Lady Gloucester

 

Lady Gloucester




Regno d’Inghilterra, Grafton regis, estate dell’anno 1441

Il leggero oscillare di una vecchia sedia legnosa, risveglia dal leggero sonno infantile il piccolo Anthony Woodville, il quale, destato da quel rumore tanto profondo e fastidioso, comincia a piangere furiosamente. A quel punto i fratellini più grandi del piccolo, Elisabetta di quattro anni, Lewis di tre anni ed Anne di due, interrompono immediatamente i loro giochi per unirsi al vociare urlante del fratellino appena nato.

Giacometta di Lussemburgo è seduta sul pavimento a giocare con i suoi bambini più grandi, ma di fronte al caos generato dal risveglio improvviso del suo quartogenito, chiama immediatamente con voce flautata la balia Alinor, la quale anche lei nella camera attigua si è destata improvvisamente dal suo pisolino pomeridiano.

La corpulenta balia si precipita a prendere in braccio il piccolo Anthony e dopo averlo calmato, scopre parte del proprio vestito per offrire al bambino il proprio seno da succhiare, finendo così con il placare le ire del piccolo Woodville. Intanto Giacometta riporta rapidamente verso di sé l’attenzione dei figli maggiori, mostrando loro alcuni ciondoli colorati ritraenti forme e fattezze diverse, appartenenti ad un vecchio bracciale che aveva portato con sé anni prima dalla Borgogna. Quando a soli diciassette anni, aveva sposato il suo primo marito, Giovanni di Lancaster, il duca di Bedford.

I piccoli nel vedere così tanti personaggi dipinti di vari colori, si precipitano ognuno a scegliere quello che più gli piace. Anne, la bimba più piccola, s’impossessa di quello che rappresenta una giovane dama, Lewis sceglie quello che rappresenta un cavallo, mentre Elisabetta la più grande, ne sceglie uno a forma di corona dorata salvo poi cercare di infilarla a forza sulla testa di una bambolina in legno che suo padre ha intagliato appositamente per lei.

Felice di aver ripristinato la calma all’interno delle sempre placide mura domestiche, Giacometta si alza e si avvicina alla finestra, dove la nebbia proveniente dalle acque circostanti, non permette una grande vista sul frutteto di Grafton. Ormai il sole è tramontato e la donna attende nervosamente il ritorno del consorte. Mentre il suo sguardo vaga perso nel vuoto della nebbia, dall’interno della sua modesta dimora Giacometta non rimpiange il lusso perduto con il secondo matrimonio, ma anzi è ancora più fiera della propria scelta di vita. Soprattutto nel constatare la grande tranquillità che è riuscita a crearsi intorno. Ma affinché tutto sia perfetto, le manca solo l’arrivo di suo marito Richard.

Anche se era venuta al mondo come figlia dei nobili conti di Saint Paul, i potenti vassalli del duca di Borgogna Filippo il buono, Giacometta non aveva mai condiviso l’eccessiva ambizione dei suoi nobili genitori. Era nata primogenita e pertanto tutti avevano prospettato per lei un matrimonio grandioso, che doveva essere il migliore possibile. Ed infatti, poco dopo aver compiuto i diciassette anni, l’occasione le si era effettivamente presentata: lo zio paterno del re d’Inghilterra, il quarantenne Giovanni Plantageneto di Lancaster, duca di Bedford, l’aveva chiesta in moglie.

Ovviamente la ragione di tale proposta di matrimonio, Giacometta l’aveva intuita quasi immediatamente: il duca inglese dopo la morte di Giovanna d’Arco non era più riuscito a contenere la furia indipendentista dei francesi e faticava sempre di più a mantenere il controllo delle terre conquistate. In conseguenza di ciò, il duca di Borgogna si stava pericolosamente allontanando da lui come alleato, visto che il sodalizio inglese non stava portando i risultati sperati; al punto tale che il duca Filippo aveva iniziato un'opera di distensione dei rapporti nei confronti del re di Francia. Lord Bedford necessitando disperatamente di un appiglio che lo mantenesse ancora legato all’alleanza borgognona, aveva così dovuto cercarne uno nuovo. Quello vecchio lo aveva perso con la morte della moglie Anna, sorella del duca Filippo. Da lì era quindi derivata la scelta di proporsi alla figlia dei vassalli più fedeli del duca di Borgogna, gli stessi che avevano catturato Giovanna d’Arco e che glie l’avevano poi consegnata.

A Giacometta non piaceva ricordarsi di come il padre e lo zio si fossero resi complici di uno degli omicidi più scandalosi mai visti in terra cristiana. Giovanna d’Arco aveva liberato la Francia ascoltando le voci degli angeli e dei santi e Giacometta non aveva mai avuto dubbi sulla veridicità di ciò che la Pulzella d’Orleans aveva sempre raccontato. Dopo la cattura della ragazza, la sua anziana prozia Jeanne aveva fatto di tutto per proteggerla e preservarla in salute nella sua imponente dimora; e sicuramente sarebbe riuscita a salvarla se la malattia e la tarda età non le avessero tolto la vita. Giacometta aveva quattordici anni il giorno in cui suo malgrado le era toccato assistere alla morte di una giovane donna dall’indole straordinaria. Il ricordo della furia ma soprattutto della soddisfazione con cui lord Bedford aveva bruciato con olio e pece il cuore e le viscere di Giovanna, non l’aveva mai più abbandonata.

Le era sembrato un orribile scherzo del destino, quando tre anni dopo quell’orribile tragedia, le era toccato condividere la vita ed il talamo con lord Bedford in persona. Ad onore del vero, lui non era mai stato cattivo o eccessivamente scortese con lei. Non avrebbe avuto senso visto il premeditato tentativo di mantenere ottimi rapporti con la Borgogna; ma Giacometta nonostante tutto, aveva intuito la natura profondamente misogina dell'uomo. Lui diceva sempre di aver molto amato la prima moglie, ma era chiaro come avesse amato solo ciò che aveva sempre voluto vedere di lei. Ne parlava come solitamente si descriveva la Madonna; ossia come di una figura che di fatto, non si ha mai veramente conosciuto. Mai una lamentela, mai un alterco, mai una protesta, mai una discussione su vedute differenti. Evidentemente l’ex duchessa Anna aveva compreso quale fosse l’unico modo per andare d’accordo con il suo sposo e gli aveva lasciato credere esattamente ciò che lui aveva voluto vedere. Giacometta immaginava quanto potesse essere stato difficile per lei, recitare una vita intera al suo fianco.

A lei fortunatamente, era toccato recitare solo per due anni, dato che il duca era morto di malattia lasciandola vedova e ricca a soli diciannove anni. Posizione non esattamente invidiabile, considerando che i genitori non avevano mai avuto intenzione di lasciarla libera a lungo. Ma a lei l’esperienza con lord Bedford era bastata. Il matrimonio le aveva insegnato poche cose, ma tutte molto importanti: ossia cosa non volesse più nella sua vita, ma soprattutto cosa fosse disposta a rischiare pur d’inseguire la propria felicità.

Così prima della fine dell’anno di lutto, aveva raccolto il coraggio a due mani ed aveva sposato Richard Woodville, lo scudiero del defunto marito. Un giovane uomo forte, risoluto e con un grande senso dell’onore; ma che soprattutto, la amava più di quanto amasse sé stesso. Era stata dura convincerlo al matrimonio. Lui non era troppo convinto che lei sarebbe riuscita a rinunciare al lusso vissuto come duchessa reale per andare a trascorrere una vita modesta accanto a lui e alle sue galline. Ma lei aveva saputo fieramente smentirlo.

Certo, i suoi genitori alla scoperta del matrimonio avevano tagliato tutti i rapporti con lei, mentre suo nipote re Enrico aveva inflitto loro una multa da 1000 £ che probabilmente avrebbero finito di pagare il giorno prima della loro morte, ma questo poco importava. Giacometta aveva ormai imparato che quando si è felici ed in pace con sé stessi, a tutto c’è una soluzione. Re Enrico era un ragazzo molto buono e la multa imposta era stata più un suggerimento del suo avido zio il duca di Gloucester, che non tanto una sua effettiva decisione.

A Giacometta re Enrico era piaciuto subito, sin dal primo giorno in cui l’aveva incontrato poco dopo il matrimonio con lord Bedford. Certo, essere la zia di un re di poco più giovane non era esattamente il massimo, ma lei adorava la semplicità di quel ragazzo: così tenero, così ingenuo, così timorato di Dio e spaventato dal mondo. Cresciuto senza l'affetto della madre che lo aveva lasciato per rifarsi una vita in Galles e senza l'esempio di quel padre da tutti descritto come una leggenda vivente in terra. In effetti Giacometta tutto vedeva in Enrico, meno le caratteristiche di un re. Eppure lo era diventato, e a soli nove mesi di vita. Un ragazzo incline al perdono, per nulla vendicativo e che amava pregare diverse ore al giorno, cosa assai inusuale per un giovane aristocratico. Quando l’aveva conosciuto, la donna era rimasta affascinata ma allo stesso tempo profondamente perplessa circa la sua natura. Come anche il resto della corte inglese, che pure lo conosceva dalla nascita.

Lo stesso invece non si poteva dire del nuovo Lord protettore, il duca di Gloucester. Dopo la morte di lord Bedford, divenuto unico zio vivente del re, Humprey di Lancaster aveva assunto la reggenza nonostante a detta di suo marito Richard, il consiglio reale non fosse stato egualmente unanime nell’attribuirgli tale potere. Nessuno a corte si fidava di lui.

Era un bell’uomo, ma soprattutto pienamente consapevole di esserlo. Come era ancora più consapevole del fascino esercitato dalla sua cultura, dal suo carisma e dai suoi modi così eleganti e melliflui. A corte tutti sapevano come avesse sposato la prima moglie, una donna molto più vecchia di lui, ereditiera dei feudi d’Olanda e Zelanda. Con le nozze lui aveva sottratto questi territori al parente di lei, il duca di Borgogna. Grazie alla moglie lord Gloucester si era ulteriormente arricchito, ed era diventato ancora più potente ed influente. Tuttavia dopo diversi anni di matrimonio, non aveva esitato a chiederne l’annullamento in quanto desideroso di una prole che la moglie purtroppo non poteva dargli. Nel mentre si era così procurato una bellissima amante, una donna che sarebbe rimasta una sconosciuta come tante, se lui poi non avesse deciso di sposarla e renderla la sua seconda moglie: Eleanor Cobham.

Si diceva che lei gli avesse già dato una figlia quando erano ancora amanti e che addirittura prima di questa, gli avesse dato anche un maschio morto bambino. In ogni caso si trattava di una figlia che lui non si era mai dato pena di riconoscere, dato che si trattava di una femmina. Comunque tutto ciò che si sapeva per certo, era come la nuova duchessa fosse esattamente la copia di suo marito: bellissima, colta, affascinante ma anche tanto, troppo ambiziosa.

Il re per parte sua l’aveva presa subito in simpatia, come del resto faceva praticamente con chiunque. Perciò aveva lasciato che la giovane coppia di zii gestisse la sua persona e la sua politica, fidandosi ciecamente dell’uomo che aveva sempre avuto al suo fianco sin dal giorno in cui era venuto al mondo.

Ma entrambi i duchi erano troppo giovani, troppo belli, troppo astuti e troppo ambiziosi per accettare serenamente di stare diversi passi indietro a re Enrico; questo Giacometta l’aveva intuito sin dal primo giorno ed infatti fra lei ed Eleanor Cobham non era mai scattata la scintilla dell’amicizia.

Lady Gloucester in realtà non si era mai data pena di ricercare un rapporto con lei, che fosse cordiale o di altro tipo. Il suo considerarla era andato via via scemando mentre passava dall’essere la moglie di lord Bedford, a vedova Bedford ed infine lady Woodville. L’aver sposato un umile cavaliere l’aveva fatta precipitare nella lista degli invisibili e la duchessa di Gloucester aveva di meglio da fare, che perdere il suo tempo con una donna che aveva rinunciato alla ricchezza ed al prestigio reale per ottenere l’amore di un umile cavaliere servente.

Mentre Giacometta ancora ripensa agli ultimi accadimenti della sua vita, ode un profondo nitrito nel cortile della casa, seguito dal potente urlo di Richard allo stalliere. Ma prima che la donna possa avere il tempo d’infilarsi una sciarpa ed uscire fuori, la grande porta d’ingresso si spalanca e suo marito entra in casa completamente umido di nebbia ed il volto scurito dall’espressione grave.

“Giacometta!”

“Richard!”

Prima che lei possa abbracciarlo, lui si affretta a farle il baciamano con tanto di riverenza.

“Richard dov’eri finito? È tardi, è veramente tardi. Fra poco i bambini andranno a letto. Su piccoli venite a salutare vostro padre!”

Elisabetta si fionda come una scheggia fra le braccia del padre, invocando il diritto di precedenza in quanto figlia primogenita, seguita da Lewis, il quale riceve un buffetto sulla guancia ed una carezza sulla testa, prima di essere scavalcato dalla piccola Anne a cui spettano ben due baci, uno per guancia. La balia quindi conduce il piccolo Anthony dal padre, il quale riceve anche lui il suo bacio sulla testa semipelata. Poi Alinor dietro ordine della sua signora, porta il quartetto di bambini nelle camere da letto.

Intanto Richard si è tolto la mantella e gli stivali, salvo poi abbandonarsi sfinito sulla sedia in legno di fronte al caminetto spento. Inebetito fissa il nero della fuliggine rimasta dallo scorso inverno, almeno sino a quando Giacometta non arriva a porgergli solerte un boccale di birra.

“Arrivo da Londra.”

“Coosa?! Perché?! È successo qualcosa?”

“Hanno arrestato il Lord protettore.”

“Arrestato?! E con quale accusa? Il re lo sa?”

“Certo che lo sa. Ha firmato lui l’ordine di arresto.”

“Ma cosa è successo? Richard spiegami!”

“Da un po' di tempo giravano delle voci strane a corte. Voci che vertevano sul fatto che i duchi di Gloucester si fossero rivolti a dei negromanti. Tuttavia non si sapeva ancora per cosa. O quantomeno non veniva mai specificato. Queste notizie sono poi arrivate all’orecchio di re Enrico che ovviamente si è spaventato ed ha mandato dei soldati a perquisire l’intera dimora degli zii.”

"Secondo me è opera di William de la Pole, il duca di Suffolk. Dev'essere stato lui a parlarne al re."

"Ovvio. Gloucester e Suffolk si odiano fino all'annientamento. Lord Suffolk è il favorito di Enrico, sai bene quanto me che è l'unico cortigiano a vederla come lui sulla necessità di una pace in Francia. Gloucester invece, è sempre stato a favore della guerra, specialmente perché non la combatte lui in prima persona. William de La Pole ha sfruttato queste voci per convincere il re a fare una bella perquisizione alla dimora dello zio. Voleva rovinarlo. E ci è perfettamente riuscito."

“Cosa hanno trovato?”

“Cosa NON hanno trovato vuoi dire. Nella stanza privata del duca c’era di tutto: candele, pietre, libri di magia, specchi e persino una carta natale dove si faceva l'oroscopo del re. C’era persino una profezia scritta a chiare lettere che affermava come a breve il re avrebbe contratto una gravissima malattia uccidendolo nel giro di pochi giorni. In questo modo i duchi di Gloucester sarebbero diventati i nuovi sovrani.”

“Ma chi sono questi negromanti a cui si sarebbero rivolti? Come li hanno trovati?”

“Thomas Southwell e Roger Bolingbroke. Li hanno scovati frugando fra i vari registri paga del duca. Gloucester si è sempre considerato un uomo intelligentissimo eppure ha lasciato in giro tracce degne del più principiante dei cospiratori. Comunque, oltre ai due negromanti c’era anche il confessore personale della duchessa, John Home. Pare che lui invece, abbia fatto da tramite fra lei e Margery Jourdemayne.”

“Ma … non starai mica parlando della famosa strega dell’occhio vero?”

“Proprio lei. Non ha perso il vizio a quanto pare. Già era stata arrestata dieci anni fa e trattenuta per mesi al castello di Windsor. Anche allora aveva lavorato per conto di qualcuno che voleva la morte di re Enrico. Non hanno mai scoperto chi fosse ed alla fine quella vecchia megera era stata rilasciata con la promessa della buona condotta. Invece Lady Gloucester pare la incontrasse spesso acquistando da lei diverse pozioni, unguenti o chissà che altro. Forse è addirittura riuscita propinarli al re. Mi viene da pensare che siano sempre stati coinvolti dietro tutti i complotti contro sua grazia.”

“Lo sanno tutti che quella donna ha il malocchio addosso! Non può essere stata tanto sciocca da avvicinarla e pure di persona! Ma la duchessa dov’è adesso?”

“Fuggita. Bolingbroke si è difeso sostenendo come sia stata lei a spingerlo a fare quelle previsioni astrologiche. Comunque prima che i soldati potessero arrestarla, John Home l’ha aiutata a cercare asilo nell’Abbazia di Westminster. Lì re Enrico ma non può toccarla, ma le servirà a ben poco. Ci sono tutte le prove per un’accusa di stregoneria. Sarà il tribunale ecclesiastico a giudicarla. Anzi, per quanto ne so io, ora la stanno già interrogando. Ho lasciato un mio uomo a Londra con l’incarico di portarmi tutte le notizie in merito a questa faccenda.”

“La strega dell’occhio è stata arrestata?”

“Naturalmente. Sono tutti nella Torre. Lei finirà sul rogo è già stato deciso; mentre Bolingbroke sarà impiccato, sventrato e squartato. Southwell invece resterà nella Torre per sempre, se gli andrà bene.”

“Lord Gloucester?”

“Anche lui è stato arrestato. È chiuso nella sua cella ad urlare il nome del nipote e piange come una donnicciola spaventata. Sostiene di non aver fatto nulla di male e che è tutto un complotto contro di lui. Ha avuto diversi malori, infatti hanno anche mandato un medico per aiutarlo. Ma lui continua a chiedere di vedere il re.”

“Il re! Come l’ha presa?”

“Si è rinchiuso nelle sue stanze e si rifiuta di uscire. Ha assunto un assaggiatore per cibo e bevande ed ha triplicato le guardie all’ingresso della sua camera. Fa entrare solo il suo confessore personale ed il cardinale Beaufort. E' spaventato a morte, non l'ho mai visto così.”

“È sempre stato un ragazzo timoroso. È stato abituato sin da piccolo ad avere paura di tutto per via di ciò che lui rappresenta e possiede. Perdere la sua fiducia è questione di un attimo. Può amarti alla follia ed un momento dopo farti decapitare. Vive nel terrore degli altri.”

“È stato lord Gloucester a volerlo così. Voleva un re ricattabile e manipolabile in modo tale che subisse solo la sua influenza. Adesso però il suo perverso gioco educativo si è ritorto contro di lui. Re Enrico non sente alcuna misericordia se si sente minacciato; impazzisce come i cavalli senza briglia. Lo ucciderà come se fosse un uomo qualsiasi. Ecco cosa si ottiene quando addestri un cane a mordere e poi lui un bel giorno sfugge al tuo controllo.”

“Richard, cosa accadrà adesso?”

“Lo sapremo nei prossimi giorni. Quel che è certo è come ormai i duchi di Gloucester siano finiti. Sono finiti in un fosso dal quale non potranno mai più risalire.”

Alle prime luci dell’alba che rinverdiscono i colori dell’iridescente giardino di Grafton, un giovane stalliere arriva a grande velocità, irrompendo dal bordo della strada battuta cavalcando un grosso castrone marroncino. Con un gesto sicuro, il giovane da uno strattone alla briglia e senza pensarci due volte, fa saltare al cavallo la grossa staccionata in legno che separa le terre di Sir Woodville da quelle del suo confinante. Una volta atterrato, si apprestata in direzione della casa, cominciando ad urlare il nome del suo padrone sventolando un piccolo dispaccio tutto scritto d’inchiostro.

Destati dal clamore nel cortile, Richard e Giacometta si precipitano fuori ancora in veste da notte. Il ragazzo dopo aver consegnato la missiva al suo signore, viene prontamente invitato da Giacometta ad andare in cucina per ricevere da mangiare e da bere. Il ragazzo accetta prontamente; è esausto, ed è evidente come abbia cavalcato tutta la notte.

Intanto, Richard apre il suo dispaccio e ne legge ogni singola riga con fervore febbrile.

“L’hanno giudicata colpevole. Come immaginavo, all’interno dell’abbazia è stata interrogata a lungo da una giuria di vescovi. Non è riuscita a salvarsi.”

“Cosa ha detto in merito alla strega dell’occhio?”

“Che l’ha consultata solo per avere delle pozioni per concepire. D’altronde, non era un mistero come suo marito volesse assolutamente un figlio da lei. Insomma sostiene di essersi rivolta a quella strega solo per motivi personali che nulla hanno a che vedere con la vita o lo stato di salute del sovrano. Giacometta tu non hai mai consultato quella strega vero?!”

"Stai scherzando spero! Consultarla per cosa? Non siamo nella linea di successione e i figli non mi sembra ci manchino!"

"Scusa, scusa. Solo che voi donne tendete a consultarvi fra voi per poi affidarvi a queste megere."

“Richard, io non sono Eleanor Cobham e fra noi non vi è alcuna amicizia o frequentazione in comune. Lei ed il marito sono gli eredi al trono. Fintanto che re Enrico non avrà un erede, nella successione ci saranno sempre loro. In realtà tutto ciò che la riguarda ha a che vedere con il re. Se si rivolge ad una fattucchiera per avere un figlio, è perché preme per avere un principe del sangue. Qualcuno da frapporre al re. O peggio ancora, un potenziale sostituto perché pensa che il re non durerà a lungo. Insomma, si fa presto a dedurre determinate conclusioni con queste premesse. In tutti i casi, nulla che abbia da spartire con me e la mia attuale situazione.”

“Certo. Il problema è che ciò che dici lo pensa anche il consiglio vescovile.”

“Quindi?! Cosa le accadrà?”

“Dovrà fare pubblica penitenza a Londra. Dovrà girare tre chiese camminando scalza e fare ammenda per i propri peccati. Sceglieranno tre giorni di mercato in modo che la gente possa vederla ed insultarla, rendendole il castigo ancora più umiliante.”

“Sono contenta per lei. Poteva andarle molto peggio.”

“Non è tutto.”

“Che altro c’è?”

“Dovrà firmare un documento dove rinuncerà a tutti i titoli che il marito le ha dato, assieme a tutte le terre e le ricchezze ereditate come duchessa consorte di Gloucester. Ed ovviamente, il matrimonio verrà annullato.”

“Ma è lord Gloucester che lo ha chiesto?”

“No, non sembra. Comunque nemmeno lui è nella posizione di scegliere. Una volta terminato il processo contro di lei, con l’annullamento del matrimonio e la pubblica penitenza, verrà rinchiusa a vita nel castello di Chester. Almeno fino a nuova disposizione.”

“Ma verrà torturata? Le faranno del male?”

“Dovrà restarvi reclusa per sempre, ma qui dice che avrà una sua pensione ed alloggi confortevoli. È pur sempre una donna ed è stata sua zia. Il re non tratta male le donne, lo sai.”

“Anche perché non gioverebbe alla sua immagine.”

“Infatti. Tuttavia ritengo che il consiglio a questo punto, eserciterà maggiori pressioni sul matrimonio del re. Ha sedici anni ormai, deve avere una sposa ed un erede. Il duca di Gloucester è accusato di tradimento e pertanto, il trono Lancaster adesso è vuoto. Paradossalmente ora dopo di lui, c’è il suo lontano cugino Riccardo, il duca di York. Bisogna trovare una soluzione al più presto. Il re deve avere una regina perché tutto questo cessi. Non devono più esserci altre coppie come i Gloucester. Ad ogni modo non credo che il castello di Chester sarà la sua dimora definitiva. Il re la sposterà in alloggi sempre più piccoli e sempre più lontani, via via con lo scorrere del tempo. Aspetterà che venga dimenticata.”

“Probabile. Che ironia però; è sempre stata una donna così profondamente ambiziosa e orgogliosa. Tornare ad essere una donna qualsiasi e l’essere dimenticata, sarà la punizione peggiore per lei. Nella sua giovane vita è scesa a patti con chiunque, persino con il diavolo. Tutto, affinché il mondo potesse riconoscerla come lady Gloucester.”

"Può ritenersi soddisfatta allora. Non credo ci sarà mai più una lady Gloucester più ricordata e memorabile di lei."


Commenti

Post più popolari