, Massimiliano si era accordato anche con gli svizzeri, già pronti ad un’invasione militare. Dopo aver pagato una pesantissima multa, le loro nozze erano infine avvenute.
Nonostante il matrimonio fosse stato celebrato per una
mera ragione politica, Massimiliano finì per innamorarsi perdutamente della sua
sposa. Non faceva che elogiarla e dipingerla come una donna bellissima. Fu un
matrimonio che divenne d’amore ed anche estremamente felice per quanto molto breve.
Un anno dopo le nozze era nato il loro figlio ed erede
Filippo, arciduca d’Austria e futuro duca di Borgogna; due anni dopo sarebbe
arrivata Margherita ed infine l’anno successivo ancora, il figlio Francesco che
però morì pochi giorni dopo la nascita.
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Filippo, il fratello di Margherita |
L’anno successivo nel 1482, durante una battuta di caccia al falcone, Maria cade da cavallo, causandosi una bruttissima ferita alla gamba. La donna pudicissima, non prende minimamente sul serio la profonda ferita e si rifiuta di scoprire la gamba per farsela visitare. La piaga prenderà infezione e la ucciderà pochi giorni dopo.
Dopo 5 anni di matrimonio, Maria lascia un marito
inconsolabile e due figli di quattro e due anni. Massimiliano dopo la morte
della moglie conclude la pace cedendo la Franca contea e l’Artois proprio a
Luigi XI di Francia. In cambio il sovrano francese avrebbe accettato nella
propria corte la piccola Margherita che sarebbe andata in sposa al delfino
Carlo (cioè al posto della madre) appena raggiunta l’età fertile.
Il resto dei Paesi Bassi sarebbero stati ereditati da
Filippo che però doveva essere allevato ed educato nelle Fiandre. I Borgognoni
non avrebbero mai permesso che il loro signore venisse allevato in Austria come
un Asburgo. Inoltre cercarono da subito di rendere il bambino indipendente,
isolandolo dal padre per quanto possibile.
Massimiliano per parte sua era invece tornato in Austria dove aveva concordato
un secondo matrimonio con la seconda ereditiera più ricca d’Europa: Anna di
Bretagna.
L’accordo fu siglato sui documenti ma né Anna né Massimiliano
ebbero mai occasione di vedersi, poiché Anna doveva prima raggiungere l’età
adulta.
Ed è esattamente a questo punto che inizia la nostra
storia. Anzi, quella di Margherita.
Il libro comincia con la ragazzina che ha ormai raggiunto
l’età prevista per sposare il delfino il quale dovrebbe diventare a tutti gli
effetti Carlo VIII di Francia.
Suo suocero, re Luigi XI, frattempo deceduto, ha
lasciato la reggenza alla figlia primogenita Anna di Beaujeu e a suo marito
Pietro duca di Borbone.
Nel romanzo la reggenza di Anna viene descritta come
particolarmente illuminata, tanto che suo fratello il delfino teme costantemente
la sorella maggiore, non molto propensa a lasciargli il controllo del regno.
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Anna de Beaujeu |
Ovviamente la donna è troppo leale al defunto padre per pensare di fare una cosa simile senza contare che la coppia aveva solo una figlia quindi non si poteva neanche sperare di sostituirla a Carlo.
Margherita pertanto sin da bambina è abituata a
confrontarsi con questa donna, di cui almeno all’inizio diffida profondamente.
Del resto è logico; cresce nella stanza dei bambini assieme a Carlo di cui sa
che diventerà la moglie. Con loro ci sono Filiberto e Luisa di Savoia, che si
trovano lì come loro pari e compagni di giochi. Margherita oltre ad adorare
Carlo per una sorta di amore autoimposto, litiga sempre con Filiberto che vede
come un bambino dispettoso e stringe una fortissima amicizia con Luisa.
Margherita è convinta che Anna de Beaujeu voglia mantenere
la reggenza per sé ed impedire a lei e Carlo di divenire i nuovi sovrani di
Francia.
Il romanzo è profondamente improntato sulla crescita
psicologica di Margherita, che vedremo spesso cambiare idea sulle persone che
la circondano, assumendo un atteggiamento sempre più empatico e meno diffidente.
Il suo sogno di
diventare regina di Francia finisce però in frantumi quando scopre che Carlo
sposerà Anna di Bretagna e non lei. All’inizio vuole credere sia stata una
manovra della cognata reggente, ma in realtà è esattamente l’opposto.
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Carlo VIII di Francia |
Carlo viene rappresentato come un ragazzetto sciocco,
vanesio, brutto, incredibilmente libidinoso e viziato. Alla lunga riesce ad
imporsi sulla sorella maggiore e prenderà a tutti gli effetti le redini del
potere.
Ovviamente ha deciso di sposare Anna di Bretagna
contro la stessa volontà della ragazza, in quanto il matrimonio ingloberebbe il
secondo ducato più grande d’Europa nella corona francese. Non fa alcun mistero
di prediligere Margherita ad Anna, ma la politica viene prima di tutto.
Nel libro tenta d’ingannare Margherita cercando di
consumare le loro future nozze senza dirle che in realtà non ha nessuna
intenzione onorarle.
Anna di Bretagna sarebbe ancora la fidanzata del padre
di Margherita ma ovviamente trattandosi di un accordo de futuro, non ha alcun valore.
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Anna di Bretagna |
Margherita offesa ed umiliata pubblicamente non ha altra scelta: tornare a casa nelle Fiandre, da quel padre e quel fratello che di fatto non ha mai conosciuto.
Paradossalmente sarà proprio Anna de Beaujeu a
rivelarsi l’unica persona corretta nei suoi confronti. Dopo il ripudio di
Carlo, la ex reggente andrà a trovare Margherita confortandola sul suo futuro
che vede straordinario proprio come Margherita stessa.
La giovane torna così a casa scortata da un
recalcitrantissimo Filiberto che non serve una laurea in psicologia per capire
come sia innamorato di lei. Dopo averla congedata lui dovrà tornare in Savoia
dove dovrà assumersi le proprie responsabilità di governante.
Margherita al ritorno in patria trova un padre ed un
fratello che in realtà non sono freddi con lei; semplicemente sono due
sconosciuti. Massimiliano ha visitato qualche volta solo il figlio maschio e
molto di rado. Dopo che Carlo gli ha “rubato” Anna di Bretagna ha sposato
Bianca Maria Sforza ma solo perché nell’aspetto gli ricordava molto la mai
dimenticata Maria.
In realtà l’unione si rivelerà disastrosa perché
appunto Bianca non è assolutamente Maria di Borgogna. E lui non riuscirà mai ad
accettarlo.
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Bianca Maria Sforza |
Massimiliano non si rivela esattamente un padre modello, almeno all’inizio. Vive nell’eterno rimpianto della moglie e spesso non si capisce se volutamente oppure no, sembra voler scaricare sulla figlia o altri la responsabilità della morte di Maria, senza rendersi conto del dolore che provoca.
Manovra i figli come pedine politiche i quali cercano
di contrastarlo alleandosi fra loro. Filippo appare come un giovane non
stupido, ma sicuramente meno brillante della sorella. È pigro, incline al vizio,
competitivo, calcolatore e mal sopporta l’ingerenza del padre nelle sue
questioni personali.
Nei confronti di Margherita si comporta da alleato e
rivale contemporaneamente, quasi non riuscisse a trovare una dimensione da dare
al suo rapporto con la sorella.
Tuttavia è molto soddisfatto quando la vede impegnarsi nelle faccende di governo al posto suo. È sicuramente l’alleata giusta di cui fidarsi se non altro perché lei in quanto donna, non può prevaricarlo in alcun modo.
Durante il periodo di permanenza alla corte del
fratello, la giovanissima arciduchessa farà un incontro straordinario, nel
romanzo il più importante di tutti. Purtroppo anche per noi.
Conrad
Meit;
era
davvero
necessario?
Il romanzo era semplicemente perfetto fino a quando
non è entrato in scena questo personaggio.
All’inizio l’avevo concepito come una semplice
comparsa; ma quando poi mi sono accorta come fosse di fatto la seconda colonna
su cui si reggeva l’intera opera (forse più della stessa Margherita), il mio
livello di soddisfazione ha iniziato pericolosamente a scemare.
Ho fatto delle ricerche su questo scultore e da ciò
che ho rinvenuto risulta che abbia lavorato alla tomba di Brou su commissione
di Margherita d’Asburgo. Dopo la realizzazione di quest’opera che ovviamente lo
ha condotto nell’Olimpo della storia dell’arte, è diventato uno degli artisti
di punta dell’arciduchessa, poi divenuta governatrice dei Paesi Bassi.
Tomba di Brou, Margherita di Borbone |
Sibilla, tomba di Brou |
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Tomba di Filiberto |
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Effigie di Margherita |
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Effigie di Margherita |
Tomba di Brou |
Sappiamo che l’artista si formò in Germania prima alla
corte del principe Federico III di Sassonia, poi nella bottega di Lucas Cranach
ed in seguito a Middleburg presso il vescovo di Utrecht Filippo di Borgogna, un
figlio illegittimo del duca Filippo il buono.
Solo dopo la seconda vedovanza di Margherita sarebbe
andato a vivere nella corte fiamminga e avrebbe iniziato a lavorare per lei
dove sarebbe poi rimasto definitivamente.
Qui invece… il delirio.
L’autrice ha costruito una storia praticamente non
supportata da nulla e cosa ben peggiore che non interessa a nessuno.
Margherita nelle Fiandre incontra nella bottega di
mastro Meit questo ragazzo della sua stessa età incredibilmente abile come
scultore. Margherita si era presentata chiedendo un ritratto in quanto colpita dalla
bravura del maestro di bottega.
Solo dopo scoprirà che l’uomo in realtà non è affatto
così bravo ma che fa lavorare il figlio al posto suo per poi prendersene il
merito. Oltre ad essere quindi un grande scultore questo ragazzo è anche un
eccellente pittore. Nelle mie ricerche Meit è indicato solo come scultore e non
ho mai trovato suoi quadri. Ma andiamo avanti.
L’autrice calca moltissimo la mano sull’amore di
Margherita per l’arte nominando spesso dei capolavori dell’epoca da cui la
giovane sarebbe completamente rapita. Quando capisce il talento di Conrad,
decide di aiutarlo in ogni modo.
Con una scusa lo manda in Francia alla corte di Carlo affinché
possa formarsi, ma da lì a poco scopre che il ragazzo non si è trattenuto ed è
partito alla volta dell’Italia, precisamente a Napoli.
I due ragazzini s’innamorano subito di un amore
platonico che si trascinerà per tutto il libro. Lei che ama lui, lui che ama
lei, ma non possono stare insieme. Solo l’amore per l’arte ad unirli per
sempre.
A Napoli Conrad rimane coinvolto nelle guerre dei
grandi d’Europa dove viene salvato per caso proprio da Filiberto di Savoia il
quale si trova lì al seguito dell’esercito di Carlo VIII.
Filiberto impiega pochissimo a capire che il ragazzo
conosce Margherita dato che questi porta un suo ritratto con sé. Insomma salta
fuori che l’artista è venuto a Napoli per cercare di vendicarsi di quattro
uomini al servizio di Carlo i quali in Francia hanno violentato ed ucciso la
madre che non aveva mai conosciuto. L’aveva ritrovata proprio in Francia,
scoprendo casualmente come facesse la prostituta d’alto bordo al servizio del
re francese.
Filiberto per salvargli la vita gli rivela che i
quattro uomini in questione sono morti durante i combattimenti e che può
tornare a casa. Scrive a Margherita per dirgli che Conrad sta bene ed il ragazzo
per parte sua decide di andare in Germania.
Volete sapere cosa c’è di vero in tutto questo?
Niente. Ma andiamo avanti.
In Germania Conrad inizia a lavorare non nella bottega
di Lucas Cranach, come da storiografia, ma in quella del padre, Hans Cranach.
Il giovane Lucas lì fa ancora l’apprendista ed oltre a
lui c’è un bambino di sei anni di nome Martin, completamente sordomuto. Il
bambino gode della totale fiducia di Cranach e col tempo diventa anche l’ombra
del giovane scultore.
In poco tempo Conrad scopre che il ragazzino spende la
misera paga per mantenere la madre moribonda e la sorella maggiore, la quale arrotonda
facendo la prostituta. Vivono in una miseria tremenda ed il padre di Martin è
stato condannato a morte per furto. Solo la misericordia di Cranach aveva
permesso al ragazzino di continuare a lavorare.
Fino al giorno in cui dalla bottega non spariscono dei
costosissimi e preziosissimi lapislazzuli, ovviamente sotto la custodia di Martin.
Il bambino finisce in prigione in condizioni tali che inevitabilmente morirà.
Conrad cerca di fargli confessare l’identità del ladro ma lui pone una sola
condizione: Conrad dovrà sposare sua sorella. La ragazza somiglia abbastanza a
Margherita e lui pur di salvare il bambino acconsente. Il piccolo morirà nella
sua cella di fame e di stenti appena dopo le troppo esitanti nozze.
Bello vero? Neanche nel Promessi Sposi tanti umani travagli.
Dopo il matrimonio Conrad lascia la bottega di Cranach
e si mette in proprio. Accetta la proposta di Filiberto e va in Savoia, dove
ritrova Margherita appena sposata con il duca.
Filiberto ha compreso benissimo come i due abbiano un
debole l’uno per l’altra e benché innamoratissimo a quanto pare è disposto a
rischiare di diventare un cornuto. Fatto salvo che dopo una caduta da cavallo,
Margherita perde il bambino (ma quando mai?) che aspettava da Filiberto. Nel
delirio della caduta la giovane nobildonna pronuncia il nome di Conrad. A quel
punto il marito decide che non dovrà più vederlo da sola.
A salvare la vita a Margherita durante l’aborto,
proprio la moglie di Conrad nel ruolo di ostetrica.
La donna pazza ed ossessionata dalla gelosia, la
convoca di nascosto a casa loro (Conrad è assente) e cerca di ucciderla. Solo
l’intervento dello scultore impedisce alla donna di ammazzarla a coltellate.
Ma che bella “telenovella” come direbbe la mia ex
professoressa di latino.
Frattempo Filiberto è deceduto e Margherita ora
vedova, ritorna nelle Fiandre. Commissiona a Conrad il monumento tombale che
vedrà congiunti lei e Filiberto per l’eternità facendolo diventare il suo artista
di punta.
Dipinto ligneo di Margherita |
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Busto di Margherita |
Che bella storiella. Perfetta per il cinema. Cosa c’è
di vero in questo mega spoiler di cui non interessa niente a nessuno? Nulla. Quanto
spazio alla narrazione ruba questa storia? Tanto. Troppo.
Margherita
e
la
Spagna
Dopo il fallimento completo del matrimonio francese,
l’imperatore Massimiliano ovviamente non demorde circa la possibilità di far
diventare la figlia regina di qualcosa.
Dato che il nuovo re Carlo VIII ha deciso d’invadere
l’Italia, l’unico modo per limitare l’esagerata espansione francese (che non
dimentichiamolo, ha soffiato la Bretagna all’imperatore grazie ad Anna) è un
nuovo matrimonio. A preoccuparsi è anche la corona spagnola, che controllando
tutto il sud Italia non può correre il rischio di un’invasione.
Perciò l’imperatore capisce che l’alleanza spagnola è
l’unica strada percorribile. Ignorando la volontà dei figli (come da prassi per
l’epoca) Massimiliano ritiene opportuno sistemare Filippo con Giovanna la
terzogenita dei sovrani spagnoli (l’infanta Isabella era già maritata al
principe ereditario del Portogallo) e Margherita con l’unico figlio maschio
della coppia, Giovanni il principe delle Asturie e di Girona.
Confesso che questa era la parte del romanzo che
attendevo con più emozione. Che non vedevo l’ora di leggere. Il motivo
principale per cui ho comprato il libro. Si parla sempre troppo poco di
Giovanni Trastàmara. Lo sfortunato figlio maschio di Ferdinando d’Aragona e di Isabella
di Castiglia. L’infelice giovane nato con un destino sfortunato e conclusosi in
modo tutto sommato tragico considerando la sua giovane età.
Non vedevo l’ora di scoprire come l’autrice avesse
elaborato (o ricostruito se vogliamo) la personalità di questo ragazzo e del
suo breve ma sicuramente intenso rapporto con Margherita.
Sapete cosa ho trovato? Niente, niente, niente ed
ancora niente.
Giovanni e Margherita sono presenti in tre capitoli.
Anzi due considerando che Giovanni muore subito. Tutta la parte denominata “Spagna” è una gigantesca rottura di
scatole che racconta le vicissitudini tanto improbabili quanto improponibili
che Conrad Meit sta vivendo in Germania.
E la bottega, e Martin, e quella piattola della
sorella. Ecchisseneimporta detto proprio tutto d’un fiato.
Ci sono rimasta malissimo ve lo giuro. Ma siccome
questa lamentela dovete sciropparvela fino in fondo perché sono furiosa, ve la
racconterò ben bene.
Di Giovanni Trastàmara sappiamo poche cose, ma chiare.
Nacque il 30 Giugno del 1478 (aveva due anni in più di Margherita) e la sua
nascita fu vissuta come una specie di miracolo.
La regina Isabella dopo aver avuto l’omonima
primogenita, aveva perso un figlio maschio, nato morto. Pare che quando gli
emissari di Ferdinando si presentarono da lei per sapere che fine avesse fatto
il bambino, la regina per timore di dare una delusione eccessiva al marito,
avrebbe raccontato di aver perso una femmina.
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Isabella di Castiglia |
Dopo questa perdita, non si sa come mai, Isabella si autoconvince di essere diventata sterile forse a causa di un peccato non meglio identificato per cui la regina faceva continui digiuni e pellegrinaggi.
Alla fine a sette anni di distanza dalla nascita della
figlia maggiore, aveva deciso di recarsi in pellegrinaggio a San Giovanni Orteàga
che pare fosse il protettore delle gravidanze improbabili.
Vuoi l’effetto placebo, la regina rimane subito
incinta. Nove mesi dopo nasce Giovanni, in onore del santo ma sicuramente anche
dei due nonni. Giovanni però non è esattamente il fantastico erede che tutti si
aspettavano e sicuramente non era il genere di figlio di cui un uomo come
Ferdinando d’Aragona potesse andar particolarmente fiero.
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Ferdinando d'Aragona |
Giovanni purtroppo era rachitico, gobbo, vomitava e
sveniva spesso. Era soggetto a febbri e l’unica cosa che riusciva a mangiare
senza stare veramente male, erano le ali di pollo. Aveva il labbro leporino che
gli impediva di masticare e parlare correttamente.
Ovviamente agli occhi di una madre adorante come
Isabella tutto questo era di ben poco conto. Tuttavia dato che dopo Giovanni
sarebbero arrivate altre tre figlie femmine, la vita del principe era
preziosissima. Sua madre cercava di proteggerlo come poteva ma né lei né il
marito s’illudevano potesse vivere a lungo. Anche se Isabella sicuramente ci
sperava e pregava costantemente per questo. Giovanni di fatto era l’opposto del
padre; oltre ad assomigliare fisicamente alla madre era un giovane
intellettualmente molto dotato.
La regina lo chiamava “il mio angelo” e pare avesse un
carattere buono ed accomodante. Data l’impossibilità di diventare un guerriero
aveva potenziato al massimo la sua preparazione e leggeva di tutto. Le sue
sorelle ovviamente lo adoravano, a cominciare da Giovanna che aveva solo un
anno meno di lui.
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Giovanna di Castiglia |
Nel romanzo tutto questo è descritto molto bene anche se l’autrice non si prende la briga di entrare troppo nei particolari. Quando Giovanna arriva nelle Fiandre per sposare Filippo, questa racconta alla futura cognata che qualora fosse stata capace di andare oltre le apparenze, avrebbe amato suo fratello e sarebbero diventati degli ottimi sovrani per la Spagna.
La parte brutta è proprio quando Margherita arriva in terra ispanica.
Come da programma Ferdinando si mostra profondamente insofferente nei confronti di questo figlio che rappresenta esattamente tutto ciò che non avrebbe mai voluto vedere in un suo erede ma è il modo in cui viene rappresentato il principe delle Asturie che mi ha fatto storcere il naso.
Avete presente quei secchioni a scuola che alzano
sempre la mano anche quando è totalmente inopportuno? Uguale. Ad ogni parola
proferita da Margherita parte lo spiegone, la citazione, l’ostentazione di
saccenza.
Capisco che Giovanni voglia fare colpo ostentando
l’unico suo punto di forza ma così è troppo. Senza contare che del suo
carattere a parte queste sue uscite da piccolo sapientino non ci viene mostrato
nient’altro. Anzi no; poi parla sempre della sua futura morte. Un ragazzo di diciannove anni totalmente rassegnato al suo destino e l'unica cosa di cui parla con Margherita e' il suo futuro monumento funebre. Bah.
Ho apprezzato la capacità di saper rispondere a tono
al padre ma a parte questo niente.
Poi Giovanni sparisce. Nel senso che non lo vediamo
più.
Nei pochi capitoli che parlano di loro, Margherita
dice di essere rimasta incinta nonostante non sia assolutamente attratta da
Giovanni. Che tutti credono alla storia della loro passione e che le va bene
così nonostante preferisca mille volte la compagnia della suocera a quella del
marito.
Storicamente sappiamo che il matrimonio dei due
giovani esattamente come accaduto fra Filippo e Giovanna venne consumato
subito. Tanto che in parecchi temevano che l’eccessivo ardore del ragazzo
potesse comprometterne la salute. Isabella giustamente non se ne preoccupò
affatto; per una volta che il figlio poteva godere di una vita normale non
l’avrebbe certo ostacolato.
Ad ogni modo dopo otto mesi di matrimonio, Giovanni
viene colpito da una febbre altissima che venne curata con bagni d’acqua gelata
e salassi che non fecero altro che ucciderlo più in fretta. A 19 anni muore
lasciando Margherita vedova ed incinta.
Ora, parliamone. Non che mi piaccia fare confronti con
altri autori ma in questo caso devo farlo. Otto mesi di matrimonio e l’autrice
non è stata capace di propormi nient’altro che un capitolo dove si vedono per
la prima volta e basta?! Margherita solo successivamente si soffermerà sul
monumento funebre che aveva promesso avrebbe fatto realizzare per lui.
Idea stupida visto che non c’era la certezza che la
ragazza sarebbe rimasta in Spagna cosa che effettivamente non accadde. Ed
infatti questa tomba che avevano scelto assieme, sarà Isabella ad edificarla ma
creando qualcosa d’infinitamente diverso.
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Effigie funebre di Giovanni delle Asturie |
Dunque l’autrice passa volutamente sopra alla versione
storica che quei due si amassero. Amore passionale, amore adolescenziale, attrazione
fisica, chiamatelo come volete, ma sempre amore era. Continua a riproporre
questo stramaledettissimo Conrad Meit che sarebbe il suo vero grande amore
(nella sua testa e basta) e in otto mesi di matrimonio non mi ha riscostruito
niente che potesse avvalorare o smentire la sua tesi.
Non per fare paragoni, ma Philippa Gregory ha
ricostruito i cinque mesi di matrimonio fra Arturo Tudor e Caterina d’Aragona
facendo un lavoro sublime. Ovviamente come già detto nella recensione “Caterina la prima moglie” era improbabile che quei due si fossero veramente amati ma
lo sforzo per ricostruire i mesi del loro matrimonio è stato notevole.
Qui aveva una bella base storica da cui partire e otto
mesi di tempo per costruire una vicenda degna del nome. Invece no. Un capitolo
presenta Giovanni, in un altro lui muore e nel terzo Margherita perde la
bambina che aspettava da lui, costringendola a tornare nelle Fiandre dal
fratello e dalla cognata.
Quanto poco impegno. Anzi neanche questo. Meglio
perdere capitoli interi a raccontare le discutibilissime avventure dello
scultore in Germania tanto il romanzo si chiama “La regina senza corona; la storia di Margherita d’Asburgo” solo per
modo di dire a quanto pare.
Un altro rapporto che non mi è piaciuto molto per come
è stato ricostruito è quello fra Giovanna e Margherita. Vengono fatte passare
per amicone, amichette del cuore, con Margherita che cerca di non far soffrire
Giovanna più di quanto non faccia già a causa della sua motivatissima gelosia.
Non ho mai creduto ad un rapporto sano fra quelle due.
Quando Giovanna è finita imprigionata a Tordesillas, prigione da cui non
sarebbe mai più uscita, Margherita è stata ben lieta di accudire quattro dei
sei figli della cognata e soprattutto non ha mai e dico mai cercato d’intercedere
col nipote Carlo affinché liberasse la 7madre dal suo aguzzino e dalla sua
prigionia.
E Margherita era adoratissima da Carlo, molto più
della stessa madre; l’avrebbe ascoltata senz'ombra di dubbio.
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L'imperatore Carlo V, nipote di Margherita |
Invece una volta divenuta gran signora delle Fiandre a Margherita delle vicissitudini di Giovanna sarebbe sempre importato ben poco. In seguito avrebbe costruito un magnifico rapporto anche col nipote Ferdinando (futuro imperatore Ferdinando I) che non aveva potuto allevare personalmente in quanto nato in Spagna.
L’unica che crescerà sempre con Giovanna sarà solo
Caterina d’Asburgo la futura regina del Portogallo. Almeno fino al suo matrimonio.
Insomma la questione “spagnola” si conclude così. Con
Margherita distrutta perché sta lasciando la suocera conosciuta da appena nove
mesi. Margherita era affettivamente molto legata ad Isabella, una figura
materna in perfetta sostituzione della Maria di Borgogna che non aveva mai conosciuto.
Ma quella che mi ha convinta poco è stata la stessa
regina. Isabella è saggia, matura, ed anche troppo affettuosa. Storicamente la
morte di Giovanni la fece precipitare in uno stato di depressione preoccupante;
qui invece dà l’impressione che fosse preparata da tempo alla dipartita del
figlio e che avesse in qualche modo già elaborato la cosa.
Sublime la scena in cui Ferdinando dopo la morte di
Giovanni, rinfaccia piccatissimo alla moglie di come lei non si sia mai fatta
alcuno scrupolo a sacrificare le loro quattro figlie alla ragion di stato
mentre faccia tante storie per mantenere Margherita accanto a lei. Pessima
madre ma ottima suocera insomma. Isabella risponde dando delle scuse poco plausibili che avvalorano soltanto la tesi del marito.
Voglio credere che tanto attaccamento nei confronti di
Margherita fosse l’esigenza di mantenere vicino a lei qualcosa che le
ricordasse il figlio, anche se la ragazza aveva perso la bambina che aspettava.
Ad ogni modo la parte “spagnola” finisce così. Con
Margherita che perde la sua seconda corona e comincia a pensare di portare
sfortuna alle persone che incontra. E con me che sono delusa fin nel midollo
delle ossa.
Margherita
e
la
Savoia
È la terza ed ultima parte del libro. Anche questa
molto breve e confesso che mi ero aspettata qualcosa di molto più interessante.
Ma la delusione era ancora lì pronta ad attendermi.
Margherita torna nelle Fiandre e lì trova suo fratello
che da amorevole congiunto qual è, non fa che rinfacciarle la sua condizione di
sterilità mentre il suo matrimonio con Giovanna sta toccando le vette del
tragicomico con lui che cerca di evitarla e lei che sfoga la sua frustrazione praticamente
su chiunque.
Intanto Massimiliano si dà nuovamente da fare per
maritare la figlia a qualcun altro. Ha solo due figli e deve spremerli fino in
fondo.
Una peculiarità molto interessante del libro è
mostrare come Margherita ad un certo punto si rivolga all’astrologia. Ho molto
gradito questo spaccato dell’età moderna dove l’astrologia era effettivamente considerata
una vera e propria scienza, tanto che la ragazza cerca di avere informazioni
sul proprio tema natale.
Tutto questo è perfettamente sensato e coerente con la
mentalità del tempo, anche se l’astrologo a parte la “Sfida delle quattro
corone” che Margherita dovrà superare per adempiere il proprio destino, non è molto
chiaro circa il resto del suo futuro.
Intanto viene riproposto a noi lettori il personaggio
di Filiberto di Savoia che avevamo lasciato nella prima parte. È passato del
tempo è ormai è diventato un uomo risoluto. Per motivi prettamente politici ha
sposato una sua parente, Iolanda di Savoia per consolidare il proprio ducato.
La sposa, una bambina di fatto, muore di malattia
appena undicenne lasciandolo vedovo. Nel romanzo sappiamo come Filiberto sia
sempre stato innamorato di Margherita con cui discuteva spesso e volentieri.
Filiberto e Margherita sono molto diversi: lui istintivo, sportivo e pare
anche molto bello; lei intellettuale, fascinosa anche se non bellissima per
l’epoca.
![]() |
Filiberto II di Savoia |
Prima però si dichiara a Margherita la quale improvvisamente realizza di averlo sempre amato. Peccato che questa donna così intelligente e brillante non riesca nel compito di capire chi ama di più fra lui o Conrad.
La trovata narrativa che vede Filiberto cercare di
“vendersi” a Massimiliano per poter ottenere la mano di Margherita devo
ammettere che è brillante. Massimiliano infatti intende sfruttare la posizione
del piccolo ducato sabaudo per limitare gli accessi della Francia nel
territorio italiano. Perciò lascia la figlia libera di scegliere: o diventare
duchessa del ducato “capre e rocce” come lei lo definiva a dispregio, oppure
diventare regina di Polonia. Margherita ovviamente che finge di essere ignara
delle manovre degli uomini, ovviamente acconsente a diventare duchessa. La
sfida della terza corona è superata.
Il matrimonio fra Filiberto e Margherita durò quasi
tre anni e purtroppo non produsse figli. Mi aspettavo ancora una volta che
l’autrice si sforzasse di rendere più realistica l’unione fra i due invece è
tutto ridotto a pochi capitoli complice la presenza deleteria del pernicioso
Conrad Meit.
Dunque dopo l’infelice soggiorno tedesco, Conrad è
arrivato in Savoia a chiedere a Filiberto un posto nella sua corte, memore dell’offerta
fatta quando erano a Napoli. Ovviamente si è portato dietro la moglie, la
brutta copia di Margherita. Filiberto che come uomo nel libro non è né
arrogante né stupido, in questo caso dimostra invece di esserlo.
Accetta la presenza di Meit e lo mette pure a stretto
contatto con Margherita sapendo benissimo come entrambi si fossero amati.
Capisco il sentirsi sicuri della propria moglie ma sarà che io per carattere
sono una persona che non lascia mai la paglia accanto al fuoco.
Comunque del matrimonio si racconta poco a parte delle
scene d’amore molto carine fra Margherita e Filiberto. Ma tanto per cambiare
Margherita non sembra essere in grado di fare una scelta netta e definitiva fra
i due amori della sua vita.
Un giorno durante una visita di Filippo che sta andando
in Spagna a prendersi la corona che spetterebbe a sua moglie, Margherita ha un
incidente e cade da cavallo, proprio come sua madre. La cosa lascia Filippo
pietrificato dal terrore ed incapace di soccorrerla.
Viene subito salvata da Filiberto e Magdalena (la
moglie di Meit) la quale scopre che Margherita aspettava un bambino e lo ha
perso. Non risulta da nessuna parte che Margherita abbia perso un figlio pure
da Filiberto. Comunque nei deliri della febbre Margherita avrebbe invocato più
volte il nome dello scultore.
Una volta ripresa, Filiberto che evidentemente
comincia a sentire prurito sulla testa, dice perentoriamente alla moglie che è
meglio non veda più Meit. Adoro questa sua epifanìa alquanto tardiva.
A corte è Margherita a governare; Filiberto è consapevole
della propria ignoranza in materia ed è ben felice di lasciare che sia lei a
gestire tutto. Margherita scopre così il pessimo governo di Renato di Savoia,
il fratellastro illegittimo di suo marito e tutti i debiti da lui contratti.
L’insofferenza arriverà al punto tale che lo farà esiliare
e poi farà annullare la sua legittimazione promulgata da Papa Alessandro VI.
Poco tempo dopo a morire sarà lo stesso Filiberto, il
quale storicamente pare bevve dell’acqua ghiacciata dopo una lunga cavalcata
sotto al sole che gli procurò una febbre altissima al castello di Pont d’Ain.
Altre fonti dicono che fu un’epidemia di peste ad ucciderlo. Sta di fatto che
nel libro confida a Margherita di aver consultato anche lui l’oroscopo, il
quale gli aveva predetto che se avesse scelto l’amore avrebbe avuto una vita
molto breve.
La prova provata che l’autrice quando s’impegna sa
ricostruire situazione belle e plausibili. Peccato che preferisca sforzarsi su
altri fronti.
Dopo la morte di Filiberto, Margherita distrutta dal
dolore si reca nel laboratorio di Meit perché vuole commissionargli la tomba
dove riposeranno lei e Filiberto. Non lo trova, ma in compenso c’è Magdalena ad
aspettarla.
La ragazza conscia del fatto che il marito sia
innamorato dell’arciduchessa rivela a Margherita di aver dato lei l’acqua
avvelenata a Filiberto e sempre lei in Germania aveva rubato i lapislazzuli per
farsi sposare da Conrad. Subito dopo cerca di pugnalare Margherita per togliere
di mezzo la rivale. A questo punto Conrad come nei migliori romanzi
d’appendice, arriva in tempo per salvarla.
Alla disgraziata non resta che fuggire e non farsi più
vedere. La giovane vedova commissiona la tomba a Conrad e poi lo porta con sé
nelle Fiandre.
Non molto tempo dopo il suo ritorno, Filippo muore di
malattia in Spagna, poco dopo aver ricevuto la corona di Castiglia e Giovanna
si ritrova imprigionata dal padre. Margherita realizza così che sarà lei ad
occuparsi dei piccoli Eleonora, Carlo, Isabella e Maria e a far loro da madre.
Massimiliano cerca nuovamente di maritarla offrendole
il trono d’Inghilterra; questa volta sposerebbe l’anziano re Enrico VII appena
rimasto vedovo della regina Elisabetta di York.
Margherita però adesso è stufa. Ha perso una madre,
una suocera amata, due mariti, un fratello, una cognata. Sa che essere regina
non è nel suo destino. Ma come giustamente le aveva fatto notare Anna de Beaujeu,
ora sa che una donna può fare la differenza anche senza una corona in testa.
Margherita perciò rifiuta la corona inglese e convince
il padre a lasciarle il controllo dei Paesi Bassi, la terra di sua madre.
Massimiliano che nel corso del libro matura molto come genitore passando
dall’essere un padre impacciato ed inopportuno ad uno orgoglioso e
lungimirante, decide di assecondarla. Margherita ha vinto la sfida delle quattro
corone.
Margherita governerà con pugno di ferro circondandosi
di artisti e poeti fra cui lo stesso Meit ed alla sua morte verrà sepolta nel
complesso di Brou, costruito appunto per lei, Filiberto e la suocera.
Margherita negli anni a venire il 3 Agosto del 1529,
riuscirà a ratificare il trattato di pace di Cambrai per conto del nipote
Carlo, negoziando con la madre di Francesco I di Francia, l’amica/cognata Luisa
di Savoia.
![]() |
Margherita |
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Luisa di Savoia |
Tale avvenimento fu definito “La pace delle due dame”.
Considerazioni
finali
Diciamo che nei paragrafi precedenti sono stata
abbastanza chiara sul perché questo libro abbia dei punti che non mi hanno
affatto soddisfatta.
Ho fatto una piccola ricerca e pare che Lisa Laffi
l’autrice del manoscritto, abbia una formazione prettamente artistica ed alle
spalle studi di questo tipo. Lungi da me sostenere che con un tale curriculum
non possa scrivere romanzi storici (non oserei mai), trovo che il lavoro di ricerca
fatto sia davvero notevole; solo che ad un certo punto mi ha dato molto
l’impressione che si sia persa strada facendo.
Mi spiego meglio. Non ho capito esattamente dove la Laffi volesse andare a parare.
Voleva scrivere un romanzo che trattasse la vita di
Margherita d’Asburgo e mi passa 2/3 di manoscritto a raccontare le vicende
personali dello scultore Conrad Meit; vicende che tra l’altro non sono neanche
vere.
Complice il fatto che la vita di Meit sia
fondamentalmente un buco nero a parte poche informazioni giunte sino a noi, ne
ha approfittato per costruire una storia parallela a quella di Margherita.
Da una parte la storia dell’arciduchessa che rispetta
correttamente i canoni storici (ma neanche del tutto) e dall’altra questa
fantasiosa vicenda anche se tecnicamente verosimile. Lei e Meit nel libro s’incontrano
pochissime volte ed alla fine non c’è materiale per creare una storia d’amore
come protocollo comanda; quindi perché inserirla?
Io (come molti altri presumo) ho comprato il libro
perché volevo leggere la storia di Margherita d’Asburgo, non storielle su
scultori non meglio identificati. E mi arrabbio moltissimo quando poi vedo
parti importanti della vita della protagonista “sacrificate” a favore di una
storia inventata.
Nessuno l’ha chiesto. Specialmente chi compra il
libro. Delle tre parti, l’unica bella e decisamente ben fatta è la prima: “Francia”. Poi dopo quella, Margherita
sbiadisce sempre di più per fare posto a Meit di cui a me personalmente non
poteva importare di meno.
Se tutto questo avesse tolto una piccola parte al filone
principale, l’avrei tranquillamente accettato. Di solito non sono un tipo
pesante da accontentare; ma quando vedi un’intera parte che invece di
descrivere il periodo più intrigante e misterioso della vita dell’arciduchessa mozzato
per parlare di lapislazzuli rubati, bambini sordomuti imprigionati e matrimoni
riparatori, divento una belva.
Per non parlare di come abbia liquidato in maniera
tanto superficiale il legame fra Giovanni e Margherita visto come “finto” solo
perché lui era brutto e fisicamente menomato. Perché se tu vai contro la fonte
storica (vera o falsa che sia) facendo posto alla tua idea personale senza
niente che la avalli, è questo il messaggio che passa: Giovanni era brutto,
deforme e sfigato. Margherita non poteva certo amarlo, al massimo fingeva.
Invece siccome Filiberto era bello, prestante e
sciupafemmine senza dubbio lo amava di sicuro. O meglio lo amava a metà perché
Margherita non essendo affatto una superficiale, amava anche uno scultore ma a
debita distanza. Questo per non farla passare come libertina.
No sinceramente non ci sto. Non questa volta.
Io non so molto dell’amore e dei rapporti
matrimoniali, ma voglio chiudere questa recensione citando una frase che una
mia amica mi ha detto tanto tempo fa sull’argomento:
“Nella vita si possono amare tante persone, ma ogni
volta sarà sempre un amore diverso; e non per questo sarà meno vero.”
Io nel caso di Margherita, voglio credere che con i
suoi due sposi sia andata effettivamente così.
Autore
MLG
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